Chiesa del Gesù Redentore (Torino)

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Chiesa del Gesù Redentore
La chiesa vista frontalmente da Via Don Giovanni Grioli altezza Via Carlo Del Prete, nel marzo 2017
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePiemonte
LocalitàTorino
IndirizzoPiazza Giovanni XXIII, 26 (Piazza Dante Livio Bianco)
Coordinate45°02′06.5″N 7°38′05.42″E / 45.03514°N 7.63484°E45.03514; 7.63484
Religionecattolica di rito romano
TitolareGesù Redentore
Arcidiocesi Torino
Consacrazione1957
ArchitettoNicola Mosso, Leonardo Mosso, Livio Norzi
Stile architettonicorazionalista
Inizio costruzione1955
Completamento1957 (chiesa e casa parrocchiale)

fine anni 1960 (tutto)

Sito webwww.redentoretorino.it/

La chiesa del Gesù Redentore è un edificio di culto cattolico a Torino, nel Borgo Cina del quartiere Mirafiori Nord (Circoscrizione 2).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa venne costruita per sostituire una piccola cappella bianca (situata verso l'imbocco di Via Giacomo Dina) in risposta all'aumento della popolazione circostante di fedeli. Il progetto si deve all'architetto biellese Nicola Mosso, ed è considerato la sua realizzazione più significativa nel campo dell'edilizia religiosa.[1]

Inaugurate la chiesa e la casa parrocchiale nel maggio 1957[2], il cantiere fu completato alla fine degli anni '60 con l'inaugurazione dell'oratorio, del cine-teatro, della cappella feriale e della casa per le associazioni cattoliche. Alla fine degli anni '50 era stata nel frattempo realizzata anche una sala polivalente, oggi intitolata a Mario Operti[3] (poi dedicata anche a Giovanni Fornero) nei locali sotterranei.

Nel 2002 viene restaurata la copertura della chiesa.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Le facciate presentano un paramento di mattoni a vista.

La navata è singola. La volta, sfaccettata, è in cemento armato, mentre i muri dell'aula principale sono sempre in mattoni (al rustico). La chiesa è considerata, tra i progetti realizzati a Torino negli Anni Cinquanta del Novecento, uno degli edifici che destano interessi architettonici "più ampi di quelli locali".[4] La sua copertura a nervature incrociate, che permette di evitare il ricorso a pilastri all'interno dell'edificio, è considerata dalla critica posteriore una soluzione "di chiara matrice guariniana".[5] La conformazione sfaccettata della volta, con le sue numerose aperture vetrate, crea un particolare effetto dovuto ai raggi luminosi che danno luce alla navata e richiama la cappella della Sindone.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bruno Signorelli, MOSSO, Nicola, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 77, Istituto Treccani, 2012. URL consultato il 15 novembre 2021.
  2. ^ Carla Zito, Casa tra le case: Architettura di chiese a Torino durante l’episcopato del cardinale Michele Pellegrino (1965-1977), Effatà, 2000, p. 56. URL consultato il 14 novembre 2021.
  3. ^ Sala Polivalente Mario Operti, su museotorino.it, Città di Torino. URL consultato il 15-10-2021.
  4. ^ Vittorio Franchetti Pardo, L'architettura nelle città italiane del XX secolo: dagli anni Venti agli anni Ottanta, Jaca Book, 2003, p. 36. URL consultato il 14 novembre 2021.
  5. ^ Raffaele Giannantonio, Echi di Le Corbusier in Abruzzo: Vincenzo Monaco e la chiesa della Madonna della neve a Roccaraso, Gangemi, 2014, p. 121. URL consultato il 17 novembre 2021.
  6. ^ (ENES) George Everard Kidder Smith, The New Churches of Europe - Las Nuevas Iglesias de Europa, Holt, Rinehart and Winston, 1964, p. 210. URL consultato il 17 novembre 2021.

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