Battaglia di Tondibi

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La battaglia di Tondibi fu uno scontro armato avvenuto durante l'invasione dell'Impero Songhai, nel XVI secolo, da parte dell'esercito della dinastia Saadi in Marocco. Sebbene ampiamente inferiori di numero, le forze marocchine sotto Judar Pasha sconfissero il Songhai Askia Ishaq II, garantendo la caduta dell'Impero[1].

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

I Songhai erano stati la forza dominante nell'Africa occidentale per più di un secolo, controllando il Sudan occidentale dalle sorgenti del fiume Senegal a quello che oggi è il Niger; tuttavia, una rivalità per la successione dopo la morte di Askia Daoud nel 1583 lasciò l'Impero in uno stato di forte instabilità.

Nel frattempo, a nord, la dinastia Saadi del Marocco era all'apice del suo potere. Nel 1578, il Marocco respinse con successo un tentativo del Portogallo di conquistarlo nella battaglia di Alcácer Quibir. Tuttavia, la spesa per pagare le difese utilizzate per tenere a bada i portoghesi fu un grande sforzo per le casse della nazione e il Marocco era sull'orlo della bancarotta. Alla ricerca di nuove risorse per il suo regno, il sultano Ahmad I al-Mansur Saadi rivolse la sua attenzione all'Impero Songhai, dove credeva erroneamente che si trovassero le miniere d'oro da cui proveniva la sua ricchezza[2].

Attraversamento del deserto[modifica | modifica wikitesto]

Sebbene molti consiglieri avessero avvertito avvertito il sultano Ahmad I al-Mansur Saadi che era illegale fare la guerra contro un'altra nazione musulmana, nell'ottobre 1590 venne inviata a verso sud una forza di 1 500 cavalieri leggeri e 2 500 fanti, molti dei quali erano dotati di archibugi. Il comando venne affidato a Judar Pasha, un eunuco spagnolo catturato da bambino. L'esercito viaggiava con un convoglio da trasporto costituito da oltre 8 000 cammelli, 1 000 cavalli da soma, 1 000 stallieri e 600 operai;

Dopo un viaggio di quattro mesi, Judar raggiunse il territorio Songhai con le sue forze in gran parte intatte. Le sue forze catturarono, saccheggiarono e distrussero le miniere di sale di Taghaza. I marocchini quindi avanzarono verso la capitale Songhai Gao.

Battaglia[modifica | modifica wikitesto]

Il 13 marzo 1591, gli eserciti si incontrarono. Mentre da Taghaza, l'esercito marocchino ha marciato verso Gao da nord l'esercito Songhai attendeva le forze di Judar vicino a Tondibi, un pascolo di bestiame appena a nord di Gao. Sebbene i Songhai avessero una potente cavalleria, non avevano le armi a polvere da sparo del Marocco, che avrebbero cambiato le sorti della battaglia.

La strategia per affrontare la battaglia da parte Songhai fu molto primitiva prevedendo l'invio frettoloso e disordinato di oltre 1 000 vacche verso le linee marocchine per abbatterle. Il rumore di spari e cannoni marocchini però causò la precipitosa fuga indietro del bestiame che caricò così le stesse linee Songhai.

Ricomposta la fanteria, le truppe Songhai caricarono l'esercito marocchino come previsto, ma vennero massacrati da archibugi marocchini. L'esercito Songhai quindi inviò la sua cavalleria per caricare le linee marocchine ma a sua volta venne decimata da colpi di arma da fuoco marocchini. Alla fine, rimase solo la retroguardia che combatté corpo a corpo fino alla definitiva disfatta dell esercito Songhai[3].

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Judar Pasha proseguì per Gao e saccheggiò la città, i cui residenti erano già stati evacuati ma trovando poche ricchezze si mosse presto in direzione dei più ricchi centri commerciali di Timbuctù e Djenné. Il saccheggio delle tre città segnò la fine dell'Impero Songhai come forza effettiva nella regione; tuttavia, anche il Marocco si dimostrò incapace di affermare un fermo controllo sull'area a causa della vastità dell'Impero Songhai e delle difficoltà di comunicazione e rifornimento attraverso le rotte commerciali sahariane, e iniziò un decennio di sporadici combattimenti. L'area alla fine si divise in dozzine di regni più piccoli, e gli stessi Songhai si spostarono a est nell'unica provincia sopravvissuta di Dendi e continuarono la tradizione songhai per i successivi due secoli e mezzo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ pubmed.ncbi.nlm.nih.gov, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/11632225/.
  2. ^ UNESCO General History of Africa, Vol. V., pg. 303.
  3. ^ books.google.it, https://books.google.it/books?id=YpRT7qBPDAwC&redir_esc=y.