Barile (famiglia)

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Barile
D'azzurro al barile d'oro posto in fascia, sormontato nel capo da una stella d'oro.[1] D'azzurro al grifo d'oro, attraversato da un lambello a tre pendenti di rosso.[2]
StatoBandiera dell'Italia Italia
Casata di derivazioneConti dei Marsi
Titoli
FondatoreTommaso Barile
Ultimo sovranoVittoria Barile (ramo primogenito)
Data di fondazione1180
Data di estinzioneXVII secolo (ramo primogenito)
EtniaItaliana

La famiglia Barile (o Barrile[3] o Barilla[4]) è una famiglia nobile italiana[5].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Villa Sant'Angelo, della quale fa parte la frazione di Tussillo, nelle cui vicinanze sorgeva il feudo scomparso di Barile, che ha dato il nome alla famiglia Barile

La famiglia Barile ebbe origine dalla famiglia Collimento, a sua volta discendente dai Conti dei Marsi[6]. Il fondatore fu Tommaso, figlio di Berardo Collimento[7]. Barile era anche il nome del castello di famiglia sito nel territorio aquilano, nei pressi di Tussillo: nel 1180, Tommaso, 1º signore di Barile, secondo la legge longobarda dell'epoca che consentiva di cambiare il proprio cognome col nome del feudo, cambiò il proprio cognome in Barile[8]. In questo periodo risultano possedimenti del castello di Barile i territori di Casentino, Fonteavignone, Tussillo e Villa Sant'Angelo[9].

Durante la fondazione dell'Aquila, il re Carlo I d'Angiò nel 1272 fece distruggere parzialmente il castello di Barile[9]. A sorpresa i Barile non ripararono il loro castello, ma preferirono rifugiarsi nei suoi quattro territori[9]. Nel diploma del 28 settembre 1294 del suo successore, il re Carlo II d'Angiò, il castello risultava ancora esistente, anche se danneggiato ed abbandonato, e ciononostante era tassabile dal contado aquilano, cui dipendeva, che a sua volta veniva tassato dal sovrano[9].

Tuttavia il feudo di Barile, grazie alla potenza dei suoi proprietari, riuscì a rimanere indipendente nei confronti dell'Aquila per più di un secolo[9]. In particolare, durante questo periodo, Luca Barile si trasferì in Sicilia per poter svolgere l'incarico di segretario presso i sovrani Martino I d'Aragona e Bianca di Navarra, trapiantando qui la propria discendenza[10]. Nel 1421, però, l'ultimo membro della famiglia in Abruzzo, Perdicasso Barile, preferì avvicinarsi alla corte di Napoli della regina Giovanna II d'Angiò-Durazzo, lasciando di conseguenza sguarnito il feudo di Barile, che, nonostante l'instabilità feudale che ne derivò, riuscì a resistere per altri sessant'anni fino al 1481, quando inevitabilmente finì per sottomettersi all'obbedienza dell'Aquila, perdendo così la propria autonomia e facendo sì che la popolazione locale si spostasse col tempo verso le ville vicine[9].

Dopo l'estinzione del ramo abruzzese di questa famiglia accrebbe quindi l'importanza del ramo di Napoli, tant'è che questo ramo ricoprì il titolo di principe del Sacro Romano Impero e nel 1516 fu ricevuto nell'Ordine di Malta[11]. Nell'anno 1600 Vito Barile portò la famiglia a Caltanissetta, dove sussistette nella discendenza del barone di Turolifi, coniugato Grimaldi[12]. Godette di nobiltà a Lavello, Messina, Napoli (nel Seggio Capuano e dove vi sono suoi monumenti nella basilica di San Lorenzo Maggiore), Pozzuoli, Reggio Calabria, Siracusa e Tropea[13].

Barile è anche il nome di omonime famiglie che nel corso del tempo si stabilirono ciascuna in diverse città del Piemonte, quali Biella, Crescentino, Fossano e Tollegno, e che vengono annoverate come casate nel blasonario subalpino[14].

Albero genealogico[modifica | modifica wikitesto]

Famiglia Barile[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito è riportato l'albero genealogico della famiglia Barile dal fondatore Tommaso, vivente nel XII secolo, fino all'ultima discendente del ramo primogenito, Vittoria, vissuta nel XVII secolo, secondo una ricostruzione degli storici Cesare d'Engenio Caracciolo, Enrico Bacco, Ottavio Beltrano et al.[15]:

 Tommaso[A 1]
 
 
 Berardo[A 2]
 
 
 Rainaldo[A 3]
 
  
 Enrico[A 4]
 Bartolomeo[A 5]
  
       
 Taddeo[A 8]
 Tommaso
 Riccardo[A 9][16]
Rainaldo[A 10]
Giovanni[A 48][20]
Matteo[A 6]
Enrico
   
    
 Enrico[A 11]
 Tommaso
Ramo cadetto dei Barilla
 Tommaso
   
        
 Giovanni[A 20]
Riccardo
Odolina[A 21]
Regale[A 22]
 Berardo
Nicola
Tommaso
 Enrico[A 7]
  
  
 Nicolò[A 23]
 Giacomo
  
   
 Giovanni
 Nicola
Reale[A 12]
  
     
 Cicciola/Zizzola[A 24]
Rita[A 25]
Francesco[A 26]
 Giacomo[A 13]
 Beto
   
      
 Filippo[A 27]
Pietro "Camiso"[A 28]
 Perdicasso[A 14]
Giacomo
Barile[19]
Manno/Manaporello[A 19]
  
    
 Francesco[A 29]
 Antonio
Lucrezia/Lucietta[A 15]
Altobello
  
     
 Giovanni Angelo[A 30]
Berardino[A 16]
Bisitto[A 17]
Oranella[A 18]
...[A 46]
  
    
 Francesco[A 31]
Anello[A 17]
Francesco[A 17]
Jacopa[A 47]
 
 
 Giovanni Angelo[A 32]
 
    
 Francesco[A 33]
Felice[A 34]
Cornelia[A 35]
Vittoria[A 35]
 
   
 Giovanni Angelo[A 36]
Giulia[A 37]
Costanza[A 38]
 
     
Francesco[A 39]
Antonio[A 40][17]
Isabella[A 41]
Lucrezia[A 42]
Giovanna[A 43]
 
  
 Silvia[A 44][18]
Vittoria[A 45][18]

Famiglia Barilla[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito è riportato l'albero genealogico della famiglia Barilla, ramo cadetto di quella dei Barile, a partire dal capostipite Riccardo, vissuto nel XIV secolo, stilato secondo quanto riportato da diversi storici[A 49]:

 Riccardo[A 50][21]
 
 
 Francesco[22]
 
 
 Riccardo[A 51][21]
 
 
 Francesco[22]
 
 
 Galiotto[A 52][23]
 
   
 Alfonso Giovanni Francesco[A 53][24]
Pietro[A 54][25]
Giovanni[A 55][26]
  
  
 Urbano[A 57][27]
Giovanni Filippo[A 56][25]
 
  
 Serafino
...[A 58][28]
 
   
 Federico[A 59][22]
 Luigi
 Pompeo
[A 60]
  
   
 Pompeo
[A 66]
Matteo
 Giovanni Domenico
[A 61]
  
       
 Francesco
[A 67]
 Matteo
[A 68]
 Tommaso
[A 62]
Salvatore
Francesco
Giovanni
Giuseppe
   
      
 Domenico Antonino[A 69][22]
Pompeo Francesco
Domenico Antonio
Giovanna Domenica
 Gioacchino
[A 63]
Antonino
  
              
 Giuseppe
[A 70][29]
 Felice
[A 75]
 Faustina
[A 76]
 Francesco Federico
[A 77][32]
Vittoria
Francesco Antonio Giuseppe
[A 74]
Francesco Maria
[A 65]
...
[A 78][33]
Angela Battisma
Paola
Grazia Tommasina
Domenico
[A 64]
Francesco
[A 65]
Carlo
[A 65]
  
          
 Paolo
[A 71][29]
Gennaro
[A 72][30]
 Domenico Giuseppe
[A 79][34]
Tobia
[A 80][35]
Carlo Maria
[A 65][36]
Felice
[A 81]
Rosa Alfonsina
[A 35]
Luigi Ferdinando
[A 82][37]
Diana Giovanna
[A 83]
Luigi
[A 84]
   
           
Giuseppe Saverio
[A 73][31]
Agamennone Aloisio Baldassarre
[A 74]
Maria Aloisia Giovanna Saveria
[A 74]
Vittoria Angelica Ignazia Fortunata
[A 74]
Giuseppa Beatrice Vittoria Giovanna
[A 74]
Maria
[A 74]
Raffaele Ferdinando
[A 74]
Francesco Federico Antonio Carlo
[A 86]
 Domenico Giuseppe
[A 87][36]
Felice
[A 81]
 Caterina
[A 85]
  
    
 Francesco Antonio Giovanni
[A 88]
Salvatore Gaetano
[A 89][38]
Tobia
[A 90][38]
Beniamino
[A 91]

Membri principali[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto di Antonio Barile, duca di Marianella e condottiero

Famiglia Barilla[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione e varianti dello stemma della famiglia Barilla
Antico stemma d'azzurro al barile d'oro, posto in fascia, sormontato nel capo da un giglio d'oro
Stemma d'azzurro al barile d'oro, posto in fascia, sormontato nel capo da un giglio di rosso, accostato da due stelle a sei raggi d'oro
Stemma d'azzurro al barile d'oro, posto in fascia, sormontato nel capo da un giglio, accostato da due stelle, il tutto dello stesso
Stemma araldico della famiglia Barilla, con corona di conte e scudo contenuto in una croce ottagona
Veduta di Reggio Calabria, città abitata dalla famiglia Barilla

La famiglia Barilla costituisce un ramo cadetto di quella dei Barile[44]. Originatasi all'inizio del XIV secolo, si stanziò da subito in Calabria Ulteriore, in particolare nella provincia di Reggio Calabria, dove venne aggregata al primo patriziato, nell'antica sede dell'imperium di Mesa, ricadente nel contemporaneo comune di Calanna[43]. Ebbe inoltre diversi feudi e titoli anche in Sicilia[45].

Diverse fonti attestano la presenza della famiglia in Calabria già nel 1317 con Riccardo Barilla, il quale è annoverato tra i baroni della regione, come affermato dallo storico Francesco De Pietri, e così nel 1375 il suo nipote omonimo, come riportato dal genealogista Carlo De Lellis[46]. Riccardo Barilla, nato nel 1306 e capostipite della famiglia, era il figlio terzogenito di Enrico, 4º signore di Barile, nato dopo Taddeo, dal quale discese il ramo napoletano dei Barile[44]. Da diverse altre fonti i Barilla sono riportati tra le più antiche famiglie nobili di Reggio[47].

Nel 1310 Giovanni Barilla viene riportato come decano della Cattolica dei Greci e come sottocollettore alla decima nella provincia di Reggio Calabria[48]. Nel 1422 Galiotto Barilla ed altri provvidero all'acquisto di Motta San Quirillo da Giovanni de Hijar, luogotenente del re, per annetterla al territorio della città con atto del notaio Giovannunzio Bosurgi[49].

Nel 1448 il re Alfonso V d'Aragona concesse alla famiglia la signoria di Mineo in compenso dei servigi resi a corte da Pietro Barilla, cameriere dell'infante don Giovanni[50]. In seguito i Barilla otterranno la nobiltà messinese con il figlio di Pietro, Giovanni Filippo, nominato veditore del Real Patrimonio da Ferdinando II d'Aragona[51].

Nel 1533 Urbano Barilla e Valerio Carbone, sindaci nobili di Reggio, di concerto con Paolo Ruffo, provvidero alla respinta della flotta ottomana capitanata da Barbarossa, che tentò di sbarcare nei pressi della città[27]. Negli anni 1567 e 1624 la famiglia risulta ascritta al patriziato di Tropea[28].

In una consulta comprovante nobiltà generosa di Giuseppe Saverio, cadetto nei Reggimenti Ferdinando dal 1779, depositata presso la Real Camera di Santa Chiara si riporta delle lapidi – situate nell'antica cattedrale di Reggio – di Alfonso Giovanni Francesco Barilla, deceduto nel 1473, e di Francesco Federico Barilla, deceduto nel 1753[52]. Nel monastero delle suore di Sales di Reggio Calabria si conserva una lapide onorifica del canonico Felice Barilla datata 1820 e un ritratto del canonico Domenico Giuseppe Barilla, il quale fu per 36 anni rettore del seminario e vescovo di Oppido[53].

Diversi furono i membri che si distinsero nel corso dei secoli: chi nella letteratura, chi nell'arte della guerra, chi nella giurisprudenza, chi nella pratica religiosa[54].

Nel 1780, nel primo albo degli avvocati del mondo – elaborato dal legislatore del Regno di Napoli – , risulta tra gli iscritti Luigi Barilla, figlio di Francesco Federico[55].

Nel 1810, su iniziativa e a cura di Federico Barilla, sul suolo ove sorgeva l'antico palazzo di famiglia, contemporanea sede della prefettura di Reggio Calabria, furono intrapresi degli scavi archeologici volti alla riscoperta di antiche terme romane, con questi che ne fece il disegno e la relativa descrizione[49].

La famiglia fu fondatrice e membro di diverse congregazioni nobili della città: nel 1548, su bolla di papa Paolo III, contribuirono a fondare la confraternita dei Bianchi; nel 1664 fu membro della congregazione di San Domenico, che poi si fuse con quella degli Ottimati; infine fu membro della congregazione del Carmine e di San Francesco da Paola[56].

Un ramo ultrogenito della famiglia (estintosi nella prima metà del XX secolo) si sviluppò nella seconda metà del XVIII secolo nel Lumbone di Vito, un tempo luogo abitato e dotato di costruzioni signorili[57]. Lì i Barilla possedevano una residenza patronale con all'interno una cappella dedicata all'arcangelo san Raffaele[57]. Intorno alla metà del XIX secolo ereditarono nome e beni dall'estinta famiglia nobile Spanò[58].

Nel 1861 Tobia Barilla Spanò del ramo ultrogenito di Lumbone vestì l'abito del Sovrano Militare Ordine di Malta e fu priore dell'arciconfraternita dei Bianchi di Reggio e provvide a scriverne lo statuto ancora in vigore[59].

Fino al terremoto di Reggio e Messina del 1908, nel duomo di Reggio Calabria, si trovava la cappella di Sant'Antonio di Padova, nella quale vi era il sepolcro di famiglia con le relative armi[60].

Usavano portare uno stemma che comprendeva tipicamente nello scudo in campo azzurro la presenza di un barile, allusione ad una paretimologia[43]. Il contenuto dell'arma subì diverse mutazioni nel corso del tempo: infatti in origine il giglio posto nel capo era colorato di rosso e non d'oro, con le stelle e il barile che mantennero sempre la loro colorazione dorata, mentre intorno alla metà del XIX secolo ne venne adottata una versione con tre stelle con giglio e barile, tutti di color oro[61]. Le blasonature delle varie versioni dello stemma erano le seguenti[62]:

  • d'azzurro al barile d'oro, posto in fascia, sormontato nel capo da un giglio d'oro[63];
  • d'azzurro al barile d'oro, posto in fascia, sormontato nel capo da un giglio di rosso, accostato da due stelle a sei raggi d'oro[64];
  • d'azzurro al barile d'oro, posto in fascia, sormontato nel capo da un giglio, accostato da due stelle, il tutto dello stesso[65].

Feudi[modifica | modifica wikitesto]

Sant'Arcangelo, feudo posseduto con il titolo nobiliare di principe, il più alto raggiunto dalla famiglia Barile

Nel corso della sua storia, la famiglia Barile arrivò a possedere un totale di oltre 17 feudi, distribuiti in Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia, così suddivisi[10]:

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni
  1. ^ Fondatore della famiglia, Tommaso Collimento, 1º signore di Barile, secondo la legge longobarda dell'epoca che consentiva di cambiare il proprio cognome col nome del feudo, cambiò il proprio cognome in Barile.
  2. ^ Fu 2º signore di Barile.
  3. ^ Fu 3º signore di Barile.
  4. ^ Fu 4º signore di Barile.
  5. ^ Fu capitano delle guardie reali e nel 1269 fu viceré dell'Abruzzo sotto il re del Regno di Napoli Carlo I d'Angiò.
  6. ^ Morì senza essersi sposato ed aver avuto figli.
  7. ^ Si sposò con Rosa dell'Aquila, da cui non ebbe figli.
  8. ^ Fu 5º signore di Barile e poi 1º barone di Barile.
  9. ^ Fu barone in Calabria nel 1317.
  10. ^ Fu vescovo di Loreto Aprutino.
  11. ^ Fu 2º barone di Barile.
  12. ^ Si sposò con Gualtiero "Viola" Caracciolo, gran camerlengo del Regno di Napoli.
  13. ^ Si sposò con Isabella da Celano.
  14. ^ Membro più celebre della famiglia insieme a Manno, fu conte di Monteodorisio, signore di Capracotta, Castropignano, Civitanova del Sannio e Monteforte Irpino, condottiero, consigliere reale e maresciallo del Regno di Napoli. Si sposò con Antonella di Miro, da cui non ebbe figli.
  15. ^ Fu la dama di compagnia della duchessa Isabella d'Aragona. Si sposò con il condottiero Giovanni Antonio Caldora.
  16. ^ Fu maestro della cavallerizza reale.
  17. ^ a b c Fu signore di Pomigliano d'Atella.
  18. ^ Si sposò con Francesco Barile, figlio di Pietro "Camiso".
  19. ^ Fu signore di Montagano, Montepagano e Notaresco ed uno dei più celebri condottieri del suo tempo. Si sposò con Angela ?.
  20. ^ Fu consigliere, presidente della camera del Regno di Napoli e governatore della Provenza.
  21. ^ Si sposò con Giacomo Tomacelli. Fu la matrigna di papa Bonifacio IX.
  22. ^ Si sposò con Pietro Siginolfo.
  23. ^ Fu gran siniscalco del Regno di Napoli.
  24. ^ Si sposò con Giovanni Cossa. Fu menzionata dal poeta Giovanni Boccaccio nel Canto I della Caccia di Diana, ai vv. 15-18 (cfr. Nobili-napoletani.it):
    «Ad una ad una chiamando le stette:
    E se non m'ingannò il vero ascoltare
    Che far mi parve, Zizzola Barile
    La prima fu ch'io gli senti' chiamare.
    »
  25. ^ Si sposò con Angesilao di Tocco.
  26. ^ Si sposò con Ciccarella Piscicelli.
  27. ^ Fu arcivescovo di Capua.
  28. ^ Fu 1º signore di Sant'Arcangelo, capitano di Napoli e viceré dell'Abruzzo. Si sposò con Maria Tortella.
  29. ^ Fu 2º signore di Sant'Arcangelo. Si sposò con Oranella Barile, figlia di Antonio.
  30. ^ Fu 3º signore di Sant'Arcangelo. Si sposò con Aurelia Vulcano.
  31. ^ Fu 4º signore di Sant'Arcangelo. Si sposò con Bianca Capece Minutolo.
  32. ^ Fu 5º signore di Sant'Arcangelo.
  33. ^ Fu 6º signore di Sant'Arcangelo. Si sposò con Maria Cossa.
  34. ^ Si fece frate.
  35. ^ a b c Si fece suora.
  36. ^ Fu duca di Caivano e 7º signore di Sant'Arcangelo.
  37. ^ Si sposò con Giovanni Andrea Coppola.
  38. ^ Morì giovane.
  39. ^ Fu duca di Caivano. Si sposò con Beatrice Orsini.
  40. ^ Fu duca di Marianella e condottiero. Si sposò con Ippolita di Somma.
  41. ^ Si sposò con Luigi Pignatelli.
  42. ^ Si sposò con Placido di Sangro.
  43. ^ Si sposò prima con Giacomo Colonna e poi con Giovanni Teduccio.
  44. ^ Si sposò con Giovanni Francesco Spinelli.
  45. ^ Con lei si estinse il ramo primogenito della casata in quanto ne costituiva l'ultimo discendente. Si sposò con Pompeo Colonna.
  46. ^ Altri figli/e avuti/e da Antonio Barile di cui non se ne conosce l'identità.
  47. ^ Si sposò con Pier Luigi Riccio.
  48. ^ Riportato nelle fonti come "Giovanni Barilla", fu decano della Cattolica dei Greci e sottocollettore alla decima nella provincia di Reggio Calabria.
  49. ^ Le fonti sono riportate nelle note dei membri presenti nell'albero genealogico.
  50. ^ Capostipite della famiglia Barilla, ramo cadetto di quella dei Barile, fu barone in Calabria nel 1317.
  51. ^ Fu barone in Calabria nel 1375.
  52. ^ Insieme ad altri patrizi di Reggio Calabria fece acquistare nel 1422, con patto di riscatto al prezzo di 900 ducati dal re, Motta san Quirillo per annetterla al territorio della città.
  53. ^ Fu sepolto nella cattedrale di Reggio Calabria nell'anno 1473.
  54. ^ Fu signore di Mineo dal 1448 e cameriere di Giovanni II d'Aragona. Si sposò con Palmiera Bocca.
  55. ^ Fu arcidiacono del capitolo.
  56. ^ Fu signore di Mineo, patrizio di Messina e veditore del Real Patrimonio sotto Ferdinando II d'Aragona. Si sposò con Miuccia Bonifacio, dalla quale non ebbe figli.
  57. ^ Fu sindaco dei nobili di Reggio Calabria nel 1533 assieme a Paolo Carbone e si distinse con Paolo Ruffo nel respingere la flotta ottomana dalla città.
  58. ^ Discendenti cadetti di Urbano, che costituiscono il ramo di Tropea della famiglia Barilla. Furono iscritti al patriziato nelle mastre del 1567 e il 1624 e si estinsero prima del 1703.
  59. ^ Si rifugiò nel castello familiare di Calanna per scampare alla peste.
  60. ^ Si sposò con Santa Cartillà.
  61. ^ Si sposò con Francesca Laganà.
  62. ^ Si sposò con Elisabetta Fava.
  63. ^ Si sposò con Caterina Molino.
  64. ^ Ramo estinto.
  65. ^ a b c d Fu sacerdote.
  66. ^ Si sposò con Faustina Lafaci.
  67. ^ Si sposò con Antonia Putortì.
  68. ^ Si sposò con Giuseppa Laganà.
  69. ^ Si sposò con Faustina Borrello. Con lui la famiglia si ristabilì a Reggio Calabria.
  70. ^ Si sposò con Maria Tristani.
  71. ^ Fu decurione della città di Reggio Calabria. Si sposò con Caterina Bosurgi-Spanò.
  72. ^ Fu capitano e giudice delle truppe regie. Si sposò con Giuditta Cimino.
  73. ^ Compiuti i 15 anni, divenne cadetto nei reggimenti Real Ferdinando. Nel 1779 comprovò nobiltà generosa della sua famiglia sino ad Alfonso Giovanni Francesco Barilla alla Real Camera di Santa Chiara. Morì senza figli e il ramo si estinse.
  74. ^ a b c d e f g Morì infante.
  75. ^ Fu abate e canonico.
  76. ^ Si sposò con Giuseppe Filocamo.
  77. ^ Fu giudice delegato del re, giureconsulto ed uditore di guerra di Reggio Calabria. Si sposò con Mattia Maria Borrello.
  78. ^ Ramo di Bergamo.
  79. ^ Fu canonico del Capitolo Metropolitano, vicario capitolare di Reggio Calabria e rettore del seminario della città. Nominato vescovo di Oppido, rifiutò di ricoprire tale carica.
  80. ^ Fu giudice delegato del re ed uditore di guerra di Reggio Calabria. Nel 1777 redisse la mensa arcivescovile della città. Si sposò con Eleonora Bosurgi-Spanò.
  81. ^ a b Fu canonico.
  82. ^ Fu gesuita e rettore del collegio napoletano; passò gli ultimi anni in ritiro nella chiesa di Sant'Andrea al Quirinale di Roma e ivi morì in odore di santità.
  83. ^ Si sposò con Filippo Bosurgi.
  84. ^ Fu avvocato a Napoli. Si sposò con Marianna Rajmbert.
  85. ^ Si sposò con Matteo Maria d'Ajello.
  86. ^ Fu notaio ed archeologo. Si sposò con Battisma Caridi.
  87. ^ Fu avvocato. Si sposò con Francesca Luciano.
  88. ^ Fu decano del capitolo.
  89. ^ Fu capitano delle truppe regie e sindaco di Calanna. Si sposò con Mariangela Morgante.
  90. ^ Adottato da Diego Spanò, fu avvocato, cavaliere di devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta e priore dell'arciconfraternita dei Bianchi di Reggio Calabria. Si sposò prima con Eleonora Spanò e poi con Anna Melacrino, dalle quali non ebbe figli.
  91. ^ Si sposò con Maria Barilla.
Riferimenti
  1. ^ Biblioteca Nazionale di Napoli, Ms. XVII 24, p. 138.
  2. ^ Nobili-napoletani.it.
  3. ^ Candida Gonzaga (1875), pp. 107-108.
  4. ^ Tettoni e Saladini (1843), cap. Cognomi: Barile, Barilla o Barille di Napoli.
  5. ^ Italyheritage.com; Nobili-napoletani.it.
  6. ^ Borrello (1655), pp. 77-79, contenente il relativo testo tradotto di Marchese (1496); Candida Gonzaga (1875), vol. 1, p. 107; Soliers (1663), pp. 50-51.
  7. ^ Borrello (1655), pp. 77-79, contenente il relativo testo tradotto di Marchese (1496); Candida Gonzaga (1875), vol. 1, p. 107; Engenio Caracciolo et al. (1671), p. 248; Soliers (1663), pp. 50-51.
  8. ^ Engenio Caracciolo et al. (1671), p. 248; Italyheritage.com.
  9. ^ a b c d e f g h Italyheritage.com.
  10. ^ a b c d e Candida Gonzaga (1875), vol. 1, p. 107.
  11. ^ Candida Gonzaga (1875), vol. 1, p. 107; Italyheritage.com.
  12. ^ Candida Gonzaga (1875), vol. 1, p. 108; Italyheritage.com.
  13. ^ a b c Candida Gonzaga (1875), vol. 1 (p. 107) e vol. 6 (p. 61).
  14. ^ Blasonario delle famiglie subalpine: B-Be, su blasonariosubalpino.it.
  15. ^ Engenio Caracciolo et al. (1671), pp. 248-252.
  16. ^ a b Fiore (1999), p. 276.
  17. ^ a b Filamondo (1694), pp. 24-29.
  18. ^ a b Filamondo (1694), p. 29.
  19. ^ Rosati (2016), pp. 4-5.
  20. ^ Russo (1961), p. 266.
  21. ^ a b Fiore (1999), p. 299.
  22. ^ a b c d Tirelli (2009), pp. 276-277.
  23. ^ Spanò-Bolani (1857), vol. 1, p. 218 e 325.
  24. ^ Sovrano Militare Ordine di Malta (1861), doc. 1.
  25. ^ a b Mugnos (1647), p. 117.
  26. ^ Russo (1961), p. 335.
  27. ^ a b Spanò-Bolani (1857), vol. 1, p. 266.
  28. ^ a b Ricca (1865), pp. 537-538.
  29. ^ a b Sovrano Militare Ordine di Malta (1861), doc. Tavola genealogica.
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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Riferimenti
Approfondimenti
  • Scipione Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli, Napoli, Giovanni Battista Cappello, 1601, ISBN non esistente.
  • Filadelfo Mugnos, Teatro genologico delle famiglie nobili titolate fevdatarie ed antiche nobili del fidelissimo Regno di Sicilia viventi ed estinte, vol. 2, Palermo, Domenico d'Anselmo, 1655, ISBN non esistente.
  • Vincenzo Palizzolo Gravina, Il blasone in Sicilia, ossia Raccolta araldica, vol. 1, Palermo, Visconti & Huber, 1871, ISBN non esistente.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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