An-Ki

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Segno cuneiforme per An-Ki.

Nella mitologia sumera, il termine An-Ki è formato dai nomi di "An" che significa "cielo", e "Ki" che significa "terra". Esso indica l'insieme degli opposti, l'universo ancora informe, composto dai nomi dei due dèi An e Ki (potenze divine rispettivamente del Cielo e della Terra).

L'atto della creazione consiste nella separazione del Cielo (An) dalla Terra (Ki)

(SUX)

«an ki-ta ba-da-ba9-ra2-a-ba
ki an-ta ba-da-sur-ra-a-ba»

(IT)

«quando il cielo fu separato dalla terra;
quando la terra fu separata dal cielo;»

Separazione che in un testo sumerico datato all'inizio del II millennio a.C. vien attribuita a un atto del dio Enlil:

(SUX)

«1. en-e niĝ2-du7-e pa na-an-ga-mi-in-e3
2. en nam tar-ra-na šu nu-bal-e-de3
3. den-lil2 numun kalam-ma {ki-ta}
4. an ki-ta ba9-re6-de3 saĝ na-an-ga-ma-an-šum2
5. ki an-ta ba9-re6-de3 saĝ na-an-ga-ma-an-šum2
6. uzu-e3-a saĝ mu2-mu2-de3»

(IT)

«In verità è il Signore (Enlil) che ha fatto apparire tutto ciò che vi è di perfetto!
Il Signore che fissa per sempre tutti i destini,
Prima di fare crescere dal suolo le primizie del paese, Ebbe cura di separare il Cielo dalla Terra
E di separare la Terra dal Cielo!
Per far nascere nella "Fabbrica-carne" il Capostipite (della progenie degli uomini)»

(SUX)

«ud re-a ud su3-ra2 re-a
ĝi6 re-a ĝi6 ba9-ra2 re-a
mu re-a mu su3-ra2 re-a
ud ul niĝ2-du7-e pa e3-a-ba
ud ul niĝ2-du7-e mi2 zid dug4-ga-a-ba
eš3 kalam-ma-ka ninda šu2-a-ba
imšu-rin-na kalam-ma-ka niĝ2-tab ak-a-ba
an ki-ta ba-da-ba9-ra2-a-ba
ki an-ta ba-da-sur-ra-a-ba
mu nam-lu2-u18-lu ba-an-ĝar-ra-a-ba
ud an-ne2 an ba-an-de6-a-ba
den-lil2-le ki ba-an-de6-a-ba
dereš-ki-gal-la-ra kur-ra saĝ rig7-bi-še3 im-ma-ab-rig7-a-ba
ba-u5-a-ba ba-u5-a-ba
a-a kur-še3 ba-u5-a-ba
den-ki kur-še3 ba-u5-a-ba
lugal-ra tur-tur ba-an-da-ri
den-ki-ra gal-gal ba-an-da-ri
tur-tur-bi na4 šu-kam
gal-gal-bi na4 gi gu4-ud-da-kam»

(IT)

«In quei giorni, in quei giorni lontani,
in quelle notti, in quelle notti lontane,
in quegli anni, in quegli anni lontani,
nei tempi antichi, quando ogni cosa venne alla luce;
nei tempi antichi, quando ogni cosa "utile" fu procurata;
quando nel tempio del Paese, pane fu gustato;
quando il forno del Paese venne acceso;
quando il cielo fu separato dalla terra;
quando la terra fu separata dal cielo;
quando l'umanità fu creata.
quando An prese per sé il cielo
quando Enlil prese per sé la Terra
e a Ereškigal, in dono, furono dati gli Inferi;
quando egli salpò, quando egli salpò con la nave;
quando il padre salpò per il Kur,
quando Enki salpò per il Kur
allora contro il re le piccole pietre si abbattono
contro Enki le grandi pietre si abbattono,
- le piccole pietre sono le pietre della mano,
le grandi pietre sono le pietre che fanno danzare le canne-»

Questi testi sumerici risalgono a partire dal XX secolo a.C. (Ur III), anticipando quindi di circa quindici secoli il testo ebraico del Bereshit (בראשית, "Principio", in italiano anche "Genesi") contenuto nella Bibbia, il quale reciterebbe:

(HE)

«בראשית ברא אלהים את השמים ואת הארץ»

(IT)

«In principio Dio separò il cielo e la terra»

Secondo gli studiosi infatti,[1], il termine ebraico ברא (bara) andrebbe reso, in questo contesto, come "separare" piuttosto che "creare".

Il primo a concepire la "creazione" dal "nulla" (creatio ex nihilo) sarebbe stato infatti l'apologeta cristiano del II secolo Taziano[2] (probabilmente con una lettura radicale del testo conosciuto in greco dei Maccabei II, 7,28) e tale intervento lo si riscontra nel suo Discorso ai Greci (V,3).

Più chiaro Teofilo nel II libro Ad Autolico. Gli altri autori cristiani del periodo, compreso Giustino (Apologia I, 10) e Atenagora (Supplica, 19, 1, 4), consideravano ancora la materia informe coesistente a Dio. Successivamente, a partire da Maimonide, anche l'ebraismo iniziò a rendere il lemma ברא come "creare" anziché "separare", seguito in questo anche dall'islām che ne fece un punto dell'ʿilm al-kalām.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cfr. ad esempio qui Archiviato il 14 gennaio 2016 in Internet Archive..
  2. ^ Per una sintesi sul tema si rimanda a Claudio Moreschini, Storia del pensiero cristiano tardo antico, Milano, Bompiani, 2013, pp. 263 e sgg., e, soprattutto, pp. 275 e sgg.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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