Bromus lanceolatus

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Forasacco lanceolato
Bromus lanceolatus
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Monocotiledoni
(clade) Commelinidae
Ordine Poales
Famiglia Poaceae
Sottofamiglia Pooideae
Tribù Bromeae
Genere Bromus
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Liliopsida
Sottoclasse Commelinidae
Ordine Cyperales
Famiglia Poaceae
Sottofamiglia Pooideae
Tribù Bromeae
Genere Bromus
Specie B. lanceolatus
Nomenclatura binomiale
Bromus lanceolatus
Roth, 1797

Il forasacco lanceolato (nome scientifico Bromus lanceolatus Roth, 1797) è una specie di pianta spermatofita monocotiledone appartenente alla famiglia Poaceae (sottofamiglia Pooideae ex Graminaceae).[1]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome generico (bromus) deriva dalla lingua greca ed è un nome antico per l'avena.[2] L'epiteto specifico (lanceolatus) significa "simile a una lancia, riferito alla forma delle foglie".[3]

Il nome scientifico della specie è stato definito dal botanico e medico tedesco Albrecht Wilhelm Roth nella pubblicazione "Catalecta Botanica" (Catal. Bot. 1: 18 1797) del 1797.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Spighetta generica con tre fiori diversi

Queste piante arrivano ad una altezza di 3 - 8 dm (massimo 100 cm). La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie.[4][5][6][7][8][9][10][11]

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Le radici sono secondarie da rizoma.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

I culmi sono cavi a sezione più o meno rotonda, lisci; i nodi sono scuri o nerastri. Il portamento in genere è eretto o ginocchiato alla base. I fusti non sono fascicolati ma solitari.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, una ligula e una lamina. Le venature sono parallelinervie. Non sono presenti i pseudopiccioli e, nell'epidermide delle foglia, le papille.

  • Guaina: la guaina è abbracciante il fusto e priva di auricole (o raramente auricolate); l'aspetto è mollemente villoso per peli lunghi 1 - 1,5 mm, ma anche più brevi.
  • Ligula: la ligula, breve, è membranosa e a volte è cigliata. Lunghezza: 1 - 1,5 mm.
  • Lamina: la lamina ha delle forme generalmente lanceolate e piatte. Entrambe le superfici sono pubescenti. Dimensione delle foglie: larghezza: 3 –4 mm; lunghezza 15 – 20 cm.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

Infiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze, ascellari e terminali, in genere sono ramificate e sono formate da alcune spighette più o meno erette ed hanno la forma di una pannocchia contratta (specialmente alla fruttificazione). I rami inferiori sono allungati (2 – 4 cm), rigidi ed eretti. La fillotassi dell'inflorescenza inizialmente è a due livelli, anche se le successive ramificazioni la fa apparire a spirale. Lunghezza della pannocchia: 10 – 20 cm.

Spighetta[modifica | modifica wikitesto]

Infiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette, pedicellate, con forme lanceolate-cilindriche, sottese da due brattee distiche e strettamente sovrapposte chiamate glume (inferiore e superiore), sono formate da 8 a 20 fiori sovrapposti. Possono essere presenti dei fiori sterili; in questo caso sono in posizione distale rispetto a quelli fertili. Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea e il lemma. Gli internodi della rachilla non sono visibili. La disarticolazione avviene con la rottura della rachilla tra i fiori o sopra le glume. Lunghezza delle spighette: 25 – 45 mm.

  • Glume: le glume, con forme ovate e apici acuminati, sono nettamente disuguali: 6 – 8 mm (con 3 - 5 nervi) e 9 – 12 mm (con 7 - 9 nervi).
  • Palea: la palea è un profillo con alcune venature; può essere cigliata.
  • Lemma: il lemma, erbaceo e con forme ovato-lanceolate, ha una resta apicale diritta, ritorta e divaricata (termina con 2 denti acuminati). Le nervature (7 - 9) sono sporgenti; i margini sono membranosi. Lunghezza del lemma: 12 – 14 mm. Lunghezza della resta: 15 mm.

Fiori[modifica | modifica wikitesto]

I fiori fertili sono attinomorfi formati da 3 verticilli: perianzio ridotto, androceo e gineceo.

  • Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:[5]
*, P 2, A (1-)3(-6), G (2–3) supero, cariosside.

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

I frutti sono del tipo cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti colorati di marrone scuro, con forme ovoidali, nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo è fuso al seme ed è aderente. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è lungo e lineare. L'embrione è piccolo e provvisto di epiblasto ha un solo cotiledone altamente modificato (scutello senza fessura) in posizione laterale. I margini embrionali della foglia non si sovrappongono. Lunghezza del cariosside: 7 – 8 mm.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Come gran parte delle Poaceae, le specie di questo genere si riproducono per impollinazione anemogama. Gli stigmi più o meno piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo. La dispersione dei semi avviene inizialmente a opera del vento (dispersione anemocora) e una volta giunti a terra grazie all'azione di insetti come le formiche (mirmecoria). In particolare i frutti di queste erbe possono sopravvivere al passaggio attraverso le budella dei mammiferi e possono essere trovati a germogliare nello sterco.[12]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[13] – Distribuzione alpina[14])

Fitosociologia[modifica | modifica wikitesto]

Dal punto di vista fitosociologico alpino Bromus lanceolatus appartiene alla seguente comunità vegetale:[14]

  • Formazione: delle comunità terofiche pioniere nitrofile
    • Classe: Stellarietea mediae

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza di questa specie (Poaceae) comprende circa 650 generi e 9.700 specie (secondo altri Autori 670 generi e 9.500[8]). Con una distribuzione cosmopolita è una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni e di grande interesse economico: tre quarti delle terre coltivate del mondo produce cereali (più del 50% delle calorie umane proviene dalle graminacee). La famiglia è suddivisa in 11 sottofamiglie, il genere Bromus è descritto all'interno della sottofamiglia Pooideae con oltre 150 specie distribuite in tutto il mondo.[4][5]

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

La tribù Bromeae (e quindi il suo unico genere Bromus) è descritta all'interno della supertribù Triticodae T.D. Macfarl. & L. Watson, 1982. La supertribù Triticodae comprende tre tribù: Littledaleeae, Triticeae e Bromeae. All'interno della supertribù, la tribù Bromeae forma un "gruppo fratello" con la tribù Triticeae.[16]

I Bromus della flora spontanea italiana sono suddivisi in tre gruppi distinti: Festucaria G. et G., Anisantha Koch e Bromus s.s. La specie di questa voce appartiene al gruppo Bromus s.s.[17] Il ciclo biologico delle piante di questo gruppo è annuo con un aspetto molto diverso dalle specie del genere Festuca. A maturità le spighette si restringono all'apice ed hanno delle reste caratteristiche (allargate). Le nervature delle due glume (con forme ovate lunghe 3,5 – 9 mm) sono diverse: quella inferiore ha 3 nervature; quella superiore è 7 - 9 nervature. La resta dei lemmi (con forme ovato-lanceolate) è dorsale.[6]

Il numero cromosomico delle specie B. lanceolatus è: 2n = 28.[18]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[19]

  • Bromus canariensis Zuccagni
  • Bromus canariensis Zuccagni ex Roemer
  • Bromus depauperatus H.Scholz
  • Bromus discretus F.M.Vázquez & H.Scholz
  • Bromus divaricatus Rhode ex Loisel.
  • Bromus lanceolatus f. coloratus Maire
  • Bromus lanceolatus var. lanuginosus (Coss. & Durieu) Dinsm.
  • Bromus lanceolatus subsp. macrostachys (Desf.) Maire
  • Bromus lanceolatus var. oxyphloeus (Paine) Dinsm.
  • Bromus lanuginosus Poir.
  • Bromus macrostachys Desf.
  • Bromus macrostachys f. albovirens Cavara
  • Bromus macrostachys var. brevispicatus Boiss.
  • Bromus macrostachys var. lanuginosus Coss. & Durieu
  • Bromus macrostachys var. pauciflorus Post
  • Bromus macrostachys f. pubescens Pamp.
  • Bromus macrostachyus Guss.
  • Bromus oxyphloeus Paine
  • Bromus squarrosus var. lanuginosus (Coss. & Durieu) Kuntze
  • Bromus squarrosus var. macrostachys (Desf.) Kuntze
  • Bromus tomentosus Rohde
  • Bromus turgidus Pers.
  • Forasaccus lanceolatus (Roth) Bubani
  • Serrafalcus lanceolatus (Roth) Parl.
  • Serrafalcus macrostachys (Desf.) Parl.
  • Zerna macrostachys (Desf.) Panz.
  • Zerna macrostachys (Desf.) Panz. ex B.D. Jacks.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 13 dicembre 2019.
  2. ^ Etymo Grasses 2007, pag. 55.
  3. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 13 dicembre 2019.
  4. ^ a b Kellogg 2015, pag. 223.
  5. ^ a b c Judd et al 2007, pag. 311.
  6. ^ a b Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 527.
  7. ^ Motta 1960, Vol. 1 - pag. 348.
  8. ^ a b Strasburger 2007, pag. 814.
  9. ^ Pasqua et al 2015, pag. 467.
  10. ^ a b c eFloras - Flora of China, su efloras.org. URL consultato il 13 dicembre 2019.
  11. ^ Kew - GrassBase - The Online World Grass Flora, su powo.science.kew.org. URL consultato il 13 dicembre 2019.
  12. ^ Kellogg 2015, pag. 73.
  13. ^ Conti et al. 2005, pag. 64.
  14. ^ a b c d Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 926.
  15. ^ EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 13 dicembre 2019.
  16. ^ Soreng et al. 2017, pag. 286.
  17. ^ Verloove 2012, pag. 31.
  18. ^ Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 13 dicembre 2019.
  19. ^ The Plant List, http://www.theplantlist.org/tpl1.1/record/kew-401318. URL consultato il 13 dicembre 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]