Anton Giulio Ambrosini

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Mosaico di Antonio Giulio Ambrosini e Mario de Luigi presso la Stazione ferroviaria di Venezia, 1955.

Anton Giulio Ambrosini, scritto a volte Antonio Giulio (Modena, 1918Venezia, 1994), è stato un pittore italiano, affiliato al movimento spazialista fondato da Lucio Fontana, di cui firma il manifesto dell'arte spaziale nel 1951[1] e redige di sua mano il manifesto del 1953.[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Modena, è tra i fondatori del Movimento Spazialista veneziano. Nel 1945 fonda con il Pittore Mario Deluigi e l'architetto Carlo Scarpa, la Scuola Libera di Arti Plastiche che come si legge nel testo di presentazione, si definisce: "un movimento che studi, secondo le attuali esigenze spirituali, i caratteri fondamentali della natura italiana in rapporto alla soluzione del problema plastico". Sempre nel 1945 pubblica Prime considerazioni su spazio e oggetto in pittura ove segna il distacco netto dal movimento futurista[3].

Già prima della laurea in filosofia, conseguita nel 1942 presso l'Università di Padova, dopo un breve sodalizio con Emilio Vedova, Ambrosini si lega a Mario Deluigi di cui sarà in seguito assistente alla cattedra di scenografia presso l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, traducendone gli spunti teorici nelle Considerazioni su oggetto e spazio in Pittura[4].

A partire dal 1951 partecipa attivamente al Movimento Spazialista italiano, nel periodo 1955-56 collabora con Mario Deluigi all'esecuzione del mosaico in tessere vetrose della stazione di Venezia.

Il 26 novembre 1951 assieme a Virgilio Guidi, Mario Deluigi, Vinicio Vianello e al critico Berto Morucchio, Ambrosini fa parte del gruppo degli spazialisti veneziani che per primi aderiscono al movimento milanese capeggiato da Lucio Fontana firmando il Manifesto dell'arte spaziale[5].

Nell'estate del 1952 aderisce al Manifesto del Movimento spazialista per la televisione[6] assieme ad alcuni artisti come Burri, Crippa, Dova, Fontana, Guidi e Tancredi.

Nel 1953 redige e firma il Manifesto "Lo spazialismo e la pittura italiana nel secolo XX"[2].

Nonostante le frizzanti frequentazioni artistiche della Venezia degli anni cinquanta e sessanta, Ambrosini decide di intraprendere in pittura una strada personale e autonoma dedicandosi ad approfonditi studi di segno, colore e dimensione. Le sue opere, poggiando su solidi riferimenti a Mondrian e Klee ma rispettando appieno la cultura spaziale, si soffermano spesso su una indagine segnica che richiama alla grande tradizione veneto-bizantina del mosaico.

Nel corso dell'ultimo periodo pittorico (a partire dal 1971) i suoi dipinti andranno arricchendosi di nuove simbologie metaforiche tratte in particolare dalla poesia poundiana e da una personale ed originale interpretazione dei significati linguistici e immaginativi della struttura grafica dell'ideogramma cinese.

Il figlio Claudio (Venezia, 1949) si distinguerà a partire dagli anni '70 per attività della Galleria del Cavallino di Venezia nell'ambito della produzione in video e grazie alla laurea in lingue straniere poté accedere più facilmente alla stampa americana sull'arte e la musica sperimentali ispirandosi ad essa.

Musei[modifica | modifica wikitesto]

  • Mostra "Antonio Giulio Ambrosini", Galleria del Cavallino di Venezia: Venezia, 1961[7]
  • Mostra collettiva "Neue Italienische Kunst", Galerie 59, Aschaffenburg (Germania), 1961[8]
  • Mostra collettiva "Pittura italiana", Galerie St. Stephan, Vienna (Austria), 1961[9]
  • Mostra collettiva "Mostra Internazionale Malerei 1960/61", Deutsch Ordens Schloß, Wolframs-Eschenbach (Germania)[10]
  • Mostra "Antonio Giulio Ambrosini", Galleria Bon: Milano, 1973[11]
  • Mostra "Antonio Giulio Ambrosini", Galleria SM 13: Roma, 1974
  • Esposizione: "Art 6'75", Basilea (Svizzera), 1975
  • Mostra "Antonio Giulio Ambrosini", Galleria del Naviglio: Milano, 1976[12]
  • Mostra "I Maestri Veneti del Novecento", Venezia, 2011[13]
  • Mostra "Da Rauschenberg a Jeff Koons. Lo sguardo di Ileana Sonnabend", Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro: Venezia, 2014[14]
  • Mostra: "Spazialisti a Venezia", Istituzione Fondazione Bevilacqua La Masa: Venezia, 2018[2]
  • Mostra: "Esempi di arte veneta e lombarda": Padova, 1975
  • Opera: Fondazione Musei Civici di Venezia – Ca’ Pesaro, Antonio Giulio Ambrosini, Motivo / [ olio e tempera su tela, 58 x 77 cm ], Galleria Internazionale d’Arte Moderna, mostra permanente: [15]
  • Opera: Antonio Giulio Ambrosini, Mario Deluigi: presso la Stazione ferroviaria di Venezia, Venezia, 1955[16]
  • Opera: Antonio Giulio Ambrosini "Superficie": presso la Fondazione Calderara, Milano [17]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Antonio Giulio Ambrosini (1951) Manifesto dell'arte spaziale (JPG), su cortinaarte.it.
  2. ^ a b c Spazialisti a Venezia (PDF), su comune.venezia.it, De Bastiani, luglio 2018.
  3. ^ Da A. G. AMBROSINI, Prime considerazioni su oggetto e spazio in pittura. A proposito del San Sebastiano di De Luigi, cit. p.66.
  4. ^ Arte a Venezia: 1938-1948: fermenti e segnali di rinnovamento, Giovanni Bianchi, 1965.
  5. ^ Manifesto dell'arte spaziale a firma A. G. Ambrosini, 1951 (JPG), su cortinaarte.it.
  6. ^ Manifesto del Movimento spazialista per la televisione, redatto A.G. Ambrosini nel 1952 (JPG), su cortinaarte.it.
  7. ^ Galleria del Cavallino, su ciniviewer.xdams.net. URL consultato il 2 marzo 2023.
  8. ^ Neue Italienische Kunst, su artfacts.net.
  9. ^ Galleria Vienna, su mariodeluigi.it.
  10. ^ Deutsch Ordens Schloß, Wolframs-Eschenbach, su issuu.com.
  11. ^ Galleria Bon: Milano, 1973, su diazilla.com.
  12. ^ 660 mostra Galleria del Naviglio, 1976, su galleriadelnaviglio.com.
  13. ^ "I Maestri Veneti del Novecento", su exibart.com.
  14. ^ Galleria di Ca' Pesaro, su capesaro.visitmuve.it.
  15. ^ Antonio Giulio Ambrosini, Motivo I, su archivioraam.org.
  16. ^ Il Leone di San Marco nel mosaico di De Luigi nella Stazione Ferroviaria di Venezia, su conoscerevenezia.it.
  17. ^ Fondazione Calderara Milano, su fondazionecalderara.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonio Giulio Ambrosini, Prime considerazioni su oggetto e spazio in pittura, Libreria del Sansovino S.A editrice Venezia, 1945
  • Manifesto dell'arte spaziale, 1951
  • Manifesto del Movimento spazialista per la televisione, 1952
  • Antonio Giulio Ambrosini, Renato Cardazzo, Mario Deluigi: Venezia, 1964-1965
  • Arte a Venezia: 1938-1948: fermenti e segnali di rinnovamento, Giovanni Bianchi, 1965
  • Spazialismo: Arte astratta, C. Bertola, La fondazione Bevilacqua La Masa, 1996
  • Andrea Fabbri, Spazialismo veneziano, Spazialismo e dintorni. Venezia 1950-1960: “Gli anni del cambiamento”, catalogo della mostra, (Ferrara, Galleria Arte Più), Ferrara, Arte Più, 1999
  • Peripezie del dopoguerra nell'arte Italiana, Adachiara Zevi, Einaudi, 2005
  • Storia dell'arte contemporanea in Italia, Renato Barilli, Bollati Boringhieri, Torino, 2007
  • Lucio Fontana e lo Spazialismo a Venezia, Il sogno di Polifilo, 2010
  • Il panorama artistico delle venezie nel secondo dopoguerra, Dolores Del Giudice, 2016
  • Spazio veneziano, atmosfere friulane e luci giuliane, G. Granzotto
  • Ricerche parallele, in Spazialismo a Venezia, T. Toniato

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]