Carlo I di Isenburg-Büdingen-Birstein

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Carlo I di Isenburg-Büdingen-Birstein
Carlo I di Isenburg-Büdingen-Birstein in un'incisione dell'inizio del XIX secolo
Principe di Isenburg-Büdingen-Birstein
Stemma
Stemma
In carica1803-1820
PredecessoreVolfango Ernesto II di Isenburg-Büdingen-Birstein
SuccessoreVolfango Ernesto III di Isenburg-Büdingen-Birstein
NascitaBirstein, 29 giugno 1766
MorteBirstein, 21 marzo 1820 (53 anni)
DinastiaIsenburg-Büdingen-Birstein
PadreVolfango Ernesto II di Isenburg-Büdingen-Birstein
MadreSofia Carlotta di Anhalt-Bernburg-Schaumburg-Hoym
ConsorteCarlotta Augusta di Erbach-Erbach

Carlo I di Isenburg-Büdingen-Birstein (Birstein, 29 giugno 1766Birstein, 21 marzo 1820) è stato un nobile e militare tedesco.

Dal 1803 al 1806 fu principe sovrano di Isenburg-Büdingen-Birstein, divenendo poi principe del principato di Isenburg all'interno della Confederazione del Reno. Dopo la caduta di Napoleone ed a seguito della mediatizzazione, ottenne il titolo di principe di Isenburg-Büdingen-Birstein a livello onorifico.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

I primi anni e la carriera militare[modifica | modifica wikitesto]

Il giovane principe Carlo di Isenburg-Büdingen-Birstein

Carlo I era figlio del principe Volfango Ernesto II di Isenburg-Büdingen-Birstein (17 novembre 1735 - 3 febbraio 1803) e di sua moglie, Sofia Carlotta di Anhalt-Bernburg-Schaumburg-Hoym (3 aprile 1743 - 5 dicembre 1781).

In gioventù frequentò l' École militaire di Colmar, studiando sotto la guida di Gottlieb Konrad Pfeffel ed entrando nel 1784 nel 14º reggimento di fanteria "Ernesto Luigi Granduca d'Assia e del Reno" col grado di tenente, combattendo dal 1775 sotto il comando di Joseph von Tillier e dal 1786 sotto Wilhelm von Klebek di fanteria "Ernst Ludwig Granduca d'Assia e del Reno" n. 14 ). Nel 1785 prese parte alla campagna nei Paesi Bassi e nel 1786 alla campagna militare contro i turchi come membro dello staff del quartiermastro generale; riprese le armi nel 1791/95 nella campagna militare contro i francesi in Italia e nei Paesi Bassi. Nel 1794, col grado di tenente colonnello, decise di congedarsi dal servizio imperiale per sposarsi.

Il giovane ufficiale non sembra essere stato un tipo particolarmente parsimonioso; il 28 ottobre 1791, suo padre pubblicò un articolo di giornale nel quale dichiarava il principe ereditario come insolvente dei suoi debiti. Nell'ottobre del 1801 si parlò addirittura di una "fuga" di Carlo dai suoi creditori presso le città di Offenbach e Birstein; sarà il suo primo ministro Wolfgang von Goldner a risolvere la situazione saldando i suoi debiti e con esso l'onore dello stato e del futuro sovrano.

Tra il 1802 e il 1804, seguendo le orme del suocero, sponsorizzò i primi scavi presso il forte romano di Altenburg nell'attuale quartiere di Rückingen della città di Erlensee.

Alla morte del genitore il 3 febbraio 1803, a 36 anni, il principe salì al trono e tornò in servizio anche a livello militare col grado di maggiore generale dell'esercito prussiano. Ciò detto, la contingenza della posizione del suo stato e gli eventi storici del periodo, lo spinsero nel 1805 ad entrare al servizio dell'esercito francese, premurandosi prima di avvisare re Federico Guglielmo III di Prussia di questa sua decisione; il sovrano prussiano rispose alla lettera del principe ribadendogli che nulla gli avrebbe vietato di continuare la sua carriera al servizio dei francesi, ma che da quel momento poteva considerarsi escluso dalle file dell'esercito prussiano, con la perdita del grado ottenuto.

Carlo I come rappresentante dei "piccoli principi tedeschi" nell'Unione di Francoforte[modifica | modifica wikitesto]

Wolfgang von Goldner, in un'incisione del 1806

La Reichsdeputationshauptschluss (1803) aveva portato all'incorporazione degli innumerevoli piccoli stati che da secoli componevano gran parte del Sacro Romano Impero, in stati più grandi, già esistenti o costituiti. Il principato di Isenburg si avviava a seguire questo stato delle cose, seppur con notevoli rimostranze. Il ministro di Carlo I, Wolfgang von Goldner, tentò la realizzazione di un'unione intermedia tra i piccoli stati e i grandi stati, formando una confederazione di media grandezza con cui poter mercanteggiare con le rappresentanze diplomatiche di Parigi, Vienna e Berlino. Quest'organizzazione prese il nome di Unione di Francoforte. All'idea del principato di Isenburg si unirono altri principati minori dell'area renana, dell'Assia e della Germania sudoccidentale come ad esempio il conte Federico Luigi Cristiano di Solms-Laubach, i quali proposero ovviamente il principe Carlo I di Isenburg quale loro rappresentante.

Con l'istituzione della Confederazione del Reno nel 1806, ad ogni modo, tutti i membri dell'Unione (ad eccezione del principato di Isenburg) persero la loro sovranità (ad esempio Leiningen venne divisa tra il Granducato di Baden, il Granducato d'Assia-Darmstadt ed il Regno di Baviera; Solms-Laubach passò integralmente al Granducato d'Assia). L'Unione di Francoforte si sciolse quindi nell'autunno del 1806. Gli ex membri dell'Unione, ad ogni modo, continuarono a tenersi in contatto anche perché il principato di Isenburg venne dichiarato formalmente decaduto, mentre il principe continuava strenuamente ad opporsi a questa visione delle cose. Il principe di Leiningen, ad ogni modo, decise alla fine di ritirare la sua procura al ministro Goldner ed il principe di Solms-Laubach prese le distanze da tale atteggiamento. Lo stesso Carlo I di Isenburg soffrì personalmente le conseguenze del suo isolamento politico: "La mia esistenza come principe indipendente è salva" scrisse a Goldner il 21 luglio 1806, "Sono ancora in piedi in cima a un mucchio di macerie, ma i miei amici e parenti stanno affondando tutti intorno a me, e difficilmente posso dirmi felice... Oh, come sarò giudicato male da tutti gli altri che saranno meno felici di me, e come poco mi merito questo giudizio."

Il ritorno sul trono e la Confederazione del Reno[modifica | modifica wikitesto]

Il 12 luglio 1806 il principe Carlo si disse disposto a divenire uno dei membri fondatori nella Confederazione del Reno, a patto di rimanere "principe sovrano su tutte le terre di Isenburg", abbandonando così la triplice dizione della sua casata.

Carlo I di Isenburg rimase attivo come ufficiale francese dall'autunno del 1805 sino all'estate del 1809. Reclutò due reggimenti stranieri per la Francia (erano quattro nel 1810) e prese parte attiva alle operazioni di combattimento, rifiutandosi comunque di prendere il comando dei reggimenti che egli stesso aveva contribuito a raccogliere.

Prese parte alla battaglia di Jena ed a quella di Auerstedt e per un breve periodo anche alla campagna di Spagna. Nel 1809, ad ogni modo, a causa di una lancinante gotta dovette ritirarsi dal servizio militare attivo, rimanendo in riserva col grado di maggiore generale sino al dicembre del 1813.

Il 5 settembre 1812, a Offenbach, contribuì alla fondazione di una loggia massonica che in suo perenne ricordo e della moglie venne chiamata "Carl e Charlotte zur Treue", di cui il principe divenne il primo gran maestro.

Dopo Napoleone[modifica | modifica wikitesto]

Il "comprovato attaccamento a Napoleone" e l'esilio temporaneo a Basilea[modifica | modifica wikitesto]

Grazie all'adesione al trattato di Francoforte, la maggior parte dei principi tedeschi che erano divenuto membri della Confederazione del Reno riuscirono a "salvarsi" dalle sanzioni delle grandi potenze (Austria, Prussia, Russia congiunte). Nella speranza di salvare sé stesso ed i propri domini, quindi, il 26 novembre 1813, il principe Carlo firmò le proprie dimissioni dalla Confederazione del Reno e sottoscrisse la fine del suo impiego al servizio della Francia, aderendo all'alleanza anti-napoleonica promossa dall'Austria. Quest'ultima possibilità, ad ogni modo, gli venne negata per il suo "comprovato attaccamento a Napoleone" assieme ad altri grandi esclusi come il re di Sassonia (giudicato troppo "volubile"), tutti i principi di stirpe napoleonica, il granduca di Francoforte, il principe e primate Dahlberg, suo nipote Philip von der Leyen.

Dopo la disgregazione della Confederazione del Reno, il principe Carlo fuggì a Basilea, non senza motivo, dal momento che lo stesso principe primate Dahlberg era fuggito ed il re di Sassonia era stato catturato dagli anti-napoleonici. Carlo cercò rifugio poi Erbach presso i suoceri. Il principato di Isenburg, nel frattempo, venne dapprima occupato e poi mediatizzato. Se l'Austria contestava al principe il suo spirito anti-napoleonico e l'aver annesso al proprio principato durante il periodo della Confederazione del Reno le terre appartenenti a tutti i rami della sua casata senza autorizzazione da parte dell'imperatore, il sovrano di Prussia contestava a Carlo I l'aver combattuto a favore dei francesi, arrivando a reclutare per loro dei reggimenti che vennero poi utilizzati per combattere contro quella stessa parte alla quale, alla fine, costretto e distrutto, aveva fatto domanda di appartenere, come se nulla fosse stato. Come intimidazione, per diverse settimane venne posto agli arresti domiciliari il suo ex ministro Goldner alla fine di novembre del 1813 e durante questo periodo vennero sequestrati ed analizzati tutti i suoi documenti ufficiali e privati.

Il difficile ritorno in Germania[modifica | modifica wikitesto]

Alla fine, per pietà verso il principe, vennero stilate delle condizioni per permettergli di tornare in patria senza affrontare la corte marziale:

  • rifiutare ufficialmente ogni incarico, ogni appoggio ed ogni onore ricevuto dai francesi
  • il trasferimento del governo provvisorio per il suo principato alla moglie e poi al figlio, dunque con una sua abdicazione ufficiale
  • il licenziamento del ministro Wolfgang von Goldner

Tutti i requisiti vennero puntualmente rispettati.

Il principe, tornato in Germania, era seriamente preoccupato ancora una volta per le condizioni economiche del suo ex stato che ora si trovavano a gravare direttamente su di lui. Il ministro Goldner attribuì le pretese sollevate dai creditori a partire dal 1815 essenzialmente ai costi di reclutamento e di equipaggiamento dei reggimenti destinati alla Francia, anticipati come da accordi dal principe Carlo e mai rimborsati da Napoleone a causa della sua caduta. Tuttavia, un'analisi attenta delle carte di governo, evidenziò come queste spese fossero state dovute invece alla condotta gaudente del principe a Tolone ed a Nancy, ai suoi frequenti viaggi a Parigi, soprattutto tra il 1809 e il 1811 (regali di Capodanno, cibo costoso). Nella primavera del 1811 Goldner cercò di saldare questo debito, che aveva ormai raggiunto la strabiliante cifra di 1.328.751 talleri. Il 20 settembre 1811 fu istituita una commissione per la liquidazione e l'ammortamento del debito. Sui giornali pubblici vennero pubblicati degli appelli affinché le richieste venissero avanzate entro sei mesi, termine dopo il quale si ipotizzava una rinuncia. Il numismatico Karl Wilhelm Becker venne chiamato a corte per rivestire il ruolo di consigliere economico in questo frangente dal 1814

Oltre a queste problematiche, si aggiunsero per Carlo I anche le reazioni negative dei suoi parenti, i conti sovrani mediatizzati di Büdingen, Meerholz e Wächtersbach, insoddisfatti non solo della perdita dello status di contee sovrane del Sacro Romano Impero ma anche per l'annessione dei loro beni a quelli del principe di Isenburg. Tali abusi di sovranità, ad ogni modo, non vennero mai provati fino in fondo e la situazione rimase tale.

Carlo I morì a Birstein a il 21 marzo 1820.

Matrimonio e figli[modifica | modifica wikitesto]

Carlo sposò il 16 settembre 1795 a Erbach la contessa Carlotta Augusta, figlia del conte Francesco I di Erbach-Erbach, dalla quale ebbe in tutto sei figli:

  • Vittoria Carlotta Francesca Luisa (10 giugno 1796, Offenbach - 2 luglio 1837, Birstein)
  • Amalia Augusta (20 luglio 1797, Offenbach - 30 novembre 1808, Offenbach)
  • Volfango Ernesto III (25 luglio 1798, Offenbach - 29 ottobre 1866, Birstein), sposò la contessa Adelaide di Erbach-Fürstenau (23 marzo 1795, Fürstenau - 5 dicembre 1858, Birstein)
  • Francesco Guglielmo (1 novembre 1799, Hanau - 21 maggio 1810, Offenbach)
  • Federico Carlo (22 gennaio 1801, Offenbach - 19 febbraio 1804, Offenbach)
  • Vittorio Alessandro (14 settembre 1802, Birstein - 15 febbraio 1843, Heidelberg), sposò la principessa Maria zu Löwenstein-Wertheim-Rosenberg (3 agosto 1813 - 19 marzo 1878)

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Volfango Ernesto I, principe di Isenburg-Büdingen-Birstein Guglielmo Maurizio I, conte di Isenburg-Büdingen-Birstein  
 
Anna Amalia di Isenburg-Büdingen  
Guglielmo di Isenburg-Büdingen-Birstein  
Federica Elisabetta di Leiningen-Dagsburg-Hartenburg Emich XIV, conte di Leiningen-Dagsburg-Hartenburg  
 
Elisabetta del Palatinato-Zweibrücken  
Volfango Ernesto II, principe di Isenburg-Büdingen-Birstein  
Ernesto Carlo, conte di Isenburg-Büdingen-Marienborn Carlo Augusto, conte di Isenburg-Büdingen-Marienborn  
 
Anna Belgica Fiorentina di Solms-Laubach  
Amalia Belgica di Isenburg-Büdingen-Marienborn  
Carlotta Amalia di Isenburg-Büdingen-Meerholz Giorgio Alberto, conte di Isenburg-Büdingen-Meerholz  
 
Amalia di Sayn-Wittgenstein-Berleburg  
Carlo I, principe di Isenburg-Büdingen-Birstein  
Lebrecht, principe di Anhalt-Zeitz-Hoym Vittorio Amedeo, principe di Anhalt-Bernburg  
 
Elisabetta del Palatinato-Zweibrücken-Veldenz  
Vittorio I, principe di Anhalt-Bernburg-Schaumburg-Hoym  
Carlotta di Nassau-Schaumburg Adolfo, conte di Nassau-Schaumburg  
 
Elisabetta Carlotta Melander di Holzappel  
Sofia Carlotta di Anhalt-Bernburg-Schaumburg-Hoym  
Venceslao Luigi, conte Henckel di Donnersmarck Elia Andrea, conte Henckel di Donnersmark  
 
Barbara Elena di Maltzan  
Edvige Sofia Henckel di Donnersmarck  
Edvige Carlotta di Solms-Barut Federico Sigismondo I, conte di Solms-Barut  
 
Ernestina di Schoenburg-Waldenburg-Hartenstein  
 

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine di Sant'Uberto (Baviera) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine di San Giovanni del Baliaggio di Brandeburgo - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]


Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Martin Bethke: Das Fürstentum Isenburg im Rheinbund. In: Zeitschrift für Heereskunde – Wissenschaftliches Organ für die Kulturgeschichte der Streitkräfte, ihre Bekleidung, Bewaffnung und Ausrüstung, für heeresmuseale Nachrichten und Sammler-Mitteilungen. Berlin (West) (Deutsche Gesellschaft für Heereskunde e. V.) 1982, S. 94–99
  • Bernd Müller: Das Fürstentum Isenburg im Rheinischen Bund — Vom Territorium zum Staat. Büdingen (Fürstlich Isenburg und Büdingische Rentkammer) 1978.
  • Kurt von Priesdorff: Soldatisches Führertum. Band 3, Hanseatische Verlagsanstalt Hamburg, o. O. [Hamburg], o. J. [1937], Biblioteca nazionale tedesca., S. 150, Nr. 1057.
  • Georg Schmeißer: Le regiment de Prusse. Eine militärgeschichtliche Skizze aus der napoleonischen Zeit. Landsberg a. W. 1885, Digitalisat

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Principe di Isenburg-Büdingen-Birstein Successore
Volfango Ernesto II di Isenburg-Büdingen-Birstein 1803-1813 Sé stesso come principe titolare
Predecessore Principe di Isenburg-Büdingen-Birstein Successore
Sé stesso come principe regnante 1813-1820 Volfango Ernesto III di Isenburg-Büdingen-Birstein
Controllo di autoritàVIAF (EN32402361 · ISNI (EN0000 0000 0733 9075 · CERL cnp00339566 · LCCN (ENno2012042535 · GND (DE103092889 · J9U (ENHE987010649242305171 · WorldCat Identities (ENlccn-no2012042535