Aspettando i barbari (Kavafis)

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Aspettando i barbari è un poema in lingua greca moderna di Konstantinos Kavafis, scritto nel novembre (secondo Simić) o nel dicembre (secondo Christias) 1898 e pubblicato per la prima volta nel 1904.[1][2] Esso descrive un giorno in una città-stato qualunque dove ogni cosa si è fermata perché la popolazione sta aspettando l'arrivo dei "barbari", che progettano di accogliere benevolmente.

In questo poema è evidente la convinzione di Kavafis secondo la quale "quando il contenuto formale di una comunità storica, cioè la legislazione, le istituzioni politiche, i rituali della messa in scena del potere, sono sproporzionati rispetto alla forza vitale del popolo storico, allora questa stessa forma invita ad essere invasa da un'altra forza vitale che è sproporzionatamente sviluppata rispetto ai suoi contenuti formali". La civiltà greco-romana, ormai priva di forza vitale, attende con impazienza la forza vitale dei barbari.[2]

Secondo il critico Stratis Tsirkas l'occasione per questo poema sarebbe stata la battaglia di Omdurman (2 settembre 1898), in cui l'esercito anglo-egiziano sconfisse quello del Califfo del Sudan mahdista e, come scrisse il giornale francese Phare d'Alexandrie nel numero del 4 e 5 dicembre 1898, "ha riportato questa vittoria così attesa della civilizzazione contro la barbarie".[2] Kavafis percepiva l'insoddisfazione degli egiziani per l'Impero britannico, ne sentiva la fine imminente: secondo Giorgos Seferis il tono del poema è bizantino e, sebbene esso descriva la caduta dell'Impero romano, avrebbe potuto anche riguardare la caduta dell'Impero bizantino vista da Fener. "La vita aveva abbandonato le forme politiche", serve la forza vitale dei barbari per revitalizzarle.[2]

Opinioni[modifica | modifica wikitesto]

Daniel Mendelsohn (uno dei molti traduttori che hanno lavorato ad una versione in lingua inglese del poema)[3] ha detto che il dipinto di uno stato in cui i legislatori sono seduti in un ozio stagnante era "particolarmente preveggente" alla luce del blocco delle attività del governo federale degli Stati Uniti d'America avvenuto nel 2013.[4]

Robert Pinsky l'ha descritta come "ingegnosa" e "divertente".[5] Charles Simić l'ha definito "una descrizione appropriata di ogni stato che ha bisogno di nemici, reali o immaginari, come una scusa perpetua",[1] mentre the Independent considerava l'ultimo verso del poema evocativo dei "rischi implicati dalla fine della guerra fredda".[6]

Omaggi[modifica | modifica wikitesto]

Il romanzo di John Maxwell Coetzee Aspettando i barbari (1980) prende il nome dal poema,[7][8] così come la collezione di saggi Aspettando i barbari (1998) di Lewis H. Lapham[6] e la collezione di saggi Aspettando i barbari (2013) di Daniel Mendelsohn.[9]

Il romanzo di Peter Carey Estasi (1981) vede il giovane ragazzo comunista di Lucy, Kenneth, citare la prima strofa direttamente dalla traduzione di John Mavrogordato.

Anche Await Barbarians (2014), album di Alexis Taylor, prende il nome dal poema;[10] similmente, la canzone "Without a Crutch" contenuta in quell'album allude direttamente al poema.[10]

Nel 2011, Andrew Ford ha adattato il poema in un'opera corale.[3][11] Nel 2012, Constantine Koukias l'ha adattato in un'opera, I barbari.[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Charles Simić, Some Sort of a Solution: Charles Simic reviews 'The Collected Poems' by C.P. Cavafy, translated by Evangelos Sachperoglou and 'The Canon' by C.P. Cavafy, translated by Stratis Haviaras, in London Review of Books, vol. 30, n. 6, 20 marzo 2008, pp. 32-34. URL consultato il 23 dicembre 2016.
  2. ^ a b c d Panagiotis Christias, La visione sociologica di Constantinos Kavafis: politica, religione, religiosità, in M@gm@, vol. 3, n. 1, gennaio-marzo 2005, ISSN 1721-9809 (WC · ACNP). URL consultato il 24 dicembre 2016 (archiviato il 24 dicembre 2016).
  3. ^ a b (EN) Andrew Ford, Andrew Ford: Waiting for the Barbarians, su andrewford.net.au. URL consultato il 23 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2016).
  4. ^ (EN) Daniel Mendelsohn, “Waiting for the Barbarians” and the Government Shutdown, su newyorker.com, 1º ottobre 2013. URL consultato il 23 dicembre 2016.
  5. ^ (EN) Robert Pinsky, Waiting for the Barbarians (by Constantine Cavafy), su slate.com, 26 giugno 1997. URL consultato il 23 dicembre 2016.
  6. ^ a b (EN) Godfrey Hodgson, Wednesday's book: Waiting for the Barbarians by Lewis Lapham (Verso, pounds 17), su independent.co.uk, 14 gennaio 1998. URL consultato il 23 dicembre 2016.
  7. ^ (EN) Konstantinos Kavaphes (Constantine Cavafy) · Waiting for the Barbarians (Translated by Richmond Lattimore), su kenyonreview.org. URL consultato il 23 dicembre 2016.
  8. ^ (EN) David Attwell, Doubling the Point: Essays and Interviews, Harvard University Press, 1992.
  9. ^ (EN) Christopher Bray, Waiting for the Barbarians by Daniel Mendelsohn – review, su theguardian.com, 6 gennaio 2013. URL consultato il 23 dicembre 2016.
  10. ^ a b (EN) Joe Fassler, Don't Write for the Barbarians, su theatlantic.com, 25 luglio 2014. URL consultato il 23 dicembre 2016.
  11. ^ (EN) Waiting for the Barbarians: SATB choir by Andrew Ford, su australianmusiccentre.com.au. URL consultato il 23 dicembre 2016.
  12. ^ (EN) Stephen Smooker, Greek poet becomes a Greek opera, su neoskosmos.com, 13 gennaio 2012. URL consultato il 23 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2016).

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