Antonino Fazio

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Antonino Mario Umberto Fazio
Il Capitano Antonino Fazio
NascitaSan Filippo del Mela, 9 febbraio 1893
MorteMessina, 30 maggio 1951
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoArditi
Anni di servizio1914-1918
GradoCapitano
GuerrePrima guerra mondiale
Battagliebattaglia di Monte Piana
Decima
Undicesima battaglia dell'Isonzo
Comandante dibattaglione, 244º Reggimento fanteria "Cosenza"
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Antonino Mario Umberto Fazio (San Filippo del Mela, 9 febbraio 1893Messina, 30 maggio 1951) è stato un militare italiano. Discendente dai Baroni di Nasari e Visconti d'Ari, è stato un pluridecorato capitano aiutante maggiore del Regio Esercito nella prima guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a San Filippo del Mela il 9 febbraio 1893, figlio di Giovanni Francesco e Concetta Maria Teresa De Salvo, nel 1911 si iscrisse all'Università di Messina, facoltà di giurisprudenza, ma non terminò mai gli studi.

Arruolatosi nel Regio Esercito, frequentò il corso Allievi Ufficiali di complemento presso l'86º reparto Fanteria di Palermo.[1] Nel 1914 fu assegnato in servizio, con il grado di sottotenente di complemento, presso il 72º Reggimento fanteria di stanza a Mantova, e nel febbraio 1915 fu trasferito al 56º Reggimento fanteria "Marche". Dopo l'entrata in guerra dell'Italia, il 24 maggio 1915, si distinse durante la battaglia di Monte Piana (20 luglio),[2] venendo decorato con una prima medaglia d'argento al valor militare[3] e ottenendo la promozione a sottotenente in servizio permanente effettivo.

Nel 1916 venne promosso tenente ed assegnato al 244º Reggimento fanteria della Brigata "Cosenza", e l'anno successivo fu promosso capitano per merito di guerra. Comandante del 3º Battaglione,[4] nel corso del 1917 fu decorato con ulteriori due Medaglie d'argento per le sue azioni a Vrsic-Korite (Vršič-Korita na Krasu) durante la Decima[5] e l'Undicesima battaglia dell'Isonzo.[6]

Nel corso del 1918 prestò servizio presso il XXVIII Reparto d'Assalto,[7] dove si trovavano anche il capitano Paolo Vivaldi Pasqua,[8] Padre Reginaldo Giuliani e l'onorevole Luigi Gasparotto, combattendo sul Piave. Dopo la fine della guerra il reparto venne sciolto[9] ed egli rientrò in forza al Deposito del 72º Fanteria di stanza a Mantova con il grado di Capitano Aiutante Maggiore.

Nel primo dopoguerra si trasferì a Bologna dove assistette, il 21 novembre 1920,[10] ai fatti di Palazzo d'Accursio, a seguito[11] dei quali divenne comandante della polizia municipale della città, ricoprendo tale incarico per i successivi sette anni. Nel corso del 1926 salvò Ludovico Zamboni,[12] fratello maggiore di Anteo, dal linciaggio degli squadristi fascisti che lo ritenevano complice dell'attentato a Benito Mussolini del 31 ottobre dello stesso anno[13] Per questo fatto fu successivamente allontanato dall'incarico,[14] e nel 1933 ritornò a Messina, dove morì il 30 maggio 1951.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Calmo e sereno sotto l’intenso bombardamento nemico diete mirabile esempio di coraggio e fermezza ai dipendenti rendendoli saldi e ordinati e cooperò efficacemente col proprio reparto a respingere furiosi assalti nemici e a conservare le posizioni conquistate»
— Vrsic-Korite 19-20 agosto 1917[15]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una compagnia d’assalto, occupava per primo una forte posizione nemica. Caduto il Comandante del Battaglione assumeva il Comando del Reparto e lo guidava e riordinava sulle posizioni conquistate. Esempio mirabile di coraggio seppe infondere la fiducia nei dipendenti incitandoli a resistere anche nei più difficili momenti»
— Vrsic-Korite, 25 maggio 1917[16]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Alla testa del suo plotone si slanciava arditamente all’assalto di una forte posizione che conquistava dando prova di mirabile valore e di ottime qualità militari»
— Monte Piana, 20 luglio 1915[17]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Venuto a mancare il Comandante del Battaglione lo sostituiva, dava opportuni ordini per continuare la resistenza dei propri reparti decimati dal fuoco nemico e concorreva per tre intere giornate a mantenere la posizione reiteratamente attaccata. Costante esempio di serenità, calma ed ardire»
— Bocca di Callalta, 15-17 giugno 1918[18]
Croce al merito di guerra (2) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Si classificò al secondo posto su 103 allievi.
  2. ^ In quella stessa azione rimase gravemente ferito al petto da un colpo di fucile. Fu nuovamente ferito da una scheggia il 3 novembre 1915 sul Monte Sabotino.
  3. ^ In quella stessa battaglia trovò la morte il comandante del 3º battaglione, 55º Reggimento fanteria "Marche", maggiore Angelo Bosi, e si distinse la futura Medaglia d'oro al valor militare tenente Edmondo Matter.
  4. ^ Fu comandante del 3º Battaglione in tre periodi distinti: dal 27 agosto 1917 al 23 settembre successivo, dal 29 aprile 1918 ai primi di giugno e dal 16 dello stesso mese sino al 17 luglio 1918.
  5. ^ Cavaciocchi, Ungari, 2014, p. 170.
  6. ^ Cavaciocchi, Ungari, 2014, p. 183.
  7. ^ Giuliani 1926, p. 181.
  8. ^ Giuliani 1926, p. 183.
  9. ^ Giuliani 1926, p. 228.
  10. ^ Quel giorno si teneva la cerimonia di insediamento della nuova amministrazione comunale, a guida socialista, del sindaco Ennio Gnudi. Nei susseguenti tumulti tra fascisti e socialisti morirono il consigliere di minoranza Giulio Giordani e altre dieci persone, mentre una sessantina rimasero ferite.
  11. ^ Il corpo dei vigili urbani di Bologna fu sciolto con l'accusa di non aver saputo impedire gli scontri, e il suo comandante trasferito ad incarico amministrativo, sostituito ad interim dal comandante dei vigili del fuoco Vincenzo Cavara.
  12. ^ Dalla Casa, p. 175.
  13. ^ Il cap. Antonino FAZIO, su sanfilippodelmela15-18.blogspot.it, https://sanfilippodelmela15-18.blogspot.it/. URL consultato il 16 ottobre 2015.
  14. ^ Dalla Casa, p. 178.
  15. ^ [1]
  16. ^ [2]
  17. ^ [3]
  18. ^ Con il Bollettino ufficiale 1919, dispensa 50 si assegnava la medaglia di bronzo, poi convertita in argento dal Ministero della Guerra (Bollettino ufficiale delle nomine, pag. 2371, dispensa 62 del 13 ottobre 1922), così come comunicato allo stesso Fazio con comunicazione del Comando del Distretto Militare di Bologna prot. n. 4617 del 18 ottobre 1922.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alberto Cavaciocchi, Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Brunella Dalla Casa, Attentato al duce. Le molte storie del caso Zamboni, Bologna, Il Mulino, 2000, ISBN 88-15-07914-9.
  • Reginaldo Giuliani, Gli Arditi. Breve storia dei reparti d'assalto della III armata, Milano, Treves Editore, 1926.
  • Mark Thompson, La guerra bianca. Vita e morte sul fronte italiano 1915-1919, Milano, Il Saggiatore s.p.a., 2009, ISBN 88-6576-008-7.

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