Appio-Latino

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Q. IX Appio-Latino
Porta san Giovanni
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Lazio
Provincia  Roma
Città Roma Capitale
CircoscrizioneMunicipio Roma VII
Municipio Roma VIII
Data istituzione20 agosto 1921
Codice209
Superficie5,85 km²
Abitanti56 675 ab.
Densità9 689,52 ab./km²
Mappa dei quartieri di
Mappa dei quartieri di

Coordinate: 41°52′24.24″N 12°30′58.68″E / 41.8734°N 12.5163°E41.8734; 12.5163

Appio-Latino è il nono quartiere di Roma, indicato con Q. IX.

Prende il nome dalle vie Appia Antica e Latina.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Si trova nell'area sud-est della città, a ridosso delle Mura aureliane.

Il quartiere confina:

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Gli albori del territorio Appio-Latino sono da ricercare già prima dell'età romana. La via Latina, infatti, cui si lega il nome del quartiere, costituisce un asse di collegamento con il Latium Vetus e la Campania frequentato in età protostorica e per certo dagli Etruschi. L'Appia Antica, invece, che il poeta Stazio per primo nelle Silvae definisce longarum Regina viarum (sul finire del I secolo d.C.), viene decretata "solo" nel 312 a.C. dal censore che ne commissionò la realizzazione: Appio Claudio Cieco. Provenienti, entrambe, dalla Porta Capena (lato sinistro del Circo Massimo) delle Mura "Serviane", conducevano l'una a Capua (Casilinum), attraversando le valli del Sacco e del Liri, l'altra in prima battuta a Capua, poi, a Brindisi. Segnano l'infrastrutturazione del territorio, in secondo luogo, cinque imponenti acquedotti lungo la dorsale rappresentata da via del Mandrione, costruiti tra il 144 a.C. e il 212 d.C.: l'Aqua Marcia, l'Aqua Tepula e l'Aqua Iulia - raggruppate in un'unica struttura - l'Aqua Claudia e l'Anio Novus - riunite in una seconda teoria d'arcate - nonché l'Aqua Antoniniana, diramazione verso sud-ovest della Marcia.

Il fosso delle tre Madonne fuori porta San Giovanni nell'attuale via Sannio in una foto del 1868

Contraddistinguono l'età romana, per cenni, una rete di fastose ville patrizie, cisterne ipogee, canali per l'irrigazione delle aree coltivate, opifici e imponenti strutture difensive, quali le Mura aureliane. Con le guerre greco-gotiche (535-553 d.C.) l'assetto del paesaggio si infrange e, al via vai di trasporti commerciali e militari, così come di contadini intenti a far fruttare le terre cui erano stati assegnati o di facoltosi retori e filosofi a passeggio per i luoghi ameni dei loro possedimenti, si sostituisce l'abbandono.

Benché non se ne conosca con precisione la data di realizzazione, si colloca a posteriori del VI secolo la via Tuscolana, che con ogni probabilità sostituisce la via Latina, in abbandono, nel collegamento con Tuscolo e i Castelli Romani. Grazie al Liber Pontificalis, invece, è noto l'anno di costruzione dell'Acqua Mariana: il 1122. La commissionò papa Callisto II per consentire l'irrigazione dell'Agro Lateranense, ma anche per garantire la vita di tutto quell'ecosistema che dalle sorgenti, Tepula e Iulia (Grottaferrata Squarciarelli), si estendeva fino a Roma.

Stemma[modifica | modifica wikitesto]

D'argento alla porta turrita di rosso, al capo di azzurro caricato di un bucranio d'argento coronato d'oro.[6]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Casale Tarani risalente al 1600 sulla collina prospiciente la Valle della Caffarella, circondato dal quartiere Appio Latino
Il Poligrafico dello Stato di via G. Capponi in una foto del 1985
Complesso in stile barocchetto dell'architetto Camillo Palmerini. Presenta una corte interna sistemata a giardino con campi da gioco per bambini e una fontana.
  • Case popolari di viale Metronio. Si estendono lungo l'asse di via di Porta Latina, Largo Mesia, via Lusitania, via Vulci, la prima parte di via Vetulonia, via Cameria, piazza Epiro, via Mauritania e via Aquitania. Sono tutte state edificate a partire dal 1895 fino al 1934, per un totale di circa 28 palazzine. Sono in stile barocchetto.
  • Edifici dell'Istituto Autonomo Case Popolari Appio III, su via Magna Grecia, via Faleria e via Ardea. Edifici del XX secolo (1925-30).[8]
Complesso in stile barocchetto degli architetti Martini e Angelo Vicario.
Edificio in stile barocchetto dell'architetto Vittorio Ballio Morpurgo.
Il deposito STEFER di via Appia Nuova 450 nel 1992 durante la demolizione delle vetture conservate
Edificio anni 20 a via Albalonga stile barocchetto romano
Edificio in stile razionalista dell'architetto Pietro Lombardo.
Progetto dell'architetto Raffaele De Vico.
Palazzine a via Soana
Edificio in stile modernista dell'architetto Angelo Di Castro.
Edificio in stile modernista dell'architetto Mario Ridolfi.
Edificio in stile modernista progettato dall'architetto Florestano Di Fausto e realizzato dall'ingegnere Riccardo Morandi.
Destinato a deposito, rimessaggio e officina dei tram, fu trasformato in centro polifunzionale a partire dagli anni '90. Si sono conservati l'edificio portineria e sovrastante sala comando traffico e quello del personale trasformati con varie destinazioni commerciali.

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Sant'Urbano alla Caffarella

Architetture scolastiche[modifica | modifica wikitesto]

Edificio in stile barocchetto del 1925, progetto dell'architetto Vincenzo Fasolo.
Edificio in stile razionalista del 1932, progetto dell'architetto Ignazio Guidi.
Edificio in stile razionalista del 1939.
Edificio in stile razionalista del XX secolo.

Architetture militari[modifica | modifica wikitesto]

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Accanto al bivio con l'Appia Antica, a destra l'edicola del cardinal Reginald Pole a sinistra l'ingresso di via della Caffarella
Scoperta nel periodo novembre-dicembre 2015 durante gli scavi per la costruzione della stazione Amba Aradam della Linea C della metropolitana di Roma.[10][11]
Costruito a ridosso del Mausoleo di Cecilia Metella.

Il complesso massenziano[modifica | modifica wikitesto]

Il complesso massenziano,[12] costruito nel IV secolo dall'imperatore Massenzio su preesistente villa del I secolo a.C., si estende al III miglio della via Appia Antica.

Catacombe e sepolcri[modifica | modifica wikitesto]

Mausoleo di Cecilia Metella
Sull'antica via Appia, II miglio
Sull'antica via Appia, III miglio
Sull'antica via Latina

Porte nelle Mura aureliane[modifica | modifica wikitesto]

Nel lungo tratto delle mura aureliane che delimitano il quartiere, si trovano ben 5 porte: porta San Giovanni, porta Asinaria, porta Metronia, porta Latina e porta San Sebastiano.

Aree naturali[modifica | modifica wikitesto]

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Scuole[modifica | modifica wikitesto]

L'istituto comprende quattro plessi distribuiti nel territorio dell'Appio-Latino su tre edifici (il quarto si trova nel quartiere Tuscolano):
  • Istituto Comprensivo "via Latina 303", su via Latina.
L'istituto comprende quattro plessi su tre edifici.

Media[modifica | modifica wikitesto]

Progetto degli architetti Adalberto Libera, Francesco Canali e Eugenio Montuori. Il soffitto della scala di accesso è stato dipinto da Giuseppe Capogrossi.[14]
Nel 1990 fu trasformato nella discoteca "Stellarium", rimasta attiva fin quando il locale rimase abbandonato a seguito della revoca della licenza, avvenuta nel 1997.
Progetto dell'ingegnere Riccardo Morandi.[15]

Teatro[modifica | modifica wikitesto]

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

13 settembre 1986: il secondo alberone viene piantato al posto del precedente. Seccatosi, verrà abbattuto nel 2014 e sostituito nello stesso anno da un esemplare che, seccatosi anch'esso, rese necessaria una terza sostituzione, avvenuta nel 2015.

Urbanistica[modifica | modifica wikitesto]

Nel territorio di Appio-Latino si estendono le zone urbanistiche 9D Appio, 9E Latino e parte della zona 11X Appia Antica Nord.

Suddivisioni tradizionali[modifica | modifica wikitesto]

L'Alberone[modifica | modifica wikitesto]

Il tram Termini - Cinecittà - Capannelle negli anni settanta

Il quartiere include la zona dell'Alberone, che si sviluppa sul lato destro (sud-ovest) di via Appia Nuova, fra il vallo della ferrovia (ponte Lungo), villa Lazzaroni e via Latina.

Fu uno dei primi quartieri operai della città, sorto tra i primi del Novecento e gli anni quaranta.[16]

Il toponimo deriva da un secolare leccio,[17] detto l'"Alberone" per il suo aspetto davvero monumentale e la sua altezza di più di venti metri; cresceva lungo via Appia Nuova, nei pressi dell'incrocio con via Gino Capponi. L'Alberone identificava la zona anche molto prima della costruzione degli edifici circostanti[16] e da esso prese nome l'abitato circostante e la piazza situata nelle sue adiacenze.[18] La popolare linea del "tranvetto azzurro" lambiva le chiome dell'albero;[16] esso collegava la stazione Termini a Cinecittà e compare in numerosi film.[19]

Il leccio secolare, aggredito da parassiti, sostenuto da un muretto di mattoni, morì nell'inverno 1980-81 e il suo abbattimento avvenne alla presenza degli abitanti del quartiere, che, considerando l'albero un segno di identità della loro zona, vollero presenziare al triste momento.[16][20]

La sostituzione del grande albero, ritenuta doverosa anche per il valore simbolico che l'albero aveva sempre avuto, si è rivelata assai difficoltosa. Nel 1986, al suo posto fu piantato un leccio centenario.[21] Anche questo esemplare ha avuto una triste sorte: dopo ventotto anni fu danneggiato da un forte temporale il 7 novembre 2014, e fu abbattuto. Il 21 novembre successivo, in occasione della Giornata Nazionale degli Alberi, è stato impiantato, al posto dell'albero abbattuto, un altro leccio, alto dieci metri, con un'età di un secolo e mezzo. Forse per scarsa manutenzione, anche questo esemplare si è seccato nel giro di pochi mesi, nell'ottobre del 2015, non avendo attecchito al terreno.[22] Essendo ancora in garanzia, il vivaio provvide alla sostituzione, ma nel momento dell'impianto il nuovo esemplare fu danneggiato così gravemente che il Comune si rivolse a un altro vivaio, che curò l'impianto dell'attuale albero, il quarto della storia: un giovane leccio di venti anni, alto sei metri, piantato all'inizio del novembre 2015.[23]

Il nuovo esemplare ha il compito di testimoniare che l'Alberone, sin da quando sorsero i primi palazzi intorno a esso, è sentito dagli abitanti come un simbolo comunitario che identifica la zona, differenziandola dalla restante area del quartiere Appio-Latino.

Borghetto Latino[modifica | modifica wikitesto]

La via Latina, a fianco della Valle della Caffarella, ospitava fino a pochi decenni fa la baraccopoli chiamata "Borghetto Latino". Gli abitanti, desiderosi di condizioni abitative più dignitose, nel 1969 occuparono alcuni edifici nella zona dell'Esquilino, di proprietà di una grande società immobiliare. Furono poi protagonisti di un atto che richiamò l'attenzione persino del New York Times: diedero fuoco alle loro vecchie dimore, atto che venne considerato simbolico: la gente di borgata voleva chiudere con il passato e lottare per un migliore futuro.[24]

Odonimia[modifica | modifica wikitesto]

Via dei Cessati Spiriti nel 1983 con l'Osteria e le successive ex fonderie Bruni

L'odonomastica è a tema storico. Con la piazza dedicata ai Re di Roma, si trovano nomi di città e regioni dell'impero romano e della Grecia e di storici italiani.

Città e regioni dell'Impero romano e della Grecia
Città italiane

Strade dedicate a città italiane moderne di media grandezza (la tipologia è più comune nel vicino quartiere Tuscolano):

Via Britannia set di una delle scene finali del film I soliti ignoti
Storici
Via Magna Grecia a fronte studi cinematografici CINES nel 1931 distrutti da un incendio nel 1935

Altri personaggi

Toponimi locali

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

È raggiungibile dalle stazioni San Giovanni, Re di Roma, Ponte Lungo, Furio Camillo e Colli Albani.
È raggiungibile dalla stazione San Giovanni.

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Calcio[modifica | modifica wikitesto]

  • Polisportiva De Rossi (colori sociali Rosso Blu) che, nel campionato 2019-20, milita nel campionato maschile di Promozione.[25]
  • Almas Roma (colori sociali Bianco Verde) che, nel campionato 2019-20, milita nel campionato maschile di Promozione.[26]

Impianti sportivi[modifica | modifica wikitesto]

Nel quartiere è presente la sede e il campo della storica società di calcio Romulea, fondata nel 1921.

Motto[modifica | modifica wikitesto]

Il motto del quartiere è la citazione latina Nec recisus recedit ("nemmeno ferito retrocede"). Questa frase venne adottata, nella forma Nec recisa recedit, dal poeta Gabriele D'Annunzio e dedicata alla Guardia di Finanza per il valore dimostrato durante l'Impresa di Fiume.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Separato dalle Mura Aureliane, da Porta Metronia a Porta San Giovanni (via Ipponio, via Farsalo, via Sannio, piazzale Appio).
  2. ^ Separato da via Appia Nuova, nel tratto da piazzale Appio a via dell'Almone.
  3. ^ Separato da via dell'Almone, da via Appia Nuova a via Appia Pignatelli, e da via Cecilia Metella, da via Appia Pignatelli a via Appia Antica.
  4. ^ Separato da via Appia Antica, nel tratto da via Cecilia Metella alle Mura Aureliane (Porta San Sebastiano).
  5. ^ Separato dalle Mura Aureliane, da Porta San Sebastiano a Porta Metronia (via delle Mura Latine, viale Metronio).
  6. ^ Carlo Pietrangeli, p. 192.
  7. ^ ATER, L'archivio storico iconografico IACP, pp. 52-53.
  8. ^ ATER, L'archivio storico iconografico IACP, pp. 56-59.
  9. ^ Eretta il 2 giugno 1971 con il decreto del cardinale vicario Angelo Dell'Acqua "Quotidianis curis", la parrocchia non ha mai avuto una chiesa propria giacché il terreno individuato allora per la costruzione si scoprì essere zona archeologica e quindi piena di vincoli all'edificazione. Tutte le attività pastorali infatti vengono svolte in un prefabbricato, mentre le celebrazioni sacramentali vengono fatte nella vicina chiesa dell'Istituto delle Suore della Misericordia (dal sito della parrocchia). Nel 2010 sono iniziati i lavori per la costruzione della chiesa parrocchiale (cfr. RomaSette Archiviato il 13 agosto 2014 in Internet Archive.), che si sono conclusi nel 2013; la chiesa è stata inaugurata con la cerimonia della dedicazione, presieduta dal cardinale Agostino Vallini, il 16 novembre 2013 (cfr. RomaSette Archiviato il 13 agosto 2014 in Internet Archive.).
  10. ^ Metro C, una caserma romana blocca la talpa: si studiano alternative, in RomaToday, 11 maggio 2016. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  11. ^ Ginevra Nozzoli, Metro C e la caserma sotto Amba Aradam: "La stazione è da riprogettare", in RomaToday, 16 maggio 2016. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  12. ^ Marina De Franceschini, cap. 69. Villa di Massenzio sulla via Appia, pp. 192-196.
  13. ^ [1]
  14. ^ Cinema Airone, su archidiap.com, 24 marzo 2015. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  15. ^ Cinema Maestoso, su archidiap.com, 19 ottobre 2014. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  16. ^ a b c d Falconi.
  17. ^ In alcuni testi e siti viene descritto come quercia, in altri come leccio; dato che il leccio appartiene al genere delle querce (Quercus), probabilmente si intende la stessa specie. Si veda: Gemma Belli, Francesca Capano e Maria Ines Pascariello, La città, il viaggio, il turismo: Percezione, produzione e trasformazione, Federico II University Press, 2018, p. 2791, ISBN 9788899930028.
  18. ^ Delibera del Consiglio Comunale n. 1074 del 21 novembre 1950.
  19. ^
  20. ^ Fabio Grilli, Tagliato il simbolo del quartiere: lo storico “Alberone” fu però salutato trent’anni fa, in RomaToday, 7 novembre 2014. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  21. ^ Piazza dell'Alberone, su romasparita.eu. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  22. ^ Gabriele Cruciata, L'aria che tira all'Alberone, su abitarearoma.it, 23 novembre 2015. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  23. ^ Antonio Venditti, L'Alberone di via Appia, su specchioromano.it.
  24. ^ Gian-Giacomo Fusco, Ai margini di Roma capitale. Lo sviluppo storico delle periferie, Edizioni Nuova Cultura, 2013.
  25. ^ Scheda squadra Polisportiva De Rossi - Tuttocampo.it, su www.tuttocampo.it. URL consultato il 3 dicembre 2022.
  26. ^ Scheda squadra Almas Roma - Tuttocampo.it, su www.tuttocampo.it. URL consultato il 3 dicembre 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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