Bonanno (famiglia siciliana)

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Bonanno
neque sol per diem.
neque luna per noctem.

D'oro al gatto passante di nero.
Stato Regno di Sicilia
Bandiera delle Due Sicilie Regno delle Due Sicilie
Bandiera dell'Italia Italia
Titoli
EtniaItaliana

I Bonanno[1] o Bonanni[2] sono una famiglia nobile italiana, originaria di Pisa, giunta in Sicilia al seguito del re Giacomo II d'Aragona[3].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Si insediò a Palermo nel XIII secolo, dove annoverò Giovan Giacomo di Bonanno, gran cancelliere del Regno di Sicilia nel 1285 e Matteo, ambasciatore della città al re Martino nel 1396.

Il primo titolo nobiliare acquisito dalla famiglia con Gerardo nel 1492 fu quello di signore della Salina grande di Trapani, posta tra questa e Marsala, e successivamente nel 1519 per acquisto, quello di barone di Friddani[4].

Stabilitasi anche a Caltagirone, Catania, Noto e Siracusa, acquisì per via matrimoniale i titoli di baroni di Canicattì e Ravanusa e da costoro discesero i successivi due rami principali della famiglia, che furono il ramo estinto dei principi di Cattolica e Roccafiorita, dei duchi di Foresta, Misilmeri e Montalbano, dei marchesi di Limina, dei conti di Vicari e dei baroni di Siculiana, e il ramo esistente dei principi di Linguaglossa e dei baroni di Arcimusa, Belvedere, Bulgarano, Carancino, Gigliotto e Rosabia[5]. Agli inizi del XVIII secolo, grazie al matrimonio di Filippo Bonanno con Rosalia Del Bosco, la famiglia acquisì il principato di Cattolica, il ducato di Misilmeri e la contea di Vicari, e ottenne il Grandato di Spagna.

I Gioeni sono imparentati con i Bonanno a partire dal XVI secolo, quando Giovanni Battista Bonanno-Platamone sposò in seconde nozze Giovanna Gioeni, da cui nacquero Giuseppe, Lucio e Orazio, capostipiti dei principi di Linguaglossa. Successivamente, nel XVIII secolo, Giovanni Gioeni-Valguarnera, principe di Petrulla, sposò Maria Anna Bonanno-Massa, figlia di Agesilao Bonanno-Joppolo, che gli portò in dote il ducato di Castellana. Il 30 aprile 1810 Agesilao Gioeni-Bonanno fu investito dei titoli di principe di Petrulla e duca di Angiò e Castellana.

Secondo alcune fonti, sarebbero imparentati con la famiglia abruzzese dei Bonanni, patrizi aquilani nel Cinquecento e baroni di Ocre nel Seicento[6]. Lo stemma risulta identico in seguito alla concessione fatta dalla famiglia siciliana ai Bonanni[7].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Candida Gonzaga (1875), p. 62.
  2. ^ De Spucches (1925); Mugnos (1647), pp. 153-157; Villabianca (1754-1775).
  3. ^ Casalgerardo (1912-1915).
    Secondo altri autori, la famiglia sarebbe stata presente in Caltagirone sin dall'XI secolo e poi nel XII con Ugone, fedele a re Ruggero. Si veda il Libro d'oro della nobiltà italiana (1977-1980).
  4. ^ De Spucches (1925), vol. 3, p. 95.
  5. ^ Libro d'oro della nobiltà italiana (1977-1980).
  6. ^ Annuario della nobiltà italiana (1881), p. 207; Crollalanza (1886), p. 148; Palizzolo Gravina (1871), p. 105.
  7. ^ Bollettino dei Musei Comunali di Roma (2015), p. 134; De Spucches (1925), vol. 1, p. 375 [ristampa anastatica del 2013 a cura di Mario Gregorio]; Gagliardi (1877).
    Citazione: «Il 24 maggio 1691 Agesilao Bonanno, duca di Castellana del ramo di Sicilia, scriveva ai Bonanni di L'Aquila riconoscendo la sua parentela con quelli. In seguito Giovanni Bonanno, principe di Petrulla, duca di Castellana e di Angiò e ministro plenipotenziario di Napoli in Vienna, il 2 febbraio 1843 scriveva a Cesidio Bonanni d'Ocre donandogli un blasone effigiato su un suggello per riaffermare l'uniformità dei blasoni dei Bonanni di Sicilia e di L'Aquila.»

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Annuario della nobiltà italiana, 1881, ISBN non esistente.
  • Bollettino dei Musei Comunali di Roma, Roma, Gangemi Editore, 2015, ISBN non esistente.
  • Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, vol. 6, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1875, ISBN non esistente.
  • Antonino Mango di Casalgerardo, Nobiliario di Sicilia, Palermo, Alberto Reber, 1912-1915, ISBN non esistente.
  • Giovan Battista di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, vol. 1, Pisa, Direzione del Giornale Araldico, 1886, ISBN non esistente.
  • Francesco San Martino De Spucches, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalla loro origine ai nostri giorni, vol. 1 e 3, Palermo, Boccone del Povero, 1925, ISBN non esistente.
  • Giulio Gagliardi, Della vita e degli scritti di Cesidio Bonanni barone di Ocre, Napoli, Fratelli Tornese, 1877, ISBN non esistente.
  • Libro d'oro della nobiltà italiana, vol. 18, 1977-1980, ISBN non esistente.
  • Filadelfo Mugnos, Teatro genealogico delle famiglie nobili titolate feudatarie ed antiche nobili del fedelissimo Regno di Sicilia, Palermo, Pietro Coppola, 1647, ISBN non esistente.
  • Vincenzo Palizzolo Gravina, Il blasone in Sicilia, ossia Raccolta araldica, vol. 1, Palermo, Visconti & Huber, 1871, ISBN non esistente.
  • Francesco Maria Emanuele Gaetani di Villabianca, Della Sicilia nobile, vol. 1, Palermo, Stamperia dei Santi Apostoli, 1754-1775, ISBN non esistente.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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