Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti

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Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti
Dicasterium de cultu divino et disciplina sacramentorum
Promuove la sacra liturgia secondo il rinnovamento intrapreso dal Concilio Vaticano II. Gli ambiti della sua competenza riguardano tutto ciò che per disposizione del diritto spetta alla Sede Apostolica circa la regolamentazione e la promozione della sacra liturgia e la vigilanza affinché le leggi della Chiesa e le norme liturgiche siano ovunque osservate fedelmente (Praedicate evangelium, 88)
Eretto29 giugno 1908 (Disciplina dei Sacramenti)
8 maggio 1969 (Culto Divino)
Mutato nome28 giugno 1988
5 giugno 2022
Prefettocardinale Arthur Roche
Segretarioarcivescovo Vittorio Francesco Viola, O.F.M.
Sottosegretariovescovo Aurelio García Macías
monsignore Krzysztof Marcjanowicz
Emeriticardinale Francis Arinze,
cardinale Robert Sarah
(prefetti emeriti)
Sedepalazzo delle Congregazioni, piazza Pio XII, 10 - 00193
Sito ufficialewww.cultodivino.va
dati catholic-hierarchy.org
Santa Sede  · Chiesa cattolica
I dicasteri della Curia romana

Il Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti (in latino Dicasterium de cultu divino et disciplina sacramentorum) è uno dei 16 dicasteri della Curia romana.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le sue funzioni erano in origine esercitate dalla Congregazione dei riti, istituita il 22 gennaio 1588 da Sisto V con la bolla Immensa Aeterni Dei.

L'11 luglio 1975 papa Paolo VI, con la costituzione apostolica Constans nobis studium[1], istituì la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, unendo due congregazioni pontificie:

  • la Congregazione per il culto divino, istituita dallo stesso Paolo VI con la costituzione apostolica Sacra rituum congregatio[2] dell'8 maggio 1969;
  • la Congregazione per la disciplina dei sacramenti, istituita con tale denominazione da Pio X con la costituzione apostolica Sapienti consilio del 29 giugno 1908.

Le due Congregazioni vennero nuovamente rese autonome da Giovanni Paolo II il 5 aprile 1984 con il chirografo Quoniam in celeri;[3] lo stesso pontefice le ha definitivamente riunite con la costituzione apostolica Pastor Bonus, pubblicata il 28 giugno 1988.

Con la costituzione apostolica Praedicate evangelium del 19 marzo 2022 ha assunto l'attuale denominazione.

Funzioni[modifica | modifica wikitesto]

L'ambito di competenza del dicastero è definito dagli articoli 88-92 della Praedicate evangelium.[4]

È il dicastero che ha competenza per tutto quello che riguarda la liturgia della Chiesa latina (cura la compilazione dei testi liturgici e vigila sulla loro traduzione nelle varie lingue), la disciplina dei sette sacramenti (in particolare, esamina le questioni relative ai casi di validità del matrimonio e dell'ordine) e dei sacramentali. Inoltre, il dicastero promuove ed anima la celebrazione periodica dei congressi eucaristici internazionali ed offre la propria collaborazione alla celebrazione dei congressi eucaristici nazionali.[5]

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Prefetti[modifica | modifica wikitesto]

Congregazione per la disciplina dei sacramenti
Congregazione per il culto divino
Congregazione per i sacramenti e il culto divino
Congregazione per i sacramenti
Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti
Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti

Segretari[modifica | modifica wikitesto]

Sottosegretari[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ AAS 67 (1975), pp. 417-420.
  2. ^ Sacra Rituum Congregatio (8 maggio 1969) | Paolo VI, su www.vatican.va. URL consultato il 23 gennaio 2022.
  3. ^ AAS 76 (1984), pp. 494-495.
  4. ^ Praedicate evangelium, articoli 88-92.
  5. ^ Praedicate evangelium, articolo 91.
  6. ^ Già segretario aggiunto per il culto divino dal 21 ottobre 1977.
  7. ^ Sottosegretario della Congregazione per i sacramenti dal 29 luglio 1987 al 28 giugno 1988; sottosegretario della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti dal 28 giugno 1988 al 9 giugno 1993.
  8. ^ AAS 85 (1993), p. 1120.
  9. ^ a b AAS 89 (1997), p. 734.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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