Conte di Cavour (nave da battaglia)

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Conte di Cavour
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La Conte di Cavour fu una nave da battaglia italiana della classe omonima, in servizio nella Regia Marina durante la prima e la seconda guerra mondiale. Venne così battezzata in onore dello statista Camillo Benso Conte di Cavour.

Costruita all'Arsenale della Spezia, il suo scafo venne impostato nel 1910 e l'unità venne varata nel 1911.[1]

Il motto della nave, scritto da D'Annunzio, era "A nessuno secondo".

Caratteristiche

La nave aveva un dislocamento a pieno carico era di oltre 25000 tonnellate e raggiungeva la velocità di 21 nodi grazie ad un apparato motore costituito da venti caldaie Blechhynden, di cui otto con combustione a nafta e dodici con combustione mista carbone e nafta, che alimentavano tre gruppi indipendenti di turbine che agivano su quattro eliche, sviluppando 31.000 HP di potenza complessiva, con un'autonomia di 4.800 miglia ad una velocità di 10 nodi.

L'armamento principale si componeva di tredici cannoni da 305/46mm[2] ripartiti in cinque torri, tre trinate e due binate. L'armamento secondario era costituito da 18 cannoni da 120/50mm,[3] e 22 cannoni da 76/50mm,[4] mentre l'armamento silurante era costituito da tre tubi lanciasiluri da 450mm, ognuno dei quali dotato di tre siluri.

Prima guerra mondiale e primo dopoguerra

Allestita nell'imminenza della prima guerra mondiale e ricevuta la bandiera di combattimento il 6 aprile 1915, la nave venne assegnata alla base di Taranto.

File:Cavour bandiera.jpg
la consegna della bandiera di combattimento

Il cofano e l'insegna di battaglia furono donati dalla città di Torino e la consegna avvenne alla Spezia alla presenza del Duca di Genova.

Il cofano della bandiera aveva un bassorilievo con il volto di Cavour e poggiava su una base di alabastro ornato di cornici e bronzi dorati. Attualmente il cofano e la Bandiera sono conservati al Sacrario delle Bandiere del Vittoriano a Roma.

Il 24 maggio 1915, allo scoppio della guerra contro l'Impero austro-ungarico, divenne la nave di bandiera del vice-ammiraglio Luigi Amedeo di Savoia. Durante la guerra non prese parte a missioni attive, a causa della politica passiva adottata dalle Marine italiana ed austriaca, trascorrendo infatti 966 ore in esercitazioni e solo 40 ore in tre azioni di guerra incruente.

Dopo la guerra, il Conte di Cavour prese parte a una crociera propagandistica nel Nord America, toccando i porti di Gibilterra, Ponta Delgada, Faial,[5] Halifax, Boston, Newport, Tompkinsville, New York, Filadelfia, Annapolis e Hampton Roads.

Nell'estate del 1922 il re Vittorio Emanuele III di Savoia vi si imbarcò per visitare le città italiane liberate sul mare Adriatico.

Nella tarda estate del 1923 in occasione della Crisi di Corfù, insieme al gemello Giulio Cesare e alle Duilio, il 29 agosto attaccò l'isola greca di Corfu, come rappresaglia per l'uccisione di rappresentanti italiani a Giannina avventuo il 27 agosto, quando la missione militare italiana, presieduta dal generale Tellini e incaricata dalla Conferenza degli Ambasciatori della delimitazione del confine greco-albanese, era stata trucidata in un'imboscata. Il capo del governo italiano Mussolini chiese che la flotta greca in un'apposita cerimonia rendesse gli onori alla bandiera italiana. La proposta era stata rifiutata dal governo greco e Mussolini replicò inviando una divisione navale composta dalle corazzate Cavour, Cesare, Doria e Duilio ad occupare Corfù. Dopo che le navi italiane bombardarono il 29 agosto il vecchio forte della città, il governo greco dovette accettare l'imposizione degli onori alla bandiera italiana che la Squadra navale italiana ricevette al Falero, uno dei porti presso Atene. Le unità fecero rientro a Taranto alla fine di settembre.

Nel 1924 insieme a Dante Alighieri e Duilio effettuò una crociera nelle acque spagnole, in occasione della visita in Spagna del Re d'Italia e nell'aprile 1925 Benito Mussolini se ne servì per recarsi a Tripoli.

Nel corso degli anni venti l'unità fu sottoposta a vari lavori di ammodernamento con modifiche dell'armamento antiaereo con la sostituzione di sei cannoni da 76/50mm, con altrettanti pezzi da 76/40mm di concezione più moderna. Venne anche sostituito l'albero anteriore tripode con un albero quadripode a sostegno di una centrale telemetrica più alta che ne modificava il profilo.

Nel 1925 sul Conte di Cavour, così come sul Giulio Cesare, venne imbarcato un idrovolante da ricognizione M.18, che venne sistemato sul cielo della torre centrale in un'apposita sella brandeggiabile per potere orientare il velivolo secondo la direzione del vento. L'aereo veniva messo in mare ed issato a bordo per mezzo di un albero di carico. Nel 1926 per il lancio dell'idrovolante era stata anche installata una catapulta.

Il 12 maggio 1928 l'unità venne posta in disarmo a Taranto in attesa di essere radiata e avviata successivamente alla demolizione.

All'inizio degli anni trenta venne deciso un suo riammodernamento e cinque anni dopo essere andata il disarmo, nell'ottobre 1933, la nave venne trasferita nel Cantiere San Marco di Trieste per essere sottoposta a radicali lavori di riammodernamento.

Ricostruzione

Conte di Cavour
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La ricostruzione, avvenuta tra il 1933 e il 1937 nei Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Trieste, finì per cambiare il profilo della nave, lasciando inalterato solo il 40% della struttura originale, con profonde modifiche allo scafo, la cui lunghezza venne aumentata di 10,3m mediante la sovrapposizione di una nuova prora alla vecchia.

La nave venne dotata di nuovi ponti corazzati e i due fumaioli risultarono più bassi e più ravvicinati. Il torrione, completamente ricostruito, a forma di cono non molto elevato aveva alla sommità della plancia i telemetri per il calcolo della distanza dei bersagli e le apparecchiature per la direzione del tiro dei calibri principali.

L'armamento principale[6] nei lavori di ricostruzione vide l'eliminazione della torre a centronave e la ri-tubazione delle altre torri da 305/46mm a 320mm/44,[7] per un totale di 10 cannoni in due due torri trinate e due torri binate.

L'armamento secondario fu totalmente modificato sbarcando tutti i vecchi cannoni e dopo la ricostruzione era costituito da 12 cannoni da 120/50mm,[8] in 6 torrette binate, disposte tre per lato.

L'armamento antiaereo principale era costituito da 8 cannoni da 100/47mm[9] in torrette singole, 4 per ogni lato della nave. Completavano l'armamento antiaereo 16 cannoni da 37/54mm[10] e dodici da 20/65mm,[11] mentre vennero rimossi i lanciasiluri.

Molto interessante era la protezione subacquea, denominata cilindri assorbitori modello "Pugliese" dal nome dell'ingegnere e generale del Genio Navale Umberto Pugliese che fu il progettista di tale sistema.

Furono installati nuovi motori della potenza di 93.000 CV, che consentivano di raggiungere una velocità di 28 nodi.

La ristrutturazione ne fece complessivamente una nave di buon livello, anche se con scarse difese antiaeree e antisottomarine.

Rientro in servizio

Al termine dei lavori, l Conte di Cavour, rientrò in servizio il 1º giugno 1937 e raggiunse la sua base di Taranto.

Il Conte di Cavour a Napoli durante la rivista navale del 1938

La nave partecipò, insieme a tutte le principali unità della squadra, alla rivista navale di Napoli del 5 maggio 1938, nel corso della quale ospitò a bordo Re Vittorio Emanuele III, Hitler e Mussolini. Nell'occasione era presente anche il reggente d'Ungheria, ammiraglio Horthy. La presenza del capo di stato ungherese non è menzionata da nessun documento storico, ma è stata mostrata in filmato dell'Istituto Luce in cui Horthy conversa con il Re ed il Principe ereditario Umberto II e con il Duce in un documentario di History Channel sulla visita del Führer in Italia.

Nell'aprile 1939 il Conte di Cavour partecipò all'occupazione dell'Albania. Nell'occasione la Regia Marina schierò davanti alle coste albanesi una squadra navale al comando dell'ammiraglio Arturo Riccardi, con insegna su Conte di Cavour, composta dalle due Cavour, dai quattro incrociatori pesanti Zara, dagli incrociatori leggeri Abruzzi, Garibaldi e Bande Nere, 13 cacciatorpediniere, 14 torpediniere e varie motonavi su cui erano imbarcati in totale circa 11.300 uomini, 130 carri armati e materiali di vario genere.[12] Nonostante l'imponente spiegamento di forze, l'azione delle navi italiane, nei confronti dei timidi tentativi di reazione da parte albanese, si limitò soltanto ad alcune salve sparate a Durazzo e a Santi Quaranta. Le forze italiane incontrarono scarsissima resistenza e in breve tempo tutto il territorio albanese fu sotto il controllo italiano, con re Zog costretto all'esilio.

L'occupazione dell'Albania, che poneva l'Adriatico sotto l'esclusivo controllo italiano, con la possibilità di chiuderne definitivamente l'accesso, dal punto di vista politico rispondeva all'occupazione tedesca dei Sudeti, anticipando quella che nel primo periodo della seconda guerra mondiale sarebbe stata la cosiddetta "guerra parallela" e contemporaneamente intendeva far capire al resto d'Europa, e soprattutto alla Francia, che i Balcani rientravano nella sfera d'influenza esclusiva dell'Italia.

Seconda guerra mondiale

L'unità, il 10 giugno 1940, allo scoppio della seconda guerra mondiale era inquadrata nella Vª Divisione navi da battaglia nell'ambito della Iª Squadra Navale di base a Taranto ricoprendo il ruolo di nave insegna della Divisione con insegna dell'ammiraglio Brivonesi, mentre alla corazzata gemella Giulio Cesare era assegnato il ruolo di ammiraglia della flotta con insegna dell'ammiraglio Inigo Campioni.

Il 9 luglio 1940, al comando del Capitano di Vascello Ernesto Ciurlo, partecipò al primo scontro tra la Marina italiana e la Royal Navy, la battaglia di Punta Stilo.

Il 30 agosto successivo presero parte, con gran parte delle unità della Iª Squadra, ad un'azione di contrasto al tentativo inglese di rifornire Malta facendo giungere un convoglio da Alessandria d'Egitto, denominato dai britannici Operazione Hats.[13] La Squadra Navale italiana, che vedeva per la prima volta l'impiego delle due nuovissime navi da battaglia della Classe Littorio, non riusci però a venire a contatto del nemico, anche a causa di una violenta burrasca che costrinse al rientro le navi italiane non potendo i cacciatorpediniere reggere il mare.

La notte di Taranto

Nella notte tra l'11 e il 12 novembre 1940, la nave venne gravemente danneggiata da un siluro lanciato da un aerosilurante inglese Swordfish, partito dalla portaerei inglese Illustrious, restando semiaffondata nei fondali.

La nave semisommersa dopo l'attacco di Taranto

Il "Conte di Cavour" venne colpito da un solo siluro nell'opera viva poco distante dal deposito munizioni di prora, ma a causa di una non eccelsa robustezza strutturale, la fiancata sinistra venne squarciata con l'apertura di una falla di 12x8 metri che causò l'imbarco di molta acqua con conseguente allagamento di tutta la prua e per evitarne l'affondamento in acque profonde fu portato in acque basse dove si adagiò sul fondale con l'acqua che sommergeva il ponte di coperta. L'esplosione causò la morte di 17 componenti dell'equipaggio.

L'attacco inglese evidenziò le carenze dei lavori di modernizzazione, quali la scarsa separazione dei compartimenti e l'insufficienza della difesa antiaerea.

Nello stessa notte, passata alla storia come la notte di Taranto, gli aerosiluranti inglesi in tre ondate di attacchi, danneggiarono anche i cacciatorpediniere Libeccio e Pessagno, le corazzate Caio Duilio e Littorio e l'incrociatore Trento. Il bilancio dell'azione inglese fu di 85 morti, di cui 55 civili, e 581 feriti e oltre alle navi da guerra messe fuori uso, diversi mercantili vennero danneggiati e i depositi di carburante bombardati.

Rimesso a galla il 22 dicembre successivo, vennero smontati l'armamento e la centrale telemetrica del torrione, ed inviato in bacino. Alla fine del 1941 venne trasferito al Cantiere navale San Marco di Trieste per completare le riparazioni ed eseguire lavori di ammodernamento con particolare riguardo alla difesa contraerea di cui venne previsto un ulteriormente deciso di potenziamento. L'armamento antiaereo previsto avrebbe dovuto essere configurato in dodici cannoni da 135/45mm[6][14] in sei impianti binati, dodici cannoni singoli da 65/64mm[15] ventitré mitragliere da 20/65mm,[16] in tre complessi singoli e dieci complessi binati e vennero previsti una nuova direzione del tiro e l'installazione di un radar.

Il Conte di Cavour tuttavia non ritornò più in servizio attivo, in quanto per l'esigenza della Regia Marina di costruire unità di scorta come cacciatorpediniere e torpediniere, in quel momento ritenute più utili allo sforzo bellico, i lavori di riparazione vennero rallentati e alla proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943 non erano stati ancora completati.

Nei cinque mesi di guerra il Conte di Cavour aveva percorso 5583 miglia per oltre 297 ore di moto e consumato 4801 tonnellate di nafta.

Armistizio

Il Conte di Cavour a Trieste durante i lavori di riparazione

In seguito alle vicende armistiziali, non essendo la nave in grado di prendere il mare, il 10 settembre l'equipaggio venne fatto sbarcare e il giorno dopo la corazzata venne catturata dai tedeschi che avevano occupato Trieste, che entrava così a far parte dell'Adriatisches Küstenland e preso il controllo dei cantieri navali.

Gli ormai ex-alleati tedeschi però si disinteressarono di completare i lavori, limitandosi solamente a spostare la nave dalla banchina di allestimento, da lasciar libera per altri lavori.

Il 20 febbraio 1945 durante un bombardamento alleato su Trieste, il Conte di Cavour venne fatto ripetutamente bersaglio di un lancio di bombe, da due delle quali venne colpito.

Nonostante il danno provocato non fosse molto grave, a causa della sconnessione di alcune lamiere della carena, si era aperta una una via d'acqua che provocò l'abbassamento del bordo libero della fiancata fino agli oblò e ai boccaporti che erano stati lasciati aperti.

Il fatto che oblò e boccaporti fossero stati lasciati aperti, fu causa di un maggiore afflusso di acqua all'interno della nave, provocando lo sbandamento dello scafo che si ribaltò ruotando completamente con i cannoni, il torrione, l'albero, che andarono a piantarsi nel fango del bassofondo con la carena in vista.

Il recupero e la demolizione

Dopo la guerra il Conte di Cavour venne definitivamente radiato il 27 febbraio 1947 e successivamente vennero avviate le operazioni di recupero e demolizione del relitto.

Il recupero del relitto

Le operazioni di recupero, molto complesse, ebbero inizio l'8 dicembre 1950 e viste le condizioni del fondale piuttosto basso, venne valutato che, dopo reso galleggiante il relitto come stava con la carena in alto, non conveniva raddrizzarlo come avvenuto a Taranto nel 1919 con il relitto del gemello Leonardo da Vinci.

Venne presa la decisione di pompare l'acqua mediante immissione di aria compressa all'interno del relitto, abbassando il livello dell'acqua interna allo scopo di allegerirlo e riportarlo a galla, ma poiché una volta riportato a galla il relitto le sovrastrutture avrebbero continuato a toccare il fondale marino impedendo ogni movimento, venne deciso di procedere al loro taglio e di lasciarle, almeno per il momento, sul luogo dell'affondamento.

Dopo aver tagliato le torri principali, il relitto veniva alleggerito di circa 3000 tonnellate liberandosi non poco dalla presa del fondale, vennero quindi tagliate le restanti sovrastrutture che rimasero sotto nel fango, nei fondali del vallone di Muggia.

Il lavoro di recupero terminò il 29 marzo 1952 e dopo essere stato messo a galla il relitto venne rimorchiato per essere successivamente demolito.

Attualmente nella Marina Militare è in servizio con il nome a Cavour una portaerei, consegnata il 27 marzo 2008 e che dopo aver ricevuto la bandiera di combattimento a Civitavecchia il 10 giugno 2009 nel corso di una cerimonia in cui era presente il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è divenuta pienamente operativa dall'estate 2009.

Personalità legate alla corazzata

Note

  1. ^ Le corazzate Cavour e Cesare, su pietrocristini.com. URL consultato il 26-1-2008.
  2. ^ Italy 12"/46 (30.5 cm) Model 1909, su navweaps.com. URL consultato il 5-5-2009.
  3. ^ 120 mm/50 (4.7") Model 1909, su navweaps.com. URL consultato il 5-5-2009.
  4. ^ Italian 3"/50 (7.62 cm) Model 1909, su navweaps.com. URL consultato il 5-5-2009.
  5. ^ Tutte le fonti citano Faial che è un'isola dell'arcipelago delle Azzorre, ma il porto dell'isola si trova ad Horta
  6. ^ a b Cannoni & Munizioni, su regiamarinaitaliana.it. URL consultato il 3 febbraio 2008.
  7. ^ Italian 320 mm/44 (12.6") Model 1934 and Model 1936, su navweaps.com. URL consultato il 5-5-2009.
  8. ^ Italy 120 mm/50 (4.7") Ansaldo Models 1926, 1936, 1937 and 1940 OTO Models 1931, 1933 and 1936, su navweaps.com. URL consultato il 5-5-2009.
  9. ^ Italy 100 mm/47 (3.9") Models 1924, 1927 and 1928, su navweaps.com. URL consultato il 5-5-2009.
  10. ^ Italian 37 mm/54 (1.5") Models 1932, 1938 and 1939, su navweaps.com. URL consultato il 5-5-2009.
  11. ^ Italian 20 mm/65 Models 1935, 1939 and 1940, su navweaps.com. URL consultato il 5-5-2009.
  12. ^ Occupazione dell'Albania
  13. ^ regiamarina.net: Operazione Hats, su regiamarina.net. URL consultato il 15-12-2007.
  14. ^ Italian 135 mm/45 (5.3") Models 1937 and 1938, su navweaps.com. URL consultato il 19 febbraio 2008.
  15. ^ Italian 65 mm/64 (2.56") Model 1939, su navweaps.com. URL consultato il 28 maggio 2009.
  16. ^ Italian 20 mm/65 Models 1935, 1939 and 1940, su navweaps.com. URL consultato il 19 febbraio 2008.

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