Antonio Canepa (1908)

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Antonio Canepa
Antonio Canepa in uniforme militare
NascitaPalermo, 25 ottobre 1908
MorteRandazzo, 17 giugno 1945
Cause della morteconflitto a fuoco con i Carabinieri
Luogo di sepolturaCimitero monumentale di Catania
Dati militari
Forza armata Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia
GradoComandante
GuerreSeconda guerra mondiale
Conflitto siciliano
Studi militariLaurea in Giurisprudenza
Altre caricheDocente universitario
"fonti nel corpo del testo"
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Antonio Canepa, noto anche con lo pseudonimo di Mario Turri (Palermo, 25 ottobre 1908Randazzo, 17 giugno 1945), è stato un militare, politico e politologo italiano, fondatore e comandante dell'Esercito volontario per l'indipendenza della Sicilia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Palermo, discendente dai Canepa, famiglia di origini genovesi stabilitasi nel Regno di Sicilia nel XVI secolo.

Antonio Canepa da bambino

Suo padre, Pietro, era un professore universitario. Sua madre, Teresa, sorella dell’onorevole Antonino Pecoraro, deputato del Partito Popolare.[1]

Studiò presso i gesuiti a Palermo e poi al collegio Pennisi di Acireale. Si laureò in legge a Palermo nel 1930 discutendo una tesi intitolata Unità o pluralità degli ordinamenti giuridici?. Fu in contatto con gruppi antifascisti con i quali voleva organizzare nel 1933 un colpo di mano nella Repubblica di San Marino, al solo scopo di dimostrare la presenza attiva di forze contrarie al regime fascista. Il piano fu sventato e Canepa venne arrestato il 17 giugno 1933 insieme al fratello Luigi e ad altri esponenti, che furono condannati a pene da due a quattro anni di carcere, mentre Canepa, fingendosi infermo di mente, fu ricoverato in manicomio[2] fino al novembre 1934[3].

Nel 1937 divenne professore di Storia delle dottrine politiche all'Università degli Studi di Catania, dove viene ricordato come severo docente universitario e autore del Sistema di dottrina del fascismo, opera lodata dalla rivista fascista Gerarchia.[4] Canepa però non aveva mancato di inserire nel testo anche numerose citazioni tratte da opere proibite, per svolgere così un'indiretta propaganda antifascista. Parallelamente intraprese con lo pseudonimo di "Mario Turri" o "prof. Bianchi" un'attività clandestina nelle file di Giustizia e Libertà con il "gruppo Etna". Nel 1939 fece amicizia con Herbert Rowland Arthur, duca di Bronte, che successivamente gli fece da tramite con l'Intelligence Service britannica[5].

Il fondatore e comandante dell’EVIS Antonio Canepa

Nel dicembre 1942 pubblicò, come Mario Turri, l'opuscolo La Sicilia ai siciliani, che fu il manifesto della sua idea di indipendentismo siciliano. Egli riteneva che l'indipendenza siciliana fosse il mezzo per l'emancipazione delle classi popolari, ponendosi così in conflitto con il progetto di separazione propugnato dagli agrari, probabile causa «non solo della divisione del movimento indipendentista, ma anche della morte stessa del Canepa».[6]

Nello stesso periodo diresse, con alcuni suoi studenti, azioni di sabotaggio contro installazioni militari italo-tedesche in Sicilia, come l'attentato, insieme a un commando inglese, la notte del 9 giugno 1943, alla base aerea di Gerbini[7], a Motta Sant'Anastasia, in mano ai tedeschi. Dopo lo sbarco degli Alleati fu inviato in Toscana, e si aggregò nel 1944 a una brigata partigiana anarchica. A Firenze sembra aver avuto anche stretti rapporti con il Partito Comunista Italiano, ma la circostanza è dubbia.[6] Tornato a Catania alla fine di quello stesso anno, riprese l'insegnamento universitario e si pose a capo, insieme ad Antonino Varvaro, dell'ala sinistra del Movimento Indipendentista Siciliano. Nel febbraio 1945 costituì una forza paramilitare clandestina, l'Esercito volontario per l'indipendenza della Sicilia (EVIS).[8]

La mattina del 17 giugno 1945 Canepa fu ucciso in un conflitto a fuoco con i carabinieri, in contrada Murazzu Ruttu presso Randazzo, sulla strada statale 120 in circostanze non del tutto chiare[9] e ancora oggi al centro di un dibattito scaturito dalle interpretazioni delle diverse versioni dei verbali ufficiali[10]. Insieme a lui morirono il braccio destro, Carmelo Rosano di 22 anni, e Giuseppe Lo Giudice, di 18 anni. Una pattuglia composta dal carabiniere Calabrese, dal vicebrigadiere Cicciò e comandata dal maresciallo Rizzotto[11], intimò l'alt al mezzo che non si fermò. Nella sparatoria – conclusa con l'esplosione di una bomba a mano – Lo Giudice morì sul colpo, Rosano e Canepa, in ospedale. Nando Romano sarebbe riuscito a sopravvivere, Antonino Velis e Pippo Amato, fuggirono nelle campagne circostanti[12].

Secondo recenti studi si fa strada l'idea che nell'omicidio del leader dell'EVIS vi sia la mano combinata di servizi segreti internazionali perché gli accordi di Yalta avevano già stabilito che la Sicilia dovesse far parte dell'Italia pertanto era necessario neutralizzare i focolai separatisti.[13]

Sul luogo dell'eccidio sorge un cippo dedicato ai caduti dell'EVIS Antonio Canepa è sepolto nel cimitero di Catania, nel viale dei siciliani illustri, accanto a Giovanni Verga e Angelo Musco.

Il figlio Antonio Enrico Canepa, nato nel 1940, fu deputato socialista per tre legislature, ma morì a soli 43 anni per overdose.

Scritti[modifica | modifica wikitesto]

  • Sistema di dottrina del fascismo, 3 voll., Roma, Formiggini, 1937
  • L'organizzazione del P.N.F., Palermo, Ciuni, 1939
  • La Sicilia ai siciliani!, Catania, Battiato, 1944. (Pubblicato con lo pseudonimo di Mario Turri)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Canepa, l'intellettuale separatista e guerrigliero, su palermo.repubblica.it.
  2. ^ G. Rebuffa, Canepa Giorgio, in «Dizionario Biografico degli Italiani», 1975.
  3. ^ Alfio Caruso, Arrivano i nostri, Longanesi, 2004, pagina 29
  4. ^ Gerarchia, 8, 1938, p. 580.
  5. ^ A. Caruso, cit. pagina 30
  6. ^ a b G. Rebuffa, cit.
  7. ^ A. Caruso, cit. pagina 138
  8. ^ G. Cucinotta, Ieri e oggi Sicilia, 1996, p. 226
  9. ^ Antonello Battaglia, Sicilia contesa. Separatismo, guerra e mafia, Roma, Salerno, 2014.
  10. ^ Antonello Battaglia, Separatismo siciliano. I documenti militari, Roma, Nuova Cultura, 2015.
  11. ^ Antonello Battaglia, Il Separatismo siciliano nei documenti dello SME e del SIM, in Le operazioni interforze e multinazionali nella storia militare, Ministero della Difesa, Roma, 2014, pp. 861-863.
  12. ^ Antonello Battaglia, La fine del conflitto e la parabola del separatismo siciliano in L'Italia 1945-1955, la ricostruzione del paese e le Forze Armate, Ministero della Difesa, Roma, 2014, pp. 437-438.
  13. ^ Amedeo Finocchiaro "Antonio Canepa"

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Massimo Ganci, L'Italia antimoderata, Parma, Guanda, 1968
  • Giorgio Rebuffa, Canepa Antonio, in «Dizionario Biografico degli Italiani», XVIII, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 1975
  • Salvo Barbagallo, Una rivoluzione mancata. Una storia che gli italiani non vogliono conoscere, Catania, Bonanno, 1979
  • Giuseppe Carlo Marino. Storia del separatismo siciliano 1943-1947. Roma, Editori Riuniti, 1979
  • Filippo Gaja. L'esercito della lupara. Milano, Maquis Editore, 1990
  • Giovanni Cucinotta, Ieri e oggi Sicilia, Cosenza, Pellegrini editore, 1996
  • Gliozzo Totò, Antonio Canepa e l'esercito per l'indipendenza della Sicilia. L'E.V.I.S a Cesarò e l'eccidio di Randazzo (1944-1945), San Giovanni La Punta, Boemi Editore, 1998
  • Alfio Caruso, Arrivano i Nostri, Milano, Longanesi, 2004
  • Amedeo Finocchiaro, "Antonio Canepa", Messina, Multigraf editrice, 2012
  • Antonello Battaglia, Il Separatismo siciliano nei documenti dello SME e del SIM in Le operazioni interforze e multinazionali nella storia militare, Ministero della Difesa, Roma, 2014, pp. 858–874.
  • Antonello Battaglia, La fine del conflitto e la parabola del separatismo siciliano (1945-1951) in L'Italia 1945-1955, la ricostruzione del paese e le Forze Armate, Ministero della Difesa, Roma, 2014.
  • Antonello Battaglia, Sicilia contesa. Separatismo, guerra e mafia, Roma, Salerno, 2014.
  • Antonello Battaglia, Separatismo siciliano. I documenti militari, Nuova Cultura, Roma, 2015

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