Bruno Caleari

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Bruno Caleari
NascitaSussak, 1º giugno 1908
MorteCielo del Mediterraneo, 9 luglio 1940
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
Regia Aeronautica
Anni di servizio1928-1940
GradoSottotenente di vascello
GuerreGuerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
Notedati tratti da Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare [1]
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Bruno Caleari (Sussak, 1º giugno 1908Mar Mediterraneo, 9 luglio 1940) è stato un militare italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Sussak, Croazia il 1 giugno 1908. Nel 1926 conseguì il diploma di capitano marittimo presso l’Istituto nautico di Fiume,[2] lavorando per due anni a bordo delle navi del Lloyd Adriatico e della Società Adria. Il 10 dicembre 1928 fu ammesso a frequentare il corso per ufficiali di complemento alla Regia Accademia Navale di Livorno,[2] da cui uscì come aspirante guardiamarina il 1 gennaio 1929. Il suo primo incarico fu sul sommergibile Des Geneys, passando poi sull’esploratore Ugolino Vivaldi, dove conseguì la nomina a guardiamarina il 10 ottobre 1929.[2] Posto in congedo il 27 agosto dell’anno successivo, riprese servizio presso la Società Adria. Nel luglio 1935, in previsione dello scoppio della guerra d'Etiopia, fu richiamato in servizio attivo e, imbarcatosi sul Vivaldi, prese parte alle operazioni belliche venendo promosso sottotenente di vascello[3] il 21 agosto 1936. Ottenuto il passaggio nel ruolo speciale, tra il settembre dello stesso anno e l’aprile 1937 seguì il corso di osservatore aereo presso la Scuola di Taranto. Trasferito in forza alla 182ª Squadriglia idrovolanti[2] di Nisida, passò in successione alla 184ª Squadriglia idrovolanti di Augusta,[2] e il 24 gennaio 1940 alla 148ª Squadriglia idrovolanti di Vigna di Valle.[2] Dopo l’entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno dello stesso anno, fu trasferito a Elmas, in Sardegna, in forza alla 287ª Squadriglia idrovolanti,[3] 94º Gruppo, 31º Stormo Bombardamento Marittimo.[2][4] Fu subito in azione eseguendo missioni di ricognizione strategica nel Mediterraneo occidentale, dove trovò la morte il 19 luglio 1940,[3] quando l'aereo su cui si trovava, un Cant Z.506B Airone,[3] fu attaccato da tre caccia nemici decollati dalla portaerei Ark Royal che lo danneggiarono e lo costrinsero ad ammarare.[3] Decorato inizialmente con la Medaglia d'argento al valor militare alla memoria, questa fu successivamente trasformata[5] in Medaglia d’oro.[3]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Già combattente nell'Africa Orientale Italiana non aveva conosciuto alcun limite di coraggio e di sacrificio, nel superamento di se stesso per servire la Patria oltre il dovere.Osservatore a bordo di un idrovolante in ricognizione strategica, attaccato da tre velivoli da caccia nemici, veniva mortalmente ferito al petto mentre si accingeva alla difesa. Colpito una seconda volta al capo e, sempre sotto il fuoco dell'avversario, mentre l'idrovolante era costretto ad ammarare per le avarie riportate, stoicamente determinava l'esatta posizione dell'apparecchio impartendo al marconista istruzioni e consigli per la trasmissione dei segnali di soccorso, onde i camerati potessero trarne possibilità di salvezza. Prossimo alla agonia cosciente del suo stato, con sovrumana energia e con la disperata volontà, dava ancora preziosi consigli per l'organizzazione della difesa. Quindi serenamente decedeva. Col suo ultimo respiro passò sul mare un soffio di epopea. Mediterraneo occidentale, 9 luglio 1940.[6]»
— Regio Decreto 28 settembre 1940[7]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Osservatore a bordo di idrovolante da ricognizione strategica, attaccato da tre velivoli da caccia nemici, mentre si accingeva alla difesa, veniva gravemente ferito. Colpito una seconda volta al capo, e sempre sotto il fuoco dell’avversario, l’idrovolante essendo costretto ad ammarare per le avarie riportate, stoicamente determinava l’esatta posizione dell’apparecchio onde i suoi camerati potessero avere la possibilità della salvezza quindi decedeva serenamente, compiendo così sino all’ultimo estremo, con mirabile cosciente volontà, il suo dovere. Cielo del Mediterraneo Orientale, 9 luglio 1940
— Regio Decreto 6 agosto 1940[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1969, p. 142.
  2. ^ a b c d e f g Combattenti Liberazione.
  3. ^ a b c d e f Ferrante 2010, p. 97.
  4. ^ Brotzu, Caso, Cosolo 1973, p. 9.
  5. ^ Brotzu, Caso, Cosolo 1973, p. 10.
  6. ^ Quirinale - scheda - visto 4 maggio 2018
  7. ^ Bollettino ufficiale supplemento 9 pagina 2 e dispensa 44 pagina 1583.
  8. ^ Bollettino ufficiale 1940 dispensa 31 pagina 1018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Emilio Brotzu, Michele Caso e Gherardo Cosolo, Dimensione Cielo, Aerei Italiani nella 2ª Guerra Mondiale, Bombardieri-Ricognitori Vol.5, Roma, Edizioni dell'Ateneo & Bizzarri, 1973.
  • (EN) Chris Dunning, Combat Units od the Regia Aeronautica. Italia Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
  • I reparti dell'Aeronautica Militare, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica, 1977.
  • Tullio Marcon, C.R.D.A. Cant Z.501, Milano, Giorgio Apostolo Editore, 2001.
  • Franco Pagliano, Aviatori italiani: 1940-1945, Milano, Ugo Mursia Editore, 2004, ISBN 88-425-3237-1.
  • Franco Pagliano, Storia di diecimila aeroplani, Milano, Edizioni Europee, 1954.
  • Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, 1969.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Ovidio Ferrante, Guerra aeronavale nel Mediterraneo 1940, in Rivista Aeronautica, n. 4, Roma, Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, 2010, pp. 92-99.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]