Chiesa dei Santi Angeli Custodi (Torino)

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Chiesa dei Santi Angeli Custodi
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePiemonte
LocalitàTorino
Indirizzovia San Quintino 37
Coordinate45°04′02.24″N 7°40′10.37″E / 45.067288°N 7.669546°E45.067288; 7.669546
Religionecattolica di rito romano
TitolareAngeli Custodi
Arcidiocesi Torino
Consacrazione1888
ArchitettoGiuseppe Tonta
Stile architettonicoeclettico
Inizio costruzione1885
Completamento1888

La chiesa dei Santi Angeli Custodi è una chiesa cattolica situata nel Centro storico della Città di Torino.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio fu costruito per volere dell'arcivescovo di Torino Lorenzo Gastaldi nell'area che un tempo ospitava l'antica piazza d'Armi. La prima pietra fu posata nel 1885 e i lavori furono ultimati tre anni più tardi seguendo il progetto dell'architetto Giuseppe Tonta, che fu coadiuvato dall'ingegnere Giovanni Battista Cravesana, primo parroco della chiesa.[1]

L'edificio, dallo stile eclettico ottocentesco, possiede una pianta a croce latina con tre navate divise da colonne ioniche che sorreggono archivolti a tutto sesto. Sulla navata centrale vi è una volta cilindrica e in quelle laterali una a crociera, mentre in fondo al presbiterio vi è un'abside semicircolare sormontata da una volta emisferica. Gli affreschi furono eseguiti da Enrico Reffo, mentre tra gli autori degli altari laterali, dedicati a san Giuseppe e Teresa e a Maria patrona degli agonizzanti, figurano i nomi di Luigi Morgari e Giuseppe Sabbione. Il pulpito è invece decorato da angeli in bronzo, opera di Cesare Zocchi, mentre la Casa Raffi di Parigi realizzò la via crucis in carton-pierre e l'angelo custode vicino all'altare maggiore.[1]

La facciata, sempre in stile eclettico, possiede un portone sormontato da tre archi sorretti da colonne ioniche e un rosone rotondo, con un campanile ornato da monofore e trifore sul lato destro.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Patrizia Guariso, La chiesa dei Santi Angeli Custodi, su TorinoXL, 1º febbraio 2016.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]