Vai al contenuto

Cilindro (copricapo)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Disambiguazione – "Cappello a cilindro" rimanda qui. Se stai cercando il film musicale, vedi Cappello a cilindro (film).
L'ex presidente messicano Francisco León de la Barra che indossa un cilindro.

Il cilindro, anche detto tuba[1] o staio,[1] è un tipo di cappello maschile elegante, usato nelle cerimonie o durante gli eventi formali.

Presenta una parte superiore alta, dalla linea generalmente deformata (con la parte centrale più stretta rispetto alla estremità) e dalla sommità uniformemente piatta; una fascia lucida od opaca corre intorno alla base dalla tuba, la tesa è ampia e rialzata ai lati. Nelle occasioni formali il cilindro è sempre di colore nero, in quelle mondane può essere di altri colori, generalmente grigio.[1][2]

Caratteristico della moda maschile elegante dal XIX fino alla prima parte del XX secolo, cadde successivamente in disuso.[1][2]

Cilindro, 1847.

Stando alle fonti, il cilindro fu ideato dagli inglesi prima del 1789.[1] Altri affermano invece che fu il cappellaio di Londra Herrington a idearlo; quando questi lanciò il copricapo nel 1805, generò così tanto scalpore da venire tacciato dal Lord Mayor di disturbare l'ordine pubblico.[2] Il cilindro odierno ha molti elementi in comune con lo stovepipe hat, particolarmente diffuso negli Stati Uniti durante il XIX secolo e popolarizzato dal presidente Abraham Lincoln.[3] Questo tipo di cilindro è completamente dritto, ovvero non c'è differenza nella circonferenza tra la parte centrale e le estremità.[senza fonte] Dapprima fatti in feltro ricavato dalla pelliccia di castoro, si iniziarono a fabbricare dei modelli in seta a partire dagli anni quaranta dello stesso secolo.[3]

Tra l'Ottocento e il primo Novecento, il cilindro divenne uno dei cappelli più rappresentativi della Belle Époque.[2] Il cilindro cominciò quindi ad essere associato alla borghesia,[4] al ceto alto e al dandysmo,[5] diventando bersaglio di satira e critiche sociali.[senza fonte] Pur essendo meno adottato che in passato, continuò a resistere anni dopo la fine della prima guerra mondiale.[4] Il cilindro ha persistito per molti anni in alcune aree, come in politica e nella diplomazia internazionale; all'epoca della neo-nata Unione Sovietica ci fu un dibattito riguardo all'abbigliamento che avrebbero dovuto adottare i diplomatici, ovvero se utilizzare o meno il cilindro. Seguendo le convenzioni internazionali, venne deciso che l'avrebbero dovuto indossare.[senza fonte] Alla fine della seconda guerra mondiale anche i rappresentanti dell'Impero del Giappone alla cerimonia della resa ufficiale dell'impero indossarono dei cilindri alla maniera occidentale.[6]

Il cilindro continua tuttora ad essere usato, seppur raramente, come parte dell'abbigliamento formale con abiti come il tight[1] e il frac[7] (mentre è sconsigliabile con lo smoking)[senza fonte]; oggigiorno vengono soprattutto prodotte imitazioni a basso costo per eventi particolari.[senza fonte] Quelli più economici hanno infatti la forma stovepipe, ovvero dritta, e con la tesa non piegata ai lati, dato che piegarla correttamente per un mercato di massa sarebbe troppo costoso.[senza fonte] Sono popolari nella sottoculture gotica,[8] e steampunk;[9] talvolta sono associati agli illusionisti.

  1. ^ a b c d e f Dizionario della moda 2004, Baldini Castoldi Dalai, 2003, p. 259.
  2. ^ a b c d Anna Canonica Sawina, Le parole della moda, Sugarco, 1994, pp. 126-127.
  3. ^ a b (EN) Men's Stovepipe Hat, su oregonhistoryproject.org. URL consultato il 13 maggio 2025.
  4. ^ a b Alla conquista del potere: Europa 1815-1914, su books.google.it. URL consultato il 13 maggio 2025.
  5. ^ (EN) Cecil Willet Cunnington, Handbook of English Costume in the Nineteenth Century, Faber, 1959, p. 93. URL consultato il 14 maggio 2025.
  6. ^ (EN) The End of World War II in Japan and the Question of Democracy, su nationalww2museum.org. URL consultato il 13 maggio 2025.
  7. ^ Cappello da uomo, un modello per ogni testa e stagione, su gqitalia.it, GQ Italia, 23 dicembre 2015. URL consultato il 15 maggio 2025.
  8. ^ (EN) Karl Spracklen, Beverley Spracklen, The Evolution of Goth Culture: The Origins and Deeds of the New Goths, Emerald Group Publishing, 2018, p. 78.
  9. ^ (EN) Erin McKean, The Hundred Dresses: The Most Iconic Styles of Our Time, A&C Black, 2013, p. 175.
  • L. Ramenzoni Manuale del cappellaio - Ulrico Hoepli, Milano, 1906
  • G. Folledore Il cappello da uomo - Zanfi Editori, Modena, 1988
  • A. Campione Il cappello da uomo-Men's hats - BEMA Editrice, Milano, 1988
  • A. Colonetti, G. Sassi, M.M. Sigiani Cosa ti sei messo in testa. Storia e geografia del cappello - Mazzotta, Milano, 1991
  • F. Mondolfo Tanto di cappello - Alberti Editore, Verbania, 1997
  • N. Pafundi Cappelli e bastoni - PAFPO editore, Milano, 1998
  • R. Bargellesi, L. Giannetta ll cappello tra storia e futuro - Edizioni Polistampa, Firenze, 2004

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàThesaurus BNCF 72706 · GND (DE4373143-0
  Portale Moda: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di moda