Mausoleo di Augusto

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Mausoleo di Augusto
L'ingresso del mausoleo di Augusto.
CiviltàRomana
UtilizzoMausoleo dinastico
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneRoma
Amministrazione
PatrimonioCentro storico di Roma
EnteSovrintendenza capitolina ai beni culturali
Visitabile
Sito webwww.mausoleodiaugusto.it/it/
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 41°54′22″N 12°28′35″E / 41.90611°N 12.47639°E41.90611; 12.47639

Il mausoleo di Augusto, anche noto come Augusteo, è un monumento funerario situato in piazza Augusto Imperatore, nel rione Campo Marzio, a Roma. Risalente al I secolo a.C., il mausoleo occupava una parte dell'area settentrionale dell'originario Campo Marzio romano e vi erano tumulati, oltre ad Augusto stesso, diversi membri della dinastia giulio-claudia. L'ultimo imperatore ad esservi seppellito fu Nerva.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Età augustea.

Il mausoleo venne iniziato da Augusto nel 28 a.C. al suo ritorno da Alessandria d'Egitto (durante il suo sesto consolato[1]), dopo aver conquistato l'Egitto tolemaico e aver sconfitto Marco Antonio nella battaglia di Azio del 31 a.C.. Fu proprio durante la visita ad Alessandria che ebbe modo di vedere la tomba in stile ellenistico di Alessandro Magno, probabilmente a pianta circolare, da cui trasse ispirazione per la costruzione del proprio mausoleo. I riferimenti all'ellenismo, oltre alle scelte politiche di Ottaviano, trovano conferma nella decisione di erigere una sepoltura dinastica simile sia a quella di Alessandro Magno che al mausoleo di Alicarnasso, costruito attorno al 350 a.C. in onore del re Mausolo e annoverato tra le sette meraviglie del mondo antico.

Il primo ad essere seppellito nel mausoleo di famiglia fu Marco Claudio Marcello, il nipote prediletto ed erede designato di Augusto, morto improvvisamente nel 23 a.C., seguito dalla madre di Augusto, Azia maggiore.

Vi furono tumulati poi il genero di Augusto, Marco Vipsanio Agrippa, il figlio adottivo Druso maggiore e i nipoti Lucio e Gaio Cesare. Lo stesso Augusto vi fu sepolto nel 14. Svetonio racconta che il corpo di Augusto venne trasportato da Nola (dove era morto) a Bovillae e poi a Roma. Ebbe due orazioni funebri: una di Tiberio davanti al tempio del Divo Giulio, l'altra di Druso minore, il figlio di Tiberio, dall'alto dei rostri antichi. Subito dopo i senatori lo portarono a spalla fino al Campo Marzio dove venne cremato. Un vecchio pretoriano giurò di aver visto salire al cielo il fantasma di Augusto, subito dopo la sua cremazione. I personaggi più influenti dell'ordine equestre, in tunica, senza cintura, a piedi nudi, deposero i suoi resti nel mausoleo a lui dedicato, fatto costruire tra la via Flaminia e la riva del Tevere durante il suo sesto consolato, avendo poi aperto al pubblico i boschetti e le passeggiate da cui era circondato.[1] In seguito le ceneri dei suoi successori, della dinastia giulio-claudia, vennero qui deposte. Dopo Augusto vi furono seppelliti i nipoti Druso minore e Germanico, la moglie Livia Drusilla e il figlio adottivo e successivo imperatore Tiberio.

Nella sua Geografia, il geografo greco antico Strabone fornì una preziosa descrizione dell'edificio:

«Il più notevole [tra i monumenti] è il cosiddetto Mausoleo, un grande tumulo di terra, innalzato presso il fiume [Tevere] sopra un'alta base rotonda di marmo bianco, tutto ombreggiato da alberi sempre verdi, fino alla cima, sulla quale era la statua di Cesare Augusto, in bronzo dorato. E sotto quel tumulo vi erano le celle sepolcrali di lui, dei suoi parenti e degli amici più intimi. Dietro c'è un grande bosco sacro che offre splendide passeggiate. Nel mezzo del campo c'è un recinto, sempre di marmo bianco, costruito intorno al crematorio di Augusto, che ha una balaustra circolare in ferro ed all'interno ci sono dei pioppi.»

Piazza Augusto Imperatore con ingresso al Mausoleo di Augusto e sullo sfondo la vecchia teca Ara Pacis (1993)

Caligola vi posò le ceneri della madre Agrippina e dei fratelli Nerone Cesare e Druso Cesare; in seguito vi furono portati i resti dell'altra sorella, Giulia Livilla, di Drusilla e, forse, di Caligola stesso. Nerone, come in precedenza la figlia di Augusto, Giulia maggiore, venne escluso dalla tomba dinastica e messo nel mausoleo della famiglia paterna, i Domizi Enobarbi.

Non è chiaro dove siano stati sepolti Vespasiano[2] e Claudio ma è certo che l'ultimo tumulato nel mausoleo augusteo fu Nerva, nel 98. Il suo successore, Traiano, venne infatti cremato e le sue ceneri vennero poste in un'urna d'oro ai piedi della Colonna Traiana, mentre Adriano costruì un nuovo mausoleo, ciò che oggi è Castel Sant'Angelo, dove verranno poste le ceneri degli imperatori del II secolo.

Il monumento fu saccheggiato durante il sacco di Roma da parte di Alarico nel 410. Le urne furono rubate, le tavole di bronzo delle Res Gestae furono strappate e fuse, e le ceneri furono disperse. L'urna di Agrippina, che durante tutto il Medioevo fu utilizzata come misura per il grano, è conservata al Museo del Campidoglio. Nel XII secolo, il mausoleo fu trasformato in una fortezza dai Colonna, pratica comune a Roma che consisteva nel riutilizzare le fondamenta dei monumenti antichi per costruire bastioni privati signorili. I Caetani fecero lo stesso con il Sepolcro di Cecilia Metella, gli Orsini con il Teatro di Pompeo, gli Orsi sul Campidoglio. Parte dei marmi del mausoleo fu probabilmente ridotta in calce nei forni del vicino porto fluviale di Ripetta, prima di diventare un giardino nel XV e XVI secolo e poi una vigna.

Durante il Medioevo il luogo era soggetto alle inondazioni del Tevere, in data imprecisata gli obelischi egiziani posti all'ingresso crollarono a terra in pezzi e il monumento fu lentamente e sistematicamente spogliato dei rivestimenti marmorei e di pregio. Quello che si riteneva essere il sepolcro di Augusto, un sarcofago romano di marmo del terzo secolo d.C., con raffigurato il ratto di Proserpina, non pertinente al Mausoleo, perché di epoca più tarda, fu portato dall'imperatore Federico Barbarossa in Germania, per seppellirvi degnamente nel 1167 Carlo Magno, quale fondatore del nuovo impero germanico. Il sarcofago venne sostituito successivamente ed è tuttora conservato nel tesoro della cattedrale di Aquisgrana.

Nel corso del XII secolo la famiglia Colonna trasformò le strutture rimaste prima in roccaforte poi in giardino e vigna passando, nel XVIII secolo, ad anfiteatro e sala concerti con la realizzazione dell'anfiteatro Correa.[3]

All'inizio del XVI secolo, il monumento passò nelle mani degli Orsini, in particolare a partire dal 1512 con Franciotto Orsini. Nel corso del secolo, il quartiere si ripopolò e i terreni adiacenti aumentarono di valore: la speculazione sulle case costruite contro il mausoleo fece aumentare considerevolmente il prezzo dei materiali e delle statue che venivano prelevate per essere vendute. Nel 1519 furono effettuati scavi ai piedi del mausoleo: ciò permise di scoprire uno dei due obelischi che avevano decorato l'ingresso nell'Antichità. Nel 1587, Sisto V fece trasportare l'obelisco al fianco della chiesa di Santa Maria Maggiore. Diventò proprietà dei Soderini, che lo trasformarono in un giardino di piacere lontano dal cuore della città.

Durante il ventennio fascista, in particolare tra il 1936 e il 1940, le costruzioni che erano sorte attorno e a ridosso del mausoleo furono demolite e si portarono avanti i lavori di scoprimento dell'edificio, realizzati dall'Impresa Tudini & Talenti.[4][5] La sistemazione urbanistica dell'area circostante il mausoleo, culminata nella realizzazione di piazza Augusto Imperatore nel 1938, fu progettata dall'architetto Vittorio Ballio Morpurgo in ordine con il piano regolatore del 1931.[6]

I primi restauri del complesso iniziarono nel 2008, concentrandosi maggiormente nella parte interna attraverso uno scavo stratigrafico che permettesse di delimitare la struttura originaria e portare quindi al recupero di quest'ultima. La prima fase del progetto vide la realizzazione di strutture temporanee per la sistemazione dei materiali archeologici, giacenti all'esterno della cella sepolcrale, e una serie di scavi che permise di elaborare, attraverso l'esame degli elementi rinvenuti, la ricostruzione dell'aspetto della struttura. Gli altri interventi furono mirati a consolidare le parti meno salde della struttura e alla messa in sicurezza dell'intera area in modo da poter valorizzare questo monumento antico.

Nel marzo 2014 è stato approvato dal consiglio comunale un intervento di restauro della piazza circostante con un intervento da 12 milioni di euro, volto a rinnovare la pavimentazione della piazza e ad installare nuove decorazioni e alberature oltre che una cavea per spettacoli.

Agli inizi del 2017 invece, la Fondazione TIM ha avviato un progetto[7] per il restauro del monumento[8], realizzando un sito apposito per seguirne i progressi.[9] Gli interventi si sono conclusi nel corso del 2020; come annunciato a dicembre 2020 dalla sindaca di Roma Virginia Raggi,[10] il monumento è stato riaperto al pubblico il 1º marzo 2021, con visite esclusivamente su prenotazione e gratuite fino al successivo 21 aprile (Natale di Roma).[11][12]

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Simulazione grafica dell'architettura originaria dell'Augusteo di Luigi Canina

Il monumento, devastato da secoli di saccheggi e asportazione di materiali e definitivamente liberato dagli scavi solo nel 1936, con il suo diametro di 300 piedi romani (circa m 87), è il più grande sepolcro circolare che si conosca. La complessa struttura a piani sovrapposti è determinata da un basamento in travertino alto 12 metri e forse terminato in alto da un fregio dorico a metope e triglifi, sul quale poggia l'edificio circolare composto da sette anelli concentrici, collegati tra loro da muri radiali. Altre due linee di muri formavano una seconda serie di concamerazioni. Vi era infine il primo ambiente praticabile, al termine del lungo corridoio d'ingresso: un settore ad arco di cerchio, fronteggiato in origine da un muro di grande altezza e spessore rivestito di travertino, nel quale si aprivano due ingressi. Questo muro, conservato in piccola parte, costituisce certamente la sostruzione di un tamburo che doveva emergere dal tumulo, creando un secondo ripiano: siamo quindi di fronte ad una struttura complessa, a piani sovrapposti. Al di là del muro un corridoio anulare praticabile reggeva la cella anch'essa circolare, munita di un ingresso assiale e di tre nicchie simmetriche, in corrispondenza degli assi. Al centro un grande pilastro conteneva una stanzetta quadrata, che dovrebbe corrispondere alla tomba di Augusto, in significativa corrispondenza con la statua bronzea dell'imperatore che sorgeva alla sommità del pilastro.

Davanti all'ingresso furono posti i due pilastri con affisse le tavole bronzee sulle quali era incisa l'autobiografia ufficiale dell'imperatore (Res gestae divi Augusti) la cui copia, incisa sul tempio di Augusto e di Roma ad Ankara e in edifici di altre province, è giunta fino a noi.

Per figurarci il sepolcro com'era originariamente, immaginiamo una grande recinzione muraria intorno alla base, e, al di sopra, due o più tronchi di cilindro sovrapposti, contornati da colonne. Il tutto rivestito di marmo e culminante in una statua di Augusto[13] Il mausoleo doveva trovarsi all'interno di grandi giardini voluti da Augusto e aperti a tutti.[14]

I due obelischi in granito, portati dall'Egitto per ornare l'ingresso del mausoleo, sono stati successivamente riutilizzati e si trovano tuttora nella piazza del Quirinale e in quella dell'Esquilino. Quello di piazza del Quirinale proviene dalla demolizione, tra il 1772 e il 1776, del cinquecentesco Ospedale di San Rocco, a Ripetta. La tomba era ispirata a modelli orientali ed etruschi, che sulla sommità erano ricoperti di terra con piante sempreverdi. Alberi di cipresso sono stati piantati alla sommità nei recenti tentativi di restauro, ma il rudere rimane essenzialmente irriconoscibile, essendo stato assoggettato, nella sua lunga storia, a trasformazioni, forse più di qualunque altro monumento romano. Infatti è stato trasformato in fortezza, usato come cava di materiali, come vigneto, come arena per la corrida dei tori, come teatro e nell'Ottocento anche come ospizio per vecchie signore indigenti.

Nella seconda metà dell'800 fino al 1936, il Mausoleo di Augusto, noto ai romani come Teatro Augusto, fu usato come sala da concerto e sede principale della Orchestra di Santa Cecilia, tanto che furono lì eseguite centinaia e centinaia di opere, con la partecipazione dei principali musicisti dell'epoca contemporanea.[15]

Interno[modifica | modifica wikitesto]

Quello che si vede attualmente all'interno del Mausoleo, le strutture di mattoni e le lapidi marmoree con i nomi dei Giulio-Claudii è gran parte frutto della ricostruzione degli anni trenta. Dei sepolcri dei giulio-claudi, è rimasto conservato solo quello di Agrippina Maggiore la madre di Caligola, grazie al fatto che nel medioevo la pietra era utilizzata come misura per pesare i cereali. La lapide riporta la scritta: "OSSA AGRIPPINA F M AGRIPPA DIVI AVG NEPTIS VXORIS GERMANICI CAESARIS MATRIS C CAESARIS AVG GERMANICI PRINCIPIS", ossia: "Ossa di Agrippina; figlia di Marco Agrippa, nipote del Divo Augusto, moglie di Germanico Cesare, madre del Principe Gaio Cesare Augusto Germanico"; il sepolcro di Agrippina è esposto nel Tabularium.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b SvetonioAugustus, 100.
  2. ^ Si ritiene che sia stato tumulato nel tempio dei Flavi con i figli.
  3. ^ Tina Squadrilli, Vicende e monumenti di Roma, Roma, Staderini Editore, 1961, p. 247.
  4. ^ A. Cambedda, M. G. Tolomeo, La sistemazione di piazza Augusto Imperatore, in Gli anni del Governatorato cit., p. 95; delle stesse autrici, Una trasformazione urbana. Piazza Augusto Imperatore a Roma, Fratelli Palombi Editori, Roma 1991.
  5. ^ Luciano Villani, Le borgate del fascismo. Storia urbana, politica e sociale della periferia romana, Ledizioni, 2012, capitolo 6.2, ISBN 9788867050147.
  6. ^ Alessandro Sebastiani, Ancient Rome and the Modern Italian State. Ideological Placemaking, Archaeology, and Architecture 1870-1945, Cambridge University Press, 2023, pp. 163-168, ISBN 9788867050147.
  7. ^ Sergio Rizzo, Mausoleo di Augusto, i sei milioni che la burocrazia rischia di sprecare, su Corriere della Sera, 29 settembre 2016. URL consultato il 26 dicembre 2020.
  8. ^ Sergio Rizzo, «La storia di Roma e i registi da Oscar Così rinasce il Mausoleo di Augusto», su Corriere della Sera, 15 gennaio 2017. URL consultato il 26 dicembre 2020.
  9. ^ Mausoleo di Augusto, su Il Mausoleo di Augusto. URL consultato il 26 dicembre 2020.
  10. ^ Dopo 14 anni, riapre a Roma il Mausoleo di Augusto restaurato, su Rai News. URL consultato il 26 dicembre 2020.
  11. ^ Noemi Penna, Il Mausoleo di Augusto di Roma riapre al pubblico dopo 14 anni di restauri, in La Stampa, 1º marzo 2021. URL consultato il 1º marzo 2021.
  12. ^ Ester Palma, Mausoleo di Augusto riapre dopo 14 anni. La storia: da tomba imperiale a circo e sala concerti, in Corriere della Sera, 1º marzo 2021. URL consultato il 1º marzo 2021.
  13. ^ Mauro Lucentini, La grande Guida di Roma,
  14. ^ Svetonio, Vita Augusti, 100 : "..Id opus inter Flaminiam viam ripamque Tiberis sexto suo consulatu exstruxerat circumiectasque silvas et ambulationes in usum populi iam tum publicarat..."
  15. ^ Andrea Panfili, L’Augusteo, un grande organo e la sala concerti di Roma, 3 aprile 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Maria Elisa Garcia Barraco (a cura di), Il Mausoleo di Augusto, 1ª ed., Roma, Arbor Sapientiae Editore, 2014, ISBN 978-88-97805-22-9.
  • Maria Elisa Garcia Barraco (a cura di), Il Mausoleo di Augusto, 2ª ed., Roma, Arbor Sapientiae Editore, 2014, ISBN 978-88-97805-27-4.
  • Paolo Montanari, Sepolcri circolari di Roma e suburbio. Elementi architettonici dell'elevato, Roma, Fabrizio Serra Editore, 2009, ISBN 978-88-6227-198-1.
  • Anna Lio, L'Arciconfraternita di San Rocco e la sistemazione del piazzale di accesso all'Augusteo, pp. 105-108.
  • Paola Virgili, I lavori al Mausoleo di Augusto, pp. 99-104.
  • Anna Cambedda e Maria Grazia Tolomeo Speranza, La sistemazione di piazza Augusto Imperatore, pp. 93-97.
  • Anna Cambedda e Maria Grazia Tolomeo Speranza, L'apparato decorativo di Piazza Augusto Imperatore, pp. 157-160.
  • Luisa Cardilli (a cura di), Gli anni del governatorato (1926-1944). Interventi urbanistici, scoperte archeologiche, arredo urbano, restauri, Roma, Kappa Edizioni, 30 novembre 1995, ISBN 88-7890-181-4.
Fonti antiche

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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