Camera degli Sposi

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Parete della corte

La Camera Picta (Camera degli Sposi), meravigliosa stanza del torrione nord est del Castello di San Giorgio, è opera di Andrea Mantegna. Il Mantegna la realizza nell'arco di nove anni, dal 1465 al 1474, e riadatta lo spazio angusto della stanza cubica in un susseguirsi di realtà e finzione conferendo all'ambiente un'atmosfera en plein air. Lo spazio di ogni parete della camera è stato diviso dall'artista in tre aperture che trasmettono allo spettatore, attraverso ampi archi, paesaggi bucolici e tende mosse dal vento una forte antitesi con il ridotto ambiente architettonico.

Parete della corte

Marchese Ludovico II

La parete nord detta "della corte" rappresenta la famiglia Gonzaga: il marchese Ludovico II e la moglie Barbara di Brandeburgo siedono vicino ai familiari. Al di sotto del gruppo è ubicato un ampio camino. Interessante è notare la ricerca da parte dell'artista della continua commistione tra disegno ed elemento architettonico, che trova il suo palesarsi nel particolare del risvolto del tappeto che pare pendere dal piano ideale soprastante il camino.

L'episodio inscenato riguarda la consegna nel 1462, della lettera di Bianca Maria Visconti, duchessa di Milano,

La nana

la quale chiede a Ludovico II Gonzaga assistenza per la sicurezza dei suoi domini, minata dalla malattia del marito Francesco Sforza.

Ludovico, in vestaglia da camera, si rivolge al segretario Raimondo dei Lupi di Soragna che gli porge la missiva, la piccola Paola offre una mela alla madre Barbara (nipote dell'imperatore Sigismondo di Lussemburgo), chiudono la scena il fratello Ludovico e Gianfrancesco signore di Bozzolo. In secondo piano Vittorino da Feltre, che curò l'educazione dei marchesi, Rodolfo, Barbarina detta "la bella" e la fiera nana. Sotto la sedia del marchese viene rappresentato come segno di fedeltà il cane Rubino.

Parete dell'incontro

Parete dell'incontro: gruppo familiare

La parete ovest, detta "dell'incontro", rappresenta nuovamente il marchese, stavolta in vesti ufficiali, con ai piedi il piccolo Francesco II, accanto al figlio Francesco appena consacrato cardinale. La scena è incorniciata dalle figure di profilo di Ludovico II e del suo successore Federico I (interessante notare il dettaglio delle pieghe generose dell'abito di questo personaggio che Mantegna utilizza per nascondere la cifosi del Gonzaga); al centro il cardinale Francesco, il piccolo Ludovico (futuro protonotario apostolico) e il nipotino Sigismondo (futuro cardinale) si tengono per mano, rappresentando il ramo della famiglia Gonzaga destinato al cursus ecclesiastico. In secondo piano appaiono l'imperatore Federico III d'Asburgo e il re Cristiano I di Danimarca (cognato di Ludovico II, poiché marito di Dorotea di Brandeburgo, sorella di Barbara), figure che ben rappresentano il vanto della famiglia per la parentela regale.

Parete dell'incontro: animali e famigli

Lo sfondo è occupato da Roma (in realtà secondo alcuni studi l'artista ritrae monumenti romani ma anche di Tivoli, Palestrina e Tuscolo non avendo ancora avuto l'occasione di visitare la città eterna, ma avendo su di essa compiuto vari studi). Anche questa rappresentazione è un simbolo: si vuole rimarcare il forte legame tra la dinastia e Roma, avvalorato dalla nomina cardinalizia. Sulla stessa parete negli altri due spazi ricavati, si possono osservare rispettivamente un gruppo di putti che reggono la targa dedicatoria e i cani e il cavallo del marchese.

Ben nascosta tra i fregi decorativi del pilastro che regge gli archi separatori delle diverse scene, alla destra dei putti, compare l'autoritratto monocromatico del Mantegna (vengono legati anche a questa scelta determinati significati simbolici).

Autoritratto del Mantegna

Pareti minori

Le sezioni delle pareti sud ed est, sovrastate da lunette con festoni vegetali (che continuano su tutte e quattro le pareti), sono ornate da tendaggi dorati mentre le due pareti principali accolgono personaggi della vita alla Corte Gonzaga.

La volta

Il soffitto della Camera degli Sposi

La volta dorata vede nella sua parte centrale un'ennesima ricerca di spazi aperti, amplificata e arricchita da un'ottima conoscenza della tecnica della prospettiva; una balconata interrompe infatti la volta rilanciando la visuale verso un cielo luminoso tanto fittizio quanto realistico. Dalla balconata s'affacciano angeli, putti, dame (probabile esaltazione del prestigio dinastico) e personaggi di incerta identità (volto muliebre acconciato come la marchesa Barbara e testa di moro) e sporgono un cesto floreale e un pavone. Il resto della volta è monocromatica e sostenuta da putti che reggono medaglie degli imperatori romani (ulteriore omaggio e riferimento alla cultura classica). Il raccordo tra le pareti e la volta infine è ottenuto tramite vele e lunette che riportano alcuni miti greci e alcune imprese dei Gonzaga (spesso ritrovabili nelle sontuose e iconografiche sale di Palazzo Te).