Chiesa di San Vincenzo (Gravedona)

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Chiesa di San Vincenzo
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàGravedona ed Uniti
IndirizzoVia Roma
Coordinate46°08′27.85″N 9°18′18.04″E / 46.141069°N 9.305012°E46.141069; 9.305012
Religionecattolica di rito romano

La chiesa di San Vincenzo è una chiesa parrocchiale del vicariato di Gravedona, situata a Gravedona ed Uniti, comune in provincia di Como.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio sorge in corrispondenza di un'antica area sacra pagana, poi occupata da una costruzione paleocristiana[1] del V secolo[2][3] di cui sono ancora visibili alcune epigrafi[4] tombali (datate rispettivamente 502 e 508)[5] e un tratto di pavimentazione che, all'interno della cripta, potrebbe coincidere con l'originaria zona presbiteriale[6].

Risale invece alla seconda metà dell'XI secolo l'edificazione romanica della chiesa,[2] ricostruibile grazie alla precisa relazione di Filippo Archinti in occasione di una visita pastorale. L'edificio, consacrato la prima domenica di settembre del 1072,[1][2] era suddiviso in tre navate con 14 pilastri e coperto da un soffitto a cassettoni. La struttura terminava in tre absidi, ognuna contenente un altare, di cui quella maggiore dipinta, sopraelevata e chiusa da cancelli di ferro. Occupava la prima campata una tribuna con altare, raggiungibile tramite due scale laterali in pietra; l'entrata principale era collocata sulla facciata, mentre una seconda si apriva sul lato settentrionale. Il presbiterio aveva una pianta semicircolare.[7] Era invasa dall'acqua la cripta triabsidata, sorretta da trenta colonne e dedicata a sant'Antonio.[8] Di questa costruzione sono ancora visibili tratti di muratura esterna e delle absidi, nonché la cripta successivamente innalzata.[6]

Nel 1600 circa ha inizio la ristrutturazione che, nel corso dello stesso secolo,[1] porterà al raggiungimento dell'aspetto attuale della struttura della parrocchiale. Gli interventi Seicenteschi consistettero nella riduzione delle navate a una sola, nell'innalzamento del pavimento e delle pareti esterne e nella costruzione del presbiterio quadrangolare.[7] Nello stesso secolo, che peraltro vide la riconsacrazione della chiesa per mano del vescovo di Como Lazzaro Carafino (1627), iniziò la costruzione di due oratori delle confraternite, rispettivamente dedicati a San Michele e Santa Marta.[7]

Ulteriori lavori si registrarono del Settecento, con la trasformazione del presbiterio quadrilatero in un'abside semiottagonale.[7] I lavori termineranno nel 1726 con l'edificazione del portico in facciata a due ali,[8] la costruzione dell'oratorio della Buona Morte[7] e, sotto la guida del capomastro Antonio Cometto, l'assemblaggio del coro.[8] Negli anni successivi si realizzarono interventi di abbellimento con l'introduzione di tele, affreschi e opere in scagliola e marmo.[8]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa è occupata da una sola navata con tre cappelle per lato. Il portico esterno accoglie l'oratorio di San Michele (a sinistra), diventato sede della Confraternita del Santissimo Sacramento e quello di Santa Marta, sopra il quale era collocato il lazzaretto degli appestati.[6][9] Sul lato nord si trovano finestrelle romaniche alternate a lesene sottili murate sotto due file sovrapposte di archetti pensili.[10]

Decorazione Interna[modifica | modifica wikitesto]

  • La pala d'altare dedicata a San Vincenzo è ad opera del pittore intelvese Carlo Innocenzo Carloni e risale all'inizio degli anni Quaranta del Settecento. La tela è inserita in una cornice sagomata e raffigura il santo con una veste azzurra sollevato da figure celesti verso il cielo, mentre nell'angolo inferiore destro è dipinta l'uccisione del martire, gettato in mare legato ad una macina.[11]
  • Le tele ai lati del presbiterio, raffiguranti San Vincenzo davanti al sultano e il Martirio del Santo, sono state realizzate da Michelangelo Bellotti (1735).[4][7]

Sulle pareti della chiesa si trovano dipinti primocinquecenteschi, realizzati da artisti formatisi in Lombardia o a Roma.[4] Degne di nota sono alcune delle pale delle cappelle laterali, in particolare:

Gli affreschi della navata furono realizzati da Luigi Tagliaferri,[7] mentre quelli del coro da Giovan Pietro Scotti[4].

La sacrestia è arredata con ricchi armadi Seicenteschi[4] intagliati, sormontati da statue lignee attribuite a Antonio Raffaele Falilela,[7][12] oltre ad antichi oggetti liturgici[7] come la riproduzione di una croce astile di Francesco di Gregorio (1508)[4]. Il paliotto dell'altare laterale è realizzato in scagliola ed è ornato da un motivo floreale.[9]

L'organo, meccanico a due manuali, fu realizzato da Vittorio Ermolli di Varese nel 1894.

Cripta[modifica | modifica wikitesto]

La cripta - forse nata come luogo di culto pagano[5] - è posta ad un livello inferiore ed è raggiungibile tramite una scala esterna all'edificio[13].

In origine più estesa e divisa in sette navatelle[4] triabsidate,[13] la cripta è stata modificata perché potesse reggere un peso maggiore[10],[13] rimpicciolita[13] e mutilata in seguito alla ristrutturazione Seicentesca.[14]

Sostengono le volte a crociera delle colonne sottili a base cubica, dotate di angoli smussati.[13] I capitelli, della stessa forma, sono sormontati da pulvini ad anello.[13] La cripta conserva ancora alcuni affreschi dei secoli XII e XIV,[4][15] oltre a capitelli romanici o, comunque, risalenti all'Alto Medioevo[4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c TCI, Guida d'Italia [...], p. 331.
  2. ^ a b c AA.VV., Una chiesa tra lago e montagne, p. 84.
  3. ^ Bartolini, p. 269.
  4. ^ a b c d e f g h i TCI, Guida d'Italia [...], p. 332.
  5. ^ a b Bartolini, p. 270.
  6. ^ a b c Sala, p. 79.
  7. ^ a b c d e f g h i AA.VV., Una chiesa tra lago e montagne, p. 86.
  8. ^ a b c d Albonico Comalini et al., pp. 79-80.
  9. ^ a b c Sala, p. 83.
  10. ^ a b Carlo Perogalli et al., Romanico in Lombardia, p. 130.
  11. ^ Albonico Comalini et al., pp. 83-34.
  12. ^ Albonico Comalini et al., p. 82.
  13. ^ a b c d e f Tettamanzi, cap. "San Vincenzo GRAVEDONA - Como".
  14. ^ Albonico Comalini et al., p. 79.
  15. ^ TCI, Le province di Como e Lecco [...], p. 87.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Perogalli, E. Pifferi e L. Tettamanzi, Romanico in Lombardia, 1981.
  • AA.VV., Una chiesa tra lago e montagne - A Giovanni Paolo II, Como-Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1996.
  • Touring Club Italiano (a cura di), Guida d'Italia - Lombardia (esclusa Milano), Milano, Touring Editore, 1999, ISBN 88-365-1325-5.
  • Touring Club Italiano (a cura di), Le province di Como e Lecco: il Lario, le ville, i parchi, Bellagio, Menaggio, Varenna, Touring Editore, 2003, ISBN 978-88-365-2919-3.
  • Pieralda Albonico Comalini e Giuseppina Conca Muschialli, Gravedona Paese d'Arte, Nuova Editrice Delta, 2006.
  • Angelo Sala, Pietre Color delle Acque - Il Romanico del Lario, 2010.
  • Franco Bartolini, I segreti del Lago di Como e del suo territorio, Cermenate, New Press Edizioni, 2016 [2006].

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]