Bill Frisell

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Bill Frisell
Bill Frisell nel 2021
NazionalitàBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
GenereJazz
Fusion
Folk jazz
Americana
Musica classica
Periodo di attività musicale1978 – in attività
StrumentoChitarra
EtichettaECM Records, Elektra Records, Nonesuch Records
Album pubblicati40
Sito ufficiale

William Richard "Bill" Frisell (Baltimora, 18 marzo 1951) è un chitarrista e compositore statunitense di musica jazz.

È considerato uno dei chitarristi più rappresentativi della sua generazione.[1] Nei dischi a suo nome, come nelle collaborazioni con altri musicisti, ha spaziato tra i più diversi generi e stili.[2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Frisell è nato a Baltimora, Maryland. Ha passato la gran parte della sua giovinezza nella zona di Denver in Colorado dove ha studiato musica alla University of Northern Colorado. Ha poi studiato alla Berklee College of Music di Boston e con Jim Hall, che avrà una grande influenza sul suo stile.

Dopo un breve soggiorno in Europa, in cui registra i primi dischi e fa i suoi primi tour, Frisell si trasferisce a New York nel 1980. Qui la sua carriera prende un'improvvisa svolta, quando Pat Metheny, non potendo entrare nel gruppo di Paul Motian, lo raccomanda come sostituto.[3] Frisell inizia insieme a Motian un'intensa serie di tour europei e registrazioni, durante i quali viene inoltre notato da Manfred Eicher della ECM. Diventa così il chitarrista interno dell'etichetta, suonando in diversi dischi, tra cui Paths, Prints di Jan Garbarek nel 1981. Il suo primo lavoro solista è In Line, un disco di sola chitarra tranne un'apparizione di Arild Andersen al basso in una traccia. Registra anche due album sperimentali con Vernon Reid.

A New York City, dove crea diverse collaborazioni durature: il già citato gruppo di Paul Motian, che si riduce a trio con Joe Lovano al sassofono. Il quartetto con Kermit Driscoll al basso, Joey Baron alla batteria e Hank Roberts al violoncello. L’entourage di John Zorn, come il gruppo Naked City, ma anche Bobby Previte, Tim Berne, Wayne Horvitz.

B.Frisell, J.Lovano, P. Motian, in concerto a Roma

Nel 1992 i suoi dischi più acclamati: Have a Little Faith, un'ambiziosa rivisitazione di classici americani, da Charles Ives ad Aaron Copland ("Billy the Kid"), da Bob Dylan a Madonna (una straziante "Live to Tell"); e This Land, una raccolta di composizioni originale.

Nella seconda metà degli anni 90 si trasferisce a Seattle, dove si lega a nuovi musicisti e a nuovi stili. Approfondisce il suo interesse per gli stili classici americani, il country, bluegrass, il blues mostrando un lato sempre più intimo.

Ha frequentemente collaborato con artisti pop-rock come Elvis Costello, Suzanne Vega, Ginger Baker, Ryūichi Sakamoto, Marianne Faithfull, David Sylvian.[4]

Nel 1995, fra le altre cose, compone le musiche originali per il film La scuola del regista italiano Daniele Luchetti. Il regista racconta che i brani della colonna sonora sono stati composti a casa di Frisell. Il chitarrista improvvisava i temi della colonna sonora mentre guardava una copia in italiano e non ancora finita del film che lo stesso Luchetti aveva portato con sé a Seattle.

Nel 2001 pubblica Bill Frisell with Dave Holland and Elvin Jones, interessante disco dove spesso il suono del trio diventa da quartetto: la chitarra acustica e l'elettrica sono spesso presenti insieme, la batteria dilata il tre nel quattro e Dave Holland regge con puntualità ed ingegno l'equilibrio del suono.

Il 2003 vede l'uscita di The Intercontinentals, dove esplora la world music in compagnia di Christos Govetas, Greg Leisz, Vinicius Cantuaria, Sidiki Camara e Jenny Scheinman.

Per il suo disco Unspeakable, Frisell vince nel 2005 il Grammy Award come Best Contemporary Jazz Album. Nel 2014 partecipa al disco Joy in Spite of Everything (Ecm Record) di Stefano Bollani.

Nel 2016 pubblica l'album When You Wish Upon A Star che contiene brani tratti da celebri colonne sonore, con omaggi anche a Ennio Morricone e Nino Rota.[5]

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Albums[modifica | modifica wikitesto]

Titolo Anno Label
In Line 1983 ECM
Rambler 1984 ECM
Smash & Scatteration (with Vernon Reid) 1984 Rykodisc
Lookout for Hope 1987 ECM
Before We Were Born 1989 Nonesuch
Is That You? 1990 Nonesuch
Where in the World? 1991 Nonesuch
Have a Little Faith 1992 Nonesuch
This Land 1994 Nonesuch
Go West: Music for the Films of Buster Keaton 1995 Nonesuch
The High Sign/One Week: Music for the Films of Buster Keaton 1995 Nonesuch
Live 1995 Gramavision
Quartet 1996 Nonesuch
Nashville 1997 Nonesuch
Gone, Just Like a Train 1998 Nonesuch
Good Dog, Happy Man 1999 Nonesuch
The Sweetest Punch 1999 Decca
Ghost Town 2000 Nonesuch
Blues Dream 2001 Nonesuch
With Dave Holland and Elvin Jones 2001 Nonesuch
The Willies 2002 Nonesuch
The Intercontinentals 2003 Nonesuch
Unspeakable 2004 Nonesuch
Richter 858 2005 Songlines
East/West 2005 Nonesuch
Bill Frisell, Ron Carter, Paul Motian 2006 Nonesuch
History, Mystery 2008 Nonesuch
Disfarmer 2009 Nonesuch
Beautiful Dreamers 2010 Savoy
Sign of Life: Music for 858 Quartet 2011 Savoy
All We Are Saying 2011 Savoy
Silent Comedy 2013 Tzadik
Big Sur 2013 Okeh
Guitar in the Space Age! 2014 Okeh
When You Wish Upon a Star 2016 Okeh
Small Town 2017 ECM
Music IS 2018 Okeh[6]

Compilations

  • Works (ECM, 1988)
  • A-Collection (WEA, 2000)
  • Rarum: Selected Recordings of Bill Frisell (ECM, 2002)
  • The Best of Bill Frisell, Vol. 1 - Folk Songs (Nonesuch, 2009)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ AllMusic Biography: Bill Frisell, su allmusic.com. URL consultato il 15 maggio 2014.
  2. ^ The History of Rock Music: Bill Frisell, su scaruffi.com. URL consultato il 15 maggio 2014.
  3. ^ Philip Watson.
  4. ^ Anil Prasad, David Sylvian Blowing hearts and minds wide open, su innerviews.org, 2005. URL consultato il 3 gennaio 2018.
  5. ^ My Way: Bill Frisell rende omaggio a Morricone e Rota, su my-way-online.blogspot.it. URL consultato il 2 febbraio 2016.
  6. ^ Music IS - http://www.billfrisell.com, su billfrisell.com. URL consultato il 15 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 16 marzo 2018).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Philip Watson, Bill Frisell, Beautiful Dreamer: the guitarist who changed the sound of American music, Faber&Faber Ltd, 2022, ISBN 978-0-571-36167-0.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN120017748 · ISNI (EN0000 0001 2033 2203 · Europeana agent/base/63822 · LCCN (ENn79129659 · GND (DE134378644 · BNF (FRcb13894181w (data) · J9U (ENHE987007345400705171 · CONOR.SI (SL27040355 · WorldCat Identities (ENlccn-n79129659