Castello di Pianisi

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Castello di Pianisi
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Stato attualesito archeologico
RegioneMolise
CittàSant'Elia a Pianisi
Coordinate41°37′48.37″N 14°50′26.03″E / 41.630103°N 14.840565°E41.630103; 14.840565
Mappa di localizzazione: Italia meridionale
Castello di Pianisi
Informazioni generali
Tipomilitare
Stilemedievale
CostruzioneX secolo-1275
Materialepietra
Primo proprietarioJean de Nanteuil
Demolizione1598
Condizione attualesito archeologico
Proprietario attualeComune di Sant'Elia a Pianisi
Visitabile
Informazioni militari
Funzione strategicadifensiva
Termine funzione strategica1283
Comandanti storicide Lamanon (de Alemanno)
Azioni di guerraGuerre del Vespro
Eventidominazione angioina e cacciata degli spagnoli
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Il castello di Pianisi (o castello di Sant'Elia)[1] è un castello medievale costruito su un colle nei pressi del fiume Fortore nella cittadina di Sant'Elia a Pianisi, dista circa 33 chilometri ad est dal capoluogo, Campobasso. È dotato di una particolare edificazione con pietre. [2]. La tradizione locale lo vuole distrutto nel 1598, ad opera degli spagnoli.[3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

La prima attestazione del toponimo Pianisi ricorre in un diploma di Papa Pasquale I (817-824), trascritto nel Chronicon Vulturnense[4] nel XII secolo; il pontefice conferma all'Abbazia di San Vincenzo al Volturno il possesso, tra gli altri beni, dell'Ecclesiam Sancte Marie in Planisi che sarà confermata dai suoi successori Papa Marino II (944) e Papa Niccolò II (1059) nonché dagli Imperatori Ottone I di Sassonia (962), Ottone II di Sassonia (983), Enrico II il Santo (1014) e Corrado II il Salico (1038). Il castello di Pianisi è documentato dal giugno 1008, allorquando il Signore di Pianisi concesse un terreno al monastero di San Pietro Apostolo di Ostuni su cui fu costruito il Castello di Pianisi[5] nel quale egli risiedeva; la Cartula offertionis ("la Carta dell'oblazione per l'Anima") costituisce, però, un falso non anteriore alla fine del XII secolo.

Del castello di Planaci (o Planati) si ha notizia in due atti del 1053 Chartularium Tremitense relativi a possedimenti del monastero delle Tremiti[6]

Nella seconda metà del XII secolo il feudo di Planesium, equivalente ad un milite, apparteneva ad Altruda moglie di Thalenasio[7].

L'epoca angioina[modifica | modifica wikitesto]

Il castello di Pianisi è menzionato in numerosi documenti redatti dalla Cancelleria angioina (oggi presso l'Archivio di Stato di Napoli) negli anni sessanta e settanta del Duecento; in quel periodo il Castrum Pianisii, appartenuto a Ruggiero I di Sambiase, appartenne nel 1269 a Jean de Nanteuil[8][9], aveva un valore di 30 Once d'oro, e a lui gli abitanti dovevano, come uso versare la Colletta "pro indumentis". Nel 1276 fu concesso dal re Carlo I d'Angiò a Tipaldus Alamannus, Signore di Centocelle.[10]

Nella sua prima fase di vita il castello era costituito da una struttura molto semplice, in pochi anni, fu ampliato tutto il castello e creato le fortificazioni militari, con innovativi sistemi difensivi, facendo realizzare anche alcuni ambienti di carattere residenziale e stabilendo una tassa per le popolazioni del territorio che ricevevano la sua protezione militare[11]. Secondo alcune fonti il castello sarebbe stato distrutto dal sisma del 1306[12].

Epoche successive[modifica | modifica wikitesto]

Pervenne poi ai Gianvilla, cui seguirono la famiglia dei Di Sangro (Candida Gonzaga. Il feudo di Pianisi nel 1469 appartenne a Giovan Francesco de Pistillis di Campobasso. Dal 1495 il castello di Pianisi fu concesso da Re Ferdinando II al signore di Pietracatella Bartolomeo di Capua, nono conte d'Altavilla.[13] Da allora seguì le sorti del vicino feudo di Sant’Elia: nel 1556 fu acquistato dai de Gennaro, nel 1565 dai Brancia e nel 1610/11 dalla famiglia di Palma che lo tenne, col titolo di duca, sino all’eversione della feudalità nel 1806.[10]

La chiesa[modifica | modifica wikitesto]

La Chiesa di San Pietro ha ancora oggi un affresco datato alla fine del XIV secolo, che rappresenta un nobile cavaliere che combatte contro un Drago alato, identificato con Jean de Nanteuil[14].

Scavi archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Il castello di Pianisi sorgeva sull'omonima altura ubicata a circa 3,7 km a nord-ovest dell'abitato di Sant'Elia a Pianisi, dove l'insegnamento di Archeologia medievale e Cristiana dell'Università degli Studi del Molise ha eseguito tre campagne di scavi tra il 2013 e il 2015, finanziate dalla locale Amministrazione Comunale. Il sito era già noto per la presenza in superficie di reperti archeologici, tra cui una moneta dell'imperatore bizantino Romano I Lecapeno e fondi di coppe in protomaiolica (XIII-XIV secolo). Gli scavi hanno messo in luce ampi tratti dei muri di costruzione del Terrazzamento superiore, la grande Torre cilindrica, che sovrastava l'abitato dominando l'area circostante, nonché i resti della chiesa di S. Maria ''in Planisi''. L'edificio, con grande abside e una possente torre campanaria, è costruito con bozze molto regolari prive di tracce di lavorazione, tranne pochissimi casi, a testimonianza di una tecnica di estrazione a spacco che seguiva le fenditure del materiale nella cava. La roccia calcarea, di probabile estrazione locale, è molto friabile, tant'è vero che in molti punti si sfalda e si disintegra. La copertura, stando ai numerosi coppi, trovati negli strati di crollo, doveva essere costituita da falde. Dall'edificio, che venne sconsacrato nel 1701 dall'arcivescovo di Benevento Vincenzo Maria Orsini, ovvero Papa Benedetto XIII, sono stati prelevati il Fonte battesimale, oggi inglobato in una fontana pubblica a Sant'Elia a Pianisi, e il rilievo duecentesco attualmente murato nella facciata della chiesa di San Rocco. Al momento, in attesa di completare l'esame dei materiali archeologici recuperati nel corso degli scavi, si può solo anticipare che il tratto sud-est del muro di sostruzione del terrazzamento superiore, cadde in disuso forse entro il XVI secolo, epoca alla quale risalgono i frammenti di una brocchetta in ceramica graffita trovati tra i resti del muro. Un utile elemento per la datazione del crollo della chiesa è fornito, invece, dal boccale in Maiolica rinvenuto, in frammenti, ai piedi del perimetrale destro dell'edificio. Ci sono ipotesi storiche di datazione dell'abbandono di Pianisi agli inizi del Trecento o alla prima metà del Cinquecento.

Nell'ambito del bando “Bellezza@ – Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati”, è stato finanziato il progetto “Prope castello Planisi”, ideato dal lavoro d’insieme di due Dipartimenti dell'Università degli Studi del Molise: Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione (prof. Carlo Ebanista) e Medicina e di Scienze della Salute “Vincenzo Tiberio” (prof. Gianpaolo Colavita), in collaborazione con il Comune di Sant'Elia a Pianisi. Il progetto – finanziato per un importo di 500.000 euro – favorirà la valorizzazione delle risorse archeologiche e ambientali del territorio di Sant'Elia a Pianisi e la fruizione turistica, grazie al recupero del castello, alla creazione di un museo e all'istituzione di un Parco.[15]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ http://www.molisenetwork.net/2015/04/07/campobasso-prof-carlo-ebanista-una-conferenza-per-elogiare-le-ricerche-archeologiche-molisane/
  2. ^ Carlo Ebanista (2015) Progetto “prope castello Planisi”: ricerche archeologiche 2013-2014 nel territorio di Sant’Elia a Pianisi (CB) In: Paul Arthur, Marco Leo Imperiale (editors) (2015). Atti del VII Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, Lecce 9-12 settembre 2015. Firenze: All’Insegna del Giglio. ISBN 9788878146358. pgg. 433–39
  3. ^ http://www.conventosantuariopadrepio.it/it/gli-altri-luoghi/santelia-a-pianisi-077.html
  4. ^ conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, BAV Barb. lat. 2724
  5. ^ quod fundatum est prope de iam dicto Castello Planisi
  6. ^ mediatetem castelli Planaci cum suis pertinentiis (Leonis papae IX privilegium del 9 novembre 1053) e .…medietatem de Planaci (Henrici imperatoris III privilegium del 31 maggio 1054)[1]
  7. ^ Altruda uxor quondam Thalenasii
  8. ^ 433 PROGETTO “PROPE CASTELLO PLANISI”: RICERCHE ARCHEOLOGICHE 2013-2014 NEL TERRITORIO DI SANT’ELIA A PIANISI (CB) di Carlo Ebanista
  9. ^ [2] Storia della famiglia dell'Antoglietta scritta da Scipione Ammirato
  10. ^ a b Carlo Ebanista, cit.
  11. ^ Storia della famiglia dell'Antoglietta scritta da Scipione Ammirato, stampata in Firenze appresso Giorgio Marescotti nell'anno 1597, pubblicazione stabilimento poligrafico di Tiberio Pansini, Bari, 1846
  12. ^ Copia archiviata, su turismolise.it. URL consultato il 1º ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2016).
  13. ^ Memorie istoriche del Sannio chiamato oggi principato Ultra, Volume 5
  14. ^ Storia della famiglia dell'Antoglietta scritta da Scipione Ammirato, stampata in Firenze appresso Giorgio Marescotti nell'anno 1597, Bari, stabilimento poligrafico di Tiberio Pansini, 1846, p. 7.
  15. ^ Archeologia e Ambiente, il Governo finanzia con 500mila euro il progetto Unimol ‘Prope castello Planisi’ – Notizie Molise, su notiziemolise.it. URL consultato il 23 novembre 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Scipione Ammirato, Storia della famiglia dell'Antoglietta scritta da Scipione Ammirato, stampata in Firenze appresso Giorgio Marescotti nell'anno 1597, pubblicazione stabilimento poligrafico di Tiberio Pansini, Bari, 1846
  • Carlo Ebanista, CB, Sant'Elia a Pianisi, Castello di Pianisi. 2013, «Archeologia Medievale», XL, p. 294.
  • Carlo Ebanista, Popolamento rurale e incastellamento nel basso Molise: il contributo delle indagini archeologiche a Santa Croce di Magliano e Sant'Elia a Pianisi, «ArcheoMolise», VI/21, pp. 17–25.
  • Carlo Ebanista, Progetto “Prope castello Planisi”: ricerche archeologiche 2013-2014 nel territorio di Sant'Elia a Pianisi (Cb), in Atti VII Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, Lecce 9-12 settembre 2015, a cura di P. Arthur, M.L. Imperiale, Firenze 2015, pp. 433–439.
  • Arte e storia, Tipografia Domenicana, 1906
  • Giovanni Vincenzo Ciarlanti, Memorie Historiche del Sannio
  • Eduardo Di Iorio, Ficarola: ex feudo rustico nell'agro di S. Elia a Pianisi (1175-1865), Convento Sacro Cuore, 1979
  • Atti della Accademia Pontaniana, Volume 45, Accademia Pontaniana (1825), Giannini, 1915
  • Masciotta (Giambattista), Il Molise dalle origini ai nostri giorni: 2: Il circondario di Campobasso, Stab. tipografico L. Pierro e figlio, 1915
  • Bullettino Dell'Istituto Storico Italiano Per Il Medio Evo, Edizione 70, Istituto storico italiano per il Medio Evo, nella sede dell'Istituto Palazzo Borromini, 1958
  • Codice diplomatico del Monastero Benedettino di S. Maria de Tremiti, 1005-1237, Volumi 1-3, Monastero Benedettino di Santa Maria de Tremiti, nella sede dell'Istituto, 1960
  • Fonti per la storia d'Italia, L'Istituto, 1960
  • Renato Piattoli, Scritti di paleografia e diplomatica in onore di Vincenzo Federici, L. S. Olschki, 1945

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]