Babilonia (metafora)

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Nella mistica di derivazione biblica, Babilonia è una metafora utilizzata per definire una società, uno stato o un'istituzione che assomma in sé ciò che è considerato negativo nella natura umana.

Significato del termine[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Babilonia la Grande.

Il re di Babilonia Nabucodonosor condusse il suo popolo alla conquista di Gerusalemme, distrusse il Tempio di Salomone e deportò molti ebrei nella sua capitale. Per questa ragione la città è spesso menzionata nella Bibbia come simbolo dei nemici di Dio e del suo popolo e rappresenta l'unione del paganesimo e dell'idolatria con la potenza politica. Durante la cattività babilonese, nacque infatti la contrapposizione tra Babilonia, luogo del paganesimo e dei vizi, con la Gerusalemme celeste, regno della pace e delle virtù.

Attorno a questo contrasto si è sviluppato tutto il filone dell'attesa messianica e la metafora è stata ripresa soprattutto dalle chiese millenariste e da altre chiese come i testimoni di Geova, gli Evangelici e i Rasta.

Cristiani[modifica | modifica wikitesto]

Nella Bibbia il termine Babilonia è menzionato più specificamente in Apocalisse 17,5 ed indica una misteriosa figura femminile seduta su una bestia scarlatta con sette teste:

"Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli orrori della terra."

La distruzione escatologica di Babilonia è l'argomento del successivo capitolo 18. Dato che "Le sette teste sono i sette monti su cui è seduta la donna." (Ap 17,9; trad. CEI 2008), essa secondo la maggior parte dei biblisti rappresenta la città di Roma, che al tempo della scrittura dell'Apocalisse era la sede del potere imperiale e il centro di imposizione dell'idolatria. La stessa metafora compare nella prima lettera di Pietro (5,13), il che dimostra che la metafora era allora diffusa fra i cristiani.

Testimoni di Geova[modifica | modifica wikitesto]

Secondo i testimoni di Geova Babilonia la Grande è oggi «l'impero mondiale della falsa religione», cioè un sistema religioso che ha esteso la sua signoria su molti popoli e nazioni ed esercita una grande azione politica sostenendo l'idolatria, l'immoralità, le guerre e un sistema economico avido e oppressivo.

È considerata uno degli elementi principali dell'anticristo e l'esegesi di alcuni passi dell'Apocalisse porta i Testimoni di Geova a credere che Babilonia la Grande sarà distrutta dalle nazioni mondiali nella battaglia finale[1].

Rastafarianesimo[modifica | modifica wikitesto]

Il rastafarianesimo identifica con il termine Babilonia «il mondo occidentale basato sul denaro».

Il sistema economico, la cultura e il linguaggio imposti da questa società oppressiva vengono messi in contrapposizione con Zion, la terra promessa (identificata con l'Etiopia) che un giorno accoglierà il popolo del dio Jah.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Con una mossa improvvisa, sconvolgente, le potenze politiche del mondo attaccheranno la falsa religione e la distruggeranno completamente. Cosa li spingerà ad agire in questo modo? Il libro biblico di Rivelazione risponde: Dio ha messo nei loro cuori di eseguire il suo pensiero da La Torre di Guardia, 1º dicembre 2006

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Emil Dönges, L'Apocalisse, Il messaggero Cristiano Editore
  • Carlo Scibilia, a cura di, Rasta: la religione delle attese. Stampa alternativa/Nuovi equilibri, 1995. ISBN 88-7226-235-6.
  • Horace Campbell, Resistenza Rasta. Shake, 2004. ISBN 978-88-86926-96-6.
  • Joseph Owens, Dread, The Rastafarians of Jamaica ISBN 0-435-98650-3

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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