Chiesa di San Giacomo e San Vincenzo (Gromo)

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Chiesa di San Giacomo e San Vincenzo
Chiesa di San Giacomo apostolo e San Vincenzo levita
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàGromo
IndirizzoVia Bettuno Basso
Coordinate45°58′19.82″N 9°55′51.49″E / 45.972173°N 9.930969°E45.972173; 9.930969
Religionecattolica
TitolareSan Giacomo apostolo e San Vincenzo levita martire
Diocesi Bergamo
Inizio costruzioneXII secolo

La chiesa di San Giacomo apostolo e San Vincenzo levita[nota 1] è il principale luogo di culto cattolico di Gromo, in provincia di Bergamo, situato in località Bettuno Basso, dove era l'antico percorso viario che collegava alle frazioni di Boario e della Ripa. Vi si può accedere attraverso un viale pavimentato in ciottolato di fiume.[1][2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Una pergamena conservata presso l'archivio della Curia Vescovile di Bergamo attesta l'esistenza della chiesa di Gromo già nel 1184[3], il documento nomina l'investitura da parte del vescovo Guala, sotto forma di eredità, al chierico Marinono e successivamente al presbitero Alberto della chiesa dei santi Giacomo e Vincenzo di Betuno sopra il Golio. La chiesa nel documento è collocata presso la valle de Ardese e precisamente in quella del Goglio, per l'investitura di terreni in Valgoglio al prezzo di 25 soldi imperiali[4]. Segue un documento datato 1217[5] per arrivare a quello del 10 luglio 1297 dove per l'elezione dell'arciprete di Clusone, viene citato Albertus de Parre clericus Santi Iacobi de Gromo[6].

Documentata nel 1238 un'"assemblea dei vicini" nei giardini della chiesa citata come: ecclesie sanctorum Iacobi et Vincenci de Butuno vicinancie Gromi, per la formazione del primo Statuto[7], a testimonianza dell'autonomia concessa dal vescovo Guala, e dalla Pace di Costanza tra Federico I e i comuni. L'assemblea era composta da sedici rappresentanti compresi quattro notai, che stilarono e consegnarono al podestà Nantelmo de Crema e ai quattro consoli il primo documento della comunità.

La chiesa è elencata nel nota ecclesiarum fatto stilare da Bernabò Visconti del 1360, dove risulta facente parte della pieve di Clusone[8].

Bisogna poi andare fino al 1392 per ritrovare menzionata la Ecclesiam S. Jacobi et Vincentii de Gromo seu de Butuno nell'atto di descrizione dei confini di Gromo conservato presso la Biblioteca apostolica vaticana. Nel 1443 si staccarono le chiese dei paese vicini, Gromo San Marino e Gandellino con atto del notaio Salvetti Gio Francesco, successivamente quelle di Novazza, Valgoglio e Boario. Rimase compresa nella pieve di Clusone fino al 1568[9]. La chiesa risulta fosse consacrata nel 1453 dal vescovo Giovanni Barozzi, come riportato dal registro dei censuali redatto da Vittore Soranzo.

Atti notarili e visite pastorali che si susseguirono, raccontano come la chiesa si sia modificata e ampliata nel tempo. Dettagliata è la descrizione nei verbali della Visita pastorale del 30 settembre 1575 compiuta dal convisitatore di san Carlo Borromeo, il teologo Giovanni Andrea Pionio.

Santo rosario - stucchi del Seicento

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio di culto conserva la struttura originaria romanica nella facciata a sud con le monofore con contorno a sguincio di conci di pietra sagomati sulla parete a sud. Del Quattrocento sono gli affreschi trovati sulla parete del porticato che presenta parte di una crocifissione con l'immagine della Madonna. Il porticato con cinque aperture ad arco sorrette da colonne in pietra poggianti su di un muro in sassi, è di epoche diverse. La prima e la quinta colonna sono sicuramente le più antiche poi adattate.[10] La chiesa è priva di una vera e propria facciata, i quattro accessi all'aula sono tutti laterali.

L'ingresso principale è posto sulla facciata rivolta a mezzogiorno, questo perché la struttura della chiesa ha subito nel tempo notevoli rifacimento. L'abside è rivolta a oriente, e oltre i due ingressi a sud, altri due sono posti sul lato nord.
L'accesso rivolto a mezzogiorno, è dotato di un portale cinquecentesco in marmo di Ardesio, con stipiti a forma di pilastri sopra i quali si poggia l'architrave monolitica con al centro il Trigramma di san Bernardino. L'apertura è seguita da una scala a scendere di otto gradini che conduce all'interno della chiesa.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno è suddiviso in tre navate, di cui quella centrale più alta e coperta dal tetto di legno a due spioventi, suddivisa da tre grandi archi a sesto acuto in muratura, che la dividono in quattro campate. Le navate laterali, più basse, sono coperte da volte incrociate ricche di stucchi secenteschi. Ogni navata è ulteriormente suddivisa in quattro campate. Le campate a sud poggiano su due grosse colonne del XIV secolo, mentre a nord vi è solo una colonna centrale.

Lo stesso argomento in dettaglio: Pala di Ognissanti (Marinoni Gromo).

Lungo la navata a sud si trova la Pala di Ognissanti, opera di Antonio Marinoni datata 1527 circa[11], di probabile opera dei Marinoni è il polittico posto sulla navata di destra raffigurante Giovanni Battista tra i santi Giacomo e Martino, mentre sopra vi sono i santi Sebastiano e Giovanni Evangelista[12]. L'intaglio della cornice, forse lavoro di Donato Prestinari data l'affinità con la cornice del Polittico della Pentecoste del Bergognone e di quello della chiesa di Santa Maria Assunta di Valgoglio e con i pilastrini del coro della basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo eseguite sempre dal medesimo intagliatore[13]. Il polittico era posto sull'altare dedicato a san Giovanni Battista di cui resta documento del 1422 edificato con beneficio di Salvino Buccelleni.[14]

Polittico di San Giovanni Battista-particolare

Il presbiterio, sul lato a est, è a pianta rettangolare molto allungata con una grande finestra semicircolare in vetro istoriato sulla parete di fondo, e una a forma rettangolare, sulla parete a sud che concedono grande luminosità. Sul lato a nord, sopra l'ingresso detto degli uomini vi è il polittico di autore ignoto opera del 1530-50 proveniente dalla piccola chiesa della Crocetta nel 1883, la tela centrale raffigurante la pietà è opera del XVII secolo, di valore è la cornice in barocco alpino, con la rappresentazione di Dio padre sulla parte superiore centrale così come era consentito prima del Concilio di Trento, in alto a destra santa Lucia, e sinistra santa Caterina, mentre sul piano inferiore san Giacomo e san Vincenzo. Sul lato a ovest si trova la cantoria in legno opera di Erasmo Tagliaferri realizzata nel 1883, autore anche del pulpito in noce presente nella parte centrale della chiesa ormai in disuso. Sotto la cantoria vi sono le due tele di sant'Antonio di Padova col Bambino opera di Carlo Francesco Nuvolone e San Luigi di Saverio Dalla Rosa.

Sul lato a sud vi sono alcune statue fra questa quella del santo patrono, san Giacomo, realizzata negli anni '60 del Novecento da Angelo Gritti.

Altare maggiore

Cappelle e altari[modifica | modifica wikitesto]

Le diverse congregazioni religiose presenti, hanno costruito e ampliato nel tempo gli altari e le cappelle presenti nella chiesa:

Altare maggiore e presbiterio[modifica | modifica wikitesto]

Due gradini di marmo collegano l'aula al presbiterio che è a pianta rettangolare e leggermente più stretto rispetto alla navata centrale. Al centro vi è l'altare maggiore in legno scolpito e dorato a forma di tempio, che si sviluppa su due ordini, culminante con la statua del Redentore; sul retro è visibile la data di costruzione 1645, opera da considerarsi di un artista bresciano e non di scuola fantoniana. Sui tre lati intorno si trova il coro in noce scolpito formato da diciassette stalli del XVII secolo separati tra loro da 34 lesene con cariatidi di busti di angeli, su uno di questi l'autore ha impresso il proprio ritratto.

Al di sopra, in cornici di stucco, si trovano le sei tele di Antonio Cifrondi raffiguranti il martirio dei santi Giacomo e Vincenzo, e i santi in gloria con la raffigurazione della Madonna del Pilar a testimonianza della presenza sul territorio del paese di manovalanza spagnola[15]. Le sei tele sono riconducibili agli anni giovanili dell'artista, e sicuramente erano terminate nel 1692.[16] mentre la pala centrale raffigurante la Madonna col Bambino e santi[17] è presumibilmente opera del bergamasco Alessandro Oliverio.

Altare dei disciplini (Foto Luca Giarelli)

La volta ospita affreschi raffiguranti scene di vita dei due santi. Particolarmente interessante è l'immagine raffigurante il miracolo dei galli di Santo Domingo de la Calzada dove l'artista anonimo, raffigura i galli svolazzanti intorno alla tavola. Un ulteriore affresco rappresenta un Santiago Matamoros, e una raffigurazione di san Vincenzo il cui corpo senza vita è protetto da un corvo, come racconta la leggenda, lasciato a guardia e a difesa dalle iene.

Altare del Crocifisso ex Santa Maria Maddalena o dei Disciplini[modifica | modifica wikitesto]

Consacrato nel 1520 dall'arcivescovo Gabriele Castelli alla Beata Maria Maddalena venne fatto costruire dalla congregazione dei disciplini, cambiò poi la sua denominazione prendendo il nome dalla pala che lo adorna di ignoto autore raffigurante il Crocifisso con ai lati le Marie Dolenti e san Giovanni, nella parte inferiore due disciplini in preghiera. L'altare ottenne i benefici del lascito della chiesa di San Rocco distrutta nella frana del 1º novembre 1666[18][19]. Il dipinto pur non essendo di alto valore artistico è particolarmente preciso nella raffigurazione dei due disciplini posti nella parte inferiore della tela. I restauri del 1991 riportarono il colore originale dell'opera. Nel medesimo tempo fu ristrutturata anche l'ancora lignea dorato che conserva la tela.[20]

In una nicchia sotto la pala, si trova la statua lignea di Cristo morto Grazioso Fantoni che viene portato la sera del Venerdì santo per le strade del paese. Risulta presente la nota negli archivi della fondazione Fantoni con la data del 1º Maggio 1571 con la descrizione Un Cristo deposto nel sepolcro. La bottega fantoniana aveva nal 1699 realizzato la Madonna del Rosario per la confraternita dei morti.[20]

Altare del Rosario[modifica | modifica wikitesto]

L'altare si trova sul lato a nord della chiesa, in legno dorato, aveva ai lati due statuette raffiguranti l'Annunciazione rubate negli anni '90. La pala raffigurante sempre il tema dell'Annunciazione è ornata da fregi in stucco raffiguranti angeli e Dio che sorregge il mondo. Gli stucchi posti sull'arcata si collegano all'altare, tra questi vi è rappresentato Re David che suona la cetra e i profeti Geremia, Isaia e Ezechiele, mentre i medaglioni rappresentano la Nascita della Vergine, L'annunciazione, e una Madonna con Bambino. Sul lato a fianco vi sono le statue dei santi Ambrogio raffigurato con il flagello, e Agostino, dottori della chiesa e una nicchia che ospita la statua della Madonna Immacolata.

Sulla controfacciata della navata due santi domenicani sorreggono il grande stucco, dove sono dipinti a fresco i 15 misteri del rosario.

Altare del Suffragio[modifica | modifica wikitesto]

La seconda campata a nord presenta l'altare di fine '600 in marmo nero e stucco, con il tema del memento mori è tutto una raffigurazione della morte con teschi e tibie incrociate, anime purganti tra le fiamme e teschi alati sul paliotto, opera dei maestri comacini. Due elegantissime colonne a tortiglione in stucco nero con angeli a cariatide incorniciano la pala raffigurante la Madonna con Gesù e i santi Giovanni evangelista e Giovanni Battista. Il paliotto è diviso in tre parti da cariatidi a forma di angeli. L'ingresso in stucchi raffiguranti un Papa e Vescovi con anime purganti nelle fiamme ricorda a tutti che l'essere peccatore ha la sua conseguenza[21]. Mentre i dipinti a fresco rappresentano scene della vita di san Giovanni a richiamo del polittico posto sul lato a est. Gli stucchi laterali rappresentano san Gregorio magno con la colomba dello Spirito Santo sulla spalla, e san Girolamo negli abiti cardinalizi, a completare i quattro dottori della chiesa.

Sulla controfacciata vi il dipinto a fresco rappresentante la Trinità che accoglie le anime sante del purgatorio.

Fonte battesimale[modifica | modifica wikitesto]

Nella prima campata a nord si trova la cappella del fonte battesimale con al centro il fonte in pietra datato 1511, con tempietto in legno di copertura a coronamento ottagonale e con cappa lavorata a baccelli incavati dotata di fondelli in pietra scolpita. Sui muri laterali affreschi raffiguranti la Madonna in trono col Bambino tra i santi Giacomo e Vincenzo, datati XVI secolo. Una barriera in ferro con elementi in bronzo di fattura ottocentesca chiude la cappella. Sopra l'arcata è dipinta in una cornice di stucco il battesimo di Gesù [22]

Cappella di San Benedetto
Affresco di San Gottardo - Chiesa di San Giacomo e San Vincenzo - Gromo

L'aula ospita sopra l'ingresso laterale nord in prossimità dell'arco trionfale, il polittico detto Della Crocetta composto da cinque comparti di cui quattro su tavola raffiguranti: san Giacomo e Vincenzo nella parte inferiore e sante Caterina d'Alessandria e Lucia in quello superiore. Questa parte riconducibile al XVI secolo è di scuola marinoniana e proviene dalla piccola chiesa di Santa Maria Addolorata, conosciuta proprio come chiesa della Crocetta. Centralmente ospita la raffigurazione della Pietà con Maria che tiene il Figlio morto tra le braccia ed è opera del secolo successivo di autore ignoto. L'opera è stata oggetto di restauro nel 1989 ad opera della dottoressa Emanuela Daffra.[23]

Cappella di San Benedetto[modifica | modifica wikitesto]

All'esterno della chiesa, sulla facciata a ovest, al termine del porticato, si trova la cappella di San Benedetto, voluta nel 1454 dal vescovo di Crisopoli (poi Scutari) Giovanni Buccelleni, nativo di Gromo, vicario generale della diocesi di Bergamo e priore dell'Abbazia di Pontida e suffraganeo con l'autorizzazione del vescovo Giovanni Barozzi che aveva nel 1453 consacrato la chiesa[24]. Gli affreschi rappresentano la vita di san Benedetto e santa Scolastica, sua sorella. Sorgeva all'interno dell'antico cimitero che circondava la chiesa. Subì nel tempo diversi restauri, nel 1728 gli affreschi vennero intonacati, tornando alla luce solo nel restauro del 2010. La botola che è sul pavimento, apre a uno spazio contenente le spoglie di Francesco Buccelleni oriundo di Gromo, l'epigrafe posta sul coperchio lo descrive come vescovo di Loreto morto nel 1582[25]. Anche il porticato presenta i segni dei diversi restauri e cambiamenti, la prima e l'ultima colonna sono quelle più antiche, mentre quelle centrali sono sicuramente di epoche più moderne.

A fianco della cappella si trova il museo di arte sacra che espone pitture e arredi sacri patrimonio della parrocchia.

Organo e cantoria[modifica | modifica wikitesto]

Sulla parete di fronte al presbiterio, sul lato ovest della chiesa, si trova l'organo; viene citato per la prima volta in un documento del 1659, successivamente un documento del 1864 lo collocava nel lato di sinistra della navata di fronte all'abside, sopra l'entrata rivolta a nord. Venne spostato durante i restauri del 1882 sulla parete di fondo ampliandolo nel 1885 a opera dell'organaro Egidio Sgritta (1830-1901)[26].

La cantoria lignea opera di Erasmo Tagliaferri Erasmo di Gromo, poggia su quattro colonne con capitelli romanici. Si susseguono diversi ampliamenti e restauri, fino a quello del 2003 eseguito dalla ditta Pietro Corna di Casnigo, quando vengono ritrovate 289 canne del primo organo datate 1634, esattamente come risultante dagli archivi parrocchiale, dove sono registrati anche l'elenco degli organisti che vi hanno suonato, con relativo stipendio, tra questi Antonio Gonzales che insegnando a Bergamo, ebbe tra i suoi alunni Gaetano Donizetti[27].

Lo stesso argomento in dettaglio: Crocifisso (Bussolo Gromo).

A lato del presbiterio è collocato il crocifisso di grandi dimensioni probabile opera della bottega di Pietro Bussolo del tardo XV secolo[28].

Gli affreschi presenti nella sagrestia hanno differenti datazioni, e furono poi nascosti da armadi settecenteschi, mentre il soffitto conserva un affrescato con immagini dell'Ultima Cena opera di Giovanni Brighenti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni
  1. ^ Il libro di Bruno Caccia Antica cattedrale di san Vincenzo martire in Bergamo identifica l'origine della devozione a San Vincenzo nella bergamasca, alla comunità dell'alta valle formata dai dannati del metallo, ebrei cristianizzati e schiavi romani usati per i lavori nelle miniere del ferro e dei metalli, che divenuti liberti, vi si stabilirono raggiungendo anche la città di Bergamo, iniziando la devozione nel santo martire
Fonti
  1. ^ Chiesa di San Giacomo Apostolo e San Vincenzo Levita, su valseriana.eu, Val Seriana (archiviato dall'url originale il 23 dicembre 2015).
  2. ^ BeWeB.
  3. ^ Gromo 2004ex parte episcopatus investivit nomine heredutatus Nrubyn ckerucyn ecclesie Sanctorym Iacobi et Vincentii de Butuno nominatim de quattuor peciis terre iuris episcopatus positis in valle de Ardesio ubi dicitus in valle Gulii...
  4. ^ Gianni Barachetti, Possedimenti del vescovo di Bergamo nella valle di Ardesio . coumenti dei secc., XI-XIV, Secomandi Bergamo, p. XXI.
  5. ^ Gromo 2004Otti de Tercio clericus ecclesie Santi Iacobi de Gromo...
  6. ^ Gromo 2004Alberus de Parre clericus Sancti Iacobi de Gromo...
  7. ^ Paolo Gabriele Nobili, COMUNI MONTANI E ISTITUZIONI URBANE A BERGAMO NEL DUECENTO (PDF), BERGOMUM Bollettino annuale della Civica Biblioteca Angelo Mai di Bergamo, 2009-2010, p. 6. URL consultato il 27 novembre 2016.
    «“ibi ubi solita fieri contio in publica contione”»
  8. ^ Parrocchia di San Giacomo apostolo e San Vincenzo levita e martire, sec. XV - [1989] – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it, Lombardia Beni Culturali. URL consultato il 28 dicembre 2017.
  9. ^ La Parrocchia di Gromo, su lombardiabeniculturali.it, Lombardia Beni culturali.
  10. ^ Moris Lorenzi, Alessandro Pellegrini, Sulle tracce del Romanico in provincia di Bergamo, Provincia di Bergamo, 2003, pp. 180-181.
  11. ^ Simone Facchinetti, La pala di Ognissanti a Gromo San Giacomo, videocomp.it, 2009.
  12. ^ p. 39 Parrocchia di Gromo, La Chiesa di Gromo, Listostampa Istituto Grafico.
  13. ^ La bottega di Bussolo aveva eseguito tante opere in alta val Seriana e Donato Prestinari era uno dei più attivi alunni dell'artista milanese Marco Albertario, Pietro Bussolo scultore a Bergamo nel segno del rinascimento, Lubrina Editore, 2016, p. 192, ISBN 978-88-7766-597-3.
  14. ^ Bortolo Pasinelli, Gromo nel XV secolo, Bergamo, Corponove, 2011, p. 53.
  15. ^ Gromo 2004, p. 7.
  16. ^ Lanfranco Ravelli, Antonio Cifrondi riflessioni, riletture, aggiornamenti, Edizione promossa dalla fondazione Credito Bergamasco, 2008, p. 14-56-58.
  17. ^ Non sono chiari gli attributi dei santi, il santo vestito da soldato a cavallo se era stato indicato come san Defendente, sarebbe invece sant'Alessandro di Bergamo e la santa sarebbe quindi Grata di Bergamo
  18. ^ Medolago 2015, p. 26.
  19. ^ Lanfranco Ravelli, Antonio Cifrondi riflessioni, riletture, aggiornamenti, Edizione promossa dalla fondazione Credito Bergamasco, 2008.
  20. ^ a b Enrico De Pascale, restauro1990-1995, provincia di Bergamo, 1996, pp. 112-117.
  21. ^ Pasinelli 2011, p. 53.
  22. ^ Chiesa di San Giacomo Maggiore Apostolo e San Vincenzo, CEI SI U N per i Beni culturali Ecclesiastici Diocesi di Bergamo Inventario dei beni culturali immobili, 29 settembre 2015.
  23. ^ Enrico de Pascale, Restauri 1990-1995, Provincia di Bergamo, 1996, p. 23-24.
  24. ^ Gromo2004La cappellania de SS Giaccomo e Benedetto di Gromo eretta sopra il Cemeterio della Parrocchiale ius Patronale della Nob Famiglia Busseleni di Brescia istituita e fondata sin l'anno 1454 il giorno 4 maggio del fu Ill.Mo e Rev.mo D.Gio. Busseleni Vicario Generale della Fel mem Monsign. Giovanni Carrosio Vescovo di Bergamo.
  25. ^ Di questo personaggio non si è trovata altra informazione, forse solo un altro prelato Renato Aldo Ferri, I gioielli dell'alta Valle, su orobie.it.
  26. ^ Sgritta, su organibresciani.it, Organi bresciani. URL consultato il 19 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 20 febbraio 2017).
  27. ^ Gromo 2004...il più famoso fu Antonio Gonzales nato a Gromo il 4 luglio 1764, Il Maestro Johann Simon Mayr lo volle con sé a Bergamo come insegnante di cembalo e di organo alle sue Lezioni caritatevoli di musica dove ebbe come alunno nientemeno che Gaetano Donizetti.
  28. ^ Bergamo celebra Pietro Bussolo, su bergamonews.it, Bergamopost. URL consultato il 20 giugno 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., Gromo, Comune di Gromo, 1975.
  • Enrico De Pascale, Restauri 1990-1995, Provincia di Bergamo, 1996, pp. 23-24.
  • Moris Lorenzi, Alessandro Pellegrini, Sulle tracce del Romanico in provincia di Bergamo, Provincia di Bergamo, 2003.
  • Parrocchia di Gromo, La chiesa di Gromo, fede arte storia, Listostampa Istituto Grafico, 2004.
  • Simone Facchinetti, La pala di Ognissanti a Gromo, Bergamo, 2009.
  • Bortolo Pasinelli, Gromo nel XV secolo, Corponove, 2011.
  • Gabriele Medolago, La rovina del Goglio, CPZ Group, 2015.
  • AA.VV., Gromo, Comune di Gromo, 2019.
  • Simone Facchinetti, Terra di confine. Arti figurative a Bergamo nel Rinascimento e oltre, officina libraria, 2019, ISBN 978-88-3367-067-6.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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