Chiesa di Sant'Ippolito (Roma)

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Chiesa di Sant'Ippolito
Esterno
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLazio
LocalitàRoma
Coordinate41°54′38.72″N 12°31′17.08″E / 41.910756°N 12.52141°E41.910756; 12.52141
Religionecattolica di rito romano
TitolareIppolito di Roma
Diocesi Roma
Consacrazione4 ottobre 1938
ArchitettoClemente Busiri Vici
Stile architettonicorazionalista
Inizio costruzione1933
Completamento1934
Sito websantippolito.org

La chiesa di Sant'Ippolito è un luogo di culto cattolico di Roma situato nel quartiere Nomentano, in viale delle Provincie.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Fu voluta da papa Pio XI e costruita tra il 1933 ed il 1934 dall'architetto Clemente Busiri Vici; fu benedetta il 23 dicembre 1934 e la prima messa vi fu celebrata la notte di Natale; venne solennemente consacrata il 4 ottobre 1938. La chiesa fu dedicata a sant'Ippolito martire, la cui catacomba si trova nelle vicinanze.[1]

La chiesa è sede parrocchiale, istituita il 26 maggio 1935 con il decreto del cardinale vicario Francesco Marchetti Selvaggiani Pastoris Boni vestigiis; inizialmente affidata ai Frati Minori Cappuccini, dal 1985 è gestita dal clero diocesano.[2]

Dal 14 febbraio 2015 insiste su di essa l'omonimo titolo cardinalizio.[3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Interno

La chiesa è rivestita esternamente da mattoni, che richiamano la povertà francescana. Un'ampia scalinata conduce alla porta centrale, affiancata da due più piccole: sull'architrave v'è la scritta Pax et bonum, sovrastato da un vetro istoriato raffigurante il volto di Cristo.[4] Lungo il fianco destro della chiesa si eleva la torre campanaria a pianta quadrata che accoglie un concerto di tre campane fuse dalla ditta Cavadini di Verona.[5]

L'interno della chiesa, per la maggior parte intonacato di bianco, è a tre navate, divise da pilastri in cemento, con transetto; il soffitto, anch'esso in cemento, richiama nelle sue linee i soffitti a cassettoni delle chiese antiche. La chiesa è dominata dall'abside con le sue tre opere e la grande scritta, di ispirazione francescana, Deus meus et omnia:

  • l'affresco centrale raffigura la Gloria di sant'Ippolito, opera di Orazio Amato del 1950: il santo è rappresentato in abiti sacerdotali mentre, con le braccia allargate, ascende verso l'alto, sostenuto da due angeli; i volti dei personaggi sono ispirati ai frati francescani che all'epoca abitavano il convento annesso alla chiesa;[6]
  • le due tele laterali, raffiguranti il Miracolo eucaristico di santa Chiara d'Assisi e San Lorenzo da Brindisi, furono realizzate da Franco Casetti nel 1960.[7][8]

Nel transetto sono esposte due tele: la tela di San Francesco patrono d'Italia di Gustavo Solimene (1941), ove è raffigurato papa Pio XII ( colui che proclamò nel 1939 il santo patrono d'Italia);[9] l'Apparizione di Lourdes, dello stesso Solimene, realizzata nel 1940.[10]

Altre opere presenti nella chiesa sono:

  • un crocifisso in gesso con croce in legno, realizzato negli anni 1930 e collocato su altare laterale di sinistra;[11]
  • i pannelli bronzei della Via Crucis, opera di Domenico Mastroianni composti tra il 1934 ed il 1938;[12]
  • negli anni 1960 furono sostituite le finestre di colore neutro con vetrate policrome in vetri Dalles e resina realizzate dall'artista Luciano Vinardi; il programma iconografico delle vetrate si affida ad una narrazione per simboli di temi teologici, biblici, di ispirazione liturgica e devozionale. Tale programma fu discusso e condiviso con il frate francescano Umberto Lovera. Procedendo dall'ingresso incontriamo lungo il lato destro le vetrate: Il Nome di Maria; Il Volto santo; Strumenti della Passione; Lo Spirito Santo; Il Figlio; Dio Padre; Agnus Dei; Carità; Speranza; Fede; Prudenza; Giustizia; San Francesco e la natura; La Cena in Emmaus. E procedendo dall'ingresso lungo il lato sinistro della chiesa si susseguono le vetrate: Il Nome di Gesù; Santità; Grazia; Divin Fuoco; Eucaristia; Tavole della Legge; Obbedienza; Castità; Povertà; Temperanza; Fortezza. Altre vetrate vennero realizzate ancora in epoca più recente.[13]
  • Nelle due cappelle del transetto si possono ammirare anche i graffiti, realizzati dall'artista Luciano Vinardi nel 1965 che raffigurano episodi della vita di Maria e di san Francesco. Le scene erano state originariamente graffite sul fondo grigio dell'intonaco, mentre in anni recenti la monocromia delle pitture è stata alterata dal rifacimento degli intonaci in un tono giallo.[14]

Sulla cantoria alla sinistra del presbiterio si trova l'organo a canne, costruito dalla ditta Pinchi nel 1957; a trasmissione elettrica, dispone di 23 registri su due manuali e pedale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Storia, su santippolito.org. URL consultato il 19 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2018).
  2. ^ Parrocchia, su santippolito.org. URL consultato il 19 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2019).
  3. ^ (EN) Sant'Ippolito (Cardinal Titular Church), su catholic.hierarchy.org. URL consultato il 19 ottobre 2018.
  4. ^ C. Rendina, p. 165.
  5. ^ Le campane, su santippolito.org. URL consultato il 19 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2018).
  6. ^ Gloria di S. Ippolito, su santippolito.org. URL consultato il 19 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 29 marzo 2019).
  7. ^ Miracolo Eucaristico di Santa Chiara di Assisi, su santippolito.org. URL consultato il 19 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 30 marzo 2019).
  8. ^ San Lorenzo da Brandisi, su santippolito.org. URL consultato il 19 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2018).
  9. ^ S. Francesco di Assisi Patrono d'Italia, su santippolito.org. URL consultato il 19 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2019).
  10. ^ L'apparizione di Lourdes, su santippolito.org. URL consultato il 19 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2018).
  11. ^ Il Crocifisso, su santippolito.org. URL consultato il 19 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 29 marzo 2019).
  12. ^ Via Crucis, su santippolito.org. URL consultato il 19 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2018).
  13. ^ Vetrate istoriate, su santippolito.org. URL consultato il 19 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2018).
  14. ^ Graffiti, su santippolito.org. URL consultato il 19 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 30 marzo 2019).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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