Collezione Torlonia

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Collezione Torlonia
Esposizione dei marmi Torlonia a Roma, presso villa Caffarelli, 2021
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàRoma
Caratteristiche
Tipomuseo archeologico
Istituzione1875
FondatoriAlessandro Torlonia[1]
Sito web

La Collezione Torlonia è una collezione di scultura antica, precedentemente fondata come museo nel 1875 dal Principe Alessandro Torlonia, paragonato per quantità e qualità delle opere esposte ai Musei Vaticani e ai Musei Capitolini.[1]

Collezione[modifica | modifica wikitesto]

La Collezione Torlonia è nota come la più importante collezione privata d'arte antica a livello mondiale. La sua formazione si deve alla passione per il collezionismo di antichità di varie generazioni della famiglia Torlonia, sfociata oggi nella istituzione della Fondazione Torlonia. Il nucleo di più di seicento marmi si compone di sarcofagi, busti e sculture greco-romane, riunito durante il XIX secolo. Il primo insieme risale agli inizi dell'Ottocento, quando, tramite asta pubblica, entrò nel patrimonio Torlonia la collezione dello scultore Bartolomeo Cavaceppi, il più illustre restauratore di marmi antichi del Settecento. Su questo primo nucleo era destinata ad accrescersi la collezione grazie all'acquisizione di 270 sculture della raccolta del marchese Vincenzo Giustiniani, ad una serie di acquisizioni delle maggiori collezioni patrizie romane (Caetani, Cesarini, Pio da Carpi...), e ai diversi scavi archeologici condotti nelle terre di proprietà della famiglia (Tenuta Roma Vecchia, Porto, Cures, ...).

Tra le opere più importanti della collezione[2][3] si annoverano la fanciulla di Vulci, il cosiddetto vecchio da Otricoli, l'Hestia Giustiniani, la Pallade di Porto, la colossale Testa di Apollo di Kanachos, due esemplari dell'Eirene di Cefisodoto, padre di Prassitele, l'Afrodite Anadiomene, l'Atleta di Mirone, il Diadumeno di Policleto, il ritratto noto come Eutidemo di Battriana, l'eccezionale rilievo di Portus con la rappresentazione degli edifici, delle navi, delle divinità protettrici e della vita commerciale dell'antico porto di Roma, il cratere con simposio bacchico detto Tazza Cesi, pregevolissimi sarcofagi, come quello delle fatiche di Ercole e quello singolare di un'accolta di dotti a grandi figure, la splendida serie di un centinaio di busti, in maggior parte imperiali.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Sul finire dell'Ottocento la collezione vantava un numero notevole di marmi antichi; nacque così il progetto, per volere del principe Alessandro Torlonia, di fondare un Museo di scultura antica (c. 1875), riutilizzando un vecchio magazzino di granaglie su via della Lungara, nei cui ambienti le opere vengono ordinate e catalogate per essere offerte all'ammirazione di piccoli gruppi di visitatori.

Sono circa 517 le sculture al momento della sua fondazione (c. 1875). Pochi anni dopo le opere raggiungono il numero di 620, quando vengono riprodotte da C.L. Visconti in uno dei primissimi esempi di catalogo fotografico di una collezione di antichità (I Monumenti del Museo Torlonia riprodotti con la fototipia, Roma, 1884-85), con l'osservazione che nel frattempo il loro numero era aumentato ancora.

Durante la seconda guerra mondiale, su richiesta del Ministero (Regia Soprintendenza alle Antichità di Roma), venti pezzi vennero trasferiti a Villa Albani (dei Torlonia dall'Ottocento), in quanto luogo più sicuro. Successivamente quegli stessi pezzi vennero sistemati nel cortile di palazzo Torlonia (ex Giraud) in via della Conciliazione. Negli anni '50, per ragioni di sicurezza dovute al periodo di agitazioni post-belliche, la collezione fu raccolta, su richiesta del Ministero, in alcuni ambienti protetti al piano terra dello stesso palazzo di via della Lungara. Tra gli anni sessanta e gli anni ottanta del Novecento due progetti museali furono proposti dal principe Alessandro Torlonia (1925-2017) per ospitare in maniera permanente la collezione con la creazione del Museo Torlonia adiacente a Villa Albani Torlonia: il progetto Moretti (1963) ed il progetto Sciarrini (1997). Un terzo progetto museale fu proposto in accordo con il Mibac a palazzo Torlonia (1991). I progetti non videro mai realizzazione per ragioni tecnico-amministrative, legate a mancati accordi tra la proprietà e il ministero.

Situazione attuale[modifica | modifica wikitesto]

La Fondazione Torlonia è stata fondata dal Principe Alessandro Torlonia (1925 – 2017) con lo scopo di preservare e promuovere la Collezione Torlonia, un complesso di marmi antichi tra i più significativi al mondo e Villa Albani Torlonia, tra le più alte espressioni di architettura neoclassica: "patrimonio culturale della Famiglia per l'umanità da tramandare alle generazioni future".

Nel 2016 è stato firmato uno storico accordo tra la Fondazione Torlonia ed il Ministero per i beni le attività culturali e per il turismo, "un autentico esempio di collaborazione tra pubblico e privato nel segno della cultura", che ha sancito l'inizio del percorso di istituzionalizzazione della Collezione: la prima esposizione di una selezione rappresentativa di opere, la pubblicazione di un nuovo catalogo e la creazione di un nuovo Museo Torlonia aperto al pubblico.

L'esposizione I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori. The Torlonia Marbles. Collecting Masterpieces, curata da Salvatore Settis e Carlo Gasparri, ha proposto una cronologia a ritroso sulla storia del collezionismo, mettendo in luce la straordinaria rilevanza della collezione e dello scomparso Museo Torlonia alla Lungara, uno spaccato altamente rappresentativo della storia del collezionismo di antichità in Roma dal XV al XIX secolo. Dopo la mostra (in cui è stato esposto circa un decimo dell'intera collezione) a villa Caffarelli, Musei Capitolini (14 ottobre 2020 - 27 febbraio 2022), è proseguito il tour espositivo presso le Gallerie d'Italia, tra cui Milano (25 maggio -18 settembre 2022), che coinvolgerà nel tempo i più importanti musei internazionali.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Federico Castelli Gattinara, Collezione Torlonia, c'è l'accordo, in Il Giornale dell'Arte, Società Editrice Umberto Allemandi S.r.l., 4 febbraio 2016. URL consultato il 7 settembre 2016.
  2. ^ Maraina81, Dieci capolavori della Collezione Torlonia (per cui bisogna visitare la mostra ai Capitolini), su Generazione di Archeologi, 15 gennaio 2021. URL consultato il 17 gennaio 2023.
  3. ^ Il “classico” come materia prima: i Marmi Torlonia, su Dattiloteca, Davide G. Aquini, 24 ottobre 2020. URL consultato il 17 gennaio 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]