Amilcare Belotti

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Amilcare Belotti, noto anche con lo pseudonimo di Belottino (Bergamo, 1820Milano, 1880), è stato un attore teatrale italiano.

Amilcare Belotti nacque a Bergamo nel 1820 da una famiglia di mercanti.[1]

Attore conosciuto anche con lo pseudonimo di Belottino,[1] il suo nome è rimasto nella tradizione del teatro italiano all'immagine tipica dell'"attore brillante naturale", dell'attore che per le peculiari caratteristiche di forme e per i singolari tratti di fisionomia naturalmente suscita l'ilarità.[1]

Le attitudini fisiche coniugate da un carattere ricco di festosità fecero del Belotti un comico ideale.[1]

Restò diciotto anni assieme alla compagnia diretta da Luigi Domeniconi, dal 1843 al 1861, in qualità di "brillante assoluto".[1][2][3]

Successivamente diventò membro della compagnia romana di Cesare Vitaliani, e diresse poi l'Accademia dei filodrammatici di Milano, con la quale concluse la sua carriera,[1][4] dedicandosi anche all'insegnamento, per «volgere la fame di recitare in fame di dirigere» (Belotti).[5]

Si caratterizzava per una vivacità di mimica e di dizione, secondo il giudizio di chi lo conobbe, non facilmente uguagliabile,[1] però non sempre dimostrava una grande finezza,[1] e sfruttava tutti gli espedienti scenici più comuni e più sicuri della comicità tradizionale,[1] tra le quali le immancabili "papere", eseguite per suscitare ilarità, distinguendosi comunque per l'inventiva e per le sue spontanee doti di "comico brillante",[2] per la vis comica schietta, e per questo amato dalla platea.[2]

Per quanto riguarda le qualità che l'attore deve possedere per compiere appropriatamente la sua missione, Belotti espresse questo giudizio: «meglio assai […] della letteraria istruzione[… ] quella che ne è il fondamento, quella che deriva [… ] dall'osservazione e dallo studio profondo e continuo dell'uomo sociale» (Belotti).[5]

Durante la sua carriera, oltre alla recitazione, tradusse numerose opere letterarie, in particolar modo dal francese, come Una tigre del Bengala ossia L'eccesso della gelosia, e inoltre ridusse per il teatro opere quali Il fornaio e la cucitrice.[6]

Amilcare Belotti morì a Milano nel 1880.[1]

  1. ^ a b c d e f g h i j Amilcare Belotti, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 2 giugno 2019.
  2. ^ a b c Amilcare Belotti, in le muse, II, Novara, De Agostini, 1964, p. 175.
  3. ^ Il teatro all'antica italiana, su books.google.it. URL consultato il 2 giugno 2019.
  4. ^ Accademia dei Filodrammatici, su biblioteca.accademiadeifilodrammatici.it. URL consultato il 2 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2019).
  5. ^ a b La responsabilità dell'attore, su ateatro.org. URL consultato il 2 giugno 2019.
  6. ^ Catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale, su opac.sbn.it. URL consultato il 2 giugno 2019.
  • (a cura di) Maria Bandini Buti, Enciclopedia biografica e bibliografica italiana, II, 1944.
  • G. Costetti, Il teatro italiano nel 1800, Rocca San Casciano, 1901.
  • Enciclopedia dello spettacolo, VII, Le Maschere, 1960.
  • Emilio Faccioli, Il Teatro Italiano, Einaudi, 1975.
  • G. Gallina, Teatro completo, XVIII, Milano, Treves, 1930.
  • Siro Ferrone, La Commedia e il dramma borghese nell'Ottocento, Einaudi, 1979.
  • G. Garollo, Dizionario biografico universale, II, Milano, Cisalpino Goliardica, 1907.
  • Paolo Puppa, Parola di scena: teatro italiano tra Otto e Novecento, Roma, Bulzoni, 1999.
  • L. Rasi, I comici italiani, Firenze, Fratelli Bocca Editori, 1905.
  • Mirella Schino, Profilo del teatro italiano dal XV al XX secolo, Carocci, 2003.
  • Fabrizio Scrivano, Una certa idea del comico, Firenze, Pacini, 2002.
  • R. Simoni, Ritratti, Casa Editrice Alpes, 1923.

Voci correlate

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