Collezione Farnese

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Alessandro Farnese (qui papa Paolo III). Colui che avviò la raccolta di opere.
Elisabetta Farnese, ultima diretta discendente della famiglia.
Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta. Colui che volle il trasferimento della collezione a Napoli

La collezione Farnese è una collezione di opere d'arte nata nel periodo rinascimentale su volontà di Alessandro Farnese (1468-1549) che dal 1543 iniziò sia a collezionare che a commissionare opere d'arte ai più grandi artisti dell'epoca.

Sviluppatasi tra Roma, Parma e Piacenza, gran parte della collezione è stata trasferita nella prima metà del XVIII secolo, per motivi di eredità, a Napoli.

Storia e descrizione

L’elenco delle opere è molto vasto e spazia in ogni settore artistico; vi sono infatti pitture, sculture, disegni, libri, bronzi, arredi, cammei, monete, medaglie, e numerosi altri oggetti di carattere archeologico.[1]

La raccolta, iniziata a Roma, si sviluppava essenzialmente su tre nuclei distinti. Da un lato vi era la collezione Farnese di Roma, legata allo stesso Alessandro che avviò la raccolta di opere in città. Da un'altra parte vi era quella di Parma, con una rilevante presenza di opere di scuola emiliana e fiamminga che venivano esposte nei palazzi ducale, del Giardino, di Clorno e Sala. Infine, una restante parte si sviluppò a Piacenza, nel palazzo di famiglia.

Importanti tappe nell'arricchimento della stessa furono quelle del 1564, quando diverse sculture archeologiche furono rinvenute a Caracalla ed in altri luoghi di Roma; e poi verso fine XVI secolo ed inizi XVII, quando la collezione inizia ad arricchirsi, grazie anche ai contributi di Alessandro Farnese, nipote di Pio III e figlio di Ottavio, di opere di Raffaello, Sebastiano del Piombo, Tiziano, Guglielmo Della Porta, Michelangelo, El Greco e tanti altri. Ancora, vi furono altre importanti acquisizioni come quella ereditata da Fulvio Orsini, bibliotecario di casa Farnese ed importante collezionista d'arte dell'epoca, oppure come quella relativa al nucleo di pitture fiamminghe che entrò a far parte della collezione a seguito della nomina di Alessandro a reggente dei Paesi Bassi.

Parallela alla collezione romana, iniziò a svillupparsi intanto a Parma ed a Piacenza un'altra collezione facente sempre capo ai Farnese. Al 1587, infatti, gli inventari elencano una quarantina di dipinti fra i quali: il Ritratto di Galeazzo Sanvitale del Parmigianino, lo Sposalizio di Santa Caterina del Correggio, La Parabola dei ciechi ed il Misantropo di Pieter Bruegel il Vecchio.[2]

A partire dalla metà del XVII secolo, Ranuccio II Farnese trasferisce l'intero nucleo di opere pittoriche presenti a Roma ed a Parma nel palazzo della Pilotta. Ciò avvenne a seguito anche di rivolte nella città papale e di sentimenti anti Farnese. Da lì a pochi anni dell'intera collezione Farnese distribuita per le proprietà della famiglia rimase fuori dalla nuova sede emiliana solo l'insieme di sculture rinvenute a Roma.

Data cruciale per la raccolta fu quella del 1734 quando, Elisabetta Farnese, consorte di Filippo V di Spagna e madre del nuovo re di Napoli Carlo III di Spagna, ereditò l'intera collezione farnese. Elisabetta era l'unica diretta erede della nobile famiglia non avendo infatti né fratelli né altri maschi del casato che potessero contestarle l'eredità: l'ultimo maschio dei Farnese, Antonio, era infatti morto pochi anni prima (1731) senza eredi, portando all'estinzione la famiglia. Con Carlo III, la collezione farnese da Parma fu così spostata a Napoli. L'effettivo trasferimento si svolse fra il 1735 e il 1739 e Carlo di Borbone, al momento dell'acquisizione, volle nella capitale del regno l'edificazione di una "lustre dimora" che servisse come contenitore delle opere. Il re avviò così i lavori che portarono alla nascita della reggia di Capodimonte, ideata unicamente a tale fine e solo successivamente utilizzata come residenza reale.[1]

La grave perdita che subì la città di Parma fu talmente forte che negli anni successivi, il nuovo duca Filippo I, proibì l'alienazione di alcune opere cittadine (come la Madonna di San Girolamo del Correggio)[3] ed istituì l'accademia di Belle Arti, iniziando in questo modo una ripresa artistica per donare nuovo splendore alla corte emiliana.

Il trasferimento della collezione Farnese venne poi completato solo cinquantaquattro anni dopo, quando Ferdinando IV di Borbone decise di spostare a Napoli anche la collezione romana, costituita essenzialmente da sculture archeologiche conservate nel palazzo Farnese di Roma. Tale trasferimento, avvenuto tra il 1786 ed il 1788, non suscitò poche perplessità nell'ambiente capitalino. Infatti forti furono le proteste ed opposizioni sollevate da parte di papa Pio VI, che provò a tenere in loco la collezione scuoltorea.

Negli anni successivi, durante i vari tumulti che visse il regno, in occasione delle diverse fughe del re a Palermo era abitudine di questi portare con sé alcune opere della collezione evitando così la loro trafugazione. Ebbero questa sorte i dipinti di Tiziano Danae, Paolo III con i nipoti e Paolo III a capo scoperto così come anche alcune opere archeologiche del real museo borbonico, i quali, durante la rivoluzione del 1799, furono portati dal re Ferdinando IV in Sicilia in occasione della sua fuga. Tornato l'anno successivo a Napoli, a seguito della restaurazione del regno borbonico, queste stesse opere furono poi riportate nuovamente nella capitale del regno e conservate temporaneamente nella sala del "Gabinetto Segreto", in attesa della definitiva allocazione.[1]

Dopo l'Unità d'Italia, il nome del palazzo dei regi studi, venne cambiato in "museo nazionale" e solo nel 1957 venne distaccata la pinacoteca dall'edificio e risistemata assieme ad altre opere ed oggetti d'arte medievali e moderni nella reggia di Capodimonte. Intanto nei primi decenni del Novecento circa un centinaio di dipinti della collezione Farnese fu restituito a Parma.

Le collezioni

Per quanto riguarda la parte pittorica, le armature farnesiane ed i diversi oggetti provenienti dal palazzo di Roma, oggi la collezione farnese è interamente esposta al piano nobile del museo di Capodimonte;[2] le sculture archeologiche di Roma ed altri reperti, invece, sono esposti al pian terreno del museo archeologico nazionale di Napoli.[4] Nella biblioteca del palazzo reale di Napoli invece, sono custoditi i testi librari della biblioteca farnesiana.

Collezione farnese di Roma (non esaustiva)

La collezione romana è costituita da opere scultoree e da oggetti d'antiquariato rinvenute ed acquisite nel tempo ed ospitate per lungo tempo nel palazzo Farnese. Tra le principali opere, si ricordano:

Collezione farnese di Parma (non esaustiva)

La collezione di Parma era costituita prevalentemente da pitture emiliane e fiamminghe. Alcune opere che comparivano nell’elenco erano:

Note

  1. ^ a b c D. Mazzoleni, I palazzi di Napoli, Arsenale Editrice (2007) ISBN 88-7743-269-1
  2. ^ a b Sito ufficiale del Museo di Capodimonte, su polomusealenapoli.beniculturali.it. URL consultato il 2 febbraio 2012.
  3. ^ Galleria nazionale di Parma - Sito ufficiale, su artipr.arti.beniculturali.it. URL consultato il 29 agosto 2012.
  4. ^ Sito ufficiale del museo archeologico di Napoli, su museoarcheologiconazionale.campaniabeniculturali.it. URL consultato il 1º febbraio 2012.

Voci correlate