Anselmo di Besate

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Anselmo di Besate, detto Peripatetico, (Milano, 1020 ca. – dopo il 1048) è stato un retore italiano attivo nell'XI secolo, in particolare presso la corte di Enrico III[1].

Vita[modifica | modifica wikitesto]

Proveniente dalla famiglia dei conti di Besate, discendente del Canossiano Sigifredo di Lucca[2], studia con ogni probabilità a Parma, pressappoco negli stessi anni in cui vi si trovava Pier Damiani, e a Reggio Emilia. Per le sue competenze filosofico-retoriche gli è stato attribuito il soprannome di Peripatetico[3]. Come egli stesso testimonia, fu notaio della cancelleria dell'imperatore Enrico III e quindi suo cappellano.[4] Mancano riferimenti alla sua persona successivi al 1048.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Oltre ad un trattato di retorica (De materia artis) andato perduto, fu autore di una curiosa opera chiamata Rhetorimachia, scritta attorno al 1047 e composta di tre libri, che ci resta (in una forma probabilmente non completa) in due manoscritti corredati da glosse, forse autografe[5]. Sul modello delle controversiae e delle declamationes antiche, essa presenta una disputa, probabilmente fittizia, fra Anselmo e il cugino Rotilando, che probabilmente non è null’altro che un alter ego ‘malvagio’ di Anselmo stesso[6].

L'opera, che procede per disordinato accumulo di materiali, tutti volti ad accusare Rotilando nei modi più disparati, dispiega una straordinaria competenza nel campo della retorica: Anselmo si mostra in grado di utilizzare moltissimi degli elementi di questa disciplina, tanto che si è supposto che egli abbia composto la Rhetorimachia per mostrare al sovrano Enrico III le proprie eccezionali competenze letterarie[7]. Ciò farebbe dello scritto uno dei primi esempi di 'letteratura mondana', e non religiosa, del Medioevo occidentale [8].

Di particolare interesse è una visione inserita all'inizio nel II libro, che anticipa vagamente il gusto e il tono delle novelle italiane del secolo successivo. Anselmo si ritrova nell'aldilà in compagnia dei suoi antenati, che vorrebbero trattenerlo in Paradiso, mentre tre fanciulle, che rappresentano le tre discipline del trivium, grammatica, dialettica e retorica, vorrebbero riportarlo sulla terra. Avi e arti si contendono Anselmo, che riesce a risvegliarsi prima di dover prendere una decisione, anche se egli ammette, in maniera sorprendente, che avrebbe preferito tornare sulla terra assieme alle fanciulle, rappresentanti della cultura mondana[9].

Usando tra i suoi modeli principali un Aristotele filtrato da Boezio, e Cicerone, l'opera racchiude procedimento che, qualche decennio più tardi, Adalberto di Samaria organizza nei Praecepeta dictaminum, rafforzati dalle pubblicazioni dell'epoca dovute a Uguccione da Pisa.[10]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cfr. Ferroni, Storia della letteratura italiana cit., p. 37.
  2. ^ Cinzio Violante, Alcune caratteristiche delle strutture familiari in Lombardia, Emilia e Toscana durante i secoli IX-XII, in Georges Duby e Jacques Le Goff (a cura di), Famiglia e parentela nell'Italia medievale, collana Problemi e prospettive. Serie di storia, Bologna, pp. 41, 80 (tavola 15).
  3. ^ Cfr. de Filippis, Loquax pagina cit., p. 380; Id., Die Freude (an) der Rhetorik cit., pp. 71-72.
  4. ^ Anselmo di Besate, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata.
  5. ^ Edizione dell'opera: Anselmo Di Besate, Rhetorimachia, ed. K. Manitius, in Monumenta Germaniae Historica, Quellen zur Geistesgeschichte des Mittelalters, 2, Weimar 1958, pp. 59-183.
  6. ^ Cfr. Cizek, Topik und Spiel cit., pp. 118-120.
  7. ^ Cfr. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur cit., pp. 708-714.
  8. ^ Cfr. de Filippis, Die Freude (an) der Rhetorik cit., pp. 72-73.
  9. ^ Cfr. Anselmo de Besate, Rhetorimachia, II, 1-5, ed. Manitius cit., pp. 138-150, e il commento di de Filippis, Die Freude (an) der Rhetorik cit., pp. 76-77.
  10. ^ Nino Borsellino, Walter Pedullà Storia generale della letteratura italiana Vol. I Il Medioevo le origini e il Duecento Gruppo Editoriale L'Espresso (1 gennaio 2004) pag. 180

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • M. Manitius, Geschichte der Lateinischen Literatur des Mittelalters, II, C.H. Beck, München 1923, pp. 708-714, ISBN 34-060-1402-X.
  • Giulio Ferroni, Storia della letteratura italiana, ed. Einaudi Scuola, Milano, 1995, ISBN 88-286-0073-X.
  • A. Cizek, Topik und Spiel in der Rhetorimachia Anselms von Besate, in T. Schirren - G. Ueding (Hrsg.), Topik und Rhetorik. Ein interdisziplinäres Symposium, Max Niemeyer Verlag, Tübingen 2000 (Rhetorik-Forschungen, 13), pp. 103-120, ISBN 34-846-8013-X.
  • R. de Filippis, Loquax pagina. La retorica nell’Occidente tardo-antico e altomedievale, Città Nuova, Roma 2013 (Institutiones, 2), ISBN 978-88-311-1752-4.
  • Id., Die Freude (an) der Rhetorik in der ‘Rhetorimachia’ Anselms von Besate, in «Quaestio», 15 (2015), pp. 71-79, ISSN 1379-2547.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN31045270 · ISNI (EN0000 0000 8216 1780 · BAV 495/49757 · CERL cnp00406732 · LCCN (ENn87121972 · GND (DE119555085 · BNF (FRcb12441771n (data) · J9U (ENHE987007393040305171 · WorldCat Identities (ENlccn-n87121972