Detto Dalmastro
Benedetto Dalmastro | |
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Soprannome | Detto |
Nascita | Cuneo, 1º marzo 1907 |
Morte | Cuneo, 21 novembre 1975 |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | CVL |
Reparto | II Divisione Alpina GL |
Grado | Comandante |
Guerre | Resistenza italiana |
Altre cariche | dirigente d'azienda |
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Benedetto Dalmastro, meglio noto come Detto Dalmastro (Cuneo, 1º marzo 1907 – Cuneo, 21 novembre 1975), è stato un partigiano, politico e dirigente d'azienda italiano.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Formazione ed esperienze di lavoro[modifica | modifica wikitesto]
Detto Dalmastro nasce a Cuneo da Michele, artigiano decoratore, e da Assunta Crini, casalinga e cucitrice a domicilio[1]. Si diploma in ragioneria nel 1924 e subito si impiega alla Banca provinciale di Cuneo[1]. Effettuato il servizio militare come ufficiale degli alpini, entra all'ACI di Cuneo, di cui diviene direttore della sede provinciale[1]. Nel frattempo studia all'Università di Torino, dove si laurea in scienze economiche e commerciali (1936).
Attività partigiana[modifica | modifica wikitesto]
Durante la Seconda guerra mondiale Dalmastro è sottotenente degli alpini e l'8 settembre 1943 è in forza al 2º Reggimento Alpini di stanza a Cuneo. In contatto con l'avvocato azionista Duccio Galimberti, raccoglie un gruppo di ufficiali - tra i quali Giorgio Bocca – con i quali decide di rifugiarsi in montagna[2]. Già l'11 settembre Dalmastro è l'animatore del Gruppo Frise in Valle Grana. Poi, in Valle Grana e in Valle Gesso, Dalmastro e Galimberti fondano la brigata "Italia Libera", la prima formazione partigiana tra quelle che poi confluiranno nelle Brigate Giustizia e Libertà.

Tra il dicembre del 1943 e il gennaio del 1944 "Italia libera", battendosi con notevole abilità contro le soverchianti truppe tedesche, riesce a sfuggire alla distruzione e ripiega a Paralup, presso Rittana, dove si riorganizza[3]. Al momento della costituzione della II Divisione Alpina GL del Cuneese, Dalmastro ne è nominato comandante.
Nella primavera del 1944, in Val Maira, le divisioni GL comandate da Dalmastro e da Bocca combattono con successo, reggono bene i rastrellamenti e mantengono le proprie forze, evitando scontri frontali e adottando tattiche di guerriglia. Nel maggio del 1944 Detto Dalmastro conduce un'intensa attività diplomatica con i maquisards della Resistenza francese, culminante con gli incontri di Saretto, siglati da Galimberti[2]. Alla fine del mese di marzo del 1945 Dalmastro è nominato commissario politico del 1º Gruppo delle Divisioni GL, cui è conferito il nome dello scomparso Duccio Galimberti, torturato e trucidato dai fascisti.
Dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]
Alla Liberazione, il C.L.N. nomina Dalmastro commissario dell'Ufficio Provinciale dei Trasporti di Cuneo, incarico che ricopre nel maggio-giugno 1945. Subito dopo la Liberazione regge la segreteria organizzativa torinese e piemontese del Partito d'Azione. Al suo scioglimento, nel 1947, Dalmastro entra nel Partito Socialista Italiano. Svolge attività di dirigente industriale delle "Cartiere Burgo" e di numerose altre società, tra cui la Cassa di Risparmio di Cuneo. Dal 1964 è presidente dell'ANPI di Cuneo. Presiede l'Archivio nazionale cinematografico della Resistenza. Nel ventennale della Liberazione fonda l'Istituto storico della Resistenza di Cuneo. Scompare a 67 anni.
Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]
Note[modifica | modifica wikitesto]
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Mario Giovana, Un uomo nella Resistenza: Detto Dalmastro (1907-1975), Istituto Storico della Resistenza, Cuneo, 1977
- Giorgio Bocca, Partigiani della montagna. Vita delle divisioni Giustizia e Libertà del Cuneese, Cuneo, Bertello, 1945
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Progetto Paralup, su nutorevelli.org. URL consultato il 2 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 28 marzo 2013).
- Centro culturale occitano Detto Dalmastro, su lavousdechastelmanh.it. URL consultato il 2 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 4 agosto 2013).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 41091254 · ISNI (EN) 0000 0000 5889 882X · LCCN (EN) n95081019 · GND (DE) 138048932 · WorldCat Identities (EN) lccn-n95081019 |
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