Anfitrite (sommergibile)

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Anfitrite
L'Anfitrite alla banchina lavori del cantiere di Monfalcone
Descrizione generale
TipoSommergibile di piccola crociera
ClasseSirena
ProprietàRegia Marina
CantiereCRDA, Monfalcone
Impostazione11 luglio 1931
Varo3 agosto 1933
Entrata in servizio18 febbraio 1934
IntitolazioneAnfitrite
Destino finaleautoaffondato in combattimento il 6 marzo 1941
Caratteristiche generali
Dislocamento in immersione842,2 t
Dislocamento in emersione678,95 t
Lunghezzafuori tutto 60,18 m
Larghezza6,45 m
Pescaggio4,66 m
Profondità operativa80 m
Propulsione2 motori diesel Tosi da 1350 CV totali
2 motori elettrici Magneti Marelli da 800 CV totali
Velocità in immersione 7,5 nodi
Velocità in emersione 14 nodi
Autonomiain emersione: 2200 mn a 12 nodi
o 5000 mn a 8 nodi
in immersione:8 mn alla velocità di 8 nodi
o 72 mn a 4 nodi
Equipaggio4 ufficiali, 32 sottufficiali e marinai
Armamento
Armamento
Note
MottoSolo alla gloria l'onda non mi cela[1]
informazioni prese da http://digilander.libero.it/carandin/anfitrite.htm, http://www.xmasgrupsom.com/Sommergibili/anfitrite.html e [2]
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L'Anfitrite è stato un sommergibile della Regia Marina.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'entrata in servizio fu destinato alla X Squadriglia Sommergibili, basata a Brindisi[2].

Tra il 1934 ed il 1937 svolse vari viaggi addestrativi in acque italiane[2].

Prese parte alla guerra di Spagna con una singola missione effettuata nel Canale di Sicilia, dal 17 al 29 agosto 1937, senza aver individuato alcuna nave sospetta[2][3].

Nel 1939 fu ridislocato nella base libica di Tobruk[2].

All'ingresso dell'Italia nel secondo conflitto mondiale faceva parte della 44ª Squadriglia Sommergibili (IV Grupsom) di Taranto; suo comandante era il tenente di vascello Bruno Ghersina, che lo comandò sino alla sua perdita[4].

Nel corso della seconda guerra mondiale operò nel canale d'Otranto e nel bacino orientale del Mediterraneo (specie nell'area compresa tra l'isolotto di Gaudo, vicino a Creta, e Derna)[2][5].

La sua prima missione di guerra, dal 10 al 18 giugno 1940, si svolse nel Canale d'Otranto e fu priva di risultati; al suo ritorno il sommergibile, rientrato a Lero, fu destinato a tale base[4].

Intorno alle due del pomeriggio del 28 giugno, in navigazione alla volta del tratto di mare tra Gaudo e Derna (suo settore d'operazioni), fu bombardato da un idrovolante Short Sunderland: le bombe non andarono a segno ma caddero così vicino da provocare danni di una certa gravità, obbligando il sommergibile a tornare in porto[2][4][5].

Dal 27 luglio al 5 agosto fu in missione offensiva a sudovest di Capo Krio[4].

Dal 17 al 21 ottobre operò tra Ras Uleima e Creta; al termine della missione rientrò a Taranto[4][5].

Il 10 novembre entrò nell'Arsenale di Taranto per lavori di manutenzione, che durarono sino al 1º febbraio 1941[4].

Il 20 febbraio fece ritorno a Lero[4].

Il 4 marzo 1941, lasciata Lero, diresse per il Canale di Caso per attaccare un convoglio britannico in navigazione da Alessandria d'Egitto alla volta della Grecia, giungendovi l'indomani; verso le otto del mattino del 6 marzo, mentre, con l'idrofono guasto, si trovava in immersione una ventina di miglia a sudest di Capo Sidero sull'isola di Caso, fu rilevato da alcuni cacciatorpediniere inglesi facenti parte della scorta del convoglio «AS16» Il Pireo-Porto Said[2][4][5][6][7]. Fu quindi sottoposto a varie scariche di bombe di profondità, con gravi danni, i timoni resi inutilizzabili, vie d'acqua che iniziarono a provocare allagamenti; l'Anfitrite dovette forzatamente emergere[2][4][5][6]. Non appena fu venuto a galla fu colpito in torretta da un proiettile del cacciatorpediniere Greyhound, che uccise tre uomini; l'equipaggio – dato che, essendo il cannone inutilizzabile, non c'era alcuna possibilità di reagire – avviò le manovre di autoaffondamento ed abbandonò l'unità, che poco dopo andò a fondo nel punto 34°55' N e 26°43' E[2][4][5][6].

Morirono in tutto 7 uomini – un sottufficiale, due sottocapi e quattro marinai –[4][8], mentre il resto dell'equipaggio, 39 o 43 uomini, fu recuperato dal Greyhound[5][7].

Altre fonti, però (il racconto di uno dei superstiti del sommergibile, il sottocapo Edmondo Tardi), riportano una versione completamente differente dell'affondamento: l'Anfitrite, dopo aver attaccato il convoglio con il possibile danneggiamento di tre unità, sarebbe stato colpito dalle cariche di profondità e affondato con diverse vittime, mentre i sopravvissuti (intrappolati in alcuni compartimenti rimasti stagni) sarebbero risaliti in superficie con l'impiego della campana «Gerolimi-Arata» per la risalita da sommergibili affondati, venendo però tutti uccisi dal fuoco inglese tranne 7, recuperati dalle stesse unità britanniche[5][9]. Non risulta comprensibile la totale discrepanza tra le due versioni della perdita.

Il sommergibile aveva in tutto svolto 5 missioni offensivo-esplorative e 2 di trasferimento, per totali 4386 miglia di navigazione in superficie e 970 in immersione[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ I motti delle navi italiane, Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1998, p. 64
  2. ^ a b c d e f g h i j k Museo della Cantieristica Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive..
  3. ^ Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, p. 197.
  4. ^ a b c d e f g h i j k R. Sommergibile ANFITRITE.
  5. ^ a b c d e f g h Regio Sommergibile Anfitrite.
  6. ^ a b c Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, p. 282.
  7. ^ a b Smg Anfitrite - Betasom - XI Gruppo Sommergibili Atlantici.
  8. ^ Caduti.
  9. ^ Richiesta Aiuto - - - Betasom - XI Gruppo Sommergibili Atlantici.
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