Antonio Pietropaolo

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Antonio Pietropaolo, noto anche con lo pseudonimo di Luciano (Briatico, 24 febbraio 1899Milano, 1º gennaio 1965), è stato un anarchico e partigiano italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Di origine calabrese, ma presto trasferitosi a Milano, si avvicina giovanissimo al movimento anarchico.

Fu tra i 19 arrestati dopo l'attentato al Kursaal Diana del 23 marzo 1921 che provocò 20 morti. Condannato a una lunga pena detentiva uscì dal carcere nel 1932 grazie a un'amnistia. Dopo due anni di libertà vigilata a Vibo Valentia fece ritorno a Milano[1].

Alla fine del 1943 si ritrova, sfollato, a Santa Cristina, nel Pavese, dove lavora come direttore commerciale alle Officine Guidetti, una fabbrica di motori e gruppi elettrogeni. Deciso a combattere contro i nazifascisti, con il nome di battaglia di Luciano, raccoglie attorno a sé un gruppo di militanti delle Officine Guidetti e crea un Comitato di agitazione antifascista − assieme a Sinogrante Castiglioni, Prospero Saracchi, Bruno Passoni e Luigi Discacciati − che costituirà l'ossatura della II Brigata partigiana anarchica Errico Malatesta (facente parte delle Brigate Bruzzi Malatesta)[2].

La Brigata Malatesta estende rapidamente il proprio raggio d'azione da Santa Cristina e Bissone a Corteolona, Inverno e Monteleone e Bissone; più tardi nuclei armati si costituiranno anche a Mede e Lomello. Alla Brigata − che pubblica un suo giornale clandestino, intitolato prima Unione e poi ribattezzato Rivoluzione − si unisce anche un gruppo di soldati slovacchi che disertano dai reparti[3] del governo collaborazionista di Jozef Tiso.

I partigiani garibaldini, legati al Partito comunista, premono per inglobare nelle loro file la Brigata Malatesta; gli anarchici decidono invece di aderire alla Brigata Matteotti di matrice socialista, ingresso formalizzato in un convegno clandestino nell'estate del '44. L'intesa viene poi sancita dal patto tra Sandro Pertini e il dirigente anarchico Mario Orazio Perelli.

Il 2 marzo 1945 Pietropaolo viene arrestato dalle SS naziste e tradotto nel carcere di San Vittore, a Milano, dove viene torturato. Uscirà solo alla Liberazione.

Dopo la liberazione insieme ad altri compagni (Mario Perelli e Germinal Concordia Michele) si distacca dalla F.A.I.e dà vita alla Federazione Libertaria Italiana (FLI) il cui organo di stampa, l'Internazionale, lo vede assiduo collaboratore: si batte con vigore nel referendum per la repubblica. Nel 1947 a seguito dell'estromissione delle sinistre dal governo e della scissione socialdemocratica di Saragat, la FLI va in crisi: alcuni (Mario Perelli, Carlo Andreoni) entrano nel PSLI, Pietropaolo si ritira dall'attività politica militante. Pur restando fondamentalmente anarchico, si pone vicino all'area socialista ed è sensibile al problema dell'unità di tutte le sinistre. Nel 1956 a seguito della rivolta ungherese, temendo la restaurazione di un regime clericofascista, pur dopo qualche esitazione, approva l'intervento sovietico.

Muore a Milano il 1º gennaio 1965

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Vincenzo Mantovani, Mazurka blu. La strage del Diana, Milano, Rusconi, 1979
  2. ^ Mauro De Agostini, Franco Schirone, Per la rivoluzione sociale. Gli anarchici nella Resistenza a Milano (1943-1945), Zero in condotta, Milano, 2015, p. 89-97.
  3. ^ Sulla presenza di truppe slovacche in Italia al servizio dei nazisti vedi Agostino CONTI, Giuseppe ARDIZZONE, La Resistenza dei soldati slovacchi in Italia. Una storia poco conosciuta, Cuneo, L’Arciere, 1987

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Dizionario biografico degli anarchici italiani,voce Antonio Pietropaolo, Pisa, BFS, 2003;
  • Mauro De Agostini, Franco Schirone, Per la rivoluzione sociale. Gli anarchici nella Resistenza a Milano (1943-1945), Milano, Zero in condotta, 2015, ISBN 978-88-95950-40-2;
  • Italino Rossi, La ripresa del movimento anarchico italiano e la propaganda orale dal 1943 al 1950, Pistoia, RL 1981;
  • Vincenzo Mantovani, Mazurka blu. La strage del Diana, Milano, Rusconi, 1979;
  • Agostino Conti, Giuseppe Ardizzone, La Resistenza dei soldati slovacchi in Italia. Una storia poco conosciuta, Cuneo, L’Arciere, 1987;
  • Giulio Guderzo, L’altra guerra. Neofascisti, tedeschi, partigiani, popolo in una provincia padana. Pavia, 1943-1945, Bologna, Il Mulino, 2002, ISBN 88-15-08810-5.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]