Casa dei cristalli

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Casa dei cristalli
Casa de los Cristales
Localizzazione
StatoBandiera della Spagna Spagna
LocalitàMelilla
Coordinate35°17′37.32″N 2°56′30.56″W / 35.2937°N 2.941822°W35.2937; -2.941822
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1920-1926
Inaugurazione29 gennaio 1927
Piani4
Realizzazione
ArchitettoRamón Gironella
IngegnereEnrique Álvarez e Enrique Nieto

La Casa dei cristalli è un edificio neomoresco della città spagnola di Melilla. È situato nella calle Generale Prim, nell'Ensanche Modernista. Fa parte dell'Insieme storico artistico della città di Melilla, un Bene di interesse culturale e quindi protetto dalla legge del Patrimonio storico spagnolo.[1][2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Sui lotti 24 e 25 del quartiere Reina Victoria, Enrique Nieto progettò un edificio con un piano terra e un piano nobile, realizzando su questi lotti lo Skating Ring, una pista di pattinaggio su ghiaccio che fungeva da pista di bowling e su cui è stato poi costruito il Gran Hotel Reina Victoria tra il 1920 e il 1926, probabilmente secondo il progetto di Ramón Gironella, con la direzione dell'ingegnere militare Enrique Álvarez e dell'architetto Enrique Nieto, anche se è possibile che Jose Friberg e Alejandro Rodríguez Borlado abbiano partecipato al suo design. Fu inaugurato il 29 gennaio 1927 come Gran Hotel Reina Victoria, con 80 camere e un ascensore.[3][4]

L'azienda fallì presto e il 5 settembre 1931 l'immobile fu messo all'asta giudiziaria e nel 1935 fu trasformato in palazzina per uffici, abitazioni e locali commerciali da Enrique Nieto per Salavdor Guitart Puigarnau, nel caso del piano terra, acquisendo il nome di Casa de los Cristales, grazie alla sua facciata in vetro continuo.

Nel 1983 è stato restaurato, installando lamine verdi al posto dei cristalli, e passando dal grigio, con dettagli in foglia oro, all'oro con colonne bianche.

Nel 2011 è stato sottoposto ad un nuovo restauro, su progetto di Fernando Barceló e Susana Jiménez Garrido, consolidando la struttura, ripristinando le facciate e gli interni e cambiando i serramenti.[1][5][6][7][8][9]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Dispone di piano terra, piano rialzato, quattro piani e una mansarda arretrata.[10] È costruito con una struttura in calcestruzzo leggermente armato, con pilastri che sostengono delle travi, su cui poggiano le volte in mattoni, con tramezzi in mattoni, che consentono ampi spazi aperti e grandi aperture. Gli elementi in calcestruzzo sono realizzati con una cassaforma a perdere, prefabbricata ed esternamente ornamentale, nella quale vengono inseriti i tondini di acciaio e viene gettato il calcestruzzo.[1]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

Le facciate sono costituite da un piano terra con aperture rettilinee, un piano rialzato di archi a ferro di cavallo, con mensole a quarto di sfera che lasciano il posto a un gigantesco belvedere dove alcune finestre occupano l'intero spazio, separate e compartimentate con colonne nasridi nel primo piano, e pilastri nei due piani successivi delle facciate laterali, rifiniti ad archi al terzo piano, mentre il quarto piano ha gallerie sormontate da gronda su cui si trova un pavimento incassato, mentre lo smusso ha colonne fino al quarto piano che termina con archi che sostengono la grondaia.[1][11][12][13][14][15]

Interni[modifica | modifica wikitesto]

Particolare della scala interna

L'interno presenta una scala, a forma di mezza arancia con colonne nasridi.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Antonio Bravo Nieto, Modernismo y Art Decó en la arquitectura de Melilla, Barcelona, UNED Melilla-Ediciones Bellaterra, 2008, ISBN 978-84-7290-428-6.
  2. ^ Real decreto 2751/1986, de 5 de diciembre por el que se declara Bien de Interés Cultural, con la categoría de Conjunto Histórico, una zona de la ciudad de Melilla (PDF), in Boletín Oficial del Estado, n. 15, 17 de enero de 1987, pp. 1289-1390, ISSN 0212-033X (WC · ACNP).
  3. ^ (ES) Conociendo nuestro patrimonio Casa de los cristales. El Gran Hotel Reina Victoria (I), su melillamonumental.es.
  4. ^ (ES) Conociendo nuestro patrimonio Casa de los cristales. El Gran Hotel Reina Victoria (II), su melillamonumental.es.
  5. ^ Salvador Gallego Aranda, Enrique Nieto en Melilla: La ciudad proyectada, Granada, Editorial Universidad de Granada (eug), 1996, ISBN 9788433822611.
  6. ^ Antonio Bravo Nieto, La ciudad de Melilla y sus autores, Diccionario biográfico de arquitectos e ingenieros (finales del siglo XIX y primera mitad del XX), Málaga, SEYER, 1997, p. 174-175, ISBN 84-87291-81-3.
  7. ^ Susana Barceló e Jiménez Garrido, La Rehabilitación de la Casa de los Cristales (PDF), in Revista AKROS, n. 13, 2014, pp. 43-50, ISSN 1579-0959 (WC · ACNP). URL consultato il 3 de agosto de 2017.
  8. ^ Susana, La Rehabilitación de la Casa de los Cristales, su coacam.es.
  9. ^ (ES) Antonio Bravo Nieto e Marcelo Bendahán, Guía del Modernismo en Melilla, MAESTRO BOOKS, 2008, ISBN 978-90-809396-4-6.
  10. ^ (ES) Antonio Bravo Nieto, VI (PDF), in La construcción de una ciudad europea en el contexto norteafricano. Arquitectos e ingenieros en la Melilla Contemporánea, Málaga, Ciudad Autónoma de Melilla Consejería de Cultura, Educación, Juventud y Deporte Universidad de Málaga-SEYER, 1996, p. 661, ISBN 84-87291-68-6. URL consultato il 12 luglio 2017.
  11. ^ Juan Díez Sánchez, Arquitectura orientalista. Melilla y su entorno en la primera mitad del siglo XX, Albolote, Gráficas Fernando, 2016, ISBN 978-84-15891-22-2.
  12. ^ Rosario Camacho Martínez, Imagen de Melilla en la arquitectura contemporánea, in A. Bravo Nieto y Pilar Fernández Uriel (dir.) (a cura di), Historia de Melilla, Melilla, Ciudad Autónoma de Melilla, Consejería de Cultura y Festejos, 2005, ISBN 84-95110-25-3.
  13. ^ Mª del Carmen Lechado Granados, Julia Melero Pascual, Gustavo Cabanillas Gutiérrez e Mimón Bouzbib, Melilla guia turistica, Galland Books, 2015, p. 75, ISBN 978-84-16200-16-0.
  14. ^ Antonio Bravo Nieto, Guía de Melilla, León, EDITORIAL EVERGRAFICAS S.L., 2002, p. 69, ISBN 84-241-9300-8.
  15. ^ Historia de Melilla a través de sus calles y barrios, Asociación de Estudios Melillenses, 1997.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]