Bestia del Gévaudan

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Immagine del mostro che affligge il Gévaudan, incisione su rame, 1764-1765

Bestia del Gévaudan è il nome con cui è noto un animale feroce (o più di uno), mai identificato con esattezza, che fra il 1764 e il 1767 causò decine di vittime nelle campagne del Gévaudan, una regione della Francia centro-meridionale.[1] Il numero dei morti varia a seconda delle fonti, ma uno studio del 1987 stimò che ci fossero stati 210 attacchi, con 113 vittime (di cui 98 parzialmente divorate) e 49 feriti.[1]

La Corona di Francia impiegò ingenti quantità di denaro e di uomini per dare la caccia all'animale, che i testimoni oculari descrivevano come un leone, un lupo o una iena, e che la popolazione locale credeva di natura sovrannaturale e immortale. La bestia venne dichiarata uccisa più volte prima del termine definitivo degli attacchi.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'atto di sepoltura di Jeanne Boulet a St Étienne-de-Lugdarès: «L'anno 1764 il 1º luglio è stata interrata Jeanne Boulet senza sacramenti, uccisa dalla bestia feroce, testimoni Joseph Vigier e Jean Rebour»

Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1763 fu registrata, lungo il confine della regione francese del Delfinato, una serie di aggressioni contro contadini e pastori da parte di un animale feroce. Si trattava, secondo le cronache del tempo, di un animale «delle dimensioni di un lupo molto grande, color caffè bruciato chiaro, con una striatura nera sul dorso, la pancia di colore bianco sporco, la testa molto grande, una specie di peluria che forma un fiocco sulla testa e vicino alle orecchie, la coda ricoperta di pelo come quello di un normale lupo, ma più lunga, e portata arrotolata all'estremità». Verso la fine di ottobre la belva si avvicinò a un gregge di pecore e aggredì il pastore, un ragazzo quattordicenne, che però riuscì a salvarsi grazie all'intervento di un altro pastore.[2] Gli attacchi e le descrizioni dell'animale presentavano molti punti in comune con la futura Bestia di Gévaudan, al punto che alcuni autori hanno avanzato l'ipotesi che si sia trattato dello stesso animale.[3]

I primi casi nel Gévaudan[modifica | modifica wikitesto]

Nel giugno 1764 una ragazza addetta al bestiame che viveva nei pressi di Langogne tornò al proprio villaggio dicendo di essere stata attaccata da una bestia, avendo salva la vita solo grazie all'intervento dei buoi che stava portando al pascolo, che avrebbero fatto fuggire l'animale feroce. Il successivo 30 giugno Jeanne Boulet, di quattordici anni, fu uccisa nei pressi del villaggio di Les Hubacs, vicino a Langogne. Fu la prima vittima ufficiale della Bestia,[4] e fu sepolta senza sacramenti, non essendosi potuta confessare prima della morte; tuttavia, nei registri parrocchiali è annotato che la ragazza fu «uccisa dalla bestia feroce», facendo perciò supporre che l'esistenza dell'animale fosse già nota.[5]

Una seconda vittima, che viveva a Masméjean e aveva 14 anni, fu denunciata l'8 agosto.[6] Queste prime due morti avvennero nella valle dell'Allier; le seguenti, invece, dalla fine di agosto e durante il mese di settembre, si verificarono nei dintorni e nella foresta di Mercoire.[7] In seguito tre ragazzi di Chayla-l'Evêque, una donna di Arzenc, una bambina di Thorts e un pastore di Chaudeyrac furono ritrovati morti, con i corpi parzialmente divorati e a stento riconoscibili.

Étienne Lafont, amministratore della diocesi di Mende, si trovava a Marvejols alla fine di agosto: da lì inviò alcuni cacciatori, guidati da un tale Mercier, per venire in aiuto alle cacce che andavano svolgendosi nei pressi di Langogne alla ricerca dell'animale.[4] Lafont, però, si rese conto che queste cacce erano insufficienti e informò de Saint-Priest, intendente della Linguadoca, e il conte di Montcan, governatore della provincia: quest'ultimo ordinò al capitano Jean Boulanger Duhamel, di stanza a Langogne con i soldati del reggimento di truppe leggere Clermont-Prince, di occuparsi delle operazioni di caccia contro la Bestia.[4][8][9] A settembre scomparvero una ragazza di Rocles, un uomo di Choisniet e una donna di Apcher: parte dei loro resti fu rinvenuta nelle campagne e nei boschi. L'8 ottobre un giovane tornò a casa gravemente ferito dopo aver incontrato la Bestia in un frutteto. Due giorni più tardi, un altro ragazzo rimase gravemente ferito da un'aggressione dell'animale. Il 19 ottobre una contadina fu ritrovata fatta a brandelli e parzialmente divorata vicino a Saint-Alban-sur-Limagnole.

Duhamel e il reggimento Clermont-Prince[modifica | modifica wikitesto]

Il capitano Duhamel (a sinistra) e alcuni uomini del reggimento di truppe leggere Clermont-Prince. Illustrazione di Patrick Berthelot, 2002

Di stanza nella regione quell'anno, il reggimento Clermont-Prince fornì al capitano Duhamel gli uomini necessari per dare la caccia alla bestia.[10][11][12][13] Dal 15 settembre 1764 Duhamel e le sue truppe iniziarono la caccia e armarono i contadini disposti ad aiutarli.[4] Durante numerose battute effettuate nella foresta di Mercoire la Bestia fu avvistata sporadicamente, senza però poter essere catturata. Tuttavia, è senza dubbio a causa di queste cacce che la Bestia lasciò la zona e raggiunse, entro ottobre, la Margeride e l'Aubrac.

Infatti, il 7 ottobre, una ragazza fu uccisa nel villaggio di Apcher, vicino a Prunières, e la sua testa fu ritrovata solo otto giorni dopo. Il giorno successivo un pastore fu aggredito vicino a La Fage-Montivernoux. Lo stesso giorno, la Bestia attaccò un altro pastore fra Prinsuéjols e il castello de la Baume, di proprietà del conte de Peyre. L'uomo, però, si rifugiò fra le proprie mucche, che riuscirono a respingere la Bestia.[14] Poco dopo, alcuni cacciatori che uscivano dal bosco vicino videro l'animale ancora in agguato.[15] Due di essi sparano e colpirono la Bestia che, due volte, cadde e si rialzò, per poi far perdere le proprie tracce nella boscaglia. La battuta di caccia organizzata il giorno dopo non diede alcun esito, ma due contadini affermarono di aver visto l'animale zoppicare, ferito, durante la notte.[4]

Fu durante il mese di ottobre 1764 che la Bestia perpetrò i suoi attacchi nelle zone più meridionali, in particolare quello che costò la vita a Marie Solinhac, aggredita a Les Hermaux. Il 2 novembre il capitano Duhamel e i suoi uomini lasciarono Langogne per stabilirsi a Saint-Chély-d'Apcher.[16] Tuttavia, a causa di una forte nevicata, poterono effettuare la prima battuta di caccia solo l'11 novembre.[4][17] Prendendo atto della mancanza di risultati, l'assemblea generale degli Stati della Linguadoca si riunì il 15 dicembre e mise in palio una taglia di 2.000 livres (aumentata poi a 6.000) a chiunque avesse ucciso la belva,[18] ma altre cinque persone furono aggredite e uccise durante il mese di dicembre.[7]

L'intervento del vescovo di Mende[modifica | modifica wikitesto]

Il 31 dicembre 1764 il vescovo di Mende Gabriel-Florent de Choiseul-Beaupré, che era anche conte del Gévaudan, chiese per iscritto preghiere e penitenze, e tutti i sacerdoti della diocesi ricevettero l'invito di far rispettare l'ordine ai propri fedeli. Nel testo, il prelato citò la Bibbia nel versetto «Il dente delle belve manderò contro di loro»[19] per identificare la Bestia come una punizione divina. Inoltre, il vescovo ordinò quaranta ore di preghiere recitate per tre domeniche consecutive. Molti sacerdoti ritennero l'animale di origine demoniaca e organizzarono processioni e preghiere per scacciare il maleficio.[20] Fra gennaio e febbraio 1765 le cacce del reggimento di Duhamel continuarono a essere infruttuose. Inoltre, gli abitanti lamentarono che i soldati non pagavano vitto e alloggio e che rubavano i raccolti. Lo scoraggiamento era enorme: le cacce non davano mai alcun esito e le spese per il mantenimento dei soldati gravavano su una regione già in difficoltà perché, per la paura, nessuno pascolava più il bestiame e i mercati erano deserti.[21]

Jacques André Portefaix[modifica | modifica wikitesto]

Il combattimento di Jacques Portefaix e dei suoi compagni contro la bestia, incisione, 1765 circa

Il 12 gennaio 1765 la Bestia aggredì sette bambini, cinque maschi e due femmine dagli otto ai dodici anni a Villaret, vicino a Chanaleilles. L'animale attaccò girando intorno ai bambini raggruppati per difendersi, morse Joseph Panafieu e lo trascinò via. Uno dei bambini gridò di fuggire mentre la belva era occupata, ma Jacques André Portefaix li incoraggiò a salvare Panafieu. La Bestia fu allora avvicinata dai bambini, armati di bastoni ai quali avevano legato dei coltelli. Portefaix e i suoi amici riuscirono a liberare il compagno, al quale la belva aveva però già strappato il viso e l'aveva mangiato sul posto, mentre l'arrivo di alcuni uomini allertati dalle grida fece fuggire l'animale nel bosco.[22]

Il verbale di quanto accaduto fu inviato dal vescovo di Mende direttamente al re Luigi XV, il quale ricompensò ogni bambino con 300 livres per il coraggio dimostrato e si offrì di pagare personalmente l'istruzione di Jacques Portefaix. Il ragazzo era nato l'8 novembre 1752 a Chanaleilles e il 16 aprile 1765 fu ammesso alla scuola dei Fratelli della Dottrina Cristiana di Montpellier, dove rimase fino al novembre 1770. Quindi entrò nella scuola dei Reali Corpi di Artiglieria, dove divenne luogotenente. Morì il 14 agosto 1785 a Franconville.[23]

Intanto la popolazione, informata dai giornali, seguiva con attenzione la vicenda. Qualcuno propose di escogitare trappole per catturare l'animale, come manichini di forma umana realizzati con carne avvelenata da abbandonare nei boschi o bizzarri congegni composti da decine di fucili, azionati da corde legate a un vitello che, usato come esca per la Bestia, vedendola arrivare si sarebbe agitato, causando gli spari.[22]

I d'Enneval - Jeanne Jouve[modifica | modifica wikitesto]

Un consigliere del re Luigi XV, François de L'Averdy, convocò Jean Charles Marc Antoine Vaumesle d'Enneval, considerato il miglior cacciatore di lupi del regno. Il 17 febbraio 1765 d'Enneval arrivò a Clermont-Ferrand accompagnato da suo figlio. Verso mezzogiorno del 14 marzo tale Jeanne Marlet, domiciliata a Mas de la Vessière, si trovava davanti alla propria casa con tre dei suoi figli. Allertata da un rumore, si rese conto che sua figlia di nove anni era stata appena trascinata via dalla Bestia. Una figlia della Marlet, Jeanne Jouve, si gettò allora sulla belva, la quale mollò la presa ma, pochi instanti dopo, tornò alla carica attaccando Jean-Pierre Jouve, di sei anni. La sorella lo difese e l'animale rinunciò all'attacco e fuggì. Jean-Pierre, comunque, morì cinque giorni dopo a causa delle ferite riportate.[24] Come ricompensa per il suo atto eroico, la giovane Jeanne Jouve ricevette da Luigi XV di Francia un premio di 300 livres.[25]

Arrivati nel Gévaudan, padre e figlio d'Enneval rivendicano il diritto esclusivo di cacciare, ma dovevano allora ottenere l'allontanamento del capitano Duhamel. Dietro richiesta di François de l'Averdy, l'8 aprile Duhamel e i suoi uomini dovettero lasciare la regione per un nuovo incarico a Pont-Saint-Esprit.[26] I d'Enneval furono lenti a organizzare le battute di caccia, tanto che la prima ebbe luogo solo il 21 aprile,[27] senza comunque sortire alcun esito.

Nell'aprile 1765 la storia della Bestia si diffuse in tutta Europa e alcuni giornali, come il Courrier d'Avignon e La Gazette de France, pubblicarono centinaia di articoli e di testimonianze. Il 1º maggio la Bestia era vicina al bosco di la Rechauve, fra Le Malzieu e Saint-Alban. Alle 18:30 un uomo vide l'animale dalla finestra della propria casa, chiamò i suoi due fratelli, si armarono e uscirono: la Bestia ricevette due colpi di arma da fuoco, cadde due volte ma si rialzò, riuscendo a scappare.[4] Il giorno dopo d'Enneval, che era stato avvertito, si recò sul posto e iniziò le ricerche, accompagnato da una ventina di uomini. Nel pomeriggio del giorno stesso, una donna fu sbranata a Venteuges.

Il 3 maggio il marchese Pierre-Charles de Morangiès lamentò a Étienne Lafont l'inutilità dell'operato di d'Enneval.[4] Il 18 maggio Morangiès inviò una nuova lettera di reclamo a Lafont, mentre le cacce di d'Enneval continuavano a rivelarsi infruttuose. D'Enneval, dal canto suo, lamentava di essere male assistito dai propri collaboratori. L'8 giugno, per ordine di Luigi XV, François Antoine, Gran Portatore di Archibugio del Re, partì da Parigi per il Gévaudan, accompagnato da suo figlio Robert François Antoine de Beauterne, da otto capitani della guardia reale, sei guardiacaccia, un servitore e due segugi.[4]

François Antoine e Marie-Jeanne Vallet[modifica | modifica wikitesto]

Bestia furiosa che si pensa sia una iena, stampa, 1765 circa

Il 22 giugno François Antoine arrivò a Malzieu[28] e inizialmente si unì ai d'Enneval durante le loro battute di caccia. I d'Enneval, però, il 28 luglio lasciarono la regione per ordine del re.[29] Secondo Antoine, la Bestia non era altro che un lupo[30] ma, nonostante la grande esperienza, non riuscì a trovare l’animale.

Domenica 11 agosto organizzò un grande battuta di caccia. Nello stesso giorno Marie-Jeanne Vallet, perpetua ventenne del parroco di Paulhac, fu aggredita dalla Bestia mentre stava attraversando un ponte in compagnia di altre contadine. Le ragazze indietreggiano, ma la Bestia si avventò sulla Vallet; quest'ultima riuscì a conficcare una lancia nel petto dell'animale, che cadde nel fiume e poi scomparve nel bosco.[4] La storia raggiunse rapidamente Antoine, che si recò sul posto per verificare che la lancia fosse davvero sporca di sangue e che la Bestia fosse davvero stata ferita.[31]

Il lupo di Chazes[modifica | modifica wikitesto]

Intorno al 20 settembre 1765 François Antoine fu informato che un lupo di grossa taglia, forse la Bestia, si aggirava vicino al bosco dell'Abbazia di Chazes, nei pressi di Saint-Julien-des-Chazes. Anche se, fino ad allora, la Bestia non era mai andata da quelle parti, Antoine decise di recarsi sul posto e fece circondare il bosco da quaranta tiratori. François Antoine avvistò l'animale, mirò alla testa, sparò e lo atterrò, uccidendolo.[32] Secondo il rapporto ufficiale redatto, questo animale era un grande lupo del peso di 45 chilogrammi. Il corpo fu portato a Saugues ed esaminato da un medico. Pare che un gruppo di bambini, che tempo prima avevano visto la Bestia, ricevette pressioni da Antoine affinché identificassero nella carcassa l'animale che avevano visto vivo.[22]

Antoine de Beauterne, figlio di Antoine, caricò poi l'animale sul suo cavallo, lo portò a Clermont-Ferrand e lo fece impagliare.[4] Il 1º ottobre Antoine de Beauterne arrivò a Versailles, dove la Bestia fu presentata al re Luigi XV e fu esposta nei giardini reali.[4] Durante questo periodo, François Antoine e i suoi uomini rimasero in Alvernia e continuarono a cacciare nei boschi vicino all'abbazia di Chazes, dove era stata segnalata la presenza di altri lupi, l'ultimo dei quali fu abbattuto il 19 ottobre.[33] François Antoine e i suoi assistenti lasciarono la regione il successivo 3 novembre.

Ufficialmente, la Bestia del Gévaudan fu uccisa dal Gran Portatore di Archibugio del Re, François Antoine: questo carattere ufficiale fu confermato nel 1770 quando a François Antoine fu concesso il diritto di raffigurare un lupo morente nel proprio stemma araldico.[34] La carcassa impagliata fu successivamente spostata ed esposta per alcuni anni in giro per la Francia. L'interesse svanì nel tempo e l'animale restò per decenni nei magazzini del Jardin des Plantes di Parigi, dove fu attaccato dalle tarme, perse il pelo, e infine fu distrutto all'inizio del XX secolo.[35]

Nuovi attacchi[modifica | modifica wikitesto]

Il lupo ucciso da François Antoine il 21 settembre 1765, imbalsamato ed esposto alla corte di Luigi XV. Incisione, 1765-1766

Il mese di novembre trascorse senza che fosse segnalata alcuna nuova aggressione e la gente pensò che Antoine avesse davvero ucciso il mostro che terrorizzava la regione. In una lettera del 26 novembre, infatti, Lafont scrisse che: «Non si sente più nulla che abbia a che fare con la Bestia».[36] Nonostante ciò, si sparse la voce di nuovi attacchi a Saugues e a Witches. Queste aggressioni furono episodiche e Lafont non sapeva se attribuirle nuovamente alla Bestia o a normali lupi. Il 1º gennaio 1766 de Montluc, in una lettera all'intendente dell'Alvernia, affermò che la Bestia era riapparsa.[4] Quest'ultimo avvertì il re, ma Luigi XV non volle più sentir parlare della questione perché era convinto che la vera Bestia fosse già stata uccisa da François Antoine. Da quel momento, i giornali non riportarono più le aggressioni che continuavano a verificarsi nel Gévaudan e nel sud dell'Alvernia.

Il 24 marzo furono convocati a Marvejols gli Stati Particolari del Gévaudan. Étienne Lafont e il marchese Jean-Joseph d'Apcher consigliarono di avvelenare alcuni cadaveri di cani e di trasportarli nei luoghi abitualmente frequentati della Bestia.[4] In primavera gli attacchi si moltiplicarono e la popolazione si rese conto che la salvezza, questa volta, non poteva arrivare dal re. La Bestia, però, non sembra più coprire un territorio vasto come all'inizio, venendo segnalata solo sui monti Mouchet, Grand e Chauvet, distanti circa 15 chilometri l'uno dall'altro. La Bestia continuò i suoi attacchi per tutto il 1766, ma il suo modus operandi sembrava cambiato: adesso l'animale era meno intraprendente e più attento. Ogni trappola si rivelava vana e ogni battuta di caccia andava a vuoto.[37]

La Bestia di Chastel[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio del 1767 il numero delle aggressioni calò leggermente,[38] ma in primavera si segnalò un aumento. Il 18 giugno fu riferito al marchese d'Apcher che, il giorno prima, la Bestia era stata vista nelle parrocchie di Nozeyrolles e di Desges, dove uccise Jeanne Bastide, di 19 anni.[7] Il marchese decise di organizzare una battuta di caccia in questa regione, sul monte Mouchet e nel bosco di Ténazeyre per il giorno successivo, 19 giugno, accompagnato da alcuni volontari fra cui Jean Chastel, noto per essere un ottimo tiratore.[39]

Chastel caricò il suo fucile con pallettoni e uccise un grosso animale, simile a un lupo, nei pressi di Auvers. La carcassa fu caricata su un cavallo e portata al castello di Besque. Il 25 giugno, cioè 8 giorni dopo che Jean Chastel ebbe ucciso la belva, un altro grosso lupo fu abbattuto a La Besseyre-Saint-Mary da tale Jean Terrisse. Le aggressioni cessarono in tutto il Gévaudan. Il vescovo premiò Jean Chastel con 72 livres il 9 settembre, Jean Terrisse con 78 livres il 17 settembre, e il 3 maggio 1768 una somma di 312 livres andò ai cacciatori che avevano accompagnato Chastel e Terrisse.[40]

Il destino della Bestia[modifica | modifica wikitesto]

Rappresentazione della bestia feroce che ha provocato un tale crudele trambusto, stampa, 1765 circa

Il 19 giugno 1767 la Bestia abbattuta da Chastel fu portata al castello di Besque, residenza del marchese d'Apcher, dove un avvocato redasse un verbale e un chirurgo esaminò la carcassa.[41] L’animale fu poi impagliato ed esposto al castello di Besque, dove rimase una dozzina di giorni. Successivamente, il marchese ordinò che la Bestia fosse portata a Parigi per mostrarla al re.[42] Secondo una tradizione orale riportata da Pierre Pourcher[43] e ripresa da diversi autori,[44][45] Jean Chastel sarebbe andato a Parigi per mostrare la Bestia al sovrano, ma quest'ultimo lo avrebbe respinto a causa del fetore emesso dalla carogna. La testimonianza di Gibert, il servo del marchese d'Apcher, illustrò invece una storia diversa:[46]

«Gibert arrivò infine a Parigi e andò a pernottare nel palazzo di M. de la Rochefoucault, al quale inoltre consegnò una lettera del marchese d'Apcher nella quale si pregava di informare il re che il Gévaudan era stato liberato dal mostro. [...] Il re si trovava in quel momento a Compiègne e, dopo che tali notizie gli erano state comunicate, diede ordine al famoso naturalista M. de Buffon di esaminare l'animale. De Buffon, nonostante la fatiscenza a cui i vermi lo avevano ridotto e nonostante la caduta di tutti i peli, dopo il caldo di fine luglio e di inizio agosto, e nonostante il fetore che stava emanando, dopo un attento esame concluse che quello fosse solo un grosso lupo. [...] Dopo che de Buffon ebbe esaminato la bestia, Gibert si affrettò a farla seppellire a causa del grande tanfo che emanava [...].»

Sembra che Jean Chastel non abbia accompagnato Gibert a Parigi e che Gibert non abbia mai presentato la carogna a Luigi XV. De Buffon non lasciò alcun documento su questo avvenimento. Il corpo della Bestia fu probabilmente sepolto da qualche parte nel giardino del vecchio hotel de la Rochefoucault, situato in rue de Seine e demolito nel 1825.[47]

Il 9 settembre 1767 il vicario generale della diocesi di Mende, monsignor de Rets Fraissenet, firmò un ordine di premio in favore di Jean Chastel di 78 livres.[48] Tale somma era però molto inferiore a quella concessa a un contadino di La Besseyre che, rivendicando il premio di 6.000 livres promesso, ne aveva ricevute 1.500, cioè l'equivalente di 150 lupi abbattuti o di cinque anni di reddito di un contadino.[49] Dopo la morte di Chastel, avvenuta nel marzo 1789, uno dei suoi figli iniziò un procedimento legale per ottenere il resto della ricompensa e rivendicò 4.500 livres. Secondo Jean-Marc Moriceau, la rivoluzione francese e la crisi finanziaria impedirono al figlio di Chastel di recuperare il premio, tanto che nel 1797 la causa risultava ancora in corso.[50]

Localizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Localizzazione del Gévaudan

La Bestia affliggeva principalmente la regione del Gévaudan, i cui confini sono più o meno gli stessi del dipartimento di Lozère. Si registrarono però anche attacchi a Velay (Alta Loira), Haute-Auvergne (Cantal) e Rouergue (Aveyron). L'animale era segnalato principalmente sulle montagne della Margeride e, in alcune occasioni, sul massiccio montuoso dell'Aubrac, verso Langogne e nella foresta di Mercoire, prima di spostarsi verso i monti Chauvet, Montgrand e Mouchet. Nella suddivisione territoriale francese attuale, la Bestia fece più di 80 vittime nella regione dell'Alvernia e più di 70 in Linguadoca-Rossiglione. A livello di dipartimenti, il più colpito fu quelli di Lozère, con oltre 70 vittime, seguito dall'Alta Loira con più di 60.

I cantoni di Saugues, Pinols e Le Malzieu-Ville furono quelli con il maggior numero di vittime, rispettivamente 34, 23 e 22.[7] Nel XVIII secolo il Gévaudan era costituito da valli e da montagne boscose. I villaggi erano, all'epoca, molto dispersi e isolati. Non era raro che l'inverno fosse molto lungo, fra le prime nevicate che potevano capitare già a settembre e le ultime nel mese di maggio.[7]

Il rapporto Marin[modifica | modifica wikitesto]

Il 20 giugno 1767, il giorno dopo l'uccisione dell'animale da parte di Jean Chastel, il notaio reale Roch Étienne Marin scrisse un rapporto sulla sua autopsia, eseguita nel castello di Besque, residenza del marchese d'Apcher a Charraix. Questo documento fu ritrovato nel 1958 e fornisce alcune informazioni sulla natura dell'animale, che «ci sembrava un lupo, ma straordinario e molto diverso nel muso e nelle proporzioni dai lupi che vediamo solitamente in questa regione».[51] Di seguito, le dimensioni annotate da Marin:

Elemento Misura originaria Equivalente odierno
Lunghezza dalla radice della coda alla sommità della testa trois pieds 99 cm
Dalla sommità della testa alla distanza tra i due grandi angoli degli occhi six pouces 16,2 cm
Larghezza da orecchio a orecchio sept pouces 18,9 cm
Apertura della bocca sept pouces 18,9 cm
Larghezza orizzontale del collo huit pouces six lignes 23 cm
Larghezza della spalla onze pouces 29,7 cm
Larghezza alla radice della coda huit pouces six lignes 23 cm
Lunghezza della coda huit pouces 21,6 cm[52]
Diametro della coda trois pouces six lignes 9,5 cm
Lunghezza dell’orecchio quatre pouces six lignes 12,2 cm
Larghezza della fronte sotto le orecchie six pouces 16,2 cm
Lunghezza dell'omero huit pouces quatre lignes 22,5 cm
Lunghezza dell'avambraccio huit pouces 21,6 cm
Lunghezza della ganascia six pouces 16,2 cm
Larghezza del naso un pouce six lignes 4 cm
Lunghezza della lingua quatorze pouces depuis sa racine 37,9 cm
Larghezza degli occhi un pouce trois lignes 3,4 cm
Spessore della testa sept pouces 18,9 cm
Zampe posteriori dalla prima alla seconda articolazione sept pouces deux lignes 19,4 cm
Dalla seconda alla terza giuntura alle unghie dix pouces 27 cm
Larghezza della gamba quatre pouces six lignes 12,2 cm
Dalla castagna[53] all'estremità della gamba six pouces 16,2 cm

La tradizione descrive l'animale lungo 129 cm complessivamente, coda esclusa, alto 77 cm e pesante 55 kg.[22] Inoltre, questo rapporto fornisce dettagli sulle fauci, indicando che la mascella superiore era composta da 20 denti, cioè: 6 incisivi, 2 canini e 12 molari. La mandibola, invece, aveva 22 denti: 6 incisivi, 2 canini e 14 molari. La dentatura identifica senza dubbio l'animale come un canide, ma ciò che colpì di più fu, per l'appunto, la stessa conformazione facciale incredibilmente deforme e robusta, con i muscoli della mascella altrettanto robusti e molto sviluppati, i quali pare superavano i 3 kg di peso; di conseguenza, la potenza del morso doveva essere parecchio devastante.

In base all'autopsia effettuata sul cadavere, s'ipotizzò inizialmente che potesse trattarsi del risultato di un incrocio fra un cane molossoide (tipo Bulldog) ed un lupo; un'altra ipotesi suggerisce che si trattasse di un lupo affetto da acromegalia, ovvero una forma di gigantismo che colpisce soprattutto il volto e gli arti e che talvolta, col tempo, può comportare invalidità.

Nel 2016 fu presentata a Parigi, dal giornalista Jean-Claude Bourret, una scultura della Bestia realizzata a grandezza naturale secondo le misure esatte del verbale dell'autopsia di Marin.[54]

Caratteristiche della Bestia[modifica | modifica wikitesto]

Le descrizioni variano a seconda dei narratori e le notizie potrebbero essere state ingigantite a causa dell'isteria collettiva, ma la Bestia del Gévaudan era generalmente identificata come un enorme cane o un enorme lupo, dalla corporatura snella e in grado di fare grandi balzi. Era grande quanto un vitello, aveva la testa di forma allungata, simile a quella di un levriero, ma con il muso appiattito, orecchie a punta e una grande bocca. Secondo le descrizioni, la coda della bestia era notevolmente più lunga di quella di un lupo, ed era portata arrotolata all'estremità. Il pelo era descritto come di colore fulvo o ruggine, ma il dorso era striato di nero e il ventre era bianco.[55]

Uno o più lupi[modifica | modifica wikitesto]

Secondo l'interpretazione prevalente, la Bestia del Gévaudan era un lupo o un altro canide selvatico divenuto mangiatore di uomini.[56][1][57][58][59] Gli attacchi di questi animali erano infatti un problema molto serio all'epoca, non solo in Francia, ma in tutta Europa. Nella primavera del 1765 una serie di attacchi non collegati alla Bestia del Gévaudan si verificò a nord-est di Parigi, dove un singolo lupo sbranò almeno quattro persone in due giorni prima di essere rintracciato e ucciso.[60] Per il naturalista Georges-Louis Leclerc de Buffon, sia l'animale ucciso da François Antoin sia quello abbattuto da Jean Chastel erano lupi. L'abate François Fabre parlò di una famiglia di lupi, almeno tre. Questi tre lupi, secondo padre Xavier Pic, sarebbero stati quello ucciso dai fratelli Marlet de la Chaumette, quello ucciso da François Antoine e quello ucciso da Jean Chastel.[61] Jacques Delperrié de Bayac giunse alla stessa conclusione, anche se menzionò la possibilità di un quarto lupo.[62] Guy Crouzet[63] e il canonico Félix Buffière[64] sono meno precisi sul loro numero, ma anche loro concludono che i lupi fossero più di uno.

François de Beaufort, vicedirettore del Museo nazionale di storia naturale di Francia, afferma che la Bestia di Gévaudan designò «diversi gruppi familiari di lupi che agirono, frequentemente o occasionalmente, come mangiatori di uomini».[65] Inoltre, il sacerdote di Auvers che seppellì una vittima il 29 aprile 1767 indicò come causa della morte, nei registri parrocchiali, «la bestia feroce o un lupo predatore».[66] La scomparsa dei resti degli animali uccisi nel 1765 e 1767, purtroppo, esclude la possibilità di qualsiasi analisi genetica. Infine, una belva esotica fuggita da qualche circo o da qualche collezione di animali (come una iena) potrebbe aver operato contemporaneamente ai lupi.[67]

Animali esotici, criptidi e altre congetture[modifica | modifica wikitesto]

Un leone.
Una iena striata.

Una delle prime teorie, avanzata proprio nel momento degli eventi, identificò la Bestia come un animale esotico. Il 31 dicembre 1764 una lettera del vescovo di Mende menzionò «una bestia feroce, sconosciuta nei nostri climi».[68] In una missiva, il capitano Jean Boulanger Duhamel descrisse la Bestia come un animale mostruoso, imparentato con il leone.[69]

Secondo Lino Penati, che nel 1976 esaminò i fatti del Gévaudan, è plausibile che la Bestia fosse un grosso felino scappato da qualche circo ambulante, forse un leone, una tigre o un giaguaro.[70] La teoria che la belva potesse essere un felino fu ripresa dal biologo tedesco Karl-Hans Taake, il quale affermò che, dal 1764 al 1767, circa il 5% degli attacchi agli esseri umani nel Gévaudan furono compiuti da lupi, mentre il restante 95% esclude lupi e canidi per ragioni zoologiche e fisiche. Queste aggressioni sarebbero state perpetrate dalla Bestia. Sempre secondo Taake, è impossibile che i lupi uccisi nel Gévaudan, compreso l'animale descritto nel rapporto di Marin, fossero la Bestia. Il documento di Marin e le descrizioni dei lupi dimostrerebbero infatti uno sforzo per "adattare" la descrizione di un normale lupo alle testimonianze sulla Bestia.[71] Taake, inoltre, giudicò che le caratteristiche della Bestia, riportate dai testimoni oculari, si completerebbero a vicenda e formerebbero l'immagine coerente di un leone maschio sub-adulto. Queste caratteristiche riguarderebbero prove dirette e indirette di taglia e di massa corporea (dimensioni simili a quelle di un bovino di un anno, impronte delle zampe di 16 centimetri, ferite solo superficiali da proiettili, alta percentuale di adulti fra le vittime umane), tipo di corporatura (parte anteriore maestosa, testa piatta, pelliccia folta sulla testa e sulla schiena, estremità della coda folta), notevole forza fisica (persone adulte portate via, teschi umani frantumati, salti di circa nove metri), colore (rossastro, una banda scura lungo la schiena, macchie sui lati del corpo), comportamento (usò gli artigli per attaccare, aggredì grandi ungulati saltandogli sulla schiena, straziò le sue vittime) e vocalizzazione (emetteva un suono soffocato, come un ruggito).[72][73]

L'animale esotico citato più spesso è la iena.[74] Tale carnivoro, secondo alcuni autori, potrebbe essere fuggito dalla fiera di Beaucaire.[75] Guy Crouzet giudica possibile la presenza accidentale di una iena randagia, visti gli acquisti reali e principeschi di animali esotici.[76][77] Per corroborare l'ipotesi di un carnivoro africano viene talvolta citato un opuscolo pubblicato nel 1819 e venduto presso il Jardin des Plantes di Parigi. Il libretto rievoca una iena proveniente dall'Oriente, un tempo esposta in gabbia: «Questo animale feroce e indomabile si colloca nella classe del lupo. Vive in Egitto, cammina fra le tombe per mangiare i cadaveri. Di giorno attacca e divora uomini, donne e bambini. Ha una criniera sulla schiena, a strisce come la tigre reale. Questo animale è della stessa specie di quello che si vede nel gabinetto di Storia Naturale e di quello che divorò, nel Gévaudan, una grande quantità di persone».[78]

Molti altri animali furono indicati come la Bestia, come il ghiottone[79] o il tigone.[80] Furono anche suggeriti una grande scimmia della famiglia dei babbuini o un orso.[74] Marc Saint Val citò, nel suo saggio La Malebête du Gévaudan, uno o più tigri della Tasmania, carnivori importati in Francia dall'Oceania.[77] Certi criptozoologi, sulla base delle descrizioni, ipotizzarono che la Bestia fosse invece uno degli ultimi sopravvissuti della famiglia degli acreodi, mammiferi estinti milioni di anni fa.[81]

Vittime[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito, le vittime della Bestia:[82]

1764[modifica | modifica wikitesto]

La Bête de Gevaudan, XVIII secolo.
Date Vittime Conseguenze
Inizio di giugno Primo attacco a Langogne, una donna Ferita
30 giugno Jeanne Boulet (14 anni) Uccisa
8 agosto Una ragazza di Masmejan d'Allier (15 anni) Uccisa
25 agosto Un ragazzo di Chaylard l'Evêque (15 anni) Ucciso
1º settembre Un ragazzo di Hameau de Pradels (Chaudeyrac) (15 anni) Ucciso
6 settembre Una donna di Les Estrets (36 anni) Uccisa
16 settembre Un ragazzo di Hameau de Choisinès Ucciso
26 settembre Una ragazza di Thorts Uccisa
28 settembre Una ragazza di Rieutort de Randon (12 anni) Uccisa
7 ottobre Una ragazza di Apcher (20 anni) Uccisa
8 ottobre Un ragazzo di Pouget (15 anni) Ferito
10 ottobre Un ragazzo di Les Caires (15 anni) Ferito
10 ottobre Una bambina di Baradan (10 anni) Ferita
19 ottobre Una ragazza di Grazières (21 anni) Uccisa
25 novembre Vally Catherine (70 anni) Uccisa
15 dicembre Catherine Chastang (45 anni) Uccisa
16 dicembre Un ragazzo di Chanteloube Ferito
18 dicembre Una ragazza di Caires Illesa
20 dicembre Una ragazza di Puech (Fau de Peyre) (12 anni) Uccisa
23 dicembre Una ragazza di Prades Uccisa
24 dicembre Un ragazzo di Chaulhac Ucciso
27 dicembre Un ragazzo di Chaulhac Illeso
27 dicembre Un ragazzo di Saint Privat du Fau Illeso
27 dicembre Una ragazza di Pradels, Saint Chély d'Apcher (20 anni) Uccisa
27 dicembre Una ragazza di Boussefol, Rieutort de Randon (20 anni) Uccisa
28 dicembre Una ragazza di Saint Martin du Born (12 anni) Illesa
30 dicembre Matthieu Martial di Besset Ucciso

1765[modifica | modifica wikitesto]

Figura della bestia feroce, incisione, 1765 circa.
Date Vittime Conseguenze
1º gennaio Limagne du Falzet (16 anni) Ucciso
2 gennaio Jean Chateauneuf di Mazel de Grèzes (14 anni) Ucciso
6 gennaio Delphine Gervais di des Escures Uccisa
6 gennaio Una ragazza di Morsange Uccisa
9 gennaio Una ragazzina di Nasbinals Uccisa
11 gennaio Tre uomini di Laubies Illesi
12 gennaio Cinque ragazzini e due bambine di Villaret (13 e 9 anni) Illesi
12 gennaio Un ragazzo di Mazel de Grèzes Ucciso
14 gennaio Un ragazzo di Lescure (13 anni) Ucciso
15 gennaio Catherine Boyer (20 anni) Ferita
17 gennaio Un uomo di Mazel de Grèzes Illeso
22 gennaio Jeanne Tavanelle di Chabanolles (25 anni) Uccisa
22 gennaio Una bambina di Venteuges (3 anni) Uccisa
28 gennaio Una bambina di Lastic (11 anni) Ferita
30 gennaio Una ragazza di Montchamp Ferita
31 gennaio Una ragazza di Lorcières Uccisa
31 gennaio Una ragazza di Charmensac (14 anni) Ferita
31 gennaio Una ragazza di Villaret Uccisa
1º febbraio Un bambino di Javols (8 anni) Ferito
9 febbraio Marie Rousset di Mialanes (14 anni) Uccisa
16 febbraio Un uomo vicino a la Chapelle-Laurent Illeso
17 febbraio Una donna di la Chapelle-Laurent Illesa
17 febbraio Un bambino vicino a la Chapelle-Laurent Ucciso
18 febbraio Una ragazza Ferita
22 febbraio Un ragazzino di Javols Ferito
24 febbraio Una ragazza di La Molle (18 anni) Ferita
24 febbraio Un bambino di Pénaveyre Ucciso
28 febbraio Una donna di Escures Ferita
28 febbraio Una bambina di Chabrier (8 anni) Uccisa
1º marzo Una ragazzina di Fau de Brion Uccisa
8 marzo Una bambina di Fayet (10 anni) Uccisa
8 marzo Andre Boussugue di Fayet (9 anni) Ucciso
9 marzo Una donna di Ligonès (30 anni) Uccisa
11 marzo Marie Pougnet di Fontans (5 anni) Uccisa
12 marzo Una ragazza di Saint Alban Illesa
13 marzo Un ragazzo di Albaret Sainte Marie Illeso
13 marzo Un bambino di Prunières Illeso
13 marzo Famiglia Jouve di La Bessière, bambina (9 anni) e bambino (6 anni) Ferita e ucciso
13 marzo Un bambino di Chanaleilles Ucciso
15 marzo Un bambino di Thoras Ucciso
18 marzo Un ragazzino di Saint Chély Illeso
20 marzo Un bambino di Aumont (6 anni) Ucciso
25 marzo Due donne di Aumont Illese
28 marzo Un bambino di La Fage-Montivernous Illeso
29 marzo François Fontugne di Aumont (9 anni) Ucciso
29 marzo Un ragazzo di Aumont (14 anni) Illeso
31 marzo Un bambino di Fournels Illeso
3 aprile Jacques Gibelin di Bergougnoux (10 anni) Ucciso
3 aprile Delphine Annez di Saint Denis in Margeride (14 anni) Uccisa
5 aprile Quattro bambini di Donnepau Uccisi
7 aprile Gabrielle Pélissier di La Clauze (17 anni) Uccisa
8 aprile Una ragazzina di Chaudeyrac Uccisa
16 aprile Un uomo di Chaudeyrac Illeso
18 aprile Martial Charrade di Besset (13 anni) Ucciso
19 aprile Un bambino di Paulhac Ucciso
22 aprile Una ragazzina (12 anni) e un ragazzo (15 anni) di Couffours Feriti
29 aprile Una ragazzina (12 anni) di Auvers Uccisa
2 maggio Una donna (50 anni) di Pépinet Uccisa
3 maggio Una ragazza (17 anni) di Nozeyrolles Uccisa
3 maggio Una ragazza (13 anni) di Besset Uccisa
4 maggio Una ragazza (14 anni) di Chanteloube Uccisa
4 maggio Un bambino (5 anni) di Auvers Ucciso
7 maggio Una ragazzo di Saint-Amans Illeso
10 maggio Un ragazzino di Château de la Baume Illeso
11 maggio Quattro ragazzi vicino a Mont Mouchet Illesi
12 maggio Un bambino di Auvers Ucciso
13 maggio Un bambino di Auvers Illeso
19 maggio La signora Barlier di Servilange (45 anni) Uccisa
21 maggio Un bambino di Mazeirac Ferito
24 maggio Marguerite Martin (20 anni) di Malzieu Uccisa
24 maggio Un ragazzino (11 anni) di Amourettes Ferito
24 maggio Marie Valès (13 anni) di Julianges Uccisa
24 maggio Marguerite Bony (18 anni) di Marcillac Ferita
24 maggio Una donna anziana di Saint Privat du Fau Illesa
1º giugno Un ragazzino (10 anni) di Nozeyrolles Ucciso
1º giugno Jeanne Hugon (11 anni) di Lair Uccisa
5 giugno Jean-Pierre Thiule (40 anni) Ferito
11 giugno Un uomo di Pinols Ferito
11 giugno Una madre e sua figlia Illese
16 giugno Baret Petit (10 anni) di Varennes Ferita
16 giugno Una ragazzina (11 anni) di Fayrolettes Illesa
20 giugno Un bambino (8 anni) a sud-ovest di Montchavet Ucciso
21 giugno Un ragazzo (14 anni) di Pépinet Ucciso
21 giugno Una ragazza (15 anni) di Sauzet Uccisa
21 giugno Una ragazzina (11 anni) di La Pause Ferita
21 giugno Una ragazzina (12 anni) di Tombenis Ferita
4 luglio Marguerite Oustallier (68 anni) di Broussolles Uccisa
4 luglio Una ragazza di Julianges Ferita
10 luglio Due donne di La Besse Illese
17 luglio Due ragazzini Illesi
21 luglio Claude Biscarrat (9 anni) di Auvers Ucciso
24 luglio Marguerite Soulier (25 anni) di Chabanol Illesa
27 luglio Tre ragazzi di Ruynes Illesi
29 luglio Un bambino di Sauzet Ucciso
3 agosto Pierre Roussel (5 anni) di Servières Ferito
6 agosto Guillaume Lèbre ed Etienne Crozatier (16 e 18 anni) Illesi
7 agosto La signora Cellier di Longchamp Illesa
9 agosto Jeanne Anglade (16 anni) di Besset Uccisa
11 agosto Marie-Jeanne Vallet (20 anni) e sua sorella (17 anni) Illese
2 settembre Una ragazza (16 anni) di Dièges Ferita
6 settembre Una ragazza (18 anni) Illesa
8 settembre Marie-Jeanne Barlier (12 anni) di la Vachèlerie du Paulhac Uccisa
11 settembre Quattro uomini vicino a Paulhac, Gouny Jean (30 anni) Illesi e ferito
12 settembre Jean Tesseidre (17 anni) e Jacques Bastide (13 anni) Feriti
21 settembre Una ragazza (13 anni) di Pépinet Uccisa
2 dicembre Jean Couret (14 anni) e Tourneix Vidal (7 anni) Illeso e ferito
10 dicembre Due donne vicino a Lachamps Illese
14 dicembre Un ragazzino di Paulhac Ferito
21 dicembre Agnès Mourgues (12 anni) di Marcillac Uccisa
23 dicembre Due ragazze (15 anni) di Julianges Uccise

1766[modifica | modifica wikitesto]

Reale figura della bestia chiamata iena, incisione, 1766 circa.
Date Vittime Conseguenze
Inizio di gennaio Un bambino (8 anni) di La Vesseyre Ferito
Inizio di febbraio Una donna di Julianges Uccisa
12 febbraio Un ragazzino di Julianges Ferito
14 febbraio Jeanne Delmas di Lorcières Ferita
Fine febbraio Una ragazzina di Lorcières Uccisa
14 marzo Marie Bompart (8 anni) di Liconès Uccisa
20 marzo Anthony De La Salette vicino a Julianges Illeso
Fine marzo Chuil di Montgrand Ucciso
17 aprile Marguerite Lèbre (7 anni) di La Pauze Uccisa
24 aprile Un uomo di Clavières Ferito
Fine aprile Una ragazzina di Sauzet Ferita
31 maggio Teisseidre Petit (10 anni) nel bosco di La Sagette Ucciso
3 giugno Una ragazzina (10 anni) di Lescoussouses Ferita
Metà giugno Joseph Chassefeyre di Chanaleilles Ferito
Metà giugno Una ragazzina di La Besseyre Saint Mary Uccisa
Fine giugno Un bambino di Servières Ferito
Inizio di luglio Una donna vicino a Besseyre Sainte Mary Uccisa
Metà luglio Un ragazzo (15 anni) di Besseyre Sainte Mary Ucciso
20 luglio La signora Fournier di Saint Privat du Fau Illesa
Fine luglio Catherine Freycenet (42 anni) di Vesseyre Ferita
3 agosto Valentine, ragazzina (12 anni) di Bugeac Uccisa
5 agosto Peyralier Petit, vicino a La Clauze Illeso
15 agosto Anne Chabanel (17 anni) di Vialevielle Ferita
20 agosto Un ragazzino di Vesseyre Ferito
23 agosto Due ragazzine di Bugeac Uccise
28 agosto Magdelaine Pascal (13 anni) di Auvers Uccisa
Fine agosto Una ragazzina di Servière Uccisa
Inizio di settembre Un ragazzo di Servière Ucciso
12 settembre Jean-Pierre Cellier (12 anni) di Broussous Ucciso
15 settembre La signora Merle di Servière Ferita
Fine settembre Una ragazzina di Montgrand Uccisa
Fine ottobre Barthélémy Simon (22 anni) vicino a Servières Illeso
10 ottobre Un uomo vicino a Mount Mouchet Ferito
Fine ottobre una ragazza di Brugeyre Uccisa
1º novembre Jean-Pierre Ollier (12 anni) vicino a La Soucheyre Ucciso

1767[modifica | modifica wikitesto]

Rappresentazione della bestia feroce denominata iena, stampa, 1765-1767.
Date Vittime Conseguenze
2 marzo Marie Plantin (11 anni) di Pontajou Uccisa
Metà marzo Marie Reboul (19 anni) di Vesseyre Ferita
28 marzo Anne-Marie Pascal (9 anni) vicino a Darnes Uccisa
Fine marzo Marguerite Denty (32 anni) di Viallevielle Ferita
4 aprile Jeanne Paulet (15 anni) vicino a Desges Uccisa
7 aprile Louise Soulier di Nozyrolle Uccisa
10 aprile Etienne Loubat (9 anni) di Saint Privat du Fau Ucciso
13 aprile Blanc Anne Petit di Bugeac Uccisa
16 aprile Thérèse Paulet di Ménial Uccisa
20 aprile Un ragazzino nel bosco di Septols Illeso
22 aprile Un bambino (8 anni) di Vesseyre Ferito
25 aprile Una ragazza (17 anni) vicino a Auvers Uccisa
29 aprile Rose de La Rallère di Nozeyrolles Uccisa
Inizio di maggio Due ragazzini (12 anni) Illesi
Inizio di maggio Il figlio di Jacques Pignol (6 anni) Ferito
5 maggio Marie Bastide (48 anni) vicino a Servillanges Uccisa
5 maggio Catherine Coutarel di Nozeyrolles Uccisa
10 maggio Una ragazza di La Clauze Ferita
13 maggio Laurent Védal (17 anni) vicino a Servières Illeso
14 maggio Laurent Védal (17 anni) stesso luogo Ferito
16 maggio Marie Denty (11 anni) di Septols Uccisa
20 maggio Antoine Laurent (12 anni) di Servières Ferito
20 maggio Biscarat Sébastien (11 anni) di Les Costes Ucciso
23 maggio Due ragazzine di Comès Uccise
26 maggio Joseph Meyronnec (15 anni) vicino a Montchauvet Ucciso
27 maggio André Hugon di Nozeyrolles Ucciso
Fine maggio Baptiste Bergougnoux a La Vachèlerie (aggredito due volte) Illeso
Fine maggio Una donna (40 anni) di La Roche Uccisa
Inizio di giugno François Laurent (32 anni) e Barthélémy Moussier di Venteuges, Antoine Dentry di Vesseyres, Antoine Veyret di Pompeyrin Illesi
11 giugno Un bambino vicino a Desges Ucciso
12 giugno Catherine Chautard (9 anni) di Couffours Uccisa
Metà giugno Barthélemy Guillaume di Servilanges Ucciso
18 giugno Un bambino vicino a Desges Ucciso

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Sul Corriere dei Piccoli n° 27 del 6 luglio 1969 apparve il fumetto La Bestia del Gévaudan liberamente ispirato alle vicende storiche.

Il film Il patto dei lupi del 2001, diretto da Christophe Gans, è ispirato alla vicenda della Bestia del Gévaudan.

Nel film Wolfman del 2010, diretto da Joe Johnson, durante il viaggio in treno il protagonista incontra un signore anziano con un bastone da passeggio con la testa di lupo d'argento. Il vecchio spiega di averlo preso a Gévaudan e lo lascia a Lawrence quando egli menziona di andare a Blackmoor, dove diverse persone (incluso suo fratello) sono state uccise. Ciò suggerisce che la Bestia del Gévaudan sia stata un licantropo.

Nel dicembre 2010 esce l'albo di Martin Mystère «Il ritorno della Bestia», storia ispirata alla Bestia del Gèvaudan.[83]

Il personaggio e la storia della Bestia del Gévaudan appaiono sull'omonimo albo («La bestia del Gevaudan») di Dampyr, il n° 159.[84]

La seconda parte della quinta stagione della serie Teen Wolf è incentrata sulla Bestia del Gévaudan che viene rappresentata come un enorme lupo mannaro.

La vicenda della Bestia del Gévaudan compare anche nella serie manga The Case Study of Vanitas del 2015 scritta e disegnata da Jun Mochizuki.

Nel maggio 2017 si parla della Bestia del Gévaudan su Zagor Maxi n° 30 intitolato «Il segreto dei druidi».

Nel marzo 2021 viene annunciato un film dal titolo This Beast, diretto da Kurt Sutter e prodotto dalla Blumhouse di Jason Blum per Netflix, ispirato agli eventi legati alla bestia del Gévaudan[85].

A maggio 2021 il gruppo power metal Powerwolf pubblica il videoclip della canzone «Beast of Gévaudan», tratto dall'album Call of the Wild.

Nell’opera My Hero Academia di Kōhei Horikoshi, lo studente della classe 1-B Jurota Shishida, il cui potere è la capacità di trasformarsi in una grande bestia, sceglie come nome da eroe Gevaudan.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) The Fear of Wolves: A Review of Wolf Attacks on Humans, su researchgate.net, Norsk institutt for naturforskning. URL consultato il 29 gennaio 2023.
    «There has always been controversy about the identity of the "beast", especially if it was really wolves that were responsible for all the deaths. [...] From our point of view it is impossible to be 100% certain. However, even if some of the cases may have been due to other agents than a wolf, the historians that have examined the case believe there is a very high chance that a wolf or wolves were involved in many of the deaths. - p. 19»
  2. ^ Alain Bonet, La Bête du Gévaudan, Chronologie et documentation raisonnée, pp. 14-16.
  3. ^ Jean-Claude Bourret e Julien Grycan, Le Secret de la bête du Gévaudan, editions of the Sign, 2010.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n Michel Louis, La Bête du Gévaudan, Tempus, 2006.
  5. ^ Comune di Saint-Étienne-de-Lugdares, battesimi, matrimoni e sepolture 1757-1780.
  6. ^ Fabre, 1930, p. 1.
  7. ^ a b c d e François Fabre, La Bête du Gévaudan, édition complétée par Jean Richard, édition De Borée, 2006, Annexes complétées.
  8. ^ Fabre, 1930, p. 2.
  9. ^ Balmelle, 1955, p. 102.
  10. ^ Colin, L'esercito e la caccia alla Bestia.
  11. ^ Claude-Catherine Ragache e Gilles Ragache, Wolves in France. Legends and reality, Aubier, Parigi, 1981.
  12. ^ Gilles Ragache, Il ritorno dei lupi, Ramsay, Parigi, 1990.
  13. ^ Marc Saint-Val, La Malebête du Gévaudan, Éditions du Panthéon, Parigi, 2011.
  14. ^ Pic, 1971, p. 35.
  15. ^ Pourcher, cap. 4.
  16. ^ Pourcher, cap. 7.
  17. ^ Jean-Louis Pesch, La Bête du Gévaudan, p. 12.
  18. ^ Pourcher, cap. 9.
  19. ^ Deuteronomio 32:24, su laparola.net.
  20. ^ When the Beast of Gévaudan Terrorized France, su smithsonianmag.com. URL consultato l'8 ottobre 2020.
  21. ^ Fabre, 1930, pp. 35-36.
  22. ^ a b c d Storia degli attacchi, su betedugevaudan.com. URL consultato l'11 ottobre 2020.
  23. ^ Baptêmes, mariages, sépultures. 1773-14 janvier 1786, su archives.valdoise.fr. URL consultato l'11 ottobre 2020.
  24. ^ Sépultures - (1747-1786), su archives.lozere.fr. URL consultato l'11 ottobre 2020.
  25. ^ Pourcher, cap. 21.
  26. ^ Buffière, tomo II, p. 1151.
  27. ^ Fabre, 1930, p. 52.
  28. ^ Fabre, 1930, p. 69.
  29. ^ Fabre, 1930, p. 75.
  30. ^ Buffière, tomo II, p. 1162.
  31. ^ Buffière, tomo II, p. 1163.
  32. ^ Fabre, 1930, pp. 94-96.
  33. ^ Fabre, 1930, pp. 111-116.
  34. ^ Mazel, p. 132.
  35. ^ Giovanni Todaro, La bestia del Gévaudan, editore Lulu.com, 2007.
  36. ^ Buffière, tomo II, p. 1167.
  37. ^ Fabre, 1930, pp. 129-138.
  38. ^ Fabre, 1930, p. 149.
  39. ^ Fabre, 1930, p. 157.
  40. ^ Fabre, 1930, pp. 159-160.
  41. ^ Buffière, tomo II, p. 1172.
  42. ^ Fabre, 1930, pp. 157-158.
  43. ^ Favre, 2017, p. 148.
  44. ^ Louis, 2003, pp. 178-179.
  45. ^ Moriceau, 2008, p. 246.
  46. ^ Baud'huin Bonet, 2018, p. 208.
  47. ^ Baud'huin Bonet, 2018, pp. 210-211.
  48. ^ Fabre, 1901, pp. 221-222.
  49. ^ Gazette de la Bête, n ° 18, p. 2.
  50. ^ Gazette de la Bête, n ° 18, pp. 2-4.
  51. ^ Moriceau, 2008, p. 238.
  52. ^ Questo valore è insolitamente basso per la coda di un grosso canide. Potrebbe corrispondere a una coda mozzata, ma altre fonti indicano una lunghezza di un piede e otto pollici (circa 54,6 cm), che sarebbe più in linea con le dimensioni della Bestia. Poiché il rapporto Marin venne prodotto in quattro copie trascritte a mano, è possibile che sull'unica copia pervenutaci sia presente un errore.
  53. ^ Placca cornea tondeggiante posta sulla parte interna dell'avambraccio.
  54. ^ La Bête du Gévaudan reconstituée par un passionné, su lamontagne.fr. URL consultato il 12 ottobre 2020.
  55. ^ Pierre Pourcher, tradotto da Derek Brockis, The Beast of Gevaudan, AuthorHokuse, 2006, p. 5.
  56. ^ Richard H. Thompson, Wolf-Hunting in France in the Reign of Louis XV: The Beast of the Gévaudan, 1991, p. 367.
  57. ^ Jay M. Smith, Monsters of the Gévaudan, Cambridge, Massachusetts, Harvard University Press, 2011, p. 6, ISBN 0-674-04716-8.
    «The actual killings likely resulted from the work of a number of wolves, or even a succession of packs of wolves that moved through the region over a period of years.»
  58. ^ Favre, 2017, p. 159.
  59. ^ Chabrol, 2018, p. 111.
  60. ^ Journal encyclopédique, 1765, su books.google.com. URL consultato l'8 ottobre 2020.
  61. ^ Pic, 1971.
  62. ^ Jacques Delperrie de Bayac, Du sang sur la montagne, 1970.
  63. ^ Crouzet, 1987.
  64. ^ Buffière, 1987.
  65. ^ François Grout de Beaufort, Écologie historique du loup en France, Muséum national d'histoire naturelle, 1988, volume 1.
  66. ^ Moriceau, 2007, pp. 202-205.
  67. ^ Chabrol, 2018.
  68. ^ Fabre, 1930, p. 13.
  69. ^ Fabre, 1930, p. 17.
  70. ^ Lino Penati, Verità e leggende sul lupo europeo, Storia Illustrata, n. 229, dicembre 1976.
  71. ^ Carnivore Attacks on Humans in Historic France and Germany: To Which Species Did the Attackers Belong?, su researchgate.net. URL consultato il 31 ottobre 2020.
  72. ^ Solving the Mystery of the 18th-Century Killer Beast of Gévaudan, su blog.nationalgeographic.org. URL consultato il 12 ottobre 2020.
  73. ^ Biology of the “Beast of Gévaudan”: Morphology, Habitat Use, and Hunting Behaviour of an 18th Century Man-Eating Carnivore, su researchgate.net. URL consultato il 31 ottobre 2020.
  74. ^ a b Fabre, 1930, p. 174.
  75. ^ Marie-Pascale Vincent, Les Grandes Affaires Criminelles de la Lozère.
  76. ^ Crouzet, 2001, pp. 173-181.
  77. ^ a b Mazel, Garcin, 2008, pp. 79-80.
  78. ^ Il libretto è ancora disponibile per la consultazione presso la Biblioteca Centrale del Museo Nazionale di Storia Naturale, a Parigi, dove è archiviato con il numero: 8 ° Res. 48.
  79. ^ Alex Marques, La Bête qui mangeait le monde en Gévaudan, 1993.
  80. ^ René de Chantal, La Fin d'une énigme, la Bête du Gévaudan, la Pensée universelle, 1983.
  81. ^ The Cryptid Zoo: Beast of Gévaudan, su newanimal.org. URL consultato il 12 ottobre 2020.
  82. ^ Gli attacchi della Bestia, su betedugevaudan.com. URL consultato il 16 ottobre 2020 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2020).
  83. ^ IL RITORNO DELLA BESTIA, su shop.sergiobonelli.it.
  84. ^ L'albo (contrassegnato dal codice a barre 977159000200230159) fu pubblicato il 5 giugno 2013: soggetto e sceneggiatura erano di Andrea Artusi e Ivo Lombardo, i disegni di Andrea Del Campo con la collaborazione di Andrea Artusi, la copertina di Enea Riboldi, su La bestia del Gevaudan, su shop.sergiobonelli.it. URL consultato il 2 settembre 2022.
  85. ^ Kurt Sutter dirigerà This Beast, horror prodotto da Blumhouse per Netflix, su badtaste.it, 11 marzo 2021. URL consultato l'11 marzo 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marius Balmelle, Un recueil inédit sur la Bête du Gévaudan (octobre 1764-avril 1765) », dans Actes du quatre-vingtième Congrès des sociétés savantes, Lilla, Presses universitaires de France, 1955, ISBN non esistente.
  • Jean-Paul Chabrol, La bête des Cévennes et la bête du Gévaudan en 50 questions, Nîmes, Alcide Éditions, 2018, ISBN 978-2-37591-028-3.
  • Guy Crouzet, Quand sonnait le glas au pays de la Bête, Clermont-Ferrand, C.R.D.P., 1987, ISBN 2-86619-034-3.
  • François Fabre, La Bête du Gévaudan en Auvergne, Saint-Flour, Imprimerie de H. Boubounelle, 1901, ISBN non esistente.
  • François Fabre, La Bête du Gévaudan, Parigi, Librairie Floury, 1930, ISBN non esistente.
  • Jean-Paul Favre, La Bête du Gévaudan: légende et réalité, Beaumont, Éditions Debaisieux, 2017, ISBN 978-2-913381-96-4.
  • Éric Mazel e Pierre-Yves Garcin, La bête du Gévaudan à travers 250 ans d'images, Marsiglia, Gaussen, 2008, ISBN 978-2-35698-003-8.
  • Jean-Marc Moriceau, La bête du Gévaudan: 1764-1767, Parigi, Larousse, 2008, ISBN 978-2-03-584173-5.
  • Xavier Pic, La bête qui mangeait le monde en pays de Gévaudan et d'Auvergne, Mende, Imprimerie Chaptal, 1968, ISBN non esistente.
  • Pierre Pourcher, Histoire de La Bête du Gévaudan, Véritable Fléau de Dieu, d'après les documents inédits et authentiques, Saint Martin de Boubaux, Laffite, 1987, ISBN non esistente.
  • Giovanni Todaro, La bestia del Gévaudan, Lulu.com, 2007, ISBN 978-1-84753-868-0.

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