Assedio di Antiochia (252)
Assedio di Antiochia (252) parte delle Campagne di Sapore I | |
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Data | Dal 252/253 |
Luogo | Antiochia |
Esito | Assedio ed occupazione sasanide, ai danni delle armate romane del limes orientale |
Schieramenti | |
Comandanti | |
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L'assedio di Antiochia del 252 costituì la fase culminante della seconda campagna militare di Sapore I contro le armate romane del cosiddetto limes orientale,[1] dopo che i Persiani penetrarono fino in Cilicia.[2]
Contesto storico
[modifica | modifica wikitesto]In un periodo compreso tra l'impero di Filippo l'Arabo[3] e di Treboniano Gallo (251-253) i Sasanidi tornarono ad impossessarsi dell'Armenia, uccidendone il sovrano regnante ed espellendone il figlio (252). Verso la fine di quest'anno o di quello successivo, Sapore I riprese una violenta offensiva contro le province orientali dell'impero romano. Le truppe persiane occuparono numerose città della provincia di Mesopotamia[4] (compresa Nisibis), per poi battere pesantemente le armate romane a Barbalissos.
Assedio
[modifica | modifica wikitesto]Sembra, inoltre, che la città fu presa, non solo per la repentinità delle azioni degli arcieri,[5] ma anche grazie ad un gigantesco ariete,[6] anche dietro l'invito di un certo Mariade, il quale avrebbe sollecitato il "Re dei Re", Sapore I, a invadere le province orientali per poi assumere la porpora imperiale, ma essere poco dopo ucciso dai propri uomini[7][8] o forse dagli stessi Persiani.
Conseguenze
[modifica | modifica wikitesto]L'occupazione della terza più grande città dell'Impero romano, portò inevitabilmente nello sconforto più totale, l'intero fronte orientale dell'Impero romano,[9] dopo aver assistito impotente all'occupazione della sua capitale, seguita dalla razzia di un gigantesco bottino e dalla deportazione di gran parte della popolazione antiochena, poi trucidata o ridotta in schiavitù (253). Questa invasione avveniva contemporaneamente ad un'altra grande incursione da Nord, proveniente dal di là del Danubio e del Ponto Eusino da parte dei Goti.[10]
Alla fine di questa nuova incursione sasanide, l'imperatore Valeriano fu costretto ad intervenire, riuscendo a riconquistare la capitale della Siria, quello stesso anno (253) o il successivo (254), facendone quindi il suo "quartier generale" per la ricostruzione dell'intero fronte orientale.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Oracoli sibillini, XIII, 125-130.
- ^ Zosimo, Storia nuova, III, 32.5.
- ^ Agatangelo, Storia degli Armeni, I, 23-35.
- ^ Eutropio, 9, 8.
- ^ Eunapio, Vite dei filosofi e dei sofisti, VI, 5.2.
- ^ Ammiano Marcellino, Storie, XX, 11.11.
- ^ Historia Augusta, Triginta tyranni, 2.
- ^ Malalas, Cronografia, XII.
- ^ Grant, p. 226.
- ^ Zosimo, Storia nuova, I.27.2; Grant, pp. 219-220.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Fonti primarie
- Agatangelo, Storia degli Armeni, I.
- Ammiano Marcellino, Storie, XX.
- Eunapio, Vite dei filosofi e dei sofisti, VI.
- Eutropio, Breviarium ab Urbe condita, VIII.
- Historia Augusta, Triginta tyranni.
- Libanio, Oratio XV, XXIV e LX.
- Malalas, Cronografia, XII.
- Oracoli sibillini, XIII.
- Zosimo, Storia nuova, I e III.
- Fonti storiografiche moderne
- Grant, Michael, Gli imperatori romani. Storia e segreti, Roma, Newton & Compton, 1984, ISBN 88-7983-180-1.
- F. Millar, The Roman near East (31 BC - AD 337), Cambridge Massachusetts & London 1993.