Conservatorio di San Pietro a Majella

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Conservatorio di San Pietro a Majella
Sede del Conservatorio, facciata del palazzo.
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
CittàNapoli
Dati generali
Fondazione1808
Tipoconservatorio
Mappa di localizzazione
Map
Sito web

Il Conservatorio di San Pietro a Majella è un istituto superiore di studi musicali fondato a Napoli nel 1808. È situato nel centro storico della città, nell'ex convento dei celestini annesso alla chiesa di San Pietro a Majella.

Ingresso del Conservatorio
Targa del conservatorio su uno dei portali di accesso
Scultura raffigurante Beethoven di Francesco Jerace (1895) posta nel chiostro grande

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiostri di San Pietro a Majella.

Il conservatorio nacque nel 1808 col nome di Real Collegio di Musica dall'unificazione di altre quattro preesistenti istituzioni musicali nate come orfanotrofi e nelle quali si era iniziato ad impartire insegnamenti di catechismo e di canto per i fanciulli abbandonati già a partire dal Cinquecento: il "Santa Maria di Loreto", quello della "Pietà dei Turchini", quello di "Sant'Onofrio a Capuana" e quello dei "Poveri di Gesù Cristo".[1] La sede antica era quella del vicino convento di San Sebastiano.

Nel 1825 avviene la prima assoluta di Adelson e Salvini di Vincenzo Bellini.

Dal 1826, per ordine di Francesco I, il complesso fu invece trasferito nella sede attuale, in via San Pietro a Majella 35, assumendo la denominazione di Reale Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella.[2]

Una targa posta all'ingresso dell'edificio recita:

«Questo antico edificio, già venerabile convento dei padri celestini di San Pietro a Majella nel 1826 per volontà di Francesco re delle Due Sicilie fu destinato ad accogliere la gloriosa scuola napoletana ed a conservare le preziose testimonianze degli antichi conservatori dei Poveri di Gesù Cristo, Santa Maria di Loreto, Sant'Onofrio a Capuana, Pietà dei Turchini.»

Proprio nel corso dell'Ottocento e dei primi anni del Novecento il complesso si arricchì di opere. Busti, ritratti di musicisti e strumenti di personalità illustri venivano, infatti, di volta in volta donati dagli stessi artisti con lo scopo di lasciar custodire al regio collegio le proprie opere o la propria storia.[3] In tal senso diverse sono le lettere conservate nell'archivio del conservatorio, che testimoniano le suddette donazioni. Ad esempio, nel 1868, sotto la direzione di Saverio Mercadante, il bibliotecario Francesco Florimo scrisse una lettera all'Istituto nella quale palesava l'intenzione di rilasciare in loco la propria collezione:[3]

«Napoli, 15 maggio 1868
Signor Direttore,
Essendo riuscito nel giro di molti anni a riunire una interessante collezione di ritratti ad olio dei compositori di musica più celebri, così italiani come stranieri, mi sono deciso farne grazioso dono al Collegio, sicuro che in nessuno luogo possano essere meglio conservati al culto ed all'ammirazione della posterità, come in questo santuario dell'arte; ed affinché siano del Governo del luogo più accetti e graditi, prego voi signor Direttore, offrirli in nome mio, conservandone per questo atto di vostra cortesia sentita gratitudine, nel mentre che mi pregio ripetermi.»

I precedenti conservatori[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni diplomati al conservatorio di Napoli. In senso orario, a partire dall'immagine in alto a sinistra: Saverio Mercadante, Vincenzo Bellini, Ruggero Leoncavallo e Riccardo Muti

Il più antico conservatorio era quello di "Santa Maria di Loreto" (1535), di cui Ferdinando IV di Borbone decretò la chiusura nel 1797, trasformandolo in un ospedale militare ed inglobandolo al conservatorio di Sant'Onofrio a Porta Capuana. Il conservatorio sorgeva nei pressi di via Marina.

Il conservatorio della Pietà dei Turchini (1573) nacque con l'intento di ospitare i ragazzi orfani o abbandonati. La sua sede era nell'omonimo complesso religioso, il cui nome trae origine dal colore delle divise degli orfanelli ivi ospitati; fu l'ultima istituzione a sopravvivere e accolse gli allievi delle altre che col tempo furono chiuse. Il conservatorio fu poi trasferito e cambiò di denominazione.[1].

Il conservatorio di Sant'Onofrio a Porta Capuana (1578) nacque per aiutare i bambini più bisognosi ad opera di confraternite religiose seicentesche, e trovò sede all'interno di una preesistente fabbrica di tessuti. Divenuto conservatorio nella prima metà del Seicento, l'ingresso presso l'istituto, dietro pagamento di una retta, era consentito a tutti; nel 1797 vi confluì quello di santa Maria di Loreto.

Il conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo fu fondato nel 1589 da un terziario francescano e fu soppresso nel 1743 in seguito a tumulti. Il complesso nacque nell'odierno largo dei Girolamini, a ridosso dell'omonima chiesa ed anche in questo caso, lo scopo dell'istituto era quello di accogliere bambini orfani e poveri. Alla sua chiusura, i bambini ospitati nella struttura furono divisi nei restanti tre conservatori della città.

Il chiostro piccolo
Un'ala dell'istituto visto dal chiostro piccolo

Museo storico e biblioteca[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Museo del conservatorio di San Pietro a Majella.

All'interno del conservatorio è presente una biblioteca, l'archivio storico ed un museo che espone strumenti, busti e ritratti di compositori e musicisti legati all'istituto.

Direttori[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Il Conservatorio di San Pietro a Majella, Electa (2008)
  2. ^ San Pietro a Majella.it, su sanpietroamajella.it. URL consultato il 5 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2011).
  3. ^ a b eBooks, su books.google.it. URL consultato il 30 novembre 2011.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatorii. Con uno sguardo sulla storia della musica in Italia, Morano, Napoli 1880-1882 (ristampa Forni, Bologna 1969)
  • Dinko Fabris, La città della Sirena. Le origini del mito musicale di Napoli nell'età spagnola, in: Monika Bosse & André Stoll (cur.), Napoli viceregno spagnolo. Una capitale della cultura alle origini dell'Europa moderna (sec. XVI - VII), Napoli: Vivarium ; Kassel: Reichenberger, 2001, vol. II, pp. 473–501.
  • Guido Gasperini, Catalogo delle opere musicali del conservatorio San Pietro a Majella, (Ristampa anastatica dell'ed. di Parma 1934) Forni, Sala Bolognese 1988
  • AA.VV., Il Conservatorio di San Pietro a Majella, Editrice Electa, Napoli 2008, ISBN 978-88-510-0514-6

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN137861436 · ISNI (EN0000 0001 2166 9166 · LCCN (ENn86009584 · GND (DE511270-9 · BNE (ESXX84792 (data) · BNF (FRcb12461553k (data) · J9U (ENHE987007444158805171 · WorldCat Identities (ENlccn-n86009584