Alvise Vivarini

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Madonna in trono con il Bambino tra i santi Anna, Gioachino, Ludovico da Tolosa, Antonio da Padova, Francesco d'Assisi e Bernardino da Siena, Gallerie dell'Accademia, Venezia

Alvise Vivarini (Venezia, tra il 1442 e il 1453Venezia, tra il 1503 e il 1505) è stato un pittore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

L'artista, figlio di Antonio Vivarini e nipote di Bartolomeo Vivarini, nacque tra il 1445 e il 1451. La sua formazione avvenne all'ombra di Giovanni Bellini, oltre che inizialmente del padre e dello zio Bartolomeo, con un'attenzione giovanile a Lazzaro Bastiani. Alla fine del periodo formativo si avvicinò con interesse all'arte padovana di Andrea Mantegna.

La sua prima opera firmata e datata nota è il Polittico di Montefiorentino, dipinto da Alvise per il convento dei Minori Osservanti presso Frontino e conservato nella Galleria Nazionale delle Marche. Vi sono rappresentati la Madonna col Bambino in trono e i santi Francesco e Pietro, a sinistra, e Paolo e Giovanni Battista, a destra, secondo la tradizionale struttura dei polittici tardogotici, con tavole a fondo oro suddivise da una cornice riccamente intagliata. Firma e data sono leggibili sotto lo scomparto centrale del polittico: "1476 LUDOVICUS VIVARINUS MURIANENSIS P(inxit)"[1].

Nel San Girolamo penitente, 1476-1477 circa, conservato nella pinacoteca dell'Accademia Carrara di Bergamo, il bellissimo brano naturalistico del paesaggio roccioso che sovrasta la figura del santo mostra quanto Alvise si allontanò presto dalle formule tradizionali tardogotiche[2]. Altrettanto importante il paesaggio sullo sfondo del Cristo portacroce della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo (Venezia) e del San Girolamo della National Gallery of Art di Washington.

Portò avanti l'importante bottega pittorica del padre e dello zio, sull'isola di Murano, seconda solo alla bottega dei Bellini nella Venezia di fine Quattrocento. Ad eccezione di alcuni ritratti, la produzione era prevalentemente di carattere religioso, dalle piccole tele di devozione privata alle grandi pale d'altare, ancora in forma di polittici, quali il polittico per la chiesa dell'Immacolata di Martinengo (Bergamo), suddiviso fra la Pinacoteca di Brera e il Museo Diocesano di Bergamo, e il Polittico della Pentecoste del monastero di Spirito Santo a Feltre, oggi nei Musei di stato di Berlino[3]. La diffusione delle opere della bottega dei Vivarini non fu solo in area veneta, ma anche nell'area Adriatica fino all'estremo sud, come testimoniano il Polittico proveniente da Santa Caterina d'Alessandria a Galatina, oggi a Lecce, Museo archeologico provinciale Sigismondo Castromediano, o la Madonna in trono col Bambino della chiesa di S. Andrea a Barletta.

Fra i suoi maggiori lavori vi è la Sacra conversazione proveniente dalla chiesa di San Francesco a Treviso e esposta alle Gallerie dell'Accademia (1480). Rispetto a suo padre e suo zio, si tenne maggiormente al passo coi tempi, addolcendo la lezione padovana sull'esempio di Antonello da Messina, mantenendo però un contorno secco e una luce fredda, che fa apparire i colori lucidi come smalto, senza assimilare la rivoluzione luministica del messinese.

Capolavoro della maturità è ritenuto il Cristo risorto di San Giovanni in Bragora a Venezia, databile al 1497-98. Qui il corpo snello del Cristo appare già animato da una torsione che prelude al manierismo, così come le figure dei soldati sulla destra, ipnotizzati e scompigliati, con un moto opposto a quello del Risorto[4]. Forme e colori più addolciti caratterizzano il Cristo benedicente, opera destinata alla devozione privata eseguita da Vivarini nel 1498, ed esposta alla Pinacoteca di Brera. Ultima opera dell'artista è ritenuta la Sacra conversazione (1500) conservata al Musée de Picardie di Amiens[5].

Molte sue opere, seppure documentate, sono andate perdute, come i teleri per il Salone del Gran Consiglio, la tela rappresentante San Gerolamo che conduce il leone in convento e i frati che fuggono terrorizzati (ricordata solamente da un'incisione) e uno stendardo processionale per la Scuola Grande di San Marco, e infine la belliniana Madonna in trono col Bambino e sei santi distrutta nel rogo dei dipinti del Kaiser Friedrich Museum (1945)[6].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Polittico di Montefiorentino, su movio.beniculturali.it.
  2. ^ San Girolamo penitente, su lacarrara.it.
  3. ^ Pfingstretabel, su smb-digital.de.
  4. ^ Elisabetta Morici, Nuovi studi e giusta fama per i Vivarini, in Arte e arti, 9 Ottobre 2016.
  5. ^ Veronica Rodenigo, Il rebus Vivarini, in Il Giornale dell'Arte, n. 361.
  6. ^ Madonna in trono col Bambino e sei santi, su smb-digital.de.
  7. ^ Museo Civico, su comune.osimo.an.it.
  8. ^ Arco trionfale del doge Niccolò Tron, su restituzioni.com.
  9. ^ DALLA TERRA DI BARI A NAPOLI. IL TRITTICO DI ALVISE VIVARINI A CAPODIMONTE di Giuseppe Porzio, in IL CASO VIVARINI A BARLETTA, 2016 - EDITRICE ROTAS - BARLETTA
  10. ^ Alvise Vivarini, su nationalgallery.org.uk.
  11. ^ Pinacoteca Malaspina, su lombardiabeniculturali.it.
  12. ^ Francesca Cortesi Bosco, Viaggio nell'ermetismo del rinascimento Lotto Dürer Giorgione, Il Poligrafo, 2016, ISBN 978-88-7115-743-6.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • R. Pallucchini, I Vivarini (Antonio, Bartolomeo, Alvise), Venezia 1962.
  • Alvise Vivarini: His Art and Influence, Steer, John, Editore: Cambridge University Press (1982)
  • I Vivarini. Lo splendore della pittura tra Gotico e Rinascimento, a cura di Giandomenico Romanelli, Catalogo Marsilio, 2016.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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