Muro Leccese

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Muro Leccese
comune
Muro Leccese – Stemma
Muro Leccese – Bandiera
Muro Leccese – Veduta
Muro Leccese – Veduta
Piazza del Popolo
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Puglia
Provincia Lecce
Amministrazione
SindacoAntonio Lorenzo Donno (lista civica Uniti X Muro) dal 26-5-2014 (2º mandato dal 26-5-2019)
Territorio
Coordinate40°06′N 18°20′E / 40.1°N 18.333333°E40.1; 18.333333 (Muro Leccese)
Altitudine82 m s.l.m.
Superficie16,77 km²
Abitanti4 674[1] (30-6-2023)
Densità278,71 ab./km²
Comuni confinantiGiuggianello, Maglie, Palmariggi, Sanarica, Scorrano
Altre informazioni
Cod. postale73036
Prefisso0836
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT075051
Cod. catastaleF816
TargaLE
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Cl. climaticazona C, 1 213 GG[3]
Nome abitantimuresi
Patronosant'Oronzo
Giorno festivo26 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Muro Leccese
Muro Leccese
Muro Leccese – Mappa
Muro Leccese – Mappa
Posizione del comune di Muro Leccese all'interno della provincia di Lecce
Sito istituzionale

Muro Leccese è un comune italiano di 4 674 abitanti[1] della provincia di Lecce in Puglia. Situato nella parte centro-meridionale del Salento è stato uno dei più importanti centri messapici, di cui rimangono rilevanti reperti archeologici.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio comunale di Muro Leccese, che si estende nella parte centrale della provincia con una superficie di 16,54 km², è situato a sud-est di Maglie nell'estremità meridionale della pianura salentina, un vasto e uniforme bassopiano del Salento compreso tra i rialti terrazzati delle Murge a nord e le Serre salentine a sud.

La morfologia del territorio è pianeggiante con un'altezza massima di 96 m s.l.m. il centro abitato, invece, registra un'altitudine che si aggira attorno agli 82 m s.l.m.[4] Confina a nord con i comuni di Maglie e Palmariggi, a est con il comune di Giuggianello, a sud con il comune di Sanarica, a ovest con il comune di Scorrano.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Dai dati rilevati dalla stazione meteorologica di Lecce Galatina Muro Leccese (che rientra nel territorio del Salento orientale) presenta un clima mediterraneo, con inverni miti ed estati caldo umide. In base alle medie di riferimento, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta attorno ai +9 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, si aggira sui +24,7 °C. Le precipitazioni, frequenti in autunno ed in inverno, si attestano attorno ai 626 mm di pioggia/anno. La primavera e l'estate sono caratterizzate da lunghi periodi di siccità.
Facendo riferimento alla ventosità, i comuni del Salento orientale sono influenzati fortemente dal vento attraverso correnti fredde di origine balcanica, oppure calde di origine africana[5].

Muro Leccese Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 12,613,215,018,322,626,829,229,626,221,817,614,213,318,628,521,920,6
T. min. media (°C) 5,65,87,29,513,117,019,519,917,313,79,97,16,29,918,813,612,1
Precipitazioni (mm) 71606540332016224980977420513858226627
Umidità relativa media (%) 78,778,277,877,376,272,970,972,476,579,280,580,379,177,172,178,776,7

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

L'origine del nome è da ricondursi alla presenza dei resti delle antiche mura messapiche. La specifica è identificativa della zona in cui sorge. Secondo la mappa di Soleto, in età messapica, la città era conosciuta come MIOΣ[7], anche se non ci sono ulteriori tracce archeologiche a testimonianza di ciò.[senza fonte] Potrebbe anche rifarsi alla storia poco più recente, nel 924 Muro fu assaltata dai Mori (conosciuti anche come Saraceni), di cui uno è presente anche sullo stemma cittadino.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Muro Leccese, come tutta l'area della provincia, ha origini legate alla preistoria, perché l'intera Puglia presenta insediamenti umani sin dal periodo paleolitico.

Origine e primi secoli[modifica | modifica wikitesto]

Le testimonianze dell'età del Bronzo, quali i menhir (ancora in dibattito sulla loro effettiva nascita storica) e quelle di età neolitica, confermano la presenza di insediamenti pre-messapici (XIII secolo a.C.). L'insediamento di Muro Leccese si deve ai Messapi. Questo popolo, a partire dall'VIII secolo a.C., trasformò l'abitato in un centro a carattere urbano, con case regolarmente allineate lungo le strade. L'antico centro messapico era inoltre racchiuso da una cinta muraria. Questo è testimoniato dai resti di una recinzione formata da blocchi squadrati, lunga 4 chilometri, che racchiude un'area di poco superiore a 100 ettari. Muro messapica risultava essere una delle città più floride e importanti del tempo.

Fu completamente rasa al suolo dalle truppe romane nel III secolo a.C. Successivamente le vicende del casale ricostruito dopo questa devastazione, sono insignificanti. L'unica notizia di una certa rilevanza è quella riguardante la distruzione di Muro nel 924 da parte dei Saraceni durante le loro scorribande in territorio salentino.

Stemma della famiglia Pignatelli

Dal Medioevo all'Ottocento[modifica | modifica wikitesto]

Nel Medioevo e precisamente nel 1156, il normanno Guglielmo Bosco fu il primo principe di Muro; in seguito Ruggero figlio di Tancredi d'Altavilla conte di Lecce, concesse il feudo ad Alessandro Gothi. Nel periodo angioino il feudo appartenne alla casata dei De' Monti marchesi di Corigliano d'Otranto.

Nel XIV secolo il feudo di Muro Leccese fu riservato alla corona. Passò dunque alla famiglia degli Orsini Del Balzo principi di Taranto, che delimitarono i confini del feudo (1438), concedendolo ai Protonobilissimo, casata di origini tarantine. Costoro furono principi di Muro fino al 1774, quando la città passò al demanio.

Nel 1797 il feudo fu concesso da re Ferdinando al principe Antonio Maria Pignatelli di Belmonte: questa casata terrà il feudo fino al 1854, quando poi fu venduta al cavaliere Achille Tamborino. Dal 1861 seguì le sorti della Nazione.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con D.P.R. del 25 novembre 1988.[8]

Stemma

«Troncato: nel primo, di rosso, alla testa di moro in profilo, al naturale, capelluta di nero, ornata dal serto di alloro di verde, sostenuta dalla linea di partizione; nel secondo di argento, murato di nero, a guisa di cortina di muro formata da ventidue blocchi rettangolari, posti in sei fasce. Ornamenti esteriori da Città.[9]»

Gonfalone

«Drappo di bianco riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dello stemma comunale con la iscrizione centrata in argento recante la denominazione di Città. Le parti di metallo ed i cordoni saranno dorati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto bianco con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro.»

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Titolo di Città - nastrino per uniforme ordinaria
— D.P.R. del 25 ottobre 1999[8][10]

Nel 2017 è stata nominata città d'arte con economia prevalentemente turistica.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa Madre

Chiesa madre[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa madre, dedicata alla Madonna Annunziata, fu costruita tra il 1680 e il 1693 su un preesistente edificio sacro di dimensioni inferiori.

Il prospetto, in pietra leccese, è diviso in due ordini da un'aggettante trabeazione sostenuta da lesene con capitelli corinzi. Il primo ordine è arricchito da quattro nicchie vuote e dal settecentesco portale barocco, inquadrato da due colonne reggenti l'architrave ospitante le statue della Madonna e dell'Angelo Gabriele, posto in asse con l'ampio finestrone dell'ordine superiore sormontato dallo stemma della cittadina raffigurante una testa di moro.

L'interno, a tre navate con breve transetto, presenta una copertura a stella e accoglie un altare maggiore della prima metà del XVII secolo proveniente dalla chiesa del convento dei Domenicani.

Altra veduta della chiesa madre, con antistante colonna celebrativa

Per la quantità di opere pittoriche, la struttura può essere definita una vera e propria pinacoteca. Diversi furono infatti i pittori che arricchirono l'edificio con i loro lavori: del murese Liborio Riccio sono i dipinti La cacciata dei mercanti dal Tempio e il Sacrificio di Abramo; del leccese Serafino Elmo sono le tele raffiguranti Davide danza durante il trasporto dell'arca, Eliodoro cacciato dal Tempio e le tele di Sant'Oronzo riguardanti la conversione e il martirio del Santo. Altre tele sono quelle della Madonna Annunziata, della Madonna Immacolata, della Madonna Assunta, della Madonna col Bambino tra san Giovanni Battista e san Francesco d'Assisi, di San Giuseppe, della Madonna fra san Carlo Borromeo e san Francesco di Paola, alcune delle quali posizionate sugli altari laterali elegantemente decorati con fregi, sculture e statue. Il pulpito, il coro e l'organo, tutti settecenteschi, completano la lista delle opere presenti in chiesa.

Interno

Chiesa dell'Immacolata[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa dell'Immacolata

La Chiesa dell'Immacolata è una struttura barocca di fine Settecento edificata fra il 1778 e il 1787 come riscontrabile nelle date incise sulla facciata. Anche questa chiesa poggia sui ruderi di una struttura più antica avente lo stesso titolo e sede dell'omonima confraternita ancora esistente. La chiesa è considerata una delle meraviglie del barocco leccese.
La facciata, divisa in due ordini da un cornicione, termina con un articolato frontone curvilineo raccordato da volute. Sull'ordine inferiore si apre l'ampio portale sul quale è posizionata una sfarzosa nicchia a forma di baldacchino con la statua dell'Immacolata; sull'ordine superiore si apre invece un finestrone centrale decorato da un'elaborata cornice. Due grandi arcate, addossate alle murature laterali con funzione perlopiù statica, completano il prospetto.
L'interno, a navata unica terminante nell'abside rettangolare, possiede una copertura a botte lunettata rivestita di stucchi in stile rococò. Sulle pareti sono posizionate sei tele riguardanti il ciclo della vita della Madonna: la Natività di Maria, la Purificazione, l'Annunciazione, la Visita a Santa Elisabetta e la Presentazione. Altre tele sono quella dell'Unzione degli Infermi e dell'Immacolata; quest'ultima costituisce la pala dell'altare maggiore. La stessa chiesa è sede dell'omonima confraternita già attiva dal 1600

Chiesa di Santa Marina[modifica | modifica wikitesto]

La Chiesa di Santa Marina è la chiesa più antica di Muro e una delle più antiche chiese di Terra d'Otranto. Risale ai secoli IX-XI. Presenta una struttura muraria in parte costruita utilizzando i blocchi squadrati della cinta che proteggeva Muro in età messapica.
La facciata, semplice dal punto di vista architettonico, presenta un portale centrale sormontato da una lunetta, in passato affrescata, e un cinquecentesco campanile a vela. L'interno è a navata unica con abside semicircolare e costituisce un importante esempio di architettura bizantina. L'edificio custodisce un ciclo di affreschi antecedenti il 1087 che raffigurano la vita e le opere di San Nicola.

Interno
Chiesa di Santa Maria di Miggiano
Chiesa del Crocifisso
Chiesa dei Domenicani

Chiesa di Santa Maria di Miggiano[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa di Santa Maria di Miggiano è un edificio di epoca bizantina risalente al XIV-XVI secolo e costituisce l'unica testimonianza dell'antico casale di Miggiano. Situata nelle campagne muresi, nell'immediato confine con il comune di Sanarica, la struttura è a pianta rettangolare. Presenta una copertura a doppio spiovente e la maggior parte degli elementi iconografici esistenti si trovano nella zona presbiteriale e nel catino absidale. Tali affreschi risultano dipinti in varie epoche, dal 1300 fino al 1700.
Recentemente sono stati effettuati interventi di restauro che ne hanno recuperato la chiesetta e l'area circostante dalla quale sono rinvenute alcune sepolture medievali.

Chiesa del Crocifisso[modifica | modifica wikitesto]

La Chiesa del Crocifisso, situata al di fuori del centro urbano, risale al 1573 e fu completata nel 1613 per volontà di Cornelia Delli Monti, vedova del feudatario Giovan Battista I Protonobilissimo. Costruita sulle rovine di una chiesa bizantina, nel luogo dove sorgeva il casale medievale di Brongo, originariamente era dedicata a San Giovanni Battista.
L'esterno, severo ed austero, è arricchito da due portali barocchi finemente scolpiti sui quali trovano collocazione una croce e una statua del Battista in pietra leccese. I locali a ridosso dell'abside ospitarono sino al 1632 un piccolo convento di frati Francescani. L'interno, a croce greca, presenta tre altari della fine del XVII secolo; il maggiore, dedicato alla Crocifissione, ospita un gruppo scultoreo dell'artista alessanese Placido Buffelli; i due laterali sono dedicati a San Giovanni Battista e alla Pietà.

Chiesa e convento dei Domenicani[modifica | modifica wikitesto]

Il convento dei Padri Domenicani fu costruito nel 1561 per volontà del Principe di Muro Giovan Battista I Protonobilissimo. Intitolato allo Spirito Santo, fu edificato sull'antico cenobio basiliano di San Zaccaria dipendente dal Monastero di San Nicola di Casole. Fu lo stesso principe a chiamare i padri Domenicani i quali, il 13 dicembre 1562 presero possesso del convento nella persona del Vicario generale dell'ordine Pietro d'Alicante.
Nel 1583 Cornelia De Monti, moglie di Giovan Battista, fece costruire la monumentale chiesa. In stile barocco, presenta una facciata divisa in due ordini caratterizzata dalla presenza di nicchie e statue, fra cui quella di San Domenico di Guzman posizionata sull'architrave del portale d'ingresso. L'interno, a navata unica con transetto, presenta una copertura a stella decorata con pitture e ospita pregevoli altari in pietra leccese. Il convento, nella sua ultima fase, ha dato i natali all’Accademia Degli Eclissati, fondata nel 1732 da Antonio Maria Papadia.
Nel 1809, a seguito della normativa napoleonica sull'abolizione degli ordini religiosi, il convento fu soppresso. Chiesa e Convento sono stati restaurati nel 1996 per ospitare la riunione del Consiglio dei ministri dell'Agricoltura dell'Unione europea, tenutosi nell'ambito del Semestre italiano di Presidenza.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo del Principe[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo fu edificato nella seconda metà del XV secolo sui resti di una struttura medievale del Quattrocento. Nella zona nord del palazzo è presente un fossato di una profondità di quattro metri ricavato nella roccia e nel cortile sono presenti alcune fosse granarie.
L'edificio si presenta con un'austera facciata costituita da un portale, sormontato dallo stemma dei Protonobilissimo che raffigura un dragone, e da finestre e balconi di gusto rinascimentale.

Palazzo del Principe

Entrando attraverso l'androne che conduce al cortile è possibile vedere, sotto il ponte di accesso, il fossato interrato al momento dell'ampliamento dell'edificio. Nel cortile, a sinistra, un breve tratto di viottolo con silo, relativo all'abitato quattrocentesco fu inglobato nel palazzo nel XVII secolo. Sempre nel cortile è possibile leggere, grazie all'utilizzo di tipi di pietra diversi nella costruzione del pavimento moderno, l'andamento delle murature medievali emerse durante gli scavi archeologici. A sinistra del cortile si accede, attraverso un secondo ponte che scavalca il viottolo con i silos, alle stalle seicentesche che ospitano il "Museo del Borgo". Sul lato opposto, si entra nel palazzo vero e proprio tramite una porta monumentale sulla cui architrave è riportata la data 1546. All'interno, nei tre vani principali del piano terra, i più antichi del palazzo, si possono distinguere sulle pareti le originarie disposizioni delle porte e delle finestre, lasciate a vista dopo i restauri del 2002.

Dal cortile si accede nei sotterranei dove sono visibili enormi pile monolitiche in pietra leccese per la conservazione dell'olio, le finestre a bocca di lupo per la difesa del castello cinquecentesco e, infine, il vano delle carceri, ricco di graffiti ed incisioni lasciate dai prigionieri. Dal cortile si accede anche agli ambienti del piano nobile attraverso la scala monumentale seicentesca, coronata dallo stemma dei Protonobilissimo. In questo piano si trovano le camere del principe, della principessa e le sale da mensa e di rappresentanza.

Attualmente l'edificio, è in parte destinato a sede comunale, per il resto viene utilizzato come contenitore culturale. Alcune stanze ospitano il museo che raccoglie reperti medievali e quelli provenienti dall'antica città messapica, qui esistita fra il IV e il II secolo a.C.

Palazzi[modifica | modifica wikitesto]

  • Via Brongo oggi via Isonzo
    • Palazzo dei Bevilacqua
    • Palazzo Ferramosca-De Pascalis
  • Via Collina oggi via Vittorio Veneto
    • Palazzo Marotta
  • Via Pozzodonde oggi via Garibaldi
    • Palazzo Dragonetti
  • Largo Onofrio
    • Palazzo dei Milanese
  • Piazzetta Savoia
    • Palazzo Negri sec. XVIII

Corti[modifica | modifica wikitesto]

  • Via Salentina
    • Corte Fiore oggi (Carluccio)
    • Corte Portapannocchia
  • Via Galliano
    • Corte Spano
  • Via Vittorio Veneto
    • Corte Vico Coldilana

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Mura messapiche[modifica | modifica wikitesto]

Poco si conosce di quella che doveva essere una delle più dinamiche e floride città messapiche del Salento. L'attuale nome della cittadina si deve, con molta probabilità, alla cinta muraria che i Messapi costruirono come fortificazione alla loro città. La cinta, lunga quasi quattro chilometri, delimitava un'area di 107 ettari e risulta essere inferiore solo a quella della città di Ugento. A causa dell'espansione urbanistica, nei primi anni del Novecento, i resti della messapica cinta muraria furono in gran parte distrutti o utilizzati per la costruzione di muretti a secco e piccoli edifici di campagna. Tuttavia, sono ben visibili alcuni tratti, di cui il più lungo è quello di nord-est (circa 840 metri) che comprende la porta nord, resa visibile dopo gli scavi effettuati nella seconda metà del secolo scorso. Altri tratti hanno una lunghezza di 500 e 40 metri.

Nel corso delle campagne di scavo eseguite tra il 1986 e il 1992, si è scoperto inoltre che il sistema di fortificazione non era costituito da un'unica cinta muraria. Gli scavi effettuati hanno riportato alla luce tre muri di cinta concentrici; (prima cinta - larg. 5 m), (seconda cinta - larg. 3 m), (terza cinta - larg. 3,60 m). I resti che si possono ammirare oggi, sono dunque i resti della terza cinta muraria, quella più esterna. In totale, lo spazio interessato dalle mura di fortificazione è di circa 16 metri. La data di edificazione di tali mura non è ben conosciuta. Al momento l'unico dato certo è che la prima sia precedente al 300 a.C. e che le altre siano posteriori.

Menhir[modifica | modifica wikitesto]

Menhir Crocefisso

Al territorio di Muro Leccese appartengono alcuni monumenti megalitici della provincia di Lecce.

Menhir Crocefisso

Il Palumbo lo aveva trovato infisso in una base monolitica circolare alta 20 cm, sua collocazione attuale, e con un aspetto corroso. Il menhir (49 x 28 cm) presenta un'altezza di 140 cm, spigoli arrotondati e due croci graffite sul lato N. È ubicato nei pressi della chiesa del Crocefisso.

Menhir Giallini

Il monolite ha una base quasi quadrata (37 x 40 cm) ed è alto 130 cm. Presenta numerose formazioni di licheni e una croce graffita sul lato N.

Menhir Miggiano

Alto all'incirca 200 cm, è situato nei pressi della chiesa bizantina di Santa Maria di Miggiano.

Menhir Trice

Alto 430 cm, è situato nell'omonima piazzetta nei pressi della chiesa bizantina di Santa Marina.

Menhir Croce di Sant'Antonio

Alto 420 cm, è situato al confine con il comune di Sanarica.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[11]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Al 31 dicembre 2019 a Muro Leccese risultano residenti 138 cittadini stranieri. Le nazionalità principali sono:[12]

Diffusione del dialetto salentino

Lingue e dialetti[modifica | modifica wikitesto]

Il dialetto parlato a Muro Leccese è il dialetto salentino nella sua variante meridionale. Il dialetto salentino si presenta carico di influenze riconducibili alle dominazioni e ai popoli stabilitisi in questi territori che si sono susseguite nei secoli: messapi, greci, romani, bizantini, longobardi, normanni, albanesi, francesi, spagnoli.

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Calcio e Sport[modifica | modifica wikitesto]

La squadra principale della città è la Gioventù Calcio Muro Leccese, militante nel campionato provinciale di seconda categoria, girone Lecce.

Istruzione[modifica | modifica wikitesto]

Biblioteche[modifica | modifica wikitesto]

  • Biblioteca Comunale; fondata nel 1963, dal 1983 ha sede presso il settecentesco Palazzo Negri.

Scuole[modifica | modifica wikitesto]

Il comune di Muro Leccese ospita sul suo territorio una scuola dell'infanzia, una scuola primaria e una scuola secondaria di 1º grado appartenenti al locale Istituto Comprensivo Statale. È presente anche una scuola dell'infanzia paritaria.

Musei[modifica | modifica wikitesto]

  • Museo di Borgo Terra presso il cinquecentesco Palazzo del Principe[13]

Media[modifica | modifica wikitesto]

Radio[modifica | modifica wikitesto]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

A Muro Leccese sono stati girati i seguenti film:

Eventi[modifica | modifica wikitesto]

  • Festa del SS.Crocefisso - dal 2 al 4 maggio;
  • Festa di Santa Maria di Miggiano - giovedì dopo Pasqua;
  • Festa di Santa Marina - seconda domenica di luglio;
  • Estate Murese - è una raccolta di eventi, sagre e mostre;
  • Stracittadina del Borgo - è una superveloce di 9 km che si corre lungo le vie del paese la prima domenica di agosto;
  • Festa di Sant'Oronzo - dal 25 al 27 agosto
  • Festa dei Santi Medici - dal 26 al 28 settembre;
  • Festa de "Lu Porcu Meu" - terza domenica di ottobre (degustazione di carne di maiale);
  • "Lu Paniru de San Zaccaria" - antica festività medievale già attiva agli inizi del Trecento. La festa è documentata in un "privilegio" di Ferdinando II di Napoli, datato 12 giugno 1496 con cui non si faceva altro che riconfermare dei privilegi e concessioni alla Fiera e Paniru de San Zaccaria dei secoli precedenti. Il termine paniru o paniri trova affinità col termine greco moderno di "panejuri", cioè "festa popolare". La manifestazione è stata ripristinata nel novembre 2009 successivamente risopressa.

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Strade[modifica | modifica wikitesto]

I collegamenti stradali principali sono rappresentati da:

Il centro è anche raggiungibile dalle strade provinciali interne: SP64 Muro Leccese-Scorrano, SP157 Muro Leccese-intersezione SS Maglie-Otranto, SP363 Maglie-Muro Leccese-Santa Cesarea Terme, SS497 Maglie-Muro Leccese-Sanarica-Poggiardo.

Ferrovie[modifica | modifica wikitesto]

La cittadina è servita dall'omonima stazione ferroviaria posta sulla linea Maglie - Gagliano del Capo delle Ferrovie del Sud Est.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
4 luglio 1985 7 giugno 1990 Giuseppe Carluccio lista civica Sindaco [15]
7 giugno 1990 24 aprile 1995 Giuseppe Carluccio Partito Socialista Italiano Sindaco [15]
24 aprile 1995 14 giugno 1999 Salvatore Negro centro-sinistra Sindaco [15]
14 giugno 1999 14 giugno 2004 Salvatore Negro lista civica Sindaco [15]
15 giugno 2004 8 giugno 2009 Antonio De Iaco lista civica Sindaco [15]
8 giugno 2009 26 maggio 2014 Gabriella Cretì lista civica Sindaco [15]
26 maggio 2014 26 maggio 2019 Antonio Lorenzo Donno lista civica Sindaco [15]
26 maggio 2019 in carica Antonio Lorenzo Donno lista civica Sindaco [15]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Dato Istat - Popolazione residente al 30 giugno 2023 (dato provvisorio).
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Clima e dati geografici del comune su Comuni Italiani.it, su comuni-italiani.it. URL consultato il 12 gennaio 2010.
  5. ^ Valori climatici del Salento orientale, su biopuglia.iamb.it (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011).
  6. ^ Pagina con le classificazioni climatiche dei vari comuni italiani, su confedilizia.it. URL consultato il 24 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2010).
  7. ^ Mappa di Soleto, quella “crasta” che proietta il Salento nella storia della cartografia, su ilgrandesalento.it. URL consultato il 18 gennaio 2022.
  8. ^ a b Muro Leccese, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 3 febbraio 2024.
  9. ^ Così si esprime il Maggiulli, nella sua monografia su Muro Leccese: «L'invasione dei Saraceni nel 924 e la distruzione operata da loro nella nostra città, ci spiega l'Arme che si ha oggigiorno; essa rappresenta uno scudo timbrato di corona con una testa di moro coronata di alloro in campo rosso, e vedesi scolpita sui pubblici edifizi e sull'antico sigillo col quale si autenticavano i bandi e le ordinanze dei Sindaci e dei Governatori; possiamo vedere questo stemma scolpito sul frontale della Chiesa dell'Annunziata che risale al 1700, e scolpito anche sul Monumento ai Caduti.»
  10. ^ Statuto del Comune.
  11. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  12. ^ Dati Istat
  13. ^ [1] Museo di Borgo Terra
  14. ^ [2] Archiviato il 6 giugno 2015 in Internet Archive. Sito della Radio
  15. ^ a b c d e f g h http://amministratori.interno.it/

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Maggiulli, Monografia di Muro Leccese, Lecce, 1871
  • L. A. Montefusco, Le successioni feudali in Terra d'Otranto, Istituto Araldico salentino, Lecce, 1994

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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