Conte di Savoia (transatlantico)
Conte di Savoia | |
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Descrizione generale | |
Tipo | Transatlantico |
Proprietà | Lloyd Sabaudo Italia Flotte Riunite Italia - Società di Navigazione |
Cantiere | CRDA - Trieste |
Varo | 28 ottobre 1931 |
Entrata in servizio | novembre 1932 |
Destino finale | Smantellata nel 1950 |
Caratteristiche generali | |
Stazza lorda | 48.502 tsl |
Lunghezza | 248,25 m |
Larghezza | 29,28 m |
Altezza | 35 m |
Pescaggio | 9,5 m |
Propulsione | Quattro eliche alimentate da turbine a vapore |
Velocità | 27 nodi (50 km/h) |
Equipaggio | 786 |
Passeggeri | Fino a 2.200 (500 in prima classe, 366 in seconda classe, 412 in classe turistica e 922 in terza classe) |
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Il Conte di Savoia è stato un transatlantico italiano costruito nel 1932 dai Cantieri Riuniti dell'Adriatico, a Trieste, per conto del Lloyd Sabaudo di Genova. Nel gennaio 1932, incorporata questa società nella nuova Italia Flotte Riunite, la nave passò alle dirette dipendenze di quest'ultima, e, nel 1937, con la riorganizzazione della navigazione civile, a Italia - Società di Navigazione.
La stessa nuova compagnia controllava anche il SS Rex, un transatlantico simile, anche se leggermente più grande, completato solo due mesi prima del Conte di Savoia.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Varato il 28 ottobre 1931 dalla principessa Maria José del Belgio, in seguito regina d'Italia, il Conte di Savoia fece il suo viaggio inaugurale da Genova a New York il 30 novembre 1932. Il viaggio divenne quasi un disastro quando una valvola di sicurezza nella sala macchine esplose, squarciando lo scafo nell'opera viva.
Per evitare l'affondamento un marinaio, Gennaro Amatruda, si fece calare fuori bordo e tamponò la falla con travi e cemento a presa rapida in modo da poter arrivare a New York per provvedere in cantiere alle riparazioni.
Il Conte di Savoia non ha mai detenuto il Nastro Azzurro per la traversata atlantica più veloce, anche se il suo unico tentativo registrò una media di appena 0,4 km/h più lenta rispetto al Nastro Azzurro titolare, il Rex. Il comandante, all'epoca Antonio Paris Lena, non forzò mai i motori oltre il massimo consentito per non rovinare la nave e neppure lo stomaco dei passeggeri paganti.
Fu il primo piroscafo a essere dotato di tre enormi giroscopi stabilizzatori Sperry per diminuire il rollio in caso di maltempo. Il sistema, però, si dimostrò efficace solo in caso di mare non esageratamente mosso e rollio regolare ed inoltre sottoponeva la nave a sforzi strutturali molto elevati. Nonostante ciò, fu pubblicizzata come "la prima nave che non rolla" ed un apposito ascensore posto a prua consentiva ai passeggeri di scendere per poter vedere i tre grandi giroscopi in opera.
La sala macchine era costituita da dodici caldaie, una centrale elettrica e quattro gruppi turboriduttori della potenza di 100.000 cavalli. La velocità di crociera raggiungeva i 27 nodi.
La nave era fra le più lussuose esistenti all'epoca (più ancora del Rex): la progettazione degli interni fu affidata a Gustavo Pulizter Finali, che ideò tutto fin nei più piccoli dettagli (compresi la carta intestata ed il logo della nave). Ne risultò un insieme estremamente moderno ed innovativo, distaccandosi definitivamente dai vecchi canoni estetici cui era legata la maggior parte delle navi costruite fino a quel momento (seguendo l'esempio di Bremen o l'Europa). L'unica eccezione fu il Salone Colonna, ispirato alla galleria dell'omonimo palazzo romano, perché affidato alla Casa Artistica Coppedè, nel timore che l'eccesso di modernismo potesse scontentare la clientela.[1]
Nell'aprile 1940 molti ebrei italiani si servirono del Conte di Savoia per fuggire dal regime fascista, diretti negli Stati Uniti d'America.
Il 25 maggio 1940, prima dell'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale, il Conte di Savoia fece la sua ultima traversata da New York all'Italia. Da Genova, dove giunse, salpò successivamente alla volta di Venezia.
L'11 settembre 1943, ancorato nella laguna di Venezia, il Conte di Savoia venne bombardato dall'aviazione tedesca e semi-affondato. Il 16 ottobre 1945 fu rimesso a galla a cura della Società Italiana di Navigazione, che intendeva riutilizzarlo sulle linee del Sud America.
Tuttavia, verificato lo stato della nave, il suo restauro e riutilizzo fu ritenuto troppo costoso e il piroscafo venne venduto come rottame da demolizione, che avvenne a Monfalcone nel 1950.
Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]
Conte di Savoia in costruzione a Trieste.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Maurizio Eliseo, Paolo Piccione, Transatlantici. Storia delle grandi navi passeggeri italiane, Tormena, 2001.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- [1] Paolo Valenti, Conte di Savoia, Luglio Editore Trieste 2009
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Pagina dedicata al transatlantico "Conte di Savoia", su paginas.terra.com.br. URL consultato il 16 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2007).
- (EN) Altro sito dedicato al "Conte di Savoia", su greatoceanliners.net.
- (EN) Resoconto sul Time dell'Incidente del novembre 1930, su time.com.