Confine tra il Kenya e la Tanzania

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Confine tra il Kenya e la Tanzania

     Kenya

     Tanzania

Dati generali
StatiBandiera del Kenya Kenya
Bandiera della Tanzania Tanzania
Lunghezza775 km
Dati storici
Istituito nel1906
Attuale dal1961

ll confine tra il Kenya e la Tanzania ha una lunghezza di 775 km e si estende in direzione sud-est dal Lago Vittoria a ovest, fino all'Oceano Indiano a est[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il confine parte dal triplice confine con l'Uganda posto sul Lago Vittoria e prosegue attraverso una linea retta in direzione sud-orientale estendendosi per circa 463 km e passando a est del Kilimangiaro e all'estremità meridionale del lago Jipe[2]. ll confine procede da questo lago con un altro rettilineo verso sud-est per circa 302 km. Il tracciato è infine caratterizzato da brevi linee rette e attraversato da corsi d'acqua fino al suo punto finale a Ras Jimbo, sull'Oceano Indiano. La parte terrestre del confine è demarcata da pilastri[2].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il confine tra i due paesi risale all'epoca coloniale quando Gran Bretagna e Germania, a partire dal 1886, stabilirono vari accordi sulle loro reciproche sfere di influenza poste tra la sponda orientale del lago Vittoria e l'Oceano Indiano[3]. Un accordo anglo-tedesco del 1890 delimitò un confine estendendo le aree di influenza verso ovest attraverso il lago Vittoria. Successivi accordi di delimitazione vennero stabiliti nel 1893 e nel 1900[2].

Una commissione congiunta anglo-tedesca esaminò e delimitò il confine tra il lago Jipe e il lago Vittoria tra il 1902 e il 1906[2]. L'accordo finale venne sottoscritto a Berlino il 18 luglio 1906 e stabilì la delimitazione e la demarcazione del confine basato sui lavori della commissione. L'accordo non fu ratificato dai rispettivi governi ma l'allineamento dell'attuale confine Kenya-Tanzania segue la demarcazione del 1902-1906[4][2].

L'area corrispondente all'attuale Kenya venne controllata dalla Gran Bretagna nel 1888 tramite la Compagnia britannica dell'Africa Orientale e nel 1895 fu trasferita alla corona, diventando protettorato dell'Africa orientale. Tra il 1885 e la prima guerra mondiale, il Tanganica, corrispondente alla parte continentale dell'attuale Tanzania, rappresentava gran parte dell'area dell'Africa orientale Tedesca insieme al Ruanda-Urundi e al Triangolo di Kionga.

Dal 1920 fino all'indipendenza del 1963, il Kenya ebbe il duplice status di colonia e protettorato[5][2]. Il Tanganica, dopo la sconfitta tedesca nella prima guerra mondiale, fu posto sotto l'amministrazione britannica prima come mandato della Società delle Nazioni e successivamente, nel 1946, come territorio fiduciario delle Nazioni Unite[2].

Il Tanganica acquisì l'indipendenza come repubblica il 21 dicembre 1961. La Repubblica Unita di Tanzania si formò nel 1964 con la fusione di Tanganica e Zanzibar[6].

Ecosistemi[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni parchi nazionali posti nel territorio di confine keniota-tanzaniano sono contigui e formano un unico ecosistema:

Insediamenti vicino al confine[modifica | modifica wikitesto]

Kenya[modifica | modifica wikitesto]

  • Isebania
  • Loitokitok
  • Lunga Lunga
  • Namanga
  • Taveta

Tanzania[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Africa :: Kenya — The World Factbook - Central Intelligence Agency, su cia.gov. URL consultato il 4 ottobre 2020 (archiviato dall'url originale il 31 agosto 2020).
  2. ^ a b c d e f g International Boundary Study No. 71 – May 27, 1966 Kenya – Tanzania Boundary (PDF), su fall.fsulawrc.com.
  3. ^ Iliffe, John., A modern history of Tanganyika, Cambridge University Press, 1979, ISBN 0-521-22024-6, OCLC 3868821. URL consultato il 4 ottobre 2020.
  4. ^ (EN) Sir E. Hertslet, The Map of Africa by Treaty, Routledge, 13 maggio 2013, ISBN 978-1-136-01862-6. URL consultato il 4 ottobre 2020.
  5. ^ British East Africa Company, su fotw.info. URL consultato il 4 ottobre 2020.
  6. ^ (EN) Tanzania - History, su Encyclopedia Britannica. URL consultato il 4 ottobre 2020.
  7. ^ GAWPT: Mkomazi National Park, su georgeadamson.org. URL consultato il 4 ottobre 2020.

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