Chiesa dei Santi Gervaso e Protaso (Novate Milanese)
| Chiesa dei Santi Gervaso e Protaso | |
|---|---|
| Stato | |
| Regione | Lombardia |
| Località | Novate Milanese |
| Indirizzo | Piazza della Chiesa, 12 |
| Coordinate | 45°31′56.35″N 9°08′28.44″E |
| Religione | cattolica di rito ambrosiano |
| Titolare | Gervasio e Protasio |
| Arcidiocesi | Milano |
| Consacrazione | 1941 |
| Stile architettonico | neoclassico |
| Sito web | chiesadinovate.it |
La chiesa dei Santi Gervaso e Protaso è un luogo di culto cattolico di Novate Milanese situato in piazza della Chiesa, nel centro storico della città, della quale costituisce la principale chiesa parrocchiale.
L'origine dell'edificio primitivo è collocabile attorno all'anno 1000 ed esso fu abbattuto nel tardo Cinquecento dopo che san Carlo Borromeo, venuto in visita nel 1573, ordinò la costruzione di una chiesa più grande per la comunità del paese. Nei secoli successivi, la chiesa fu oggetto di ulteriori visite pastorali e numerosi altri interventi che la portarono ad accrescere progressivamente le proprie dimensioni, anche in conseguenza dell'aumento della popolazione novatese, fino a raggiungere le sue dimensioni definitive nella prima metà del Novecento, venendo solennemente consacrata il 21 settembre 1941.
Il corpo centrale della struttura si sviluppa in tre navate che si incrociano con il transetto, secondo lo schema tipico delle piante a croce latina; la chiesa è provvista di quattro cappelle, oltre ad una quinta cappellina absidale destinata al battistero e un oratorio dedicato a san Giuseppe, accorpato al fianco sinistro dell'edificio. In corrispondenza del centro del transetto si sviluppa un'imponente cupola di pianta rotonda, mentre al di sotto della chiesa è ricavata un'ampia cripta per usi liturgici. All'interno della chiesa è inoltre ospitata la tela seicentesca Natività della Vergine, opera del pittore Camillo Procaccini, insieme ad opere artistiche di realizzazione successiva.
La chiesa appartiene, sul piano amministrativo, alla città metropolitana di Milano e, sul piano ecclesiastico, al decanato di Bollate, a sua volta parte della quarta zona pastorale dell'arcidiocesi di Milano.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Le prime testimonianze
[modifica | modifica wikitesto]La certezza dell'esistenza a Novate Milanese di una chiesa dedicata a san Protaso[N 1] risale all'anno 1042,[9][10] benché essa probabilmente esistesse già dall'anno 1000 circa.[7] Più precisamente, nell'aprile di quell'anno venne rogata a Novate una compravendita tra i privati Lanfranco, di legge longobarda, e Andrea, sacerdote milanese, relativa ad un terreno che confinava in parte con le proprietà della chiesa di San Protaso di Novate.[10][11]
Ulteriori notizie indirette dell'esistenza della chiesa si ebbero nel 1089,[9] con un rogito che registrava una donazione avvenuta a Milano con oggetto, ancora una volta, una proprietà terriera adiacente ai possedimenti della chiesa di San Protaso[10][12] e parimenti in un successivo rogito del 22 luglio 1235.[9][13][14]

La prima testimonianza diretta si ricava invece dal Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, manoscritto attribuito a Goffredo da Bussero che inquadra le chiese di Milano e dintorni tra il XIII e XIV secolo,[7][9][13] nel quale segnatamente figura la chiesa dedicata a San Protaso in località Novate, nella pieve di Bollate:[15]
«Nella pieve di Bollate. [In] località Novate chiesa di San Protaso»
Nel 1398 l'esistenza della chiesa è ulteriormente confermata dal Notitia Cleri Mediolanensis[9][13] (dal quale, precisamente, si comprende che la chiesa era formalmente inquadrata come cappella e possedeva un reddito di 5 lire, 11 soldi e 10 danari)[16][17] e, nel 1451, dal testamento del novatese Montolo Bossi che effettuò un lascito per dotare la chiesa di una "nuova e decente pianeta".[9][13]
La chiesa al tempo della visita di Carlo Borromeo
[modifica | modifica wikitesto]Le notizie ricavate sulla chiesa fino al Cinquecento non hanno permesso di conoscere quale fosse l'effettiva struttura dell'epoca. In tal senso, contribuisce a chiarire il quadro un documento conservato presso l'Archivio storico diocesano di Milano e databile successivamente al 1529, il quale contiene una descrizione e raffigurazione della chiesa a quel tempo.[9][18]

1 Cappella con altare maggiore
2 Cappella della Vergine Maria
3 Ingresso principale (uomini)
4 Ingresso secondario (donne)
5 Battistero
6 Campanile
7 Locale della Scuola della Natività di Maria
8 Casa del parroco
9 Cimitero
10 Chiesa di San Dionigi
La chiesa si presentava a forma quadrangolare, larga circa nove metri, lunga circa undici e alta sei.[19][20] L'altare maggiore era ospitato in una delle due cappelle circolari sopraelevate che sorgevano al termine della parete orientata ad est; la seconda cappella, quella di destra, era invece dedicata a Maria Vergine.[19][20]
L'ingresso principale si apriva invece sulla parete orientata ad ovest, diametralmente opposto alle due cappelle, ma la chiesa era provvista di due ulteriori ingressi secondari, posti sul fianco destro. Il più vicino alle cappelle era riservato agli uomini (che potevano occupare la parte anteriore della chiesa), mentre il più lontano era destinato alle donne (che dovevano sedere sul fondo). Sullo stesso fianco sinistro erano inoltre presenti le tre finestrelle che davano luce alla chiesa.[19][20]
Il battistero era collocato internamente, sulla sinistra della parete di fondo, mentre il campanile era esterno, in affiancamento alle cappelle, distante da esse un paio di metri.[19][20] Oltre il lato ovest, si sviluppava un piccolo locale ad uso della Scuola della Natività di Maria Vergine (ossia la confraternita che officiava nella parrocchia[21]) e l'abitazione del parroco.[20] Sempre all'esterno, oltre il lato destro della chiesa si sviluppava il cimitero, esteso in larghezza per circa sette metri e mezzo e attraversato nel centro da un fossato; al di là del cimitero sorgeva infine una seconda chiesa, dedicata a San Dionigi.[19][20]
Il 25 e 26 luglio 1573 il cardinale Carlo Borromeo venne in visita a Novate Milanese[N 3] e in quell'occasione ordinò che fossero eseguiti negli anni a venire alcuni interventi sulla chiesa, consistenti nell'ampliamento complessivo della struttura, nella realizzazione di uno spazio coperto da adibire a sacrestia tra la chiesa e il campanile, nella sostituzione delle due cappelle absidali con un unico abside più grande e infine, a carico della Scuola della Vergine Maria, nella costruzione di due cappelle contrapposte sui fianchi della chiesa.[23][22][24]
La chiesa nel 1592
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Per esaudire le volontà dell'arcivescovo Borromeo, i lavori nella chiesa ebbero inizio attorno al 1585[22] e comportarono, peraltro, nel 1588 la demolizione della chiesa dedicata a San Dionigi, in modo da fare posto al più grande edificio parrocchiale dei santi Gervaso e Protaso.[25][24][22] I lavori alla chiesa – già agibile dal 1590 – furono completati definitivamente nel 1592, come ricordava l'iscrizione su una targa andata distrutta.[24][22][26][27]
La nuova chiesa presentava un unico abside terminale e due cappelle laterali: quella aperta sul fianco sinistro era dedicata a San Dionigi, in compensazione della demolizione della vecchia chiesa, mentre quella aperta sul fianco destro era dedicata a Maria Vergine, in compensazione della rimozione della cappella di fondo esistente nella vecchia chiesa.[26][28]
L'arcivescovo Borromeo tornò in visita al nuovo edificio nell'agosto 1603[N 4][28] e, nuovamente, ordinò alcuni interventi.[30] Il battistero fu ritenuto troppo modesto e venne ordinato di impreziosirlo con l'affresco della scena del Battesimo di Cristo; le due cappelle laterali apparvero invece troppo buie e fu ordinata l'apertura di due finestrelle.[30] Quanto alla cappella maggiore, l'arcivescovo Borromeo chiese che fosse separata dal resto dell'edificio per mezzo di una balaustra in marmo o legno e raccomandò di collocarvi un crocifisso.[30]
La chiesa nel 1613
[modifica | modifica wikitesto]Nel dicembre 1613, la chiesa fu nuovamente oggetto di una visita pastorale, questa volta ad opera del canonico Stefano Giussano[N 5] e dalle relazioni di quell'evento si apprende come la struttura fu modificata rispetto al decennio precedente.[31]
A quel tempo, la chiesa presentava una larghezza di sette metri e una lunghezza di quindici[24] ed era provvista di tre cappelle: una maggiore sul fondo opposto all'ingresso e due sui lati dell'edificio.[31][32] Il suo orientamento è però esattamente ribaltato rispetto alla chiesa primitiva visitata nel 1573, in quanto l'altare maggiore si trovava posto ad ovest e l'ingresso a est, segno del fatto che con i lavori di fine Cinquecento si era anche modificato l'orientamento della chiesa.[31]
La cappella sulla fiancata sinistra, la quale nel 1603 celebrava San Dionigi, divenne invece dedicata alla Madonna e assunse la denominazione di cappella dei Sette Dolori: essa si presentava a pianta quadrata con una pavimentazione in terracotta e con le pareti impreziosite dalle raffigurazioni di Maria.[31][32] In questa cappella officiava la confraternita dei Disciplinati, che in passato si riuniva nella chiesa di San Dionigi.[31][32][33][34] Pure la cappella di destra era intitolata a Maria, raffigurata sulle sue pareti accompagnata da altre figure religiose ed anch'essa si presentava a base quadrata.[31][32][33]
La cappella maggiore, ugualmente di pianta quadrata ma rialzata di quattro gradini, era adornata di pitture sacre: in modo particolare, sul fondo era presente una rappresentazione pittorea dei santi Gervaso e Protaso, mentre sull'arco era rappresentato Gesù in croce.[24][31] La cappella maggiore fungeva anche da locale di passaggio dalla chiesa alla sacrestia maggiore[N 6], all'abitazione del parroco e ad uno dei cimiteri.[31]
Il battistero era collocato in una cappelletta di pianta semicircolare ricavata sul fianco sinistro della chiesa, confinante con la facciata d'ingresso, il quale avveniva attraverso la porta principale situata sulla facciata oppure da due porticine laterali, posizionate una per fianco;[31][32][33][34] la chiesa traeva luce da sette finestre.[32]
Internamente alla chiesa erano inoltre presenti cinque sepolcri, di cui tre familiari,[N 7] uno destinato alla comunità ed uno riservato al sodalizio della Beata Vergine.[31][32][33] Sulla sinistra della sacrestia maggiore sorgeva il campanile quadrato dotato di tre campane,[33][34] ben udibili a giudizio del delegato arcivescovile.[31] A quel tempo, la chiesa ospitava inoltre alcune reliquie tra cui frammenti della croce di san Disma, alcune ossa di sant'Agapito di Palestrina e altri resti minori di santi.[31]
All'esterno del luogo di culto si sviluppavano due cimiteri, di cui il primo a nord, nel luogo dove sorgeva la vecchia chiesa, che era detto "interno" in quanto attorniato da un roseto. Il secondo, detto "esterno", si estendeva invece a sud e a ovest della chiesa e si caratterizzava dalla presenza di alcuni alberi di gelso, necessari per l'allevamento del baco da seta.[31][32]
Al termine della visita pastorale, il canonico Stefano Giussano impartì l'esecuzione di alcune opere urgenti che dovevano essere eseguite nel termine di tre mesi, per garantire la stabilità della chiesa, che in alcuni punti era stata ritenuta pericolante.[31]
La chiesa nel 1632
[modifica | modifica wikitesto]Il 2 dicembre 1632, la chiesa fu oggetto di visita da parte del reverendo Federico Terzago, vicario foraneo di Bollate, e dalla relazione di essa si sono appresi due importanti mutamenti nella chiesa del tempo.[36][37]
In primo luogo, mutarono le dedicazioni delle cappelle laterali: la cappella sinistra venne dedicata alla Madonna del Santissimo Rosario (e qui officiava la confraternita del Santissimo Sacramento), mentre quella di destra venne dedicata alla Natività di Maria[N 8] (e qui officiava la confraternita della Natività della Vergine).[37][36] In secundis, si è dedotto che tra il 1613 e il 1632 la chiesa aveva invertito il suo orientamento da oriente a occidente, con il conseguente spostamento dell'ingresso principale da est a ovest.[38]
Nella cappella dedicata alla Natività di Maria era inoltre collocato il dipinto a olio Natività della Vergine, realizzato da Camillo Procaccini nel 1618 e raffigurante la scena sacra della nascita di Maria,[27] che destò lo stupore del visitatore.[39]
La chiesa nel 1688
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Nel marzo 1688, la chiesa fu visitata personalmente dall'arcivescovo di Milano Federico Visconti.[40][41] Per quella data, la chiesa aveva subito un notevole ampliamento rispetto a come si presentava nel 1613 e nel 1632, passando da quindici a circa venticinque metri di lunghezza e da sette a circa dieci metri di larghezza.[40]
Il nuovo edificio presentava tre altari: oltre al maggiore ne era presente uno dedicato alla Madonna del Rosario e uno dedicato alla Natività della Vergine.[40]
La chiesa nel 1747
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Il 1º ottobre 1747 la chiesa fu visitata dall'arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli, accolto da una grande folla, nonostante la giornata di pioggia.[42] Al tempo, essa presentava un coro preziosamente dipinto alle spalle dell'altare maggiore e un crocifisso appeso tra il coro e l'aula.[42] Rispetto al passato, vi era stata tuttavia un'inversione nella dedicazione delle cappelle laterali:[N 9] quella di destra, un tempo dedicata alla Natività di Maria era divenuta dedicata alla Madonna del Santissimo Rosario, e viceversa.[42][43][33]
Nel verbale della visita vennero inoltre fornite indicazioni più precise sulle dimensioni della chiesa: circa diciotto metri di lunghezza e nove di larghezza, leggermente inferiori rispetto alle misure indicate nel 1688.[42] Essa ospitava inoltre un organo, due acquasantiere, tre cassette per le offerte e un campanile con tre campane.[42][43]
La visita dell'arcivescovo si soffermò poi sulle reliquie contenute nella chiesa, che in quell'anno ammontavano a quindici: tredici riconosciute autentiche dalla Curia di Milano nel 1609 e le due restanti riconosciute autentiche nel 1718.[42] Quattro di esse erano contenute nella sacrestia in quattro simulacri d'argento, nove di esse erano conservate in un'urna di legno, mentre le ultime due in un'urna d'argento.[42]
Nel 1747 erano inoltre ancora presenti i cinque sepolcri seicenteschi, ma solo uno di essi era rimasto ad uso familiare dei Biraghi; dei quattro rimanenti, invece, tre erano stati destinati alla comunità locale e l'ultimo ai suoi sacerdoti.[43]
Gli ampliamenti ottocenteschi
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Nel 1826, sotto il parroco Giuseppe Antonio Mazzacchera si ebbe un'espansione del coro della chiesa, mentre pochi anni più tardi, nel 1830, si espanse il corpo centrale dell'edificio a mezzo della costruzione di due navate laterali e si aumentò il numero di campane da 3 a 5.[44] Tali interventi furono finanziati in buona parte da Carlo Villa, nobiluomo che rivestì la carica di podestà di Milano.[43][45][46]
Dell'ampliamento si diede testimonianza con una targa posata nella chiesa, in seguito andata distrutta, il cui testo recitava:[26][47]
«Questa chiesa / costruita nell'anno 1592 / per volontà di Carlo Borromeo / [fu] ampliata nell'anno 1830 / a cura e spese / del parroco Giuseppe Mazzacchera / e del nobile Carlo Villa / il popolo di Novate / cerca, ricorda, restaura, ama»
Nel 1895 venne edificato l'oratorio di San Giuseppe, accorpato al fianco sinistro della chiesa, nell'area dove originariamente sorgeva la chiesa primitiva di San Protaso.[N 10][45][49] Tale intervento fu in realtà la ricostruzione dell'oratorio già fatto erigere attorno al 1741 per volontà dell'abate Giuseppe Rancati, canonico della basilica dei Santi Apostoli di Milano e successivamente andato distrutto.[45][48][50]
L'ampliamento del 1931
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Nel 1931, per fare fronte al notevole incremento della popolazione novatese,[N 11] l'allora parroco Arturo Galbiati ordinò che la chiesa fosse integralmente ristrutturata ed ulteriormente ampliata, affidandone la direzione all'architetto milanese Ugo Zanchetta.[44][45][49]
Data l'imponenza dell'intervento, le opere di cantiere furono scandite in due lotti: il primo consisteva nella costruzione della cripta interrata e si concluse nel maggio 1932; il secondo lotto consisteva invece nell'adattamento della struttura esistente e nell'espansione dell'edificio soprasuolo.[53] I lavori del secondo lotto iniziarono nel 1938[53] e si protrassero per circa tre anni, fino a che la chiesa, ultimata, fu consacrata ufficialmente dall'arcivescovo Alfredo Ildefonso Schuster il 21 settembre 1941,[44][45][49] come ricorda una lapide murata nella controfacciata, dal testo:[54][55]
«[La] chiesa dei Santi Gervaso e Protaso martiri / che San Carlo aveva voluta più ampia / [il] parroco Arturo Galbiati / per il gran numero di cittadini ricostruita per la terza volta / ampliata ed ornata / al cardinale arcivescovo A. Ildefonso / la presenta affinché sia consacrata / cosa che avvenne secondo suo desiderio il 21 settembre[N 12] 1941»
La chiesa fu in seguito oggetto di interventi minori, consistiti nella ritinteggiatura e affrescatura di alcune aree, nell'innalzamento del campanile con la sostituzione del concerto di cinque campane tra il 1950 e il 1953[44][49] e nel successivo risanamento di quest'ultimo nel maggio e giugno 2010.[56]
Descrizione
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A ca. 39 metri
B ca. 21 metri
C ca. 52 metri
X Asse della chiesa
Y Direttiva ovest-est (asse ideale)
La chiesa si presenta a pianta di croce latina con tre navate delimitate da coppie di colonne in marmo di Giaveno ed è attraversata da un vasto transetto ai cui estremi si collocano due cappelle, mentre due ulteriori cappelle affiancano l'abside di fondo.[57][58][59] Completano l'edificio due ampi locali adibiti rispettivamente a penitenzieria e sacrestia, oltre ad una vasta cripta interrata.[57][58]
La copertura della navata centrale è costituita da volte a botte, mentre le coperture delle navate laterali sono composte dall'alternanza di volte a botte e cassettonati in legno.[59]
L'asse principale arriva a raggiungere i 52 metri, mentre la larghezza delle tre navate è di 21 metri, arrivando a 39 metri all'altezza del transetto.[57][58] All'incrocio tra il corpo principale e il transetto si sviluppa una cupola dall'altezza di circa 27 metri.[57][58][59]
La chiesa è orientata lungo la direttiva geografica ovest-est, vale a dire con le porte d'ingresso a occidente e l'altare a oriente,[57] cosicché il fedele rivolga lo sguardo verso la nascita del Sole e quindi, idealmente, verso Cristo.[58]
Facciata
[modifica | modifica wikitesto]La facciata segue la corrente delle architetture neoclassiche italiane: la copertura del tetto della navata centrale e delle navate laterali, più basse, è a falda, con la scansione in navate che viene riproposta pure sulla facciata a mezzo di due pilastri in posizione aggettata.[59] La porzione inferiore della facciata è ricoperta con beole, in continuità stilistica con il sagrato.[59]
Gli ingressi alla chiesa si aprono con una sopraelevazione di tre gradini verso il sagrato, a sua volta rialzato di tre gradini rispetto al piano stradale,[60] attorniati da una modanatura in granito rosa di Baveno e caratterizzati internamente da una bussola lignea.[59] Esternamente, sopra al portone principale campeggia l'iscrizione di dedicazione della chiesa ai suoi titolari: «D.O.M. Et Divis Gervasio Et Protasio» (A Dio eccelso e sommo e ai santi Gervaso e Protaso).[59][60][1] L'iscrizione è ulteriormente sormontata da un oculo di sagoma trilobata,[59] la cui vetrata raffigura due palme poste in decusse, al di sotto di una corona dorata, a simboleggiare il martirio dei santi Gervaso e Protaso.[61]
Navata sinistra
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Cappella della Madonna del Santo Rosario
[modifica | modifica wikitesto]La cappella della Madonna del Santo Rosario si colloca all'estremo sinistro del transetto.[62][63] Al centro dell'abside della cappella si erge la statua della Vergine del Rosario, inserita all'interno di una elegante struttura colonnata in marmo.[62][63]
Al di sotto della statua si trova l'altare della cappella, preceduto da una balaustra che separa l'ambiente dal resto del transetto.[62][63] Ai lati della statua sono presenti due moderni affreschi realizzati nel 1994 dall'artista Enrico Belli: quello a sinistra raffigura una scena della nascita di Gesù mentre quello a destra raffigura l'arcangelo Gabriele nell'atto dell'Annunciazione.[62][63]
Il pavimento della cappella è composto a mosaico e vi sono ricavate due iscrizioni tratte dalle litanie lauretane: Foederis Arca (Arca dell'Alleanza), Domus Aurea (Dimora d'oro) e una terza, nel mezzo tra le due, Reg. Sacr. Rosari. (Regina del Santo Rosario).[62][63] Sulla sinistra della cappella, una porta conduce all'Oratorio di San Giuseppe e al campanile, mentre dalla destra si accede al locale adibito a sacrestia.[62][63]
Cappella del Santo Crocifisso
[modifica | modifica wikitesto]La cappella del Santo Crocifisso si colloca al fondo della navata sinistra, al fianco dell'altare maggiore: in essa trova posto un altarino sormontato da una nicchia con fondale a mosaico, al cui interno si colloca il crocifisso, affiancato da una coppia di angeli adoranti.[64][65]
Oratorio di San Giuseppe
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Dal fianco sinistro della chiesa, all'altezza della quinta Stazione della Via Crucis, si accede ad un locale di pianta rettangolare lungo circa 13,5 metri e largo 6, che costituisce propriamente un oratorio dedicato a San Giuseppe e che funge da cappella devozionale per il padre putativo di Gesù.[66][67]

Sul lato opposto alla navata si aprono quattro finestre, mentre sulla destra trova posto l'altare dell'oratorio, provvisto di un pregiato paliotto ligneo decorato,[59] al cui centro è presente un'effige di San Giuseppe.[66][67]
All'interno dell'oratorio sono murate due lapidi: una a memoria della costruzione del locale nel 1895 (come ricostruzione del precedente oratorio crollato, che occupava la stessa posizione) e una seconda a omaggio di Carlo Villa, a ringraziamento per i cospicui finanziamenti per l'abbellimento della chiesa e della città di Novate.[66][67] Questa seconda lapide è accompagnata dal mezzobusto in rilievo del nobile e dal suo stemma familiare, blasonato "di rosso, alla banda accostata da due leoni passanti verso destra, il tutto d'oro".[67] Dalla porta di uscita del locale si accede al vano di terra del campanile e si può fare rientro nel transetto sinistro.[66]
Natività della Vergine
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Sulla parete della navata sinistra, prima dell'incrocio con il transetto, è collocato il dipinto di maggior valore artistico della chiesa:[68][69] la Natività della Vergine, realizzato nel 1618 da Camillo Procaccini[N 13] e inserito nella chiesa prima del 1632.[39]
A olio su tela di lino, l'opera raffigura al centro della scena, in primo piano, la nutrice che regge tra le braccia la neonata Maria, circondata da fantesche e bambini variamente affaccendati.[68][72] In secondo piano, in una stanza in penombra, appaiono sant'Anna, distesa dopo il parto, e il marito san Gioacchino.[68][72] Nella parte superiore del dipinto, su una nube, quattro angioletti osservano la scena, a simboleggiare la dimensione divina dell'evento.[68][72]
L'opera fu oggetto di un primo restauro negli anni Sessanta del Novecento a cura del novatese Matteo Carnazzi[73] e in seguito, nel 2013, di un secondo più profondo a cura di Lorena Ravelli, durante il quale furono ripristinati numerosi distacchi di colore.[74][75]
Sacrestia
[modifica | modifica wikitesto]La sacrestia della chiesa è costituita da un locale a forma di "L", all'interno del quale trovano luogo alcuni elementi di pregio artistico.[76][77] Tra essi, si annovera un dipinto raffigurante una scena della risurrezione di Lazzaro databile al XIX secolo, residuo, in realtà, di un antico catafalco impiegato per sorreggere le bare dei defunti.[76][77] Incorniciata, si trova poi una pregiata carta del 1894 a firma di papa Leone XIII (forse relativa alla concessione di particolari indulgenze), oltre ad un grazioso lavabo in marmo accompagnato dall'iscrizione latina, anticamente pronunciata dal celebrante prima dell'inizio della messa contestualmente al lavaggio delle mani:[76][77]
«Dona, o Signore, forza alle mie mani / per lavare ogni macchia / affinché senza contaminazioni di mente o di corpo / possa mettermi al tuo servizio.»
Il mobilio della sacrestia è costituito in prevalenza da armadiature in legno degli anni 1940, realizzate dall'artigiano medese Achille Vimercati[76] e da un ampio tavolo monumentale.[77]
Battistero
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Il battistero è collocato nella posizione tradizionale, all'inizio della navata sinistra, nella quale è ricavata una piccola abside: l'accesso al battistero è separato dalla navata a mezzo di una balaustra in marmo.[59][78][79]
L'interno dell'abside è decorato da una raffigurazione a mosaico di una scena del battesimo di Gesù[59] ad opera di Giovanni Battista, ideata dall'artista milanese Aldo Carpi.[78][79] Nel battistero possono scorgersi tre iscrizioni, legate al sacramento del battesimo.[78][79] Sulla sinistra si cita Libro dei Salmi 42,1[80]: Sicut cervus desiderat ad fontes aquarum ita desiderat anima mea ad te Deus (Come la cerva anela i rivi delle acque, così l'anima mia anela a te, o Dio).[78][79]
Al centro del mosaico e sulla volta di destra si citano invece due passi tratti dal Vangelo secondo Giovanni.[78][79] A destra si cita Giov 3,6[81]: Quod natum est ex carne caro est et quod natum est ex Spiritu spiritus est (Quello che è nato dalla carne è carne e quello che è nato dallo Spirito è spirito).[78][79] Nella fascia centrale del mosaico si richiama Giov 3,5[82]: Nisi quis natus fuerit ex aqua et Spiritu, non potest introire in regnum Dei (Se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio).[78][79]
Campanile
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Nella parte sinistra della chiesa si trova il locale di terra del campanile,[83] il quale conta un'altezza dal suolo di circa 50 metri.[57] Il concerto di campane della chiesa passò da tre a cinque tra il 1830 e il 1831, quando grazie alle sovvenzioni di Carlo Villa, la parrocchia poté acquistare le nuove campane dalla fonderia Antonio Maria Comerio, di Malnate.[84] Esse furono dedicate, nell'ordine, la prima a san Sebastiano, la seconda a sant'Antonio, la terza a san Carlo, la quarta ai santi Gervaso, Protaso e Ambrogio e la quinta a tutti i Santi.[85][84] Tali campane rimasero in funzione fino a quando sul finire del secolo, nel 1896, la parrocchia dispose la fornitura di un nuovo concerto di campane provenienti dalla fonderia Roberto Mazzola di Valduggia.[84] Le nuove campane furono innalzate il 25 marzo 1896 e suonarono ufficialmente per la prima volta il successivo 4 aprile, in occasione del Sabato santo.[84]
Nel 1942, tuttavia, le esigenze belliche imposero l'emanazione del Regio Decreto 505 del 23 aprile 1942 concernente la requisizione di campane dagli edifici di culto: la misura fu eseguita a Novate Milanese il 16 marzo 1943, con la consegna delle due maggiori campane, consistenti in circa 3500 kg di bronzo.[84] Nel 1951, a reintegrazione delle campane requisite durante la guerra, vennero installate due nuove campane prodotte dalla fonderia Ottolina di Seregno.[84] Il concerto fu infine interamente sostituito nel 1953, sempre ad opera della fonderia Ottolina[84] e le cinque nuove campane furono dedicate – dalla maggiore alla minore – la prima ai santi Gervaso e Protaso e al Sacro Cuore di Gesù, la seconda a Maria Vergine Assunta in Cielo e alle sante Maria Goretti e Agnese, la terza ai santi Nazario e Celso e a san Giuseppe, la quarta a san Giovanni Battista e ai santi Pietro e Paolo e infine la quinta ai santi Ambrogio, Carlo e Luigi.[85]
| N° | Dedicazione | Iscrizione | Iscrizioni dei donatori | Intonazione | Posizione | |
|---|---|---|---|---|---|---|
| (LA) | (IT) [N 14] | |||||
| 1 | san Gervaso, san Protaso, Sacro Cuore di Gesù | Pacis beatae Principi promamus ore canticum | Diffondiamo con la nostra voce l'inno di pace del Signore | Papa Pio XII, cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, don Arturo Galbiati, popolo di Novate | La2 | |
| 2 | Maria Vergine Assunta, santa Maria Goretti, sant'Agnese | Assumpta, ave, caelestium sublimis inter ordines | Salve, o Assunta, più nobile tra gli esseri celesti | Famiglie di Giacomo ed Edoardo Testori | Si2 | |
| 3 | san Nazario, san Celso, san Giuseppe | Dignum canentes angeli carmen Josepho pangite | Intonate, angeli, un canto degno per Giuseppe | Famiglia di Alessandro Testori | Do♯3 | |
| 4 | san Giovanni Battista, san Pietro, san Paolo | Petre, pastor ovium, oves ad astra dirige | O Pietro, pastore del gregge, conduci le tue pecore al cielo | — | Re3 | |
| 5 | sant'Ambrogio, san Carlo Borromeo, san Luigi | Norma cleri, spes gregis, lux orbis, ara pauperum | Guida del clero, speranza del gregge, luce del mondo, protettore dei poveri. | — | Mi3 | |
Navata destra
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Cappella del Sacro Cuore di Gesù
[modifica | modifica wikitesto]La cappella dedicata al Sacro Cuore si colloca all'estremo destro del transetto.[86][87] Al di là di una balaustra in marmo, al centro della cappella è posto un altare seicentesco che un tempo fu l'altare maggiore della chiesa di San Vito in Pasquirolo di Milano e che fu acquistato dalla parrocchia novatese il 5 gennaio 1938 al prezzo di 500 lire.[86][87]
Sopra l'altare si colloca una pala raffigurante Gesù mentre regge con la mano un piccolo globo, dipinta dalla pittrice Agnese Silva;[86] tale opera è di fattura piuttosto recente, in quanto l'originale pala con lo stesso soggetto, opera dell'artista Fedele Landini, venne trafugata sul finire degli anni Ottanta.[87] Sopra la pala, campeggia l'iscrizione Cor Iesu / Miserere nobis (Cuore di Gesù / abbi pietà di noi).[86][87]
Alla destra e alla sinistra della pala si collocano due affreschi realizzati nel 1991 da padre Ambrogio Fumagalli, autore di diverse opere d'arte presenti a Novate Milanese: i due affreschi raffigurano da un lato Cristo in croce, con ai piedi la Vergine Maria e, dall'altro, una scena della risurrezione.[86][87]

Cappella dei Santi Gervaso e Protaso
[modifica | modifica wikitesto]La Cappella dei Santi Gervaso e Protaso si colloca al fondo della navata destra, al fianco dell'altare maggiore: in essa trova posto un altare in marmo sormontato da due statue dei martiri titolari della chiesa, ciascuna all'interno di una propria nicchia.[88][89]
Al di sopra della struttura che accoglie le statue, su un fondo circolare campeggia l'iscrizione:[88][89]
«[Altare] dedicato ai Santi Gervaso e Protaso»
Più in basso, all'interno di un rettangolo si legge una seconda iscrizione rivolta ai santi Gervaso e Protaso,[89] costituente la citazione di una frase pronunciata da sant'Ambrogio per invocare i due santi:[88][90]
«Mi circondo di potenti protettori»
Penitenzieria
[modifica | modifica wikitesto]Il locale della penitenzieria è omologo a quello della sacrestia e si presenta anch'esso a forma di "L": esso è dedicato al sacramento della penitenza.[91][92]
Nel locale si trovano tre confessionali, un grande armadio e alcune opere artistiche con vari soggetti, tra i quali il Purgatorio, gli Evangelisti, sant'Antonio Abate, sant'Antonio da Padova e una battaglia dei crociati, in parte ricavati dall'antico catafalco da cui è stato tratto il dipinto di san Lazzaro affisso nella sacrestia.[91][92]
Abside
[modifica | modifica wikitesto]Altare maggiore
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L'imponente altare maggiore della chiesa risale al periodo della liturgia tridentina, ossia quando il celebrante dava le spalle all'assemblea e si trova sopraelevato di quattro gradini rispetto al presbiterio, a sua volta rialzato di tre gradini rispetto all'aula e attorniato da una balaustra in marmo[93][94] (in parte marmo di Giaveno e in parte marmo rosso di Verona).[59] La mensa[N 15] è sostenuta da quattro colonne marmoree, mentre al centro dell'altare è posto un elegante tabernacolo, sulla cui apertura è posta una raffigurazione della resurrezione di Cristo.[93][94]
Più in alto rispetto al tabernacolo si sviluppa una struttura a tempietto dallo stile neorinascimentale che racchiude al suo interno una croce affiancata da una coppia di angeli e culminante, sulla sommità, in una statuetta dorata di Cristo Salvatore, quest'ultima risalente almeno al Settecento.[93][94]
In conseguenza della riforma indotta dal Concilio Vaticano II, per le celebrazioni eucaristiche non viene più impiegato l'altare maggiore rivolto ad orientem, ma un secondo, più semplice, dal quale il sacerdote celebra versus populum, collocato sul presbiterio, in posizione più avanzata.[93]
Organo e coro
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Il coro è posizionato nella parte di abside alle spalle dell'altare maggiore, costituito da una copertura voltata a botte e da numerosi scanni in legno che circondano la consolle dell'organo.[95][96] Le canne dell'organo sono invece sopraelevate e sporgono in vista da due balconate dirimpettaie che si aprono sull'abside.[95][96]
L'organo fu realizzato nel 1959 dalla società Balbiani Vegezzi-Bossi (della quale costituiva il 1749º pezzo), venendo solennemente inaugurato il 14 giugno di quell'anno; esso è dotato di 1700 canne distribuite su 37 registri.[95][96] Nei mesi estivi del 2017 l'organo passò attraverso un profondo intervento di restauro e accordatura.[97]
Cupola
[modifica | modifica wikitesto]All'intersezione tra la navata centrale e il transetto si eleva per ventisette metri la cupola della chiesa.[59][98][99] Internamente, otto costoloni in spessore dividono la copertura in altrettanti settori,[59] mentre sui pennacchi sono presenti quattro rappresentazioni rotonde dei santi Evangelisti: sulla destra trovano posto Giovanni e Matteo, mentre sulla sinistra Luca e Marco.[98][99]
In corrispondenza del pennacchio con la raffigurazione di san Luca si trova poi il pulpito in legno per la lettura solenne del Vangelo,[59] mentre sull'arcata in corrispondenza dell'altare maggiore è installato un grande crocifisso.[98][99]

Cripta
[modifica | modifica wikitesto]La cripta della chiesa si sviluppa come vasto locale interrato al quale si accede attraverso alcune scale poste ai lati dell'altare maggiore.[100][101] Il locale mantiene la tripartizione che è propria della chiesa soprastante e presenta anch'esso un altare sottostante un ciborio quadricolonnato.[100][101] La cripta è impiegata per finalità liturgiche, specialmente durante il periodo invernale.[100][101]
Vetrate artistiche
[modifica | modifica wikitesto]La chiesa presenta quattro vetrate artistiche decorative: le prime due, sul lato sinistro dell'edificio, hanno per soggetti gli elementi della Passione (sudario, flagelli, colonna) e la croce con il sudario; le due sul lato destro riproducono ancora il sudario di Cristo, i chiodi, due lance, una spugna e un'alabarda.[102][103]
Reliquiari
[modifica | modifica wikitesto]Presso la chiesa sono conservate diverse reliquie, alcune delle quali vengono in parte esposte ai fedeli in occasione di particolari solennità, venendo collocate sui differenti altari presenti nell'edificio.[104][105]
I reliquiari principali sono costituiti da quattro alti busti settecenteschi in rame dalla finitura argentata che portano nel petto un contenitore con la reliquia: essi rappresentano le sembianze di sant'Ambrogio, san Carlo Borromeo, san Dionigi e sant'Atanasio i quali ospitano, nell'ordine, le reliquie di sant'Onesto Martire, san Carlo Borromeo (l'unico ad avere corrispondenza con il soggetto raffigurato), santa Tranquilla e santi Blando e Clara.[104][105] Tali reliquiari vengono posizionati sull'altare maggiore, in posizione più elevata e sono preceduti al livello inferiore da quattro busti più piccoli, di fine Ottocento, raffiguranti sant'Antonio Abate, san Gervaso,[N 16] san Protaso[N 16] e san Luigi, che ospitano le reliquie dei medesimi santi.[104][105]
Presso gli altari delle cappelle sono custoditi diversi reliquiari. In particolare, nell'altare della cappella della Madonna del Santo Rosario se ne conservano quattro: il primo racchiude le reliquie di san Sebastiano Martire e sant'Alessio (accorpate nel primo reliquiario), di sant'Andrea Avellino, san Rocco e sant'Antonio Abate (accorpate nel secondo), di san Carlo Borromeo e san Luigi (accorpate nel terzo) e dei santi Ambrogio, Gervaso e Protaso (accorpate nel quarto).[104] Presso la cappella del Santo Crocifisso, vengono esposte le reliquie di sant'Orsola e san Sisto in due preziose teche argentate.[104] Allo stesso modo, nella cappella dei Santi Gervaso e Protaso vengono esposte le reliquie di sant'Agapito Martire e dei santi martiri della legione tebana.[104] Infine, presso l'altare della cappella dedicata al Sacro Cuore vengono esposti quattro reliquiari ospitanti le reliquie di san Clemente, san Teodoro di Amasea, sant'Orsola e san Maurizio.[104]
Vi sono poi numerose altre reliquie conservate presso la sacrestia e non esposte ai fedeli, tra cui alcune relative a san Francesco d'Assisi, san Bernardo Abate, san Nicodemo, san Domenico Savio, santa Maria Josefa Sancho de Guerra.[104]
Statue devozionali
[modifica | modifica wikitesto]Nella navata destra si incontrano due statue devozionali: quella di san Giuseppe con in braccio il Bambin Gesù e quella di sant'Antonio da Padova, inserita in un'apposita nicchia con fondo a mosaico edificata tra il 1944 e il 1945.[106][107]
Dirimpettaia alla statua di san Giuseppe, nella navata opposta, è poi collocata la statua della Madonna di Lourdes.[108][109]
Via Crucis
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Le stazioni della Via Crucis sono realizzate con la tecnica del bassorilievo su supporti in rame e sono opere di Nicola Sebastio, commissionate negli anni Sessanta.[110][111]
La prima stazione è posizionata nei pressi della porta della sacrestia, le stazioni dalla seconda alla sesta occupano la navata sinistra della chiesa, la settima e l'ottava sulla parete di fondo, tra le porte di ingresso della chiesa.[111] La navata destra ospita le stazioni dalla nona alla tredicesima e, infine, la quattordicesima stazione è posta nei pressi della cappella dei Santi Gervaso e Protaso.[111]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- Esplicative
- ^ A Novate Milanese il nome dei santi patroni è predominante nella variante storica Gervaso e Protaso.[1][2][3][4][5] Minoritariamente, è impiegata la denominazione più recente Gervasio e Protasio,[6][7] nella quale l'aggiunta della "i" rappresenta una conseguenza del passaggio dalla lingua latina alla lingua italiana.[8]
- ^ I numeri da 1 a 6 si riferiscono all'edificio parrocchiale e alle sue dirette pertinenze, mentre i numeri da 7 a 10 si riferiscono agli altri elementi situati esternamente, nelle immediate prossimità della chiesa.
- ^ Su previsione dello stesso Carlo Borromeo, la chiesa era già stata fatta visitare dal suo delegato Leonetto Chiavone nel 1567.[22][23]
- ^ E prima di ciò, la chiesa fu brevemente visitata da un delegato dell'arcivescovo nel 1602.[29]
- ^ Canonico della Chiesa di San Tomaso in Terramara di Milano, Provisitatore della IV regione, su delega del cardinale Borromeo[31]
- ^ La sacrestia maggiore era collocata sulla sinistra della cappella di fondo, mentre sulla destra esisteva una sacrestia minore.[31][24][34]
- ^ Famiglie Biraghi, Pisani e Bigatti[35]
- ^ Essa era alta 3,5 metri, larga 2,5 metri e profonda 0,5 metri.[37]
- ^ Forse conseguenza di una temporanea inversione dell'orientamento della chiesa.[41]
- ^ In questo senso attesta una delle due targhe murate all'interno dell'oratorio, la quale recita: Qui sull'area / dell'antica chiesa parrocchiale / da San Carlo visitata / il 26 luglio 1573 / questo oratorio dedicato / a San Giuseppe / per opera del parroco / sac. Francesco Bianchi / con l'aiuto del popolo di Novate / col concorso dei Pii Consorzi / sorgeva / nell'anno 1895.[48]
- ^ Nel 1931, il comune di Novate Milanese contava 4886 abitanti, poco più del doppio rispetto ai 2371 che contava all'inizio del secolo[51] e il quadruplo dei 1200 censiti sul finire del Settecento.[52]
- ^ Vale a dire l'undicesimo giorno prima delle calende di ottobre.
- ^ Come è certo dall'iscrizione Camil. Procac. P. 1618 dipinta sul bordo inferiore di un bacile d'acqua.[39][70][71]
- ^ Traduzione
- ^ Intesa come la lastra orizzontale dell'altare
- ^ a b Le reliquie dei santi Gervaso e Protaso sono accorpate nei rispettivi reliquiari.[104]
- Bibliografiche e sitografiche
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Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Michele Aramini, Chiesa dei santi Gervaso e Protaso in Novate Milanese, collana I luoghi della fede, 2011, ISBN 978-88-01-04900-8, SBN PBE0034575.
- Michele Aramini, Santi Gervaso e Protaso, Elledici, 2011, ISBN 978-88-01-04899-5, SBN PAR1203923.
- Lorenzo Caratti, Guida storica della chiesa dei SS. Gervaso e Protaso di Novate Milanese, Novate Milanese, 2001, ISBN non esistente, SBN TO01334312.
- Lorenzo Caratti, Storia di Novate Milanese: 877-1877, a cura di Amministrazione comunale di Novate Milanese, Novate Milanese, 1982, ISBN non esistente, SBN LO10419768.
- Comune di Novate Milanese, Passeggiando per Novate (PDF). URL consultato il 14 agosto 2023 (archiviato dall'url originale l'8 aprile 2024).
- Comune di Novate Milanese, Relazione generale del Quadro Conoscitivo e Ricognitivo (PDF), Novate Milanese, luglio 2012. URL consultato il 29 aprile 2024.
- Alessandra Lancini, Procaccini e la Natività della Vergine a Novate, Banca Popolare di Milano, 2004, ISBN non esistente, SBN LO11295478.
Voci correlate
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su chiesadinovate.it.
- Chiesa dei Santi Gervaso e Protaso, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.
- Chiesa dei Santi Gervaso e Protaso, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.

