Area archeologica di Potentia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Potentia
Area archeologica di Potentia
Area archeologica di Potentia
CiviltàRomana
UtilizzoCittà
EpocaII secolo a.C. - V secolo
Localizzazione
StatoItalia Italia
ComunePorto Recanati
Dimensioni
Superficie3 000 
Amministrazione
EnteSoprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche
ResponsabileComune di Porto Recanati
Visitabile
Sito websabapmarche.beniculturali.it/luoghi_cultura/area-archeologica-potentia/
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 43°24′50.76″N 13°40′16.25″E / 43.4141°N 13.67118°E43.4141; 13.67118
Potentia nella Tavola Peutingeriana, tra i fiumi Flosis (Potenza) e Misco (Musone), (collocati in ordine invertito nord-sud)

L'area archeologica di Potentia si trova a Porto Recanati in località Santa Maria in Potenza, dove gli scavi stanno riportando alla luce un'antica colonia romana.

Origine e storia[modifica | modifica wikitesto]

I Romani fondarono la città di Potentia[1], nell'ambito del processo di colonizzazione della costa adriatica. La presenza dell'insediamento, soprattutto nelle prime fasi, è documentata da Plinio il Vecchio[2], Tito Livio[3], Tolomeo[4], Pomponio Mela[5] e Velleio Patercolo.

La sua fondazione è databile tra il 184 a.C. e il 189 a.C. ad opera dei triumviri Marco Fulvio Flacco, Quinto Fulvio Nobiliore e Quinto Fabio Labeone.[6] Fu creata nell'ottica di assicurare terra ai veterani delle guerre puniche e per proteggere il litorale dall'assalto dei pirati illirici, presso un'area vantaggiosa, in cui la presenza del fiume Potenza e della sua foce (allora appena a sud della colonia) assicurava la facilità dei traffici e costituiva un naturale ostacolo contro i nemici[7] In questa colonia o nella gemella Pisaurum si stabilì il poeta Ennio[8] ed è documentata da ritrovamenti fittili la presenza di un'importante famiglia di banchieri, gli Oppii.

La colonia crebbe fra il II e il I secolo a.C., periodo in cui è documentata una notevole attività edilizia pubblica[9], finanziata da un ceto mercantile attivo e probabilmente florido;[10] non a caso i manufatti rinvenuti nella zona testimoniano la presenza di una fiorente produzione locale di terrecotte[11], la cui foggia testimonierebbe la presenza di contatti, probabilmente mercantili, con l'area dell'Etruria, del Lazio e del Sannio.[12].

Dopo il 174 a.C. la rarefazione di testimonianze e documenti attesterebbe un momentaneo declino della colonia, forse legato alle guerre civili[13][14] e al violento terremoto occorso nel 56 a.C., di cui parla Cicerone.[15] In età augustea Potentia prosperò fino a raggiungere la sua massima estensione, contemporaneamente al fiorire della qualità dei manufatti[16], che mantenne, probabilmente grazie ai traffici, fino al II secolo.

Dopo un forte declino nel III secolo, culminante, secondo il Lilii, nella conquista e nella semidistruzione avvenuta nel 409 da parte di Alarico I[17], si risollevò nella seconda parte del secolo IV; di questi secoli è l'interramento del tempio, che testimonia la cristianizzazione della colonia. Potentia divenne infatti sede vescovile nel V secolo e il suo vescovo Faustino, degli anni 418-422, che fu legato pontificio in Africa per papa Zosimo e partecipò al Concilio di Cartagine è il primo vescovo documentato delle Marche.[18][19]

Nonostante la decadenza delle altre città romane della costa, anche durante la guerra greco-gotica Potentia continuò ad essere abitata. L'esistenza della città durò almeno fino all'inizio del secolo VII, come testimoniano i ritrovamenti di fini manufatti africani risalenti a quei periodi[18], anche se la colonia non viene citata da Procopio di Cesarea nel Bellum Gothicum[20].

Urbanistica[modifica | modifica wikitesto]

La deduzione della colonia di Potentia è considerata una fondazione ex nihilo in un territorio non occupato precedentemente. La disponibilità di terre fertili, la vicinanza allo sbocco di una vallata fluviale, la quale rappresenta un importante percorso transappeninico di collegamento fra Tirreno e Adriatico, la presenza di una foce fluviale utilizzabile come base portuale, costituiscono alcune delle motivazioni per la scelta del sito per la nuova deduzione. La città era difesa da una cinta muraria costruita dieci anni dopo la deduzione e comprende un territorio che ha un'estensione superiore ai 162.000 m²; l'area effettivamente occupata nel corso del II secolo a.C. era, tuttavia, inferiore rispetto all'area occupata a partire dall'èra volgare

Scavi archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Gli scavi archeologici condotti sull'area centrale dell'impianto urbano hanno reso attualmente visibili tratti di strada basolata, i resti di una domus con pavimenti musivi e pareti affrescate, i portici del foro con le annesse tabernae e un tempio su alto podio da cui provengono numerose terrecotte architettoniche. La tipologia del tempio con portico è presente nell'area archeologica La Cuma, a Monte Rinaldo. Inoltre nel centro della città di Porto Recanati è stata inaugurata nel 2009 la mostra archeologica permanente “Divi & Dei”, che mostra i reperti statuari rinvenuti nella città romana e che, attraverso l'utilizzo di strumenti multimediali ricostruisce la storia di Potentia e completa il percorso culturale per i numerosi turisti che visitano la città romana.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Porto Recanati - Potentia, su marche.beniculturali.it. URL consultato il 29 settembre 2012.
  2. ^ Plinio il vecchio, 13, in Naturalis Historia, III, p. 111.
  3. ^ Tito Livio, 44, in Ab urbe condita, XXXIX, p. 10.
  4. ^ (GRC) Claudio Tolomeo, Geografia (PDF), vol. 3, p. 20.
  5. ^ Pomponio Mela, Geografia, vol. 2, p. 65.
  6. ^ Liv. XXXIX, 44, 10
  7. ^ SISANI 2006, p. 337
  8. ^ Cic, Brutus, 20, 79; Pro Archia, 22
  9. ^ Liv., LXI, 27, 1 e 10-13
  10. ^ PACI 1995, pp. 11-13
  11. ^ Alessandra de Stefano, Un contesto ceramico di età repubblicana e primo/medio imperiale dall’area delle due domus (PDF) [collegamento interrotto], su archeologia.unifg.it. URL consultato il 23 settembre 2012.
  12. ^ (EN) Julie Van Kerckhove, The development of 'vernice nera'-pottery in the Marches, a preliminary analysis of the finds from the Potenza Valley Survey, in BABesch, Annual Papers on Mediterranean Archaeology, vol. 79, Nimega, Prof. Dr. E.M. Moormann, the Editor-in-Chief, 2004, pp. 59-74. URL consultato il 23 settembre 2012.
  13. ^ Percossi Serenelli, 2001, p.38.
  14. ^ PACI-PERCOSSI 2005, pp. 190-201
  15. ^ Marcus Tullius Cicero, 62, in De haruspicum responso.
    «...Cogitate genus sonitus eius quem Latinienses nuntiarunt, recordamini illud etiam quod nondum est relatum, quod eodem fere tempore factus in agro Piceno Potentiae nuntiaturterrae motus horribilis cum quibusdam ~multis metuendisque rebus...»
  16. ^ Percossi Serenelli, 2001, p.42.
  17. ^ Camillo Lilii, Historia della città di Camerino, 1835, Parte I, Lib. III,. fogl. 84
  18. ^ a b Percossi Serenelli, 2001, p.45.
  19. ^ I Canoni dei 217 Santi Padri Riuniti a Cartagine, su womenpriests.org. URL consultato il 7 agosto 2015 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2012).
  20. ^ Ettore Baldetti, F. Grimaldi, M. Moroni, M. Compagnucci, A. Natali, Le basse valli del Musone e del Potenza nell'alto Medioevo, in Archivio Storico della S.Casa. Loreto (a cura di), Le basse valli del Musone e del Potenza nel Medioevo, Pievetorina, Tip. succ. Savini-Mercuri di G. Misici Falzi, 1983, p. 8.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Percossi Serenelli Edvige, Potentia. Quando poi scese il silenzio. Rito e società in una colonia romana del Piceno fra Repubblica e tardo Impero, Milano, Edizioni Federico Motta, 2001.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


Controllo di autoritàVIAF (EN242746615 · J9U (ENHE987007552086005171 · WorldCat Identities (ENviaf-242746615