Campo di Fossoli

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Campo di Fossoli
campo di concentramento
Pianta del campo
StatoBandiera dell'Italia Italia
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
CittàFossoli
Coordinate44°49′42″N 10°54′10″E / 44.828333°N 10.902778°E44.828333; 10.902778
Costruzione1942
Tipo prigioniero
  • Prigionieri di guerra
  • Ebrei
  • antifascisti
Proprietario attualeFondazione Fossoli
Visitabilesi
Sito webwww.fondazionefossoli.org/it/index.php
Mappa di localizzazione: Italia
Campo di Fossoli

Il campo di Fossoli nacque nel 1942 come campo di prigionia a Fossoli, frazione di Carpi in provincia di Modena[1]. Dopo che il 14 novembre 1943 la Repubblica Sociale Italiana approvò il Manifesto di Verona in cui il settimo dei 18 punti programmatici classificava «[...] gli appartenenti alla razza ebraica in generale come stranieri e, durante la guerra, nemici»[2] dal 5 dicembre 1943 il campo, conosciuto da allora anche come Fossoli di Carpi[1], fu utilizzato prima dalla RSI e alcuni mesi dopo direttamente dalle SS come principale campo di concentramento e transito (in lingua tedesca: Polizei- und Durchgangslager) per la deportazione in Germania di ebrei e oppositori politici, principalmente verso Auschwitz[3]. Dopo la guerra, il campo fu utilizzato per internare prigionieri del regime fascista[4].

Seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Campo attendato per prigionieri inglesi del 9 settembre 1943.

A circa 5 km da Carpi, in località Fossoli, rimangono ancora visibili le tracce di quello che, dal 1942 al 1947, fu un grande campo di concentramento (ma anche di transito).

Le attuali condizioni del sito sono il risultato di una serie di stratificazioni d'uso succedutesi dal 1942 al 1970.

Campo per prigionieri di guerra (PG 73)[modifica | modifica wikitesto]

Maggio 1942 - 8 settembre 1943: Istituito dal Regio esercito italiano per i militari britannici, sudafricani, neozelandesi catturati nelle operazioni di guerra in Africa settentrionale.

Campo concentramento per ebrei della Repubblica Sociale Italiana[modifica | modifica wikitesto]

5 dicembre 1943 - 15 febbraio 1944: La Repubblica Sociale Italiana apre a Fossoli, in ottemperanza ai dettami della Carta di Verona e dell'Ordine di Polizia n. 5, il campo di raccolta speciale per gli ebrei provenienti dai campi provinciali del territorio della RSI. Nella prima fase dopo l'istituzione del campo, l'organizzazione interna era affidata agli stessi prigionieri, tra i quali erano scelti il "capo campo" e i vari "capo baracca", che erano responsabili del vitto e delle attività culturali. I maltrattamenti da parte di carabinieri, Milizia e degli uomini della PS, il cui comandante era il vice commissario Domenico Avitabile, erano assenti.[5] A parlare di condizioni di vita sopportabili, almeno fino al trasferimento di Avitabile, e "nonostante la fame, la promiscuità, i parassiti e l'incertezza della sorte futura",[6] sono, per esempio, Nedo Fiano ("Non voglio esaltare il campo di Fossoli… [ma rispetto alle] Murate di Firenze ebbe un vissuto estremamente favorevole", e il medico Luciana Nissim Momigliano ("Non ricordo particolari malinconie o preoccupazioni…non c'erano sacrifici particolari… non era un lavoro coatto").[5] Dal gennaio del 1944, oltre agli ebrei, cominciano ad essere internati nel campo anche gli oppositori politici. Dal 15 febbraio il campo passa sotto il diretto controllo delle SS e in questo periodo partono anche i primi due treni di deportazione degli ebrei verso lo sterminio, il 19 e il 22 febbraio 1944. Sui primi due piccoli convogli vennero fatti salire degli ebrei anglo-libici, con destinazione il campo di Bergen-Belsen. Il 22, sul successivo convoglio, diretto verso Auschwitz-Birkenau, con altri 650 deportati, c'era anche Primo Levi, che rievocò la sua breve esperienza a Fossoli nelle prime pagine del famoso libro Se questo è un uomo e nella poesia Tramonto a Fossoli.[5]

Campo di polizia e transito[modifica | modifica wikitesto]

Interno baracca
La rete dai campi di concentramento e transito nazisti
Campo per ebrei e politici

15 febbraio - primi di agosto 1944: Nel corso del 1944, il campo di Fossoli diviene il Campo di polizia e transito ("Polizei- und Durchgangslager"), utilizzato dalle SS e inserito di fatto nel sistema concentrazionario nazista, quale principale campo deputato alla deportazione dall'Italia verso i Lager e i campi di sterminio del Reich. Nei paesi occupati dell'Europa occidentale (Francia, Belgio, Olanda, e quindi dopo l'8 settembre 1943 anche l'Italia) la decisione delle autorità naziste fu di non creare ghetti o campi di sterminio e di evitare il più possibile atti aperti di violenza antiebraica.[7] L'antisemitismo era minore, e si aveva timore di esacerbare un'opinione pubblica già in larga parte ostile. Si istituirono così appositi campi di internamento o di transito lontani dai centri abitati dove la popolazione ebraica potesse essere raccolta prima di essere trasferita nei campi di concentramento o sterminio della Polonia.[8] Al campo di Fossoli in Italia viene così assegnata la stessa funzione svolta in Francia dal campo di internamento di Drancy, in Belgio dal campo di transito di Malines e nei Paesi Bassi dal campo di concentramento di Westerbork. I circa 5000 deportati politici e razziali internati a Fossoli ebbero come tragiche destinazioni i campi di Auschwitz-Birkenau, Buchenwald, Bergen-Belsen, Mauthausen, Ravensbruck. Ad oggi è noto che tra il gennaio e l'agosto 1944 siano stati organizzati per gli internati di Fossoli almeno 8 convogli ferroviari, cinque dei quali destinati ad Auschwitz.

La Questura di Modena (Rsi) resta a dirigere il Campo Vecchio (l'area a nord che si affaccia su via Grilli) e vi fonda il campo per internati civili (attivo fino all'inverno del 1944). Già presenti da inizio febbraio 1944, le SS nello stesso mese assumono ufficialmente la direzione del campo di Polizia e Transito nel Campo Nuovo (l'area a sud-est che si affaccia su via Remesina): prigionieri politici e razziali vengono qui trasferiti dai campi e dalle carceri del nord Italia per essere deportati nei Lager europei.

A causa dell'avvicinarsi del fronte e dell'intensificarsi delle pressioni partigiane nella zona, la gestione e il controllo del campo diventano difficili: il 2 agosto il comando tedesco decide la chiusura del lager e il suo trasferimento più a nord, a Bolzano-Gries. Si stima che siano passati da Fossoli circa 5000 deportati, di cui la metà ebrei: un terzo dei deportati ebrei dell'Italia transita per il campo di Fossoli.

Centro di raccolta per manodopera per la Germania[modifica | modifica wikitesto]

Agosto 1944 - novembre 1944: Il Campo Nuovo passa alle dipendenze della Direzione generale per l'ingaggio della manodopera per la Germania (Gba): il campo raccoglie cittadini rastrellati, oppositori politici, uomini e donne da inviare al lavoro coatto nei territori del Terzo Reich. In seguito ai bombardamenti il campo viene trasferito a Gonzaga nel mantovano.

Dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Seppur nato dalle vicende belliche, nel dopoguerra l'utilizzo del campo non si arresta e viene riadattato anche per scopi abitativi. Le trasformazioni fatte piegano le preesistenti strutture di prigionia alle nuove esigenze di vita quotidiana di una comunità civile, nascondendo in parte i segni più evidenti del Dulag (Durchgangslager). Si ritiene che siano originali la muratura delle baracche e la posizione delle strutture superstiti.

Campo di concentramento di prigionieri dello sconfitto regime fascista ("indesiderabili")[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la fine della guerra il Campo Nuovo viene utilizzato come campo di concentramento per prigionieri: militari che avevano combattuto al servizio dei nazifascisti e civili collaborazionisti. In questa fase, come nelle fasi precedenti, Francesco Venturelli, parroco di Fossoli, svolse opera di assistenza ai prigionieri. Nel clima di forte contrapposizione di quei mesi il Venturelli fu ucciso il 15 gennaio 1946.

Centro di raccolta profughi stranieri[modifica | modifica wikitesto]

Agosto 1945 - maggio 1947: Dopo la fine della guerra il Campo Nuovo viene utilizzato dalla Questura di Modena come centro di raccolta per profughi ed anche ebrei reduci dai lager in attesa del rimpatrio.[9]

Al 1946 il Campo Vecchio risulta già demolito e l'area destinata ad uso agricolo.

Nomadelfia[modifica | modifica wikitesto]

I Piccoli apostoli abbattono i reticolati dei campi

Il 19 maggio del 1947 il sito è occupato da don Zeno Saltini che vi insedia l'Opera Piccoli Apostoli. Con un colpo di mano i ragazzi orfani abbattono i reticolati e si insediano nel campo facendo nascere la comunità di Nomadelfia per bambini abbandonati e orfani di guerra. Nel momento di massima espansione si raggiunge la cifra di 700 bambini e, compresi gli adulti, si arriva alle 1.000 persone.

Comunità di Nomadelfia

Nel 1952 il governo (particolarmente il ministro degli interni Mario Scelba) pone fine all'esperimento in cui il cristianesimo si univa ad un forte impegno sociale detto comunismo evangelico e don Zeno, anche per la pesante situazione debitoria, è costretto a lasciare Fossoli. La comunità si trasferisce a Grosseto in una tenuta donata dalla contessa Pirelli.[10]

Villaggio San Marco[modifica | modifica wikitesto]

1954 - 1970: L'Opera assistenziale profughi giuliano-dalmati ottiene l'ex campo Fossoli per i propri assistiti: cominciano ad arrivare le prime famiglie di profughi italiani provenienti dai territori dell'Istria e della Venezia Giulia passati sotto il controllo della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Con il trasferimento nel 1970 dell'ultima famiglia nel tessuto urbano di Carpi, termina l'esperienza del Villaggio San Marco. [11]

Situazione[modifica | modifica wikitesto]

Il Campo

Del campo originale sono rimasti solo i muri delle baracche e la posizione delle strutture superstiti.

Nel 1984 grazie ad una legge speciale, l'area dell'ex campo di Fossoli venne concessa a titolo gratuito al Comune di Carpi che, dopo l'apertura nel 1973 del Museo - monumento al deportato, ne aveva fatto richiesta all'Intendenza di finanza.

Fino al gennaio 2001 la gestione del Museo e dell'ex campo fu a cura del Comune di Carpi, che da quella data in poi l'affidò alla Fondazione Fossoli.

I terremoti dell'Emilia del 20 e del 29 maggio 2012 hanno arrecato danni rilevanti alle baracche causando l'inagibilità del campo e la sua chiusura ai visitatori che vi varcano l'entrata in circa 30.000 all'anno. Il 9 novembre 2012 il museo riapre normalmente al pubblico e anche il campo torna ad essere visitabile.

Il 25 aprile 2017, in occasione della Festa della Liberazione, il campo e le baracche sono state visitate dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha tenuto un discorso davanti alla popolazione convenuta.

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

Passarono per il campo di Fossoli 2844 ebrei, di questi 2802 furono deportati .[12]

Uccisioni, morti e violenze a Fossoli[modifica | modifica wikitesto]

Ebrei morti[modifica | modifica wikitesto]

  • Un uomo, in principio di ribellione, venne ucciso in un convoglio di camion che si dirigeva a Fossoli, e arrivò al campo già morto. Si chiamava Leone di Consiglio.
  • Giulia Consolo, di Alessandria d'Egitto, trasferitasi a Roma per il matrimonio, morì il 5 febbraio 1944 all'ospedale di Carpi.
  • Giulio Ravenna, ferrarese, era di un'ex-famiglia ebraica, divenuta cattolica; già di salute malferma prima di giungere al campo, si aggravò il 17 febbraio, Don Venturelli, parroco della frazione Fossoli, lo assistette sino alle 17 del giorno dopo, quando morì. Aveva 71 anni.
  • Carolina Iesi, ferrarese, di 85 anni, morì, per quanto dichiarato, di "senilità", a Fossoli.
  • Giovanni Schembri, sessantunenne, proveniente da Bagni di Lucca, nato a Tripoli, morì il 13 marzo.
  • Rosa Doczi, slovena, vissuta a Fiume, doveva essere deportata ad Auschwitz con il convoglio RSHA 9, ma morì quattro giorni prima, il 1º aprile. Il nipote, invece, venne deportato, e lì morì.
  • Il 7 giugno morì Teodoro Sacerdote, di Torino, di 95 anni.
  • Il 12 giugno morì Magenta Nissim di Firenze. Lei e Sacerdote andavano deportati il 26 giugno ed erano i più vecchi del campo.
  • Pacifico di Castro doveva essere assegnato ad una squadra di lavoro. Non capiva il tedesco e, secondo alcune fonti, era anche parzialmente sordo; Rieckhoff, un ufficiale, gli sparò il 1º maggio.

Sepolture[modifica | modifica wikitesto]

Del cadavere di Giulia Consolo si occupò Don Venturelli. Voleva seppellire il suo corpo nel cimitero ebraico carpigiano, ma seppe che doveva avere l'autorizzazione della Comunità Ebraica di Modena, ma nessun membro era reperibile. Fu sepolta nei pressi della camera per le autopsie del cimitero cattolico di Carpi. Alla fine della guerra, rientrò a Carpi Manlio Campagno, che era fuggito in Svizzera, di cui don Tirelli fa menzione nella Cronaca Carpigiana. Seppe dei morti e delle sepolture dei nove Ebrei (ne mancava uno alla sua lista) morti a Fossoli. Furono rintracciati parenti per i 2/3 delle vittime. Quattro salme vennero portate in altre città. Arturo Morello e Giulio Ravenna furono esumati e messi in tombini del cimitero cattolico. Giulia Consolo, Carolina Iesi e Rosa Doczi, sino al 1957, restarono al luogo di originale sepoltura, ma il cimitero doveva essere ampliato, e i corpi spostati, e Campagno li fece seppellire nel cimitero ebraico, in presenza di varie autorità e di un rabbino. Furono avvisate le comunità di provenienza e fu rintracciato Fernando Terracina, figlio della Consolo, che fece portare a Roma i resti di Giulia. Invece, i corpi di Carolina Iesi e di Rosa Doczi sono tuttora nel cimitero ebraico, dove erano stati sepolti i morti della comunità ebraica carpigiana, che esistette dal 1825 al 1922, con la morte di Augusto Rimini. È tuttora sconosciuta la sepoltura di Giovanni Schembri e i tombini di Morello e di Ravenna.

Politici[modifica | modifica wikitesto]

Leopoldo Gasparotto, capo partigiano, ucciso nel circondario di Fossoli nel giugno 1944.
  • Leopoldo Gasparotto, comandante delle Brigate partigiane Giustizia e Libertà, venne arrestato a Milano, e si recò a Fossoli nei primi mesi del suo funzionamento. Riuscì a contattare i partigiani, ai quali forniva documenti, e iniziò a predisporre un piano di fuga generale, dopo aver fatto fuggire diversi altri prigionieri. Le SS, notata la sua pericolosità, il 22 giugno 1944 lo portarono in un camion nel circondario di Carpi, e, quando la ruota del camion si bucò, gli ordinarono di scendere e lo uccisero sul posto. Tornarono al campo in bicicletta, e poco dopo vennero, con un altro mezzo che prelevò il cadavere di Gasparotto, dal luogo dell'esecuzione. Il suo corpo venne sepolto in una tomba anonima, successivamente è stato recuperato.
  • Un cinquantanovenne, Arturo Morello, di Casale Monferrato, morì il 12 marzo di morte naturale.
  • L'Eccidio di Cibeno: il 12 luglio 1944, 67 internati politici del Campo di concentramento di Fossoli furono fucilati dalle SS al poligono di tiro di Cibeno (Carpi)[13].

Persone legate al campo[modifica | modifica wikitesto]

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Bocche inutili, una storia sulla femminilità negata, di Claudio Uberti, Italia 2022, 1'44"

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Encyclopedia of Camps and Ghettos, 1933–1945,volume III, pag.430, Bloomington (Indiana), Indiana Press con United States Holocaust Memorial Museum, 2018, ISBN 978-02-5302-373-5.
  2. ^ RSI: la Carta di Verona, su storiaxxisecolo.it. URL consultato il 14 novembre 2021.
  3. ^ La Shoah degli Ebrei Italiani, pag. 4, su pietredinciampo.eu. URL consultato il 14 novembre 2021.
  4. ^ I luoghi della Shoah e della deportazione in Italia, su toscana-notizie.it. URL consultato il 14 novembre 2021.
  5. ^ a b c Marcello Pezzetti, Primo Levi nel limbo di Fossoli, in la Repubblica, pp. 34-35.
  6. ^ Fossoli - ANED, su ANED: Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti. URL consultato il 22 febbraio 2024.
  7. ^ (EN) Yad Vashem: Murder of the Jews of Western Europe, su yadvashem.org.
  8. ^ (EN) Transit Camps in Western Europe During the Holocaust, su training.ehri-project.eu.
  9. ^ In particolare a Fossoli non fu facile il rapporto con le persone ivi raccolte considerate in genere solo degli indesiderati. Si ritrovarono insieme anche ebrei e i loro aguzzini
  10. ^ vedi Antonio Saltini Don Zeno: Il sovversivo di Dio
  11. ^ Maria Luisa Molinari, Villaggio San Marco: via Remesina 32, Fossoli di Carpi: storia di un villaggio per profughi giuliani, EGA editrice, 2006, ISBN 8876705759
  12. ^ Cfr. in Gaetano Vallini, Nessuno si chiedeva perché. La vacuità del mito degli "italiani brava gente" in un volume sul lager nazifascista di Fossoli. su L'Osservatore Romano del 27 gennaio 2010.
  13. ^ I fucilati al Poligono di Cibeno Archiviato il 30 giugno 2013 in Internet Archive.
  14. ^ https://www.anpi.it/biografia/raimondo-ricci

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Enea Biondi, Caterina Liotti e Paola Romagnoli, Il Campo di Fossoli: evoluzione d'uso e trasformazioni, ibidem, pp. 35–49.
  • Chiara Bricarelli (a cura di), Una gioventù offesa. Ebrei genovesi ricordano, Firenze, La Giuntina, 1995, ISBN 88-8057-021-8.
  • Alexis Herr, The Holocaust and compensated compliance in Italy: Fossoli di Carpi, 1942-1952, Basingstoke, New York, Palgrave Macmillan, 2016.
  • Anna Maria Ori, Il Campo di Fossoli. Da campo di prigionia e deportazione a luogo di memoria, Carpi, 2004.
  • Anna Maria Ori, La memoria stratificata del Campo di Fossoli, in Deportazione e memoria della deportazione, Cuneo, 2004, pp. 125–178.
  • Anna Maria Ori, Carla Bianchi, Metella Montanari, Uomini nomi memoria. Fossoli 12 luglio 1944, Carpi, 2004.
  • Anna Maria Ori, Il Campo di Fossoli, in Fossoli. Memoria privata, rimozione pubblica, Milano, 2007, pp. 15–42.
  • Anna Maria Ori, Fossoli, dicembre 1943-agosto 1944, in Il Libro dei deportati, volume II, Milano, 2010, pp. 778–822.
  • Atti di Congressi, Fossoli: memoria privata, rimozione pubblica, Milano, In Dialogo, 2007.
  • Daniela Padoan, Come una rana d'inverno. Conversazioni con tre donne sopravvissute ad Auschwitz: Liliana Segre, Goti Bauer, Giuliana Tedeschi, Milano, Bompiani, 2004, ISBN 88-452-0117-1.
  • Danilo Sacchi, Fossoli: transito per Auschwitz. Quella casa davanti al campo di concentramento, Firenze, La Giuntina, 2002, ISBN 88-8057-138-9.
  • Enea Biondi, Una città quasi realizzata, ibidem, pp. 64–72.
  • Enzo Collotti, Introduzione, in Trentacinque progetti per Fossoli, a cura di Giovanni Leoni, Milano, 1990, pp. 11–22.
  • Gilberto Salmoni, Una storia nella Storia - Ricordi e riflessioni di un testimone di Fossoli e Buchenwald, Genova, Fratelli Frilli Editori, 2005, ISBN 978-88-7563-820-7.
  • Giovanna D'Amico, Sulla strada per il reich: Fossoli, marzo-luglio 1944, Milano, Mursia, 2015.
  • Giovanni Leoni, Trentacinque progetti per Fossoli, Milano, Electa, 1990.
  • Jole Marmiroli, Antonio Manzi: partigiano cattolico assassinato a Fossoli, Milano, Aned, 2005.
  • Leopoldo Gasparotto, Diario di Fossoli, Torino, Bollati Boringhieri, 2007.
  • Liliana Picciotto, Il libro della memoria, Milano, 2002, pp. 903–929.
  • Liliana Picciotto, L'alba ci colse come un tradimento - Gli ebrei nel campo di Fossoli 1943-1944, Milano, Mondadori, 2010, ISBN 978-88-04-58596-1.
  • Luciana Laudi, Venezia-Fossoli: direzione Auschwitz. Lettere di Cesare Carmi: 1943-1944, Saonara, Il Prato, 2019, ISBN 978-88-6336-473-6.
  • Luciano Casali, La deportazione dall'Italia. Fossoli di Carpi, in Spostamenti di popolazione e deportazioni in Europa 1939-1945, atti del convegno (Carpi, 4-5 ottobre 1985), Bologna 1987, pp. 382–406.
  • Mario Abbiezzi, Poldo Gasparotto: la storia, Torino, Bradipolibri, 2007.
  • Paolo Liggeri, Triangolo rosso. Dalle carceri di S. Vittore ai campi di concentramento e di eliminazione di Fossoli, Bolzano, Mauthausen, Gusen, Dachau, marzo 1944-maggio 1945, La casa, Milano, 1946.
  • Paolo Paoletti, La strage di Fossoli, Milano, Mursia, 2004, ISBN 88-425-3285-1.
  • Renzo Baccino, Fossoli, Modena, 1961.
  • Roberta Gibertoni e Annalisa Melodi, Il campo di Fossoli e il Museo Monumento al Deportato di Carpi, in Un percorso della memoria. Guida ai luoghi della violenza nazista e fascista in Italia, a cura di Tristano Matta, Milano, 1996, pp. 99–119.
  • Roberta Gibertoni e Annalisa Melodi, Il Campo di Fossoli, in Il Museo Monumento al Deportato a Carpi, Milano, 1997, pp. 21–32.
  • Roberta Gibertoni, Fossoli, in Dizionario dell'Olocausto, Torino 2004, pp. 297–300.
  • Romano Gualdi, …dove anche il fango è pulito: il campo di concentramento di Fossoli, Modena, Gualdi, 1990.
  • Simone Duranti, Letizia Ferri Caselli, Leggere Fossoli: una bibliografia, La Spezia, Giacche, 2000.
  • The United States Holocaust Memorial Museum, ENCYCLOPEDIA OF CAMPS AND GHETTOS, 1933–1945, a cura di Geoffrey P. Megargee, Joseph R. White, Mel Hecker, III, Bloomington, Indianapolis, Indiana University Press, 2018, pp. 430-431, ISBN 978-0-253-02373-5.

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