Cappella di Santo Staso

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Cappella di Santo Staso
Facciata dell'ex cappella con l'attuale ingresso
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePuglia
LocalitàSant'Eustachio (Acquaviva delle Fonti)
IndirizzoVia Sant'Eustachio
Coordinate40°52′57.4″N 16°50′56.2″E / 40.882611°N 16.848944°E40.882611; 16.848944
Religionecattolica di rito romano
TitolareSant'Eustachio
Stile architettonicoBizantino
Inizio costruzioneVII/VIII secolo

La cappella di Santo Staso (variazione dialettale del nome Eustachio[1]) è un ex luogo di culto cattolico rurale di Acquaviva delle Fonti, nella città metropolitana di Bari. È sita in via Sant'Eustachio, nell'omonima contrada.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le prime testimonianze dell'esistenza della cappella di Santo Staso sono alcuni documenti notarili dell'Archivio del Capitolo di Acquaviva del XV e del XVI secolo.

Come si evince dallo Stato delle Chiese di Acquaviva nel 1717, già nel 1717 la cappella non era più adibita al culto. Nel medesimo testo è documentata la presenza, all'interno del sacello, di affreschi murari, sebbene già in stato di logoramento, di un altare con un'immagine di sant'Eustachio, anch'essa dipinta sul muro, e di una copertura a cupola[1].

Essa è ancora citata nel 1729 nella Breve Storia delle Chiese di Acquaviva nell'anno 1729[2], scritta dal canonico Gerolamo Tommaso Rosa, e tra alcuni beni di un catasto onciario del 1751[3].

Successivamente è stata adibita a deposito agricolo, mentre attualmente è in stato di abbandono.

Dell'ex cappella rimangono solo le pareti laterali. Infatti la cupola e l'abside, semidirute, furono abbattute definitivamente nel 1935[1]. Inizialmente la cupola fu sostituita da un tetto a falda singola in assi di legno coperte da tegole[3], mentre oggigiorno la fabbrica è priva di copertura. L'originario ingresso fu murato, aprendone un altro dove prima era collocato l'altare[4], ovvero sulla parete opposta.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La struttura è a pianta centrale (nello specifico, quadrata).

All'interno tutti gli affreschi e l'altare sono andati persi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Zirioni, 1990, p. 107.
  2. ^ (LA) Gerolamo Tommaso Rosa, Sciagraphia Ecclesiarū Aquævivæ Ann.D.1729 [Breve Storia delle Chiese di Acquaviva nell'anno 1729], traduzione di Francesco Liddi, 1729, in Sante Zirioni, Acquaviva Sacra e Antica - Chiese, iscrizioni, mappe, mura, neviere dalle origini al XIX secolo, illustrazioni di Vito Iusco, Cassano delle Murge, Tipografica Meridionale, 1979, p. 62, SBN IT\ICCU\BRI\0447069.
  3. ^ a b Zirioni, 1990, p. 108.
  4. ^ Zirioni, 1990, pp. 106 e 108.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sante Zirioni, Acquaviva Sacra e Antica - Chiese rurali, corti, borghi e casali nel territorio di Acquaviva delle Fonti, illustrazioni di Vito Iusco e Sante Zirioni, Cassano delle Murge, Tipografica Meridionale, 1990, SBN IT\ICCU\BA1\0058702.

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