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Asporça Hatun

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Asporça Hatun
Sarcofago di Asporça Hatun all'interno del mausoleo di Osman I
Moglie legale del Sultano
In carica1310 ca. –
marzo 1362
PredecessoreMalhun Hatun
Rabia Bala Hatun
SuccessoreKera Tamara Hatun
MorteBursa, dopo il 1362
Luogo di sepolturaMausoleo di Osman I, Bursa
DinastiaOttomana (per matrimonio)
Consorte diOrhan I
(1310-1362)
FigliIbrahim Bey
Şerefullah Bey
Selçuk Hatun
Fatma Hatun

Asporça Hatun (turco ottomano: اسپورجہ خاتون; nata Holofira, Olivera o Glafira; Impero bizantino, 1290sBursa, dopo il 1362) è stata una nobildonna greco-bizantina, prima moglie legale del sultano ottomano Orhan I.

È noto che Asporça Hatun nacque come Holofira (o Olivera o Glafira), una nobildonna greco-bizantina, ma oltre questo i dettagli sulle sue origini non sono noti[1][2][3].

Voci contemporanee la dicevano una principessa Paleologa, figlia, probabilmente illegittima, dell'imperatore Andronico II o Andronico III[1][2][4][5][6][7] (anche se quest'ultimo è impossibile, dal momento che Andronico III nacque nel 1296 e Asporça ebbe un figlio nel 1310)[8], ma la maggior parte degli storici moderni rifiuta questa versione[1][2][3][8]. Viene infatti sovente fatto notare che le principesse bizantine date in sposa ai sovrani mussulmani di norma mantenevano il proprio nome e la propria fede, mentre Asporça prese un nome ottomano e si convertì all'Islam[1][2][3][8].

Un'altra tesi è che Asporça fosse la figlia del tekfur bizantino di Bilecik, che nel 1298/1299 fu rapita dagli ottomani e data a Orhan come consorte, ma questa consorte è solitamente identificata con Bayalun Hatun, facendo notare che se la ragazza rapita fosse Asporça, questo vorrebbe dire che il suo primogenito nacque oltre un decennio dopo[3][8].

Dal momento che uno dei figli di Asporça, l'unico di cui è nota la data di nascita, nacque nel 1310, Asporça sposò Orhan in quell'anno o poco prima[8], anche se altre fonti datano il matrimonio al 1290[3] o al 1320[4]. Fu la prima delle sue due mogli legali (l'altra fu Teodora Cantacuzena, nel 1346) e gli diede due figli e due figlie. Era molto stimata da suo suocero, Osman I, che le donò le rendite di numerosi villaggi, fra cui Narlı e Kiyaklı[1][2][3].

Nel settembre 1323, Asporça sottoscrisse un waqf che assegnava le rendite delle sue terre ai suoi discendenti[1][2][3]. Il documento cita come testimone il visir Alaeddin Pasha e come amministratore il figlio maggiore di Asporça, Ibrahim Bey. Il waqf di Asporça è il più antico documento ottomano noto, e insieme al waqf di Orhan dell'anno seguente constituisce una preziosa fonte di informazioni sulla composizione della dinastia ottomana in quel periodo[1][2][3]. Nel XVII, una donna di nome Saliha Hatun si presentò alla corte di Bursa, dichiarandosi discendente di Asporça e chiedendo che le venissero corrisposte le rendite garantite dal waqf[9].

Asporça sopravvisse a Orhan, morto nel 1362[2][3][8]. Poco dopo, nello stesso anno, suo figlio Ibrahim fu giustiziato per ordine del nuovo sultano Murad I, figlio di Orhan e della concubina Nilüfer Hatun[8].

Alla sua morte, fu sepolta a Bursa, nella türbe di Orhan[10][11][12]. Tuttavia, le sepolture imperiali di Bursa furono restaurate nel XIX secolo a causa di secoli di terremoti e incendi, e attualmente il sarcofago di Asporça si trova nella türbe di Osman I[13].

Da Orhan, ebbe due figli e due figlie:[1][2][3][8][14]

  • Ibrahim Bey (1310-1362, sepolto nella türbe di Osman I). Governatore di Eskişehir, fu giustiziato, per strangolamento, per ordine del fratellastro Murad I.
  • Şerefullah Bey.
  • Selçuk Hatun. Sposò Süleyman Bey, figlio di Mehmed di Aydin.
  • Fatma Hatun. Sepolta nel mausoleo di suo padre a Bursa.

Cultura popolare

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  1. ^ a b c d e f g h Uluçay 1980; p.4-5
  2. ^ a b c d e f g h i Sakaoğlu 2008; pp.42-43
  3. ^ a b c d e f g h i j Peirce 1993; pp.34-35
  4. ^ a b Ödekan 1987; p.39
  5. ^ Tektaş 2004; p.18
  6. ^ Atalar 1981; p.429
  7. ^ Uzunçarşılı 1988; p.145
  8. ^ a b c d e f g h Alderson 1956; tavola XXII
  9. ^ Peirce 1993; pp.295-296
  10. ^ Peirce 1993; p.51
  11. ^ Finkel 2012; pp.39-40
  12. ^ Önkal 1992; p.297
  13. ^ Peirce 1993; p.300
  14. ^ Encyclopedia of Ahılık - Volume II. Şekerbank. 2017. pp. 190, 199