Cinghiale calidonio

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La caccia di Calidone, mostrato in un rilievo romano, conservato a Oxford, Ashmolean Museum.

Nella mitologia greca, il cinghiale di Calidone o calidonio è un essere ferino di straordinaria possanza che compare in diversi miti come antagonista di grandi eroi.[1][2] Era detto essere figlio della scrofa di Crommio.[3] Fu mandato da Ares, per gelosia, a uccidere Adone quando costui si innamorò di Afrodite.[4]

Mitologia[modifica | modifica wikitesto]

La fiera trovò la morte nella "caccia calidonia", una battuta di caccia al cinghiale organizzata dal re Oineo di Calidone. Il cinghiale era stato inviato da Artemide a distruggere i campi di Calidone perché Oineo era venuto meno nelle offerte votive succedute all'eccellente raccolto calidonio trascurando la dea[5][6][7] e per liberarsi della belva, Oineo organizzò una caccia in cui chiese la partecipazione di quasi tutti gli eroi del mito greco; tra gli altri, Giasone, Castore e Polluce, i Cureti, Ida e Linceo, Admeto e Atalanta.

Svolgimento della caccia ed uccisione[modifica | modifica wikitesto]

Il cinghiale calidonio da una moneta romana del 68 a.C.

All'inizio della caccia, i cacciatori sguinzagliarono i cani e seguirono le grandi orme della bestia fino a quando la snidarono presso un corso d'acqua intenta ad abbeverarsi. Il cinghiale, scoperto, si scagliò ferocemente in mezzo ai cacciatori che cercarono di ferirlo. Nestore trovò scampo a fatica salendo su un albero mentre Giasone lanciò il proprio giavellotto mancando il bersaglio (lo ferì solo marginalmente al fianco sinistro). Telamone in seguito scagliò la lancia contro la bestia ma colpì accidentalmente il cognato Euritione, uccidendolo mentre stava tentando di scagliare i suoi giavellotti. Peleo e Telamone rischiarono di essere caricati dalla belva che per fortuna fu colpita ad un orecchio da una freccia di Atalanta e fuggì. Purtroppo perì anche Anceo che, spintosi troppo avanti per dare un colpo d'ascia al cinghiale, venne lacerato dalle zanne della bestia e anche Ileo venne ucciso e con lui molti dei suoi cani da caccia.
Infine Anfiarao assestò al cinghiale una pugnalata ad un occhio riuscendo ad accecarlo e quando Teseo fu sul punto di essere travolto, fu Meleagro che riuscì a conficcare il suo giavellotto nel ventre dell'animale e che poi lo finì con un colpo di lancia nel cuore[7].

Cacciatori[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Omero gli eroi che hanno partecipato provenivano da tutta la Grecia[8]. Bacchilide li ha definiti "I migliori fra tutti i Greci"[9].

La tabella elenca:

Eroe Paus. Igino Ovidio Apoll. Note
Acasto «famoso nel tiro del giavellotto»[10] (Metamorfosi, VIII, 306).
Admeto figlio di Fere, re di Fere
Alco uno dei tre figli di Ippoconte
Anfiarao figlio di Oicle, da Argo;
Anceo figlio di Licurgo, ucciso dal cinghiale. Nel racconto di Ovidio Anceo brandisce un'ascia bipenne.
Asclepio figlio di Apollo
Atalanta In Ovidio, Meleagro se ne innamora a prima vista. È la prima a colpire il cinghiale[11], ucciso poi da Meleagro, che le dona la pelle del dorso della bestia, suscitando l'invidia dei figli di Testio, zii dell'eroe calidonio (425 e ss.)
Cenide figlia di Elato; partecipa alla caccia dopo essere stata trasformata in uomo
Castore e Polluce i Dioscuri, figli di Zeus e Leda, da Sparta
Cefeo figlio di Licurgo e fratello di Anceo
Comete figlio di Testio
Cteato fratello di Eurito, figlio di Attore
Deucalione da Creta, figlio di Minosse
Driante figlio di Ares (secondo Igino è figlio di Giapeto)
Echione figlio di Mercurio (Ermes); Ovidio scrive «invitto nella corsa» e «la prima lancia, vibrata dalla spalla di Echione, andò nel vuoto» (Met., VIII, 311 e VIII, 345).
Enesimo uno dei tre figli di Ippoconte o Ares, prima vittima del cinghiale (Met., VIII, 362-364)
Epoco
Eufemo figlio di Poseidone
Euippo figlio di Testio
Euripilo figlio di Testio, ucciso da Meleagro per aver insultato Atalanta[12]
Euritione accidentalmente infilzato dal giavvellotto di Peleo
Eurito figlio di Ermes e fratello di Echione
Eurito figlio di Attore e fratello di Cteato
Ippaso
Ippotoo nipote di Cercione
Ileo ucciso dal cinghiale
Giasone figlio di Esone
Ida figlio di Afareo e fratello gemello di Linceo
Iolao figlio di Ificle, nipote di Eracle
Ificle gemello di Eracle, da Tebe
Ificlo figlio di Testio. Fu il primo a colpire il cinghiale con la lancia[13]
Laerte figlio di Arcesio, padre di Ulisse
Lelex
Leucippo uno dei tre figli di Ippoconte
Linceo figlio di Afareo e gemello di Idas
Meleagro figlio di Eneo. Uccide il cinghiale e, successivamente, i figli di Testio Plessippo e Tosseo, rei di aver ceduto all'invidia strappando dalle mani di Atalanta il dono che Meleagro le aveva fatto: la pelle della bestia
Attoride
Mopso figlio di Ampice
Nestore «Ancor molto giovane», scrive Ovidio (Met., VIII, 313)
Panopeo
Peleo figlio di Eaco, padre di Achille da Ftia
Fenice figlio di Amintore
Fileo dall'Elide
Piritoo figlio di Issione, da Larissa, amico di Teseo
Plessippo fratello di Tosseo e figlio di Testio, ucciso da Meleagro per aver strappato, assieme a Tosseo, la pelle del dorso del cinghiale dalle mani di Atalanta, cui il figlio di Eneo l'aveva donata (Met., VIII, 431-440)
Protoo figlio di Testio
Telamone figlio di Eaco, padre di Aiace Telamonio e Teucro
Teseo ha affrontato un'altra bestia in un'altra occasione. Strabone (Geografia 8.6.22) scrive che questa bestia era la madre del cinghiale di Caledonia
Tosseo fratello di Plessippo, ucciso da Meleagro per la stessa colpa di cui si era macchiato Plessippo

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Jeffrey Greene, The Golden-Bristled Boar, University of Virginia Press, 2011, ISBN 978-08-13-93103-6.
  2. ^ (EN) Judith M. Barringer, The Hunt in Ancient Greece, JHU Press, 2001, p. 248, ISBN 978-08-01-86656-2.
  3. ^ (EN) Graeme Davis, Theseus and the Minotaur, Bloomsbury Publishing, 2014, ISBN 978-14-72-80406-8.
  4. ^ (EN) Perry L. Westmoreland, Ancient Greek Beliefs, Lee and Vance Publishing Co., 2007, p. 123, ISBN 978-09-79-32481-9.
  5. ^ Igino, Fabulae 172.
  6. ^ (EN) Diodoro Siculo, Biblioteca Historica, IV, 34.2e3, su penelope.uchicago.edu. URL consultato il 10 luglio 2019.
  7. ^ a b (EN) Ovidio, Metamorfosi, VIII, 262, su Theoi.com. URL consultato il 10 luglio 2019.
  8. ^ Omero, Iliade, IX, 544.
  9. ^ Bacchilide, Epinici, V, 111.
  10. ^ La traduzione italiana dei passi ovidiani, qui e in seguito, è di Giovanna Faranda Villa, e si può leggere in Ovidio, Le metamorfosi, Milano, BUR Rizzoli, 2008.
  11. ^
    (LA)

    «…destrinxit harundo corpus et exiguo rubefecit sanguine setas»

    (IT)

    «…ne scalfì il corpo, facendo arrossare un poco di sangue le setole»

  12. ^ Apollodoro, 1.7.10.
  13. ^ (EN) Apollodoro, Biblioteca, libro I, 8, 3, su Theoi.com. URL consultato il 29 aprile 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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