Chiesa di San Cesareo de Appia
Chiesa di San Cesareo de Appia | |
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Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Località | ![]() |
Religione | Cristiana cattolica di rito romano |
Titolare | Cesareo di Terracina |
Diocesi | Roma |
Architetto | Cavalier d'Arpino |
Inizio costruzione | VIII secolo |
Completamento | XVI secolo |
Coordinate: 41°52′43.24″N 12°29′49.62″E / 41.878678°N 12.497117°E
La chiesa di San Cesareo de Appia, detta comunemente ed erroneamente San Cesareo in Palatio, è un luogo di culto cattolico di Roma, nel rione Celio, presso la porta San Sebastiano. La chiesa, di proprietà dello Stato Italiano, dal dicembre 2014 fa parte dei beni gestiti dal Polo Museale del Lazio. Il santo titolare della chiesa è San Cesario diacono e martire di Terracina.
Indice
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Questa chiesa è di origini antiche: risale all'VIII secolo e fu costruita su resti di strutture romane preesistenti, che oggi si possono osservare nei sotterranei (resti di un pavimento musivo, con scene marine del II secolo d.C.). È anche chiamata dalle fonti medievali San Cesareo in Turrim, “certamente dalla vicinanza di qualche altissima torre, delle quali la città del medio evo era irta” (Armellini, op. cit., p. 595); col XVI secolo compare anche il nome di "San Cesareo in Palatio" e questo creò molta confusione con l'omonima chiesa nel rione Campitelli.
Nel corso dei secoli la chiesa passò di mano diverse volte e fu più volte ristrutturata: nel XIV secolo fu affidata ai crociferi per fondarvi un ospedale che dava asilo ai pellegrini entrati dalla vicina porta San Sebastiano; a loro subentrarono le monache benedettine; nel XV secolo fu affidata alle cure della vicina chiesa di San Sisto Vecchio e poi a quelle della chiesa dei Santi Nereo e Achilleo; venne completamente restaurata nel XVI secolo ad opera del Cavalier d'Arpino, e poi affidata ai padri somaschi. In questa occasione furono qui trasferiti i mosaici del XIII secolo e altri arredi architettonici che si trovavano nel transetto della basilica di San Giovanni in Laterano, a quell'epoca in fase di ristrutturazione.
Nella Chiesa di San Cesareo de Appia il 26 giugno 1967 Karol Wojtyła, il futuro papa Giovanni Paolo II, fu creato e pubblicato cardinale. Il cardinale Wojtyla, quando scendeva a Roma per più giorni, al mattino presto radunava i preti polacchi residenti nella capitale e con loro concelebrava Messa in San Cesareo in Palatio. Egli, inoltre, faceva aprire al custode la chiesa quando desiderava pregare da solo, inginocchiato davanti all’altare, sotto al quale due angeli marmorei sono riprodotti nell'atto di aprire un tendaggio, dando luce alla raffigurazione musiva di "S. Caesareus Diac. Mart.".
Il 25 aprile del 1960, nella chiesa di San Cesareo sull'Appia Antica, l'attrice Virna Lisi sposò l'architetto romano Franco Pesci[1]. Questa chiesa piaceva molto all'attrice, tra l'altro allora era chiusa (fu riaperta al culto il 2 aprile del 1963); gli sposi fecero richiesta di averla e fu aperta appositamente per il loro matrimonio.
Descrizione[modifica | modifica wikitesto]
La chiesa presenta una facciata molto sobria con un portone d'accesso preceduto da protiro con colonne di granito. L'interno si presenta a navata unica. Alle pareti laterali, tra le finestre, vi sono dei mosaici opera del Cavalier d'Arpino, con scene della vita di san Cesareo. Nel catino absidale un mosaico che raffigura Dio Padre fra gli angeli. L'altare, l'ambone, la cattedra, le transenne del presbiterio sono elementi architettonici che appartenevano alla basilica di San Giovanni: per lo più sono composti da elementi eterogenei che risalgono al XIII secolo.
Organo[modifica | modifica wikitesto]

L'organo a canne della chiesa di San Cesareo de Appia è stato costruito fra il 1997 e il 1999 da Francesco Saverio Colamarino riutilizzando come consolle un organo elettrico ed applicando il sistema multiplo per i registri. Lo strumento ha due tastiere di 61 note ciascuna ed una pedaliera di 32; è a trasmissione elettronica ed ha la seguente disposizione fonica:
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Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Epoca, Volume 13, 1962
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Roma 1891
- Christian Hülsen, Le chiese di Roma nel Medio Evo, Firenze 1927
- Claudio Rendina, Le Chiese di Roma, Roma, Newton & Compton Editori, 2000, p. 65, ISBN 978-88-541-1833-1.
- C. Villa, Rione XIX. Celio, in I rioni e i quartieri di Roma, III, Roma, Newton & Compton Editori, 2000, pp. 1106-1145.
- Graziano Fronzuto, Organi di Roma. Guida pratica orientativa agli organi storici e moderni, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 2007, pp. 63-64, ISBN 978-88-222-5674-4.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Scheda della chiesa sul sito del Vicariato di Roma
- La chiesa in un acquarello di Achille Pinelli, su flickr.com.