Lingua slava ecclesiastica antica

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Antico slavo ecclesiastico
словѣньскъ,slověnĭskŭ
Parlato inEuropa orientale
Periododal VI secolo ai tempi moderni
Locutori
Classificaestinta
Altre informazioni
Scritturaalfabeto glagolitico, alfabeto cirillico arcaico
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Lingue slave
  Lingue slave meridionali
   Lingue slave sud-orientali
Codici di classificazione
ISO 639-1cu
ISO 639-2chu
ISO 639-3chu (EN)

Lo slavo ecclesiastico antico, chiamato anche paleoslavo, staroslavo, o antico bulgaro è una lingua slava meridionale letteraria, sviluppata nel IX secolo da due missionari bizantini, Cirillo e Metodio.

Non va confuso con il protoslavo, ricostruzione teorica della precedente lingua comune di tutti gli Slavi, non scritta e di conseguenza senza una letteratura.

Va distinto inoltre dalla lingua slava ecclesiastica più recente, versione in parte avvicinata alle lingue slave moderne.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Cirillo e Metodio usarono la lingua per tradurre la Bibbia e altri testi dalla lingua greca e per i propri scritti. Lo slavo ecclesiastico antico ha giocato un ruolo basilare nella storia delle lingue slave, evolvendosi poi nella più moderna lingua slava ecclesiastica, che viene usata ancora oggi come lingua di liturgia da alcune chiese ortodosse e greche cattoliche nell'Europa orientale.

La lingua venne standardizzata per la missione dei due "apostoli degli slavi", i fratelli Cirillo e Metodio, nella Grande Moravia nell'863 (si veda alfabeto glagolitico per maggiori dettagli). I due fratelli codificarono l'antico slavo ecclesiastico dal dialetto slavo meridionale parlato nelle vicinanze della loro città, Solun (Salonicco), nell'Impero bizantino.[senza fonte]

Come parte della preparazione alla missione, i due crearono l'alfabeto glagolitico nell'862/863, e tradussero le più importanti preghiere e libri liturgici, incluso l'Apraktos Evangeliar (un evangeliario contenente i giorni festivi e letture domenicali), il Salterio, e gli Atti degli Apostoli (i vangeli vennero tradotti in precedenza ma non è chiaro se sia stata opera dei due missionari). La lingua e l'alfabeto vennero insegnati all'Accademia della Grande Moravia (Veľkomoravské učilište) e usati per i documenti governativi e religiosi e per i libri tra l'863 e l'885. I testi scritti durante questa fase contengono caratteristiche dei dialetti slavi moravi.

Studenti dei due apostoli, che vennero espulsi dalla Grande Moravia nell'886, portarono l'alfabeto glagolitico e l'antico slavo ecclesiastico nell'Impero bulgaro. Venne insegnato in due accademie, a Preslav (capitale dall'893 al 972) e ad Ocrida (capitale dal 976 al 1015). L'alfabeto cirillico venne sviluppato poco dopo nell'accademia di Preslav e rimpiazzò quello glagolitico. I testi scritti durante questa fase contengono caratteristiche dei dialetti bulgari. Ci sono inoltre alcune differenze linguistiche tra i testi scritti nelle due accademie.

In seguito la lingua, nella sua recensione macedone, si diffuse negli altri territori slavi, meridionali e orientali, soprattutto in Serbia, Croazia, Boemia, Polonia orientale e nei principati russi. I testi scritti in ogni paese contengono caratteristiche proprie dei dialetti slavi locali.

Più tardi, redazioni locali dell'antico slavo ecclesiastico vennero create per usi ecclesiastici ed amministrativi, e sono conosciute collettivamente come slavo ecclesiastico (in serbo: црквенословенски језик, crkvenoslovenski jezik; in macedone: црковнословенски јазик, crkovnoslovenski jazik; in bulgaro: църковнославянски език, cărkovnoslavjanski ezik; in russo: церковнославя́нский язы́к, cerkovnoslavjánskij jazýk), ma questi termini vengono spesso confusi. Lo slavo ecclesiastico mantenne uno status di prestigio particolarmente in Russia, per molti secoli; tra le popolazioni slave orientali aveva uno status analogo a quello del latino nell'Europa occidentale, ma aveva il vantaggio di essere sostanzialmente poco divergente dalle lingue vernacolari di ogni parrocchia. Alcune chiese ortodosse, come la Chiesa ortodossa russa, la Chiesa ortodossa bulgara e la Chiesa ortodossa serba, così come molte chiese di rito greco cattolico, usano ancora oggi lo slavo ecclesiastico nei loro servizi e canti.

Basi ed influenze locali[modifica | modifica wikitesto]

Lo slavo ecclesiastico antico è caratterizzato da una quantità di manoscritti relativamente ristretta, scritta per la maggior parte nel tardo X e nel primo XI secolo. La lingua ha una base slava meridionale con un'aggiunta di caratteri slavi occidentali acquisiti durante la missione dei Santi Cirillo e Metodio nella Grande Moravia (863 - 885). I soli manoscritti ben preservati delle recensioni morave, i Fogli di Kiev sono caratterizzati dalla sostituzione di alcune caratteristiche fonetiche e lessicali slave meridionali con altre slave occidentali. I manoscritti del regno bulgaro medievale hanno, d'altra parte minori caratteristiche slave occidentali.

Lo slavo ecclesiastico antico è importante per i linguisti storici perché preserva caratteristiche arcaiche, che si crede fossero una volta comuni a tutte le lingue slave:

  • suoni nasali delle vocali o ed e
  • uso delle vocali brevi ь e ъ per le protoindoeuropee i ed u brevi
  • articolazione aperta della vocale jat (Ѣ)
  • [ň] e [ľ] per i protoslavi [nj], [nl]
  • sistema di declinazione protoslavo basato sulle radici delle desinenze (ovvero radice in o, radice in jo, radice in a e radice in ja)
  • tempi aoristo e imperfetto, paradigmi protoslavi per i participi

La natura slava meridionale della lingua è evidente dalle seguenti variazioni:

  • fonetiche:
    • uso di [ra-], [la-] al posto dei proto-slavi [or̃-], [ol̃-]
    • uso di [s] al posto del proto-slavo [ch] prima del proto-slavo [åi]
    • uso di [cv-], [dzv-] al posto dei protoslavi [kv'-], [gv'-]
  • morfosintattiche:
    • uso del caso dativo possessivo con i pronomi personali e sostantivi: рѫка ти; отъпоуштенье грѣхомъ; costruzione del tempo futuro descrittivo usando il verbo хотѣти; uso della forma comparativa "мьнии" ("più piccolo") per indicare "più giovane"
    • uso dei pronomi dimostrativi suffisso (тъ, та, то). In bulgaro e macedone questi si sono sviluppati in articoli definiti suffisso

Alcune caratteristiche fonetiche dello slavo ecclesiastico antico sono tipiche solo del bulgaro:

  • articolazione molto aperta della vocale jat (Ѣ); originariamente molto ben preservata nei dialetti bulgari dei monti Rodopi;
  • riflessione protoslava di *tj ([t']) e *dj ([d']):
Protoslavo Slavo eccl. antico Bulgaro Ceco Macedone Polacco Russo Slovacco Sloveno Serbocroato
*dj žd /ʒd/ žd /ʒd/ z /z/ gj // dz /ʣ/ ž /ʒ/ dz /ʣ/ j /j/ đ //
*tj št /ʃt/ št /ʃt/ ts /ʦ/ kj // ts /ʦ/ č /ʧ/ ts /ʦ/ č /ʧ/ ć //
*gt/kt št /ʃt/ št /ʃt/ ts /ʦ/ kj // ts /ʦ/ č /ʧ/ ts /ʦ/ č /ʧ/ ć //

Sistema di scrittura[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Alfabeto glagolitico e Alfabeto cirillico arcaico.

Inizialmente lo slavo ecclesiastico antico veniva scritto con l'alfabeto glagolitico, ma venne più tardi rimpiazzato dall'alfabeto cirillico arcaico.

Recensioni[modifica | modifica wikitesto]

Recensioni bulgare[modifica | modifica wikitesto]

Molti centri letterari operavano nell'Impero bulgaro, concentrati intorno alle due accademie principali a Ohrid e Preslav. Ciò portò all'apparizione di molte recensioni bulgare nel periodo dal IX all'XI secolo. Così:

  • sia l'alfabeto glagolitico sia il cirillico vennero usati contemporaneamente
  • in qualche documento le originali vocali corte [ъ] e [ь] si fusero e solo una delle lettere venne usata per rappresentare entrambe
  • nelle recensioni bulgare occidentali [ъ] venne sostituita qualche volta con [o]
  • nelle recensioni bulgare orientali le originali (rь, lь) vennero qualche volta scambiate con le discendenti ьr, ьl o veniva usata una combinazione di entrambe
  • le originali [ы] e [ъі] si fusero nell'unica [ы]
  • a volte l'uso della lettera 's' (dz) viene unificato con quello della lettera 'з' (z)
  • le forme verbali naricają, naricaješi vennero sostituite o alternate con naričą, naričeši
  • uso di parole con origini protobulgare (ovvero dalla famiglia delle lingue altaiche) come кумиръ, капище, чрьтогъ, блъванъ, ecc.

Recensioni morave[modifica | modifica wikitesto]

Mentre nei Frammenti di Praga la sola influenza morava è la sostituzione di [št] con [c] e di [žd] con [z], la recensione evidenziata dai Fogli di Kiev è caratterizzata dalle seguenti caratteristiche:

  • la confusione tra le lettere grande jus (Ѫ) e uk (ѹ) accade una volta nei Fogli di Kiev, quando la forma attesa въсѹдъ viene scritta въсѫдъ
  • uso di [c] per il protoslavo *tj, uso di [dz] per il protoslavo *dj, uso di šč per il protoslavo *skj
  • uso delle parole mьša, cirky, papežь, prěfacija, klepati, piskati ecc.
  • si preserva l'uso del gruppo dl (e.g. modlitvami)
  • uso della desinenza -ъmь invece di -omь al caso strumentale maschile soggetto, uso del pronome čьso

Tarde recensioni (slavo ecclesiastico)[modifica | modifica wikitesto]

Gli usi tardi della lingua in un buon numero di stati slavi medievali comportò l'aggiustamento dello slavo ecclesiastico antico ai vernacoli locali, nonostante una buona parte delle caratteristiche slave meridionali, morave e bulgare venne conservata. Alcune delle recensioni più tarde della lingua (chiamata slavo ecclesiastico) sono croate, serbe e russe.

Recensioni croate[modifica | modifica wikitesto]

Le recensioni croate dello slavo ecclesiastico antico sono tra le più recenti conosciute al giorno d'oggi. Veniva usato solo l'alfabeto glagolitico. I suoni nasali [ą] e [ę] erano stati sostituiti con [o] e [u] e i protoslavi *tj e *dj si erano fusi insieme.

Recensioni russe[modifica | modifica wikitesto]

Le recensioni russe si svilupparono dopo il X secolo sulla base delle prime recensioni bulgare dalle quali differivano leggermente. Le caratteristiche principali sono:

  • sostituzione del suono nasale [ą] con [u]
  • fusione delle lettere [ě] e [ja]

Recensioni serbe[modifica | modifica wikitesto]

Le recensioni serbe vennero scritte con l'alfabeto glagolitico all'inizio, poi passarono all'alfabeto cirillico. Apparvero nel XII secolo sulla base delle recensioni bulgare orientali:

  • le vocali nasali [ą] e [ę] vennero rimpiazzate da [u] e [e]
  • uso dei segni diacritici dalle recensioni di Resava
  • uso delle lettere [i], [y], [ě] per il suono /i/ nelle recensioni bosniache

Autori[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Letteratura paleoslava.

La storia dello slavo ecclesiastico antico scritto include una tradizione settentrionale iniziata dalla missione nella Grande Moravia, inclusa una breve missione nel Principato di Balaton, e una tradizione bulgara, iniziata da alcuni missionari che si stanziarono in Bulgaria dopo l'espulsione dalla Grande Moravia.

I primi scritti dello slavo ecclesiastico antico, traduzioni di testi biblici, vennero prodotti dai missionari bizantini San Cirillo e San Metodio, soprattutto durante la missione nella Grande Moravia.

I più importanti autori della lingua dopo la morte dei due creatori e la dissoluzione dell'Accademia della Grande Moravia erano Clemente di Ocrida, Costantino di Preslav e Černorizec Hrabăr, i quali lavorarono tutti nella Bulgaria medievale alla fine del IX secolo e all'inizio del X secolo.

Nomenclatura[modifica | modifica wikitesto]

Il nome originale della lingua in slavo ecclesiastico antico era semplicemente "slavo" (словѣньскъ), così come i nomi slavi moderni della lingua sono derivati dalle parole vecchie e nuove per "slavi". La pronuncia della vecchia parola per "slavi" doveva essere approssimativamente slovéne al tempo.

La lingua viene chiamata a volte "slavo antico" ma è un termine da evitare perché può essere confuso con la lingua protoslava alla base di tutte le lingue slave.

Il nominativo bulgaro antico (in tedesco Altbulgarisch) venne introdotto nel XIX secolo da linguisti autorevoli come August Schleicher, Martin Hattala e Leopold Geitler che fecero notare che le caratteristiche linguistiche delle prime opere letterarie balcaniche erano le stesse del bulgaro. Per ragioni simile il linguista russo Aleksandr Vostokov usò il termine slavobulgaro. Questa denominazione è considerata oggi scorretta, perché implicherebbe che lo slavo ecclesiastico antico sia stato l'avo della sola lingua bulgara, e che tutti i manoscritti avrebbero una connessione col bulgaro.

Il termine oggi accettato è slavo ecclesiastico antico, anche se bulgaro antico può essere trovato in varie fonti ed è l'unico nominativo usato dai linguisti bulgari.

Nomenclatura moderna[modifica | modifica wikitesto]

Qui ci sono alcuni nomi con cui viene indicato lo slavo ecclesiastico antico nelle lingue slave:

  • Bulgaro: старобългарски (starobălgarski), letteralmente "bulgaro antico"
  • Ceco: staroslověnština
  • Croato: starocrkveni slavenski o staroslavenski
  • Macedone: старословенски (staroslovenski)
  • Polacco: staro-cerkiewno-słowiański
  • Russo: старославянский язык (staroslavjánskij jazýk); древнеболгарский (drevnebolgarskij)
  • Serbo: старословенски (staroslovenski)
  • Slovacco: cirkevná staroslovančina
  • Sloveno: starocerkvenoslovanščina
  • Ucraino: старословянська мова (staroslovjans′ka mova)

Esempi[modifica | modifica wikitesto]

Padre nostro[modifica | modifica wikitesto]

Ѡьчє нашь ижє ѥси на нєбєсьхъ
Да свѧтитъ сѧ имѧ твоѥ
Да пріидєтъ цѣсарьствиѥ твоѥ
Да бѫдєтъ воліа твоіа іако на нєбєси и на зємли
Хлѣбъ нашъ насѫщьныи даждь намъ дьньсь
И остави намъ дльгы нашѧ
іако и мы оставліаѥмъ дльжьникомъ нашимъ
И нє въвєди насъ въ напасть
Но избави ны ѡъ нєприіазни

Trascrizione Otĭče našĭ iže jesi na nebesĭchŭ
Da svętitŭ sę imę tvoje
Da priidetŭ cĕsarĭstvije tvoje
Da bǫdetŭ volja tvoja jako na nebesi i na zemli
Chlĕbŭ našĭ nasjǫš'nyj daždĭ namŭ dĭnĭsĭ
I ostavi namŭ dlĭgy našę
Jako i my ostavljajemŭ dlĭžĭnikomŭ našimŭ
I ne vŭvedi nasŭ vŭ napastĭ
No izbavi ny otŭ neprijazni

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (IT) Nicoletta Marcialis, Introduzione alla lingua paleoslava, Firenze University Press, 2005, ISBN 0-415-28078-8
  • (IT) Lilia Skomorochova Venturini, Corso di lingua paleoslava. Grammatica, Pisa, Edizioni ETS, 2000, ISBN 88-467-0332-4
  • (EN) William R. Schmalstieg, An Introduction to Old Church Slavic, Columbus, Slavica, 1983 [1976], ISBN 0-89357-107-5
  • (EN) Henry R. Cooper, Slavic Scriptures: The Formation of the Church Slavonic Version of the Holy Bible, Londra, Associated University Presses, 2003
  • (IT) Lavinia Borriero Picchio, Storia della letteratura bulgara. Con un profilo della letteratura paleoslava, Collana Le letterature del mondo, Firenze, Sansoni, 1969 [1957]
  • (IT) Carlo Verdiani, Manuale di slavo antico, Firenze, Sansoni, 1956

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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