Campagna dell'Agro romano per la liberazione di Roma

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La campagna dell'Agro romano per la liberazione di Roma fu una campagna militare condotta dai volontari Giuseppe Garibaldi con lo scopo di conquistare Roma, combattuta nel 1867 tra il Viterbese, Nerola, Montelibretti, Monte San Giovanni Campano, Monterotondo e Subiaco. La campagna si conclusei il 3 novembre a Mentana con la sconfitta di Garibaldi da parte dei pontifici e dei francesi.

I volontari che vi parteciparono inizialmente erano circa ottomila, radunati tra Terni ed Orvieto, mentre Garibaldi era bloccato a Caprera dalla Regia Marina. Il figlio Menotti comandava l'area attigua a Roma, il generale Giovanni Acerbi la provincia di Viterbo, il barone Giovanni Nicotera l'area sud del frusinate. Vi furono numerosi scontri tra garibaldini e pontifici (a Bagnoregio, a Nerola, a Montelibretti).

Garibaldi il 15 ottobre fuggì da Caprera e raggiunse i suoi volontari a Monterotondo, che conquistò al termine di un duro combattimento il 26 ottobre.

Dopo aver atteso invano l'insurrezione di Roma, mentre le diserzioni si moltiplicavano, il 3 novembre decise di raggiungere Tivoli per sciogliere la legione. A Mentana avvenne lo scontro, prima con i pontifici e subito dopo con i francesi. Terminati i combattimenti 1300 garibaldini furono presi prigionieri, circa 150 furono i morti e numerosi i feriti, trasferiti all'ospedale Santo Spirito di Roma.

Nel 1877 la "Società reduci patrie battaglie" con una sottoscrizione nazionale realizzò l'ara-ossario, opera dell'architetto Fallani in peperino di Viterbo, dove riposano i 300 caduti nell'intera campagna del 1867. A questo si aggiunse nel 1905 l'attiguo museo, con i cimeli garibaldini dal Brasile alla campagna di Grecia di Ricciotti Garibaldi, su progetto dell'architetto De Angelis. Nel 1898 il regno d'Italia riconobbe la campagna, concedendo a partire dal 1900 riconoscimenti, pensioni e medaglie a quanti vi avevano partecipato: tra i riconosciumenti tutti i partecipanti ebbero la medaglia dei "liberatori di Roma", analogamente ai bersaglieri che erano entrati nella capitale il 20 settembre del 1870.