Anna Siemsen

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Anna- Marie Siemsen (Mark, 18 gennaio 1882Amburgo, 22 gennaio 1951) è stata una politica, pacifista, pedagogista europeista e scrittrice tedesca.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Seconda di cinque figli, proviene da famiglia protestante. Studiosa e appassionata di studi filosofici, è tra le prime donne in Germania a frequentare l'università e a ottenere un Dottorato. Si occupa principalmente di pedagogia e filosofia. Nel 1909, dopo l'esame di Stato ottiene alcune cattedre nei licei di Detmold, Brema e Düsseldorf. La Prima guerra mondiale segna un punto di svolta nella sua vita: si iscrive al Partito antimilitarista Socialdemocratico Indipendente (Uspd), e aderisce a diverse associazioni pacifiste e femministe, anche internazionali. Negli anni '20 entra a far parte del consiglio della città di Düsseldorf (per conto dell’Uspd) e si occupa di amministrazione scolastica; nello stesso periodo si occupa di alcune riforme scolastiche anche a Berlino e in Turingia. Nel 1923 inizia le sue lezioni di pedagogia presso l'Università di Jena[1][2].

Eletta al parlamento tedesco, dopo due anni si dimette volontariamente (1930) perché non condivide il sostegno del partito al riarmo e lascia definitivamente l'Uspd. Successivamente il governo della Turingia la priva del titolo di docente ordinario, perché firma una petizione per Emil Julius Gumbel, collega, matematico e pubblicista perseguitato per le sue idee politiche[2][3].

Con l'avvento del nazismo, Anna Siemsen si sposta in Svizzera[4]. Nel 1934 sposa il segretario locale della Gioventù operaia svizzera, Walter Vollenweider (1903-1971); il matrimonio garantisce a lei la cittadinanza e salva lui, che è omosessuale, dal carcere[4][1]. Nel periodo svizzero Anna riprende a svolgere attività politiche in pubblico[1] e si iscrive al Partito Socialista Svizzero. Cerca di coinvolgere anche le donne in tutte le sue attività e fino al 1946 dirige il quotidiano femminile socialista svizzero “Die Frau in Leben und Arbeit” (“La donna nella vita e nel lavoro”). Collabora anche alla stesura della pubblicazione Die Frau im neuen Europa (La donna nella nuova Europa), edito nel 1945 dall’Europa-Union per proporre la soluzione federale elvetica come nuova forma di organizzazione statale[2][3].

Al termine della seconda guerra mondiale rientra in Germania e tiene un corso per la formazione degli insegnanti della scuola primaria[4]. Per due anni insegna Letteratura moderna all'Università di Amburgo e dopo il 1949 è docente di pedagogia presso la stessa Università.

Il 22 gennaio 1951, a sessantanove anni, muore ad Amburgo[1]. La sua tomba si trova nell'Osnabrück Hasefriedhof.

Idee politiche[modifica | modifica wikitesto]

Anna Siemsen è considerata un’antesignana dell’europeismo, teorizza infatti i concetti di scuole comuni, moneta comune e mercato comune già al tempo della Prima Guerra Mondiale. È inoltre partecipante attiva del movimento socialista per gli Stati uniti d’Europa già durante la Repubblica di Weimar. Il suo progetto 'europeo' si fonda su alcuni principi fondamentali: l’unità economica (sulla base delle idee socialiste), l’unità politica (da raggiungere tramite una federazione di repubbliche democratiche), il diritto civile comune e la garanzia della libertà di circolazione (non solo delle merci ma anche delle persone)[3][5].

Durante la prima Guerra Mondiale abbraccia tesi pacifiste e antimilitariste. Si avvicina a molte associazioni femministe[2].

Importante notare come la sua concezione pedagogica sia connessa a quella della società: il suo obiettivo educativo è la formazione della personalità individuale nell’ambito di una comunità solidale, pacifica, plurilingue, multiculturale e plurireligiosa. Critica in modo durissimo i testi scolastici dell’epoca, pieni di nazionalismo e ne immagina di nuovi, fondati su una diversa rappresentazione della società europea, per trasmettere «come la cultura europea è uscita lottando dalla superstizione e dalla barbarie, quali sacrifici si sono resi necessari per avere non un Impero tedesco ma la società d’oggi, e quali pericoli la minacciano»[2][3][1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Claudia Speziali, Anna Siemsen, la pedagogista tedesca che intende educare a pensare Europeo, su Vitaminevaganti.it. URL consultato il 30 marzo 2021 (archiviato il 9 marzo 2021).
  2. ^ a b c d e Francesca Lacaita, Anna Siemsen. Per una nuova Europa. Scritti dall'esilio svizzero, Milano, 2010.
  3. ^ a b c d Per una educazione civica europea nel nome della pace, su fridapaolella.it. URL consultato il 31 marzo 2021 (archiviato il 30 maggio 2021).
  4. ^ a b c Esilio, espatrio, migrazione al femminile nel Novecento tedesco, su exilderfrauen.it. URL consultato il 29 marzo 2021.
  5. ^ Anna Siemsen, su criticasociale.net.it, in 'Critica Sociale'. Portale della Rivista storica del socialismo fondata da Filippo Turati nel 1891. URL consultato il 29 marzo 2021 (archiviato il 3 settembre 2019).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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